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  1. #11
    14dicembre
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    Citazione Originariamente Scritto da ConteMax Visualizza Messaggio
    Bossi non sta bene e non gli piacerebbe nemmeno fare il ministro ma il segretario di partito.
    infatti ieri diceva sorridente "mo vogliono costringere, me l'hanno chiesto"
    e berlusconi "io non chiesto nulla a nessuno"

    bella FdM

  2. #12
    "CATTOCOMUNISTA"
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    Citazione Originariamente Scritto da 14dicembre Visualizza Messaggio
    infatti ieri diceva sorridente "mo vogliono costringere, me l'hanno chiesto"
    e berlusconi "io non chiesto nulla a nessuno"

    bella FdM
    Sono autoreferenziali sono molto comici.

    Berlusconi non vuole fare il presidente del consiglio.... lo fa a malincuore... lo obbligano gli altri

    Bossi non vuole fare il ministro....


  3. #13
    14dicembre
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    Citazione Originariamente Scritto da garulfo Visualizza Messaggio
    Sono autoreferenziali sono molto comici.

    Berlusconi non vuole fare il presidente del consiglio.... lo fa a malincuore... lo obbligano gli altri

    Bossi non vuole fare il ministro....

    tutto iniziò da discesa in campo....
    anche lì non voleva...

  4. #14
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    Per adesso quello che è stato scaricato è Silvio.

  5. #15
    14dicembre
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    Citazione Originariamente Scritto da JuvSP Visualizza Messaggio
    Per adesso quello che è stato scaricato è Silvio.
    da chi?

  6. #16
    Mai l'altra guancia
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    Citazione Originariamente Scritto da 14dicembre Visualizza Messaggio
    tutto iniziò da discesa in campo....
    anche lì non voleva...
    Tutto iniziò con questo.
    Poi ci furono gli elicotteri a S. Siro...

    Di quanto accaduto prima, del come e del perché non è dato sapere.

  7. #17
    14dicembre
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    Citazione Originariamente Scritto da Zdenek Visualizza Messaggio
    Tutto iniziò con questo.
    Poi ci furono gli elicotteri a S. Siro...

    Di quanto accaduto prima, del come e del perché non è dato sapere.
    non è lecito chedere...
    http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_R...i_con_la_mafia
    Banca Rasini

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Vai a: Navigazione, cerca
    La Banca Rasini era una piccola banca milanese, nata negli anni '50 ed inglobata nella Banca Popolare di Lodi nel 1992. Il motivo principale della sua fama odierna è che tra i suoi clienti principali si annoveravano i criminali Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo Provenzano (al tempo, uomini guida della Mafia) e l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi, il cui padre Luigi Berlusconi ivi lavorava come funzionario. Le dichiarazioni di Michele Sindona sulla Banca Rasini, la fanno citare più volte da Nick Tosches, un giornalista del New York Times, nel suo libro I misteri di Sindona, e l'hanno resa nota tra gli studiosi internazionali che si occupano della storia della Mafia italiana.
    Indice

    [nascondi]

    Storia [modifica]

    La Banca Rasini Sas di Rasini, Ressi & C. viene fondata all'inizio degli anni '50 dai milanesi Carlo Rasini, Gian Angelo Rasini, Enrico Ressi, Giovanni Locatelli, Angela Maria Rivolta e Giuseppe Azzaletto. Il capitale iniziale è di 100 milioni di lire. Sin dalle sue origini la banca è un punto di incontro di capitali lombardi (principalmente quelli della nobile famiglia milanese dei Rasini) e palermitani (quelli provenienti da Giuseppe Azzaletto, uomo di fiducia di Giulio Andreotti in Sicilia).
    Nel 1970 Dario Azzaletto, figlio di Giuseppe, diviene socio della banca. Sempre nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi ratifica un'operazione destinata ad avere un peso nella storia della Rasini: la banca acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figurano nomi destinati a divenire tristemente famosi, come Roberto Calvi, Licio Gelli e Michele Sindona.
    Nel 1973 la Banca Rasini diviene una S.p.a., ed il controllo passa dai Rasini agli Azzaletto. Il Consiglio di Amministrazione della Banca Rasini S.p.a. è costituito da Dario e Giuseppe Azzaletto, Mario Ungaro (avvocato romano e noto amico di Michele Sindona e Giulio Andreotti), Rosolino Baldani e Carlo Rasini. Ma nel 1974, nonostante l'ottima situazione finanziaria della Banca Rasini (che nell'ultimo anno aveva guadagnato oltre un quarto del suo capitale), Carlo Rasini lascia la banca fondata dalla sua famiglia, dimettendosi anche dal ruolo di consigliere. Secondo gli analisti, le ragioni delle dimissioni di Carlo Rasini sono da cercarsi nella sua mancanza di fiducia verso il resto del Consiglio di Amministrazione, e degli Azzaletto in particolare.
    Sempre nel 1974, Antonio Vecchione diviene Direttore Generale, ed in soli dieci anni il valore della banca esplode, passando dal miliardo di lire nel 1974 al valore stimato di circa 40 miliardi di lire nel 1984.
    Il 15 febbraio 1983 la Banca Rasini sale agli onori della cronaca, per via dell'"Operazione San Valentino". La polizia milanese effettua una retata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Milano, e tra gli arrestati figurano numerosi clienti della Banca Rasini, tra cui Luigi Monti, Antonio Virgilio e Robertino Enea. Si scopre che tra i correntisti miliardari della Rasini vi sono Totò Riina e Bernardo Provenzano. Anche il direttore Vecchione e parte dei vertici della banca vengono processati e condannati, in quanto emerge il ruolo della Banca Rasini come strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata.
    Dopo il 1983, Giuseppe Azzaletto cede la banca a Nino Rovelli. Nino Rovelli è un imprenditore (noto soprattutto per la vicenda Imi-Sir) e non ha esperienza nel settore bancario. Nelle inchieste tuttora in corso sulla Banca Rasini, Nino Rovelli è spesso considerato un uomo che ha coperto la vera dirigenza della banca fino al 1992. Tuttavia, non esistono evidenze al riguardo, né ipotesi sui nomi dei veri amministratori della Banca.
    Nel 1992 la Banca Rasini viene inglobata nella Banca Popolare di Lodi, ma è solo nel 1998 che la Procura di Palermo mette sotto sequestro tutti gli archivi della banca. I giudici di Palermo, anche a seguito delle rivelazioni di Michele Sindona (intervista del 1985 ad un giornalista americano, Nick Tosches) e di altri "pentiti", indicano la stessa banca Rasini come coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa. Tra i correntisti della banca figurava anche Vittorio Mangano, il mafioso che lavorò come fattore nella villa di Silvio Berlusconi dal 1973 al 1975.

    Legami con la mafia [modifica]

    La Banca Rasini deve la sua fama tra gli studiosi della storia d'Italia soprattutto alle dichiarazioni di Michele Sindona del 1984. Quando il giornalista del New York Times, Nick Tosches, chiese a Sindona (poco prima della misteriosa morte di quest'ultimo): «Quali sono le banche usate dalla mafia?». Sindona rispose: «In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in Piazza dei Mercanti». L'unica banca presente a Piazza dei Mercanti, al tempo, era inequivocabilmente la Banca Rasini.
    In effetti, le indagini successive alla retata dell'Operazione San Valentino dimostrarono ampiamente il ruolo della Banca Rasini nel riciclaggio dei soldi della mafia, ed i contatti dell'istituto coi più alti vertici mafiosi. Il Commissario di Polizia Calogero Germanà ha ipotizzato che l'istituto, al pari della Banca Sicula di Trapani, fosse uno dei centri per il riciclaggio del denaro sporco di Cosa Nostra.

    Legami con la famiglia Berlusconi [modifica]

    Tra i personaggi famosi con cui la Banca Rasini ebbe dei legami va citato l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi. Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all'interno della stessa. La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all'inizio della sua carriera imprenditoriale. Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, così come numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi iniziò a costruire la sua fortuna.
    La Banca Rasini risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, tra il 1978 ed il 1983. L'origine dei finanziamenti è tuttora ignota, poiché il complesso sistema di società holding attraverso cui essi passarono rende impossibile rintracciarne la fonte.
    Il giornale inglese The Economist cita ripetutamente la Banca Rasini nel suo noto reportage su Silvio Berlusconi, sottolineando come, ad avviso dei recensori del reportage, Berlusconi abbia effettuato transazioni illecite per mezzo della banca. È stato invece accertato che Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca ventitré holding come negozi di parrucchiere ed estetista. Anche per fare chiarezza su questi fatti nel 1998 l'archivio della banca è stato messo sotto sequest

  8. #18
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    Il Senatur e i "fucili"
    Berlusconi frena:
    "Ministro? Dipende"









    Roma - Padani coi fucili in mano. Pronti a difendere con la forza il proprio voto. E' questo il messaggio passato dal Senatùr: "Se necessario, per fermare i romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera porcata e non permettono di votare con semplicità e chiarezza, potremmo anche imbracciare i fucili". E poi ancora, giusto per scacciare l'ipotesi di un ritorno del centrosinistra al soglio di Palazzo Chigi: "Non voglia il cielo che domani dobbiamo trovarci a cacciare la canaglia romana coi fucili in mano".




    Esplode la polemica Nel settembre 2007 il leader del Carroccio era stato altrettanto franco con i propri elettori. "Lombardi e veneti sono pronti: la libertà va conquistata, anche con il fucile", aveva detto. Poi, dopo tre giorni, aveva precisato: "Ho 10 milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà". Polemiche infinite. Oggi, a una settimana dal voto, gli attacchi del centrosinistra hanno obbligato il Senatùr a chiarire e a rimisurare le proprie parole. Il titolare della farnesina parla di parole "allarmanti" e "indegne": "Si tratta di una manifestazione di mancanza di cultura democratica che deve preoccupare tutti i cittadini". "Roma è sotto una sfida e una minaccia - attacca anche il vicepremier Francesco Rutelli - colui che si candida a fare il ministro delle Riforme la definisce canaglia". Secondo il leader socialista, Enrico Boselli, Bossi dovrebbe "sparare all’autore del porcellum, ovvero il suo collega di partito Calderoli".
    Il nodo delle Riforme Il leader del Carroccio non si cura tuttavia delle polemiche strumentalizzate dal centrosinistra e guarda già al dopo-elezioni. "Vincere le elezioni e prendere un sacco di voti per portare a casa il federalismo fiscale", spiega Bossi annunciando che vorrebbe il federalismo fiscale "entro un paio di mesi, quindi prima dell’estate". Per quanto riguarda le riforme costituzionali, Bossi sottolinea che "con le opposizioni bisogna discutere prima di tutto nella commissione in Parlamento. Ed è proprio in commissione che si deve trattare con tutti per realizzare le riforme". Il
    Senatùr conferma, infine, che potrebbe diventare ministro delle Riforme: "Così mi chiedono". Una "candidatura" che, però, il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ha liquidato in fretta: "A me non ha chiesto niente nessuno e poi le condizioni di salute sono quelle che sono...". Non solo. Il leader azzurro ha frenato anche la chiamata alle armi: "Questo linguaggio Bossi l’ha sempre usato, Bossi ha avuto quello che ha avuto e si esprime per slogan. Quante volte ha parlato di fucili? I fucili non ci sono. Per lui imbracciare i fucili vuol dire fare una battaglia politica forte sulle schede".

    Veltroni: "Bossi incompatibile" All'autoproclamazione per il ministero delle Riforme risponde immediatamente il candidato democratico, Walter Veltroni condannando le dichiarazioni fatte ieri dal leader della Lega. "È una gigantesca presa in giro della sua gente - spiega - sono vent’anni che dice che spaccano tutto, che faranno la rivoluzione, sono vent’anni che quelle persone in buona fede applaudono ai suoi proclami, ma poi loro il martedì vanno a Roma nei ristoranti delle carogne romane. Perciò, o le sue parole sono una presa in giro, oppure Bossi è incompatibile con le responsabilità di Governo".

  9. #19
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    Citazione Originariamente Scritto da 14dicembre Visualizza Messaggio
    da chi?
    1994.

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da 14dicembre Visualizza Messaggio
    È stato invece accertato che Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca ventitré holding come negozi di parrucchiere ed estetista.
    Ma come?
    Sembrano cose tipiche di uno slavo o un ROM qualunque.
    Possibile?

    Che fine ha fatto quell'inchiesta dell'Economist?

 

 
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