Ne avevamo già parlato. Questo articolo però aggiunge degli elementi e soprattutto, ci parla in termini concreti delle reazioni che ci sono state in Israele. Lo trovo molto interessante. (scusate non mi toglie il corsivo)


LA DIASPORA? BALLE - "L'ESILIO DEGLI EBREI È UN MITO, SI ERANO CONVERTITI" -
UNO STORICO SCUOTE ISRAELE: "MITOLOGIA NAZIONALISTA, NEL MONDO SI È DIFFUSA
LA RELIGIONE, NON LA GENTE".

I bambini israeliani la imparano a memoria: «Dopo essere stato forzatamente
esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase fedele attraverso tutte le
dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare nel ritorno e nel
ripristino della sua libertà politica». È la Dichiarazione d'indipendenza,
insegnata nelle scuole da quando David Ben-Gurion la firmò il 14 maggio di
sessant'anni fa. Parole che un professore dell'università di Tel Aviv ha
deciso di smontare come «mitologia nazionalista». Il suo saggio è entrato in
due settimane nella classifica dei cinque più venduti, al primo posto tra i
più discussi e criticati.

In 297 pagine, Shlomo Sand sostiene che gli ebrei non vennero esiliati dai
romani dopo la distruzione del Secondo tempio: gli ebrei della Diaspora
sarebbero i discendenti di popolazioni locali convertite.
Racconta la storia
della regina berbera Dahia al-Kahina, che scelse la religione ebraica per sé
e la sua tribù nordafricana, combattè gli assalti dei musulmani e dal
Maghreb emigrò in Spagna per dare origine alla comunità. Gli ashkenaziti
dell'Europa orientale deriverebbero invece dai rifugiati del regno cazaro,
che si erano convertiti nell'ottavo secolo. «Il paradigma dell'esilio -
spiega - serviva per costruire la storia del vagabondaggio tra mari e
continenti, fino all'idea sionista che permise un'inversione a U e il
ritorno alla terra d'origine».

«È uno dei libri più affascinanti e stimolanti pubblicati in questo Paese da
molto tempo», commenta lo storico Tom Segev. L'università di Tel Aviv ha
organizzato un dibattito pubblico per affrontare le tesi controverse del
saggio, intitolato «Quando e come il popolo ebraico venne inventato». Sand
si è difeso dagli attacchi, che sono arrivati da destra e da sinistra. I
professori di formazione marxista lo hanno accusato di ignorare la storia
economica degli ebrei, gli altri docenti lo hanno bollato come antisionista.
Dina Porat, storica dell'Olocausto, gli ha detto di aver completamente
trascurato la realtà politica dopo la Shoah.
Tutti lo hanno criticato per essere uscito dal suo campo e per non aver
consultato le fonti originali, visto che insegna e studia la Storia del
Ventesimo secolo, in particolare quella francese. Lui ha chiuso trattando di «sesso»: «I genitori non ne parlano davanti ai bambini. Aspettano che vadano a dormire. Cari colleghi, voi sapete quanto me che non c'è stato nessun esilio, ma lo sussurrate solo tra di voi. Voi lasciate che i bambini imparino falsità. È ora di parlare apertamente di sesso».

Come altri «nuovi storici» israeliani, Sand vuole erodere «le fondamenta del
progetto sionista». Sa che il suo libro mette in discussione «il diritto
storico a questa terra, alla legittimità del nostro essere qua». Non è si è
fermato al 1948 o alla fine dell'Ottocento, è andato indietro migliaia di
anni. Tenta di dimostrare che il popolo ebraico non ha avuto un'origine
comune ed è un mix di gruppi che in varie fasi hanno adottato l'ebraismo:
«Quella che si è diffusa nel mondo - spiega - è la religione, non la gente».

Così i discendenti del regno di Giuda sarebbero piuttosto i palestinesi.
«Nessuna popolazione rimane pura durante un periodo tanto lungo - commenta
al quotidiano Haaretz - ma i palestinesi hanno più possibilità di me di
essere imparentati con l'antico popolo ebraico
».

Definisce «perverso» il dibattito israeliano sulle radici: «È etnocentrico,
biologico e genetico». L'obiettivo del suo saggio è politico. Sand sostiene
uno Stato binazionale, da dividere con i palestinesi, e dice di trovare
difficile vivere in un Paese «che si definisce ebraico»
. «Per me è un
paradosso. Uno Stato deve rappresentare tutti i suoi cittadini. I miti che
riguardano il futuro sono meglio delle mitologie introverse del passato.
Bisognerebbe ridurre i giorni di commemorazione e aggiungere cerimonie
dedicate a quello che verrà».



Fonte: http://dagospia.excite.it/articolo_index_39242.html


Bellissima quella sul sesso.