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    webmonster
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    Predefinito i ragazzi “normali” del Circeo

    Ogni epoca ha i suoi mostri, i ragazzi “normali” del Circeo

    Roma, nella notte tra il 1 e il 2 ottobre del ‘75, in via Pola, una strada di un tranquillo ed elegante quartiere borghese, vengono ritrovate due ragazze nel bagagliaio di una Fiat 127, avvolte in dei sacchi di plastica: una morta, l’altra quasi. I carabinieri sono arrivati sul posto solo perché una donna che non riusciva a dormire ha sentito dei lamenti provenire da una macchina. Le due ragazze sono Rosaria Lopez, 18 anni e la sedicenne Donatella Colasanti. Arrivata all’ospedale, Donatella riuscirà a dare una prima testimonianza:
    Mi avevano messo un laccio intorno al collo e tiravano, tiravano, e poi vedendo che non riuscivo a morire mi hanno presa a sprangate sulla testa e dicevano sempre: “Madonna, questa qui resiste troppo, quand’è che muore? Casomai dopo gli diamo una pistolettata.” Quando mi hanno messa nel portabagagli, hanno detto: “Finalmente è morta”.

    Dopo poche ore Donatella riesce a fornire particolari sufficienti per individuare i responsabili: sono Gianni Guido, 20 anni, figlio di un dirigente bancario (la 127 era quella di suo padre), Angelo Izzo, 17 anni, figlio di un ingegnere costruttore, e Andrea Ghira, 22 anni, anch'egli figlio di un costruttore. I primi due vengono immediatamente arrestati, mentre Ghira riesce a fuggire. Nessuno lo prenderà mai più.

    Il giornalista Giuseppe Colomba parla dei protagonisti:
    Erano ragazzi di tutti i giorni, ragazzi in cui si poteva riconoscere una gran parte della città. Erano pariolini di Piazza Euclide, ragazzini per bene, di questi che giravano con le automobili, con le prime motociclette. E le ragazze, anche loro erano normali, comuni, non c’erano ambienti diversi, non c’era la politica. Si trattava di vita quotidiana e quindi la consapevolezza che tutto questo sarebbe potuto accadere a chiunque, ha provocato in quella circostanza uno shock nuovo. Questo disprezzo per la vita umana, questo sadismo nell’infliggere sofferenze gratuite, era un film dell’orrore, uno dei primi film dell’orrore.

    Ma chi sono Guido, Izzo e Ghira? Loro stessi si definiscono fascisti. Ghira, in particolare, teorizza il crimine come mezzo legittimo di affermazione sociale. La sua camera è tappezzata di bandiere naziste, mezzibusti di Hitler e Mussolini, e libri del filosofo Julius Evola.

    “Comincia l’inferno”: il racconto di Donatella Colasanti

    Tutto è cominciato una settimana fa, con l’incontro con un ragazzo all’uscita del cinema che diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all’indomani insieme ad altri amici. Con Carlo così, vengono Angelo e Gianni, chiacchieriamo un po’, poi si decide di fare qualcosa all’indomani, io dico che non avrei potuto, allora si fissa per lunedì. L’appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Arrivano solo Angelo e Gianni, Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo…ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono; quando Gianni ritorna in macchina dice che l’amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare. La villa era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai. I due si svelano subito e ci chiedono di fare l’amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: “Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari”. Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l’inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un’altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all’improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. A me mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po’, e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: “Questa non vuole proprio morire”, e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l’ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c’era ancora, ma quando l’hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: “Guarda come dormono bene queste due”.

    Ma qual è la vera natura di questa tragedia?

    I cronisti fanno fatica a inquadrare questa terribile storia, lo stesso pubblico non riesce a cogliere nessuna traccia del movente passionale: non si tratta, infatti, solo di violenza sessuale, non è il solito delitto di qualche maniaco. Gli assassini sono ricchi e giovani, e seviziano le due ragazze perché “inferiori”, perché ragazze semplici del “popolo”, che vivono in periferia.
    Prende piede un altro tipo di racconto, meno legato agli schemi classici della cronaca nera; un racconto più politico e sociologico: si sottolineano i quartieri di provenienza dei protagonisti, le loro famiglie, il loro background.

    Il processo, finalmente in Italia si osa pronunciare la parola “stupro”

    Nel luglio del ‘76 a Latina inizia il processo per i fatti del Circeo in Corte d’Assise. Il fatto clamoroso è che, per la prima volta, il movimento femminile chiede di potersi costituire come parte civile.

    Edda Billi, Associazione Federale Femministe Italiane:
    Questo processo ha dato una presa di coscienza a una nazione intera, ci sono stati uomini che si sono vergognati di essere uomini, questo vuol dire molto; è cambiato il costume. Fino ad allora lo stupro era considerato delitto contro la morale, da quel momento furono gettate le basi per la futura legge che all’Articolo 1 dice: La violenza sessuale è delitto contro la persona». Anita Pasquali, Associazione Federale Femministe Italiane: “Per esempio fare una ferita al braccio è un delitto contro la persona, lo stupro invece non era un reato contro la persona, ma contro la dignità che sappiamo che, come la morale, è un concetto astrattissimo che si può tirar di qui, tirar di là... .

    Lo storico Giordano Bruno Guerri, a proposito della costituzione del movimento femminile al processo, afferma:
    È evidentemente un assurdo giuridico perché le donne avevano comunque dignità pari agli uomini già dal ’46 quando si votava ecc…Quindi non ha senso; però ha un senso storico perché le donne erano oggettivamente in uno stato di inferiorità, nonostante le leggi, per tradizione e per abitudini, e il movimento femminista del ‘68 stava alzando il tiro pretendendo di più per una parità vera. Individuò quindi nella violenza del Circeo un punto di attacco per creare un problema.

    La sentenza: ergastolo, ergastolo, ergastolo

    Intanto durante il processo Angelo Izzo, unico imputato, è pallido e tremante e urla che Donatella mente sapendo di mentire. Questo il commento della vittima alle telecamere del Tg2: “È un vigliacco, è un vigliacco e basta. Hanno voluto fare i grandi con noi che eravamo delle ragazzine, però adesso tremano quando devono parlare…È una stupida farsa, se [sic] vede benissimo che recita, recita pure male”.

    A Latina il processo di primo grado si avvia velocemente verso la fine. Il Pm Vito Giampietro: “Non vi è follia nel comportamento di Guido e di Izzo e di Ghira, non vi è la follia che ottunde il sentimento, che ottenebra la volontà, che obnubila il cervello. Il delitto è lucido, freddo, spietatamente voluto per il perseguimento di un fine ben determinato!” Così la fine della sua requisitoria: “Ergastolo per Izzo, ergastolo per Ghira, ergastolo per Guido!”.

    Dopo il processo il giornalista Giuseppe Marrazzo intervista il Pm Giampietro: “Lei non ha avuto esitazioni a chiedere l’ergastolo?”, il Pm: “Assolutamente”, Marrazzo: “Non le è passato per la mente neanche per un momento il bisogno di una perizia psichiatrica di tre giovani che uccidono in quel modo?”, il Pm: “Assolutamente no”, Marrazzo: “Perché?”, il Pm: “Perché li ritengo del tutto sani di mente”.

    La sentenza del 29 luglio del ’76 conferma la richiesta di ergastolo per tutti e tre. Intanto Ghira, che è latitante, pensa ai suoi amici e scrive loro: “Cari amici Giovanni e Paolo, non mi avranno mai. Vi assicuro che quella bastarda la faccio fuori, per voi non c’è pericolo, a fine anno ‘76 uscirete - tutti - per libertà provvisoria. Anche se sanno tutto questi bastardi faranno una - brutta fine - anche loro. Comunque non vi preoccupate per la mia latitanza ho circa 13 milioni di lire, forse andrò via da Roma. Per quanto riguarda quella stronzetta - farà la fine della Lopez - state calmi, a presto, Berenguer Ghira”.

    Ma Ghira mancherà alla sua promessa di farli fuggire, e nel 1980 la Corte d’Appello conferma l’ergastolo per Izzo e per Ghira, portando la pena a 30 anni per Guido. Nell’81 la pena viene confermata anche dalla Corte di Cassazione.

    Izzo e Guido continueranno a far palare di sé: nel gennaio ‘77 tentano di evadere prendendo in ostaggio una guardia carceraria, ma il piano fallisce. Successivamente Guido, trasferito nel carcere di San Gimignano, grazie a una condotta modello, riesce a ottenere un trattamento tanto privilegiato da avere libero accesso alla portineria del penitenziario dalla quale fugge il 25 gennaio ‘81. Ma due anni dopo viene arrestato sotto falso nome in Argentina dove vende automobili. Ricoverato perché ferito, in attesa di estradizione, riesce nuovamente a fuggire il 15 aprile ’85. Sarà intercettato quasi dieci anni dopo a Panama dove ha contatti con narcotrafficanti, venditori di armi e neofascisti. Nel ‘94 viene trasferito in Italia, nel carcere di Rebibbia.

    Anche Izzo farà parlare ancora di sé: nell’85 fa sapere agli inquirenti che è deciso a collaborare, confessa altri sei omicidi e diventa un pentito “buono per tutte le stagioni”, dall’eversione di destra alla mafia. Nell'agosto del ‘93, approfittando di un permesso di uscita, non rientra nel carcere di Alessandria e fa perdere le sue tracce. Dopo quindici giorni viene arrestato a Parigi. Nel ‘95 ricomincia a fare rivelazioni. Nel 2004 gli viene concessa la semilibertà, ma il 30 aprile torna in carcere per duplice omicidio: le vittime sono Maria Carmela Linciano e sua figlia Valentina, trovate sepolte nel giardino di una villa a Mirabello Sannitico.

    Il giornalista Enzo Rava riguardo il massacro del Circeo, mette in luce che “da questo tragico fatto siano nati altri fatti positivi: l’opinione pubblica, si è creata una nuova coscienza nei confronti dei diritti delle donne. Lo stupro non è più solo contro la morale, ma contro la persona. Sono delle contraddizioni della storia: come alle volte dal bene nasce il male, alle volte avviene il contrario”.

    La Storia siamo noi - 1975: il massacro del Circeo, l\'omicidio Pasolini

  2. #2
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    Predefinito Rif: i ragazzi “normali” del Circeo

    vedo che l'uscita imbecille di Zwirner ha fatto colpo......
    "Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"


    IL DISPUTATOR CORTESE

    Possono tenersi il loro paradiso.
    Quando morirò, andrò nella Terra di Mezzo.

  3. #3
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    Predefinito Rif: i ragazzi “normali” del Circeo

    Due cose (al di fuori del fatto di cronaca in sé) mi hanno sempre colpito particolarmente: il credito di cui Izzo ha goduto da parte della magistratura (davvero, mi sembra inspiegabile) e l'incredibile latitanza di Ghira (senza contare il fatto che magari in questo momento sta passeggiando per le vie di Roma!!).
    Ultima modifica di DiegoVR; 11-04-10 alle 02:35

  4. #4
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    Predefinito Rif: i ragazzi “normali” del Circeo

    IO non conoscevo bene questa brutta storia, anzi proprio per niente a dire la verita', poi ho fatto una veloce ricerca per via di quel thread ancora una volta citato pure qui, cosi mi son reso conto della gravita' di quell' "uscita".
    slava kokaini

 

 

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