Europa 7: Accordo Di Stefano - Romani, si parte a giugno

La telenovela di Europa 7 si è finalmente conclusa. La “tv che non c’è“, assegnataria di una frequenza nazionale nel lontano 1999 (a scapito di Rete 4), dopo un’infinita sequela di ricorsi, esposti e pronunciamenti a favore, potrà andare in onda con una copertura dell’80% su tutto il territorio italiano. L’accordo è stato concluso dal viceministro Paolo Romani direttamente con Francesco Di Stefano, editore di Europa 7, e prevede che il canale possa sfruttare non solo il canale 8 in banda VHF liberato da RaiUno nel dicembre 2008, ma anche un’altra serie di frequenze.

Di Stefano aveva infatti ritenuto insufficiente il canale 8 ricorrendo al Tar, ma si ritiene soddisfatto di questa transazione:

I precedenti ministri neanche ci ricevevano: è andata così con Cardinale, Gasparri, Landolfi e con lo stesso Gentiloni che si è dimenticato dei nostri diritti. Oggi il problema si risolve grazie alla fiducia e ai rapporti personali. Probabilmente si poteva ottenere lo stesso risultato anche prima. E dopo tanti ricorsi, direi che si tratta di un miracolo. Dovevo fare televisione a 46 anni, la farò a 57, forse con minori energie e in un panorama completamente cambiato. Ma anche stavolta riusciremo ad adeguare il nostro progetto. Siamo soddisfatti perchè questa vicende si chiude così come si poteva chiudere. Ma, certo, esiste una sentenza in base alla quale Rete 4 doveva essere spenta. E invece è ancora accesa

Romani è riuscito quindi nell’impresa sfuggita ai suoi predecessori: sistemare Europa 7 e salvaguardare Rete 4, amen se ci sono voluti 11 anni per farlo:

Ad Europa 7 saranno assegnate anche altre frequenze, i cosiddetti ‘cerotti’, che le consentiranno di raggiungere una copertura adeguata. L’intesa, raggiunta anche attraverso gli ottimi rapporti personali con Di Stefano, si inserisce in maniera virtuosa nel processo di chiusura della procedura di infrazione aperta dall’Europa a carico dell’Italia, ormai in fase conclusiva. L’operatzione rappresenta un passo avanti enorme, che la dice lunga sul comportamento di questo ministero: non siamo qui a difendere gli interessi di chicchessia, ma a gestire un problema complesso.