no, siamo sicuri del contrario, ma in maniera molto più blanda dei suoi ultimi predecessori, a dispetto della sua matrice politica.
Questo gli fa onore, mi sembra giusto puntualizzarlo.
Si è speso molto, e questa è stata una sua libera scelta al di fuori dei suoi vincoli, in favore del sentimento di unità nazionale e dello smorzamento dei toni da "guerra civile" da entrambe le parti.
Per me quindi, fino ad ora, è un eccellente PdR.
Art. 126
Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Lo scioglimento e la rimozione possono altresì essere disposti per ragioni di sicurezza nazionale. Il decreto è adottato sentita una Commissione di deputati e senatori costituita, per le questioni regionali, nei modi stabiliti con legge della Repubblica.
Il Consiglio regionale può esprimere la sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta mediante mozione motivata, sottoscritta da almeno un quinto dei suoi componenti e approvata per appello nominale a maggioranza assoluta dei componenti. La mozione non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla presentazione.
L’approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta eletto a suffragio universale e diretto, nonché la rimozione, l’impedimento permanente, la morte o le dimissioni volontarie dello stesso comportano le dimissioni della Giunta e lo scioglimento del Consiglio. In ogni caso i medesimi effetti conseguono alle dimissioni contestuali della maggioranza dei componenti il Consiglio.----
ora fotografa la situazione campana da un po' di anni a questa parte senza farti influenzare dalla tua apparteneza politica, e medita medita medita...
Un po' cosi' detta alla Marzullo: "Si faccia una domanda e si dia una risposta".
Ho aperto il 3d non tanto per difendere o meno l'operato del PdR ma soltanto per evidenziare l'imbecillita' del nanetto di arcore. Non e' da persona seria e preparata attaccare senza criterio gli Organi fondamentali del nostro Stato. E non e' la prima volta...e' l'ennesima di tante.
L'Italia si dovrebbe vergognare per questo impresario dato alla politica.
Il conflitto istituzionale
Quando il Pci voleva le dimissioni del Capo dello Stato
Il conflitto istituzionale in Italia sembrerebbe una realtà alla quale rassegnarsi. Non solo perché può capitare che il Capo dello Stato sia eletto da una maggioranza diversa da quella che governa; ma anche perché, di fatto, la costituzione materiale ha travalicato quella formale.
Il problema autentico è questa dissociazione avvenuta negli ultimi quindici anni senza che, tra progetti di riforma e referendum, si sia mai riusciti a porre la parola fine. Come ricordò Giovanni Sartori nell'aprile del 2001, non è ad esempio previsto costituzionalmente che il candidato premier venga indicato già nella scheda elettorale, perché le prerogative parlamentari del capo del governo verrebbero in qualche modo travalicate e dunque anche quelle di garanzia che deve offrire il Capo dello Stato. Precipiteremmo nell'elezione diretta del presidente del Consiglio, cosa poi non così stupefacente, visto che la propose Fini, poi la Cdl; ma la propose anche l'Ulivo, Segni e, primo su tutti, anche il Pri nel congresso di Marina di Carrara nel 1992.
Però non solo il monito di Sartori a nulla è servito ma, addirittura, se prima era solo Silvio Berlusconi ad essere indicato sulla scheda quale presidente, adesso ogni lista ha il suo candidato premier. Questa sorta di elezione popolare del premier modifica o non modifica l'insieme dei rapporti istituzionali? Sicuramente incide: se mai il Capo dello Stato eletto da un passato Parlamento dovesse trovarsi in contrasto con il presidente del Consiglio indicato dal popolo, sarebbe difficile, molto difficile, trovare un equilibrio fra i poteri, visto che la più alta carica dello Stato apparirebbe come quella di un notabile, contro chi invece esercita il pieno mandato popolare. Si capisce quindi che chi deve operare concretamente nella realtà del paese tema di poter subire veti da organismi di garanzia dalla rappresentatività non sufficientemente definita. Ma bisogna avere comunque molta prudenza, perché ormai il tessuto istituzionale italiano, dopo tante dure prove, è divenuto delicatissimo e potrebbe lacerarsi del tutto. Occorre dare prova di grande responsabilità e misurare parole e concetti, soprattutto se si nutrono timori.
Per cui bene ha fatto Silvio Berlusconi a voler stemperare ogni equivoco con il Quirinale e meglio ancora farà lasciando cadere del tutto un argomento di questo genere. Giorgio Napolitano ha troppo rispetto per l'Italia e per il mandato che gli è stato affidato per poter mai scendere direttamente nella polemica politica. E Berlusconi non ha nulla da temere a riguardo.
Ciò non elimina il fatto che il tessuto istituzionale del paese non può più restare nelle attuali condizioni e che davvero si sente il bisogno di una grande riforma, proprio perché, con tutte le pressioni e le spinte ricevute, il sistema rischia di sfasciarsi senza lasciare in piedi niente, se non il capo eletto dal popolo.
E non saremo noi a dire quale maggioranza occorre per la riforma. Se è larga, tanto di guadagnato; se è sufficiente, va bene lo stesso. Semmai non stiamo a spaccare il capello in quattro perché Silvio Berlusconi, a ragione o a torto, ha criticato l'operato di Ciampi. In fondo il partito in cui lo stesso Napolitano militò a lungo fece dimettere un Capo dello Stato per la condotta dei figli; mentre di un altro si spinse a chiedere l'impeachement, indifferente all'assoluto rispetto della Carta mostrato da quel presidente.
Roma, 2 aprile 2008
tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/n...p?storyid=4848