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    Predefinito Anna K. Valerio - E' cosa brutale e giusta

    Finalmente un'argomentazione come Cristo comanda (?): che giustifica come si conviene il punto di visto cinese. Non ne avevamo ancora vista una sola. Solo ciarpame umanitario, "emancipazione dalla servitù", "socialismo di mercato", geopolitica improvvisata.

    Scritto in origine da Anna K. Valerio:
    Che volete? Sono stata contagiata (maoismo di ritorno?) Io sto con i Cinesi. Questa volta non mi scandalizzo punto della loro ferocia oppressiva. L’impero non è cosa che si faccia e si mantenga cantando il rosario o recitando lamaisticamente l’estasi del Nulla originario. Chiedetelo ai Romani! O agli Ateniesi (cfr. il dialogo dei Meli riportato da Tucidide)! L’impero è potenza. La potenza ha la forza come sua espressione storica. La forza non può incorrere in esitazioni umanitarie, in tentazioni pietistiche, in cavilli storiografici. Sto con i Cinesi - fregandomene della geopolitica, schifata dal pacifismo - perché imbracciano i fucili. Quando i monaci rimpiazzeranno i loro aggeggi di preghiera con un po’ di artiglieria, se sapranno battersi bene, potrò pensare di ricredermi e mi ricorderò che – anche, forse (beh, la via a Richard Gere pare l’abbiano mostrata…) – questi Tibetani ci hanno parlato del Divino. Per ora trovo le loro proteste arcipatetiche. Differenziati quegli spauriti monaci? Meno di certi no-global ennuié, stravaccati di fronte alla Prefettura o al Comune, in cui si inciampa talora in città.

    E sto pure con Putin, non con i poveri Ceceni. Sto con chi, in questo mondo che cola buonezza, non sia mansueto. Vorrei giganti intorno al chiarore dell’Europa, e non certo pensando a sconci ibridi razziali. Giganti con cui possa essere gran cosa la guerra.

    8 aprile 2008

  2. #2
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    Predefinito

    su www.noreporter.org

    Un popolo abbandonato a se stesso, in preda ai suoi feroci
    occupanti, che non può contare che sulla sua
    determinazione per non essere sterminato, detta e merita
    simpatia, solidarietà e sostegno. Questo vale per
    qualsiasi popolo angariato e oppresso, che si tratti dei
    tibetani, dei karen o dei palestinesi. Non esiste, non può
    esistere, uomo libero e degno di chiamarsi tale che, a meno
    di essere direttamente coinvolto in quanto appartenente per
    sangue alla nazione dominante, possa reagire altrimenti
    nella tragedia. E questo è il primo dei motivi per il
    quale mi batto oggi per il Tibet, e perché ero domenica in
    piazza con i tibetani insieme con Casa Pound ed almeno altre
    quattro associazioni di area nr che mi riservo di nominare
    ché non so quanto gradiscano la pubblicità.
    Nel mondo del materialismo scatenato, del razionalismo
    irrazionale, della bulimia informe e globale, ogni legame
    con lo spirito, ogni espressione della Kultur, ogni
    reminiscenza del sapere va imperativamente sostenuto: è
    una questione di essenza, pena l'accettare di vagare tra la
    culla e la tomba come larve che non vivranno mai.
    E questo
    è un altro dei motivi per il quale ho accolto
    immediatamente il richiamo del Tibet, già punto di
    riferimento negli anni Trenta e Quaranta per le forze che
    diedero vigore alla rinascenza europea.

    Non c'è due senza tre

    Quanto esposto basta e avanza e lascia perplessi il fatto
    che oggi ci sia qualcuno per il quale non basti e non
    avanzi. Ma tant'è: l'infezione della teologia marxista ha
    lasciato il segno ed ha fatto accettare come reale il
    dualismo artificiale che è fondamento dei suoi dogmi. Fu
    questo dogmatismo acefalo che lasciò credere ai più che
    esistesse un'alternativa tra Usa e Urss, tra capitalismo e
    comunismo e che oggi si ripropone in altre forme, anch'esse
    ingannevoli: Islam o Atlantico; Sud o Nord; Occidente o
    Anti-occidente; fino alla ripetizione quasi identica dello
    schema originale con un Cina o America. Tra i due poli di
    queste dualità c'è stata sempre, e c'è ogni giorno di
    più, una complicità che supera la rivalità. Accettare
    lo schema di conflittualità, in qualsiasi schieramento ci
    si ponga, significa soccombere; significa rafforzare i due
    elementi che si nutrono della debolezza dei popoli e,
    soprattutto, rinunciare a sognare - e a segnare! - un
    destino. Sempre bisogna sfuggire a questa morsa per
    affermare una Terza Posizione.

    Yankees e marxisti

    Sembra impossibile, eppure c'è chi critica sia la scelta
    per i karen sia quella per i tibetani in quanto, dando per
    scontato il dualismo di cui sopra, e considerando comunque
    gli Usa il peggiore dei mali, preferisce far torturare e
    schiavizzare gli uomini, far sterminare i popoli, far
    cancellare le civiltà, piuttosto che condividere il campo
    critico con gli odiati yankees. Di per sé questo
    ragionamento è idiota, eppure, forse perché, da tempi
    non sospetti e davvero controcorrente, vado affermando che
    gli Usa sono il principale centro dell'Anti-Europa, riesco
    ad essere indulgente con tanta avventatezza che, se non
    altro, preserva da “pragmatiche” contaminazioni. O
    meglio preserverebbe, perchè le contaminazioni si
    producono ugualmente mediante l'attrazione verso il presunto
    opposto che non è meno inquinato da agenti provocatori e
    da quadri irrigimentatori di quanto lo sia lo stesso partito
    atlantico doc. Malgrado l'indulgenza di fondo non posso
    però non restare sbigottito dalla mancanza di ancoraggio
    positivo di queste idiosincrasie. Ancora una volta a
    determinare i quadri in cui si muovono le scelte critiche di
    presunti irriducibili sono gli schemi del marxismo più
    banale e più becero che, neanche a dirlo, non
    corrispondono al vero.

    Usa e Cina

    Chi crede che gli americani siano anticinesi, o più
    propriamente che i centri di potere americano siano
    anticinesi, non ha ben presente la realtà. Confonde di
    certo il fatto che l'americano medio, come l'europeo medio,
    possa sentirsi ferito nell'orgoglio dalla crescita gialla
    con l'orientamento degli Usa che contano. I quali debbono a
    Pechino sia il ritardo del crack della loro economia, sia il
    salvataggio del dollaro, sia il rinvio dell'affermazione
    dell'euro come valuta di scambio internazionale in una nuova
    Bretton Wood. E fanno dichiaratamente conto sulla locomotiva
    cinese per affrontare la combinazione di stagnazione e
    recessione che paventano di qui a pochi mesi con tanto di
    previsioni catastrofiche sul piano finanziario. E questo
    senza mettere in conto né la complicità che li lega da
    tre decenni abbondanti nella gestione mondiale del traffico
    di eroina né i legami che hanno sul piano degli armamenti
    in una triangolazione Washington – Tel Aviv – Pechino
    sempre più rodata. Certo, non mancano ragioni di attrito e
    di preoccupazione ma al momento prevale la concordanza
    d'interessi, Il fatto è che, nel sistema globale, oggi
    stanno un po' tutti con tutti essendo, al contempo, rivali
    di tutti. Ma se una qualche demarcazione di massima si può
    cogliere, essa vede la Russia e l'Europa, ciascuna per conto
    proprio, sulla linea di tiro. Ed è proprio l'Europa,
    semmai, in un misto di interessi e rivalità, a
    distanziarsi dalla Cina nella misura in cui gli Usa invece
    le si avvicinano.

    Lo sviluppo europeo

    L'Europa occidentale gioca la sua partita, e spera di
    sopravvivere alla crisi che incombe – e magari di uscirne
    addirittura rafforzata - spingendo la sua influenza
    contemporaneamente verso il vicino est (le repubbliche
    dell'area sovietica) sia verso il vicino sud (nord
    Mediterraneo e Turchia). Conta di fare delle sue periferie
    in crescita l'alternativa alla locomotiva cinese e la
    garanzia della sua affermazione di potenza. Singolare è il
    fatto che le linee di sviluppo europeo che sembrano
    materialmente promettenti siano le medesime che avevano
    scelto gli “aborriti regimi”. Ovviamente lo spirito,
    essendo capitalista, ne è inverso ed allora anche i
    fenomeni sono obbligatoriametnte inversi, così come lo
    sono i flussi di capitale e di colonizzazione. Ma questo,
    che pure è un elemento centrale in quanto determina o la
    civiltà o l'inciviltà, è un altro canto. Restando
    nello specifico, è semmai in Europa che una critica alla
    Cina fa gioco, non in Usa. E le prese di posizione lo
    attestano: gli Usa hanno cancellato la Cina dalla lista dei
    “cattivi” e finora hanno solo proposto con la Clinton di
    boicottare la cerimonia d'inaugurazione delle Olimpiadi, e
    Bush ha risposto che ci penserà: non è molto. Gli
    statisti europei invece hanno chi più chi meno alzato la
    voce. Col che non voglio pretendere che schierarsi contro la
    Cina sia positivo in quanto “europeista”; penso di
    quest'Europa più o meno quello che penso degli Usa, della
    Cina, di Israele o dell'Iran. Ma ritengo opportuno ribadire
    che l'equazione pro Tibet = pro Usa è assolutamente
    infondata; per gli americani il Dalai Lama è oggi
    ingombrante come lo Scià di Persia lo era trent'anni fa e
    non vedono l'ora di liberarsene nello stesso identico modo.

    Il pensiero e l'aratro

    Chi pretenda di premettere alle motivazioni del cuore le
    ragioni del calcolo e chi metta in cima a queste
    l'antagonismo contro lo Zio Sam dovrebbe quindi darsi una
    ripassata, tanto di storia quanto di cronaca. Questo
    comporta però una totale revisione del pensiero e dei suoi
    schematismi, con l'abbandono completo dei pregiudizi
    derivati dal marxismo dozzinale. Se c'è qualcosa da
    prendere dal pensiero rosso questa è la volontà di
    potenza unita al metodo del leninismo, è la capacità di
    unire pragmatismo a strategia, non è certo la teologia
    incapacitante della tradizione comunista né l'isteria
    infantile dei centri sociali, delle femministe, dei piagnoni
    di ogni sorta, dei fabbricatori di anatemi. Altrimenti, se e
    quando le condizioni storiche lo permetteranno, se e quando
    la crisi consentirà di porre al centro l'ipotesi di una
    nazione e di una sovranità incentrate in Europa, anziché
    giocarci i nostri destini staremo a parlare acidi dei nostri
    ombelichi: saremo come i socialisti dopo Vittorio Veneto
    quando l'avvenire non può essere che nelle mani di chi
    pensa e agisce come Mussolini, con il coraggio, la
    spregiudicatezza, la genialità che aiutano l'uomo, padrone
    di sé e non schiavo dei suoi preconcetti, a tracciare il
    solco con l'aratro e a difenderlo con la spada.

    Mutanti

    Questo per tutti coloro ai quali non sta mai bene niente; o
    più esattamente a cui non sta bene niente che sia in
    camicia nera; perché non solo hanno maturato un
    ingiutificato complesso d'inferiorità ma non ne sono
    guariti mai. Non hanno il coraggio morale di abiurare, il
    che per molti sarebbe più onesto, e cercano allora di
    sminuire quello che fanno gli indefessi per giustificare la
    loro inattività, cioè il loro oscillante peregrinare
    verso lidi di cervellotiche utopie rivoluzionarie. E
    finiscono col giustificare se stessi solo e sempre con
    l'abbassamento degli atti altrui. Tanta piccolezza non
    stupisce, si accompagna sovente alla stanchezza
    esistenziale, alla decomposizione, all'accidia spirituale. E
    si tramuta in predicazioni mortifere che vanno fino alla
    creazione di mostruose e ibride forme di vestali farisee. A
    questi mutanti, che sono comunisti mancati, a questi mutanti
    ai quali va bene qualsiasi cosa facciano la Cina, l'Iran, le
    Brigate Rosse, l'ultrasinistra, e che sono così critici
    verso il fascismo e tutti quelli che hanno vissuto e
    vivono, che hanno pagato in proprio e continuano a pagare la
    passione che accese milioni di europei, a questi mutanti che
    si allineano sempre e con celerità da record ai nostri
    calunniatori, a questi mutanti che battono le mani a chi
    vuol rimuovere dai paesi baltici le statue delle nostre
    armate e rimetterci quelle dei sovietici, a questi mutanti
    che non fremono per le persecuzioni dei tibetani perché
    “sono fatti di politica interna(!)”, a questi mutanti
    che ogni giorno sputano le loro sentenze tanto perentorie
    quanto oblique; ebbene a questi mutanti noi vogliamo dire
    che ci hanno rotto i coglioni!

    Dove sventolano quei simboli

    Oggi è d'attualità la tragedia tibetana e nessun uomo
    libero, nessun uomo degno, nessun uomo può ignorarla.
    Lasciarla strumentalizzare dai professionisti
    dell'imbavagliamento e da quelli del travestimento, cioè
    dai Pannella e dalle sinistre arcobaleno, sarebbe quanto di
    più sbagliato si possa fare; non solo perché noi ci
    riconosciamo nella lunga lotta tibetana ma perché
    sappiamo che se a rappresentarla ci si mettono quei signori
    essa non può che esserne gravemente danneggiata,
    banalizzata, neutralizzata.
    Per noi batterci per il Tibet è imperativo, sia per lo
    stesso Tibet sia per la nostra identità
    Perché noi siamo karen, noi siamo tibetani, noi siamo
    palestinesi, noi siamo europei, noi siamo latinoamericani.
    Noi siamo e saremo sempre per la libertà dello spirito e
    per lo spirto della libertà; noi siamo e saremo sempre
    dove sventolano i simboli della solarità; noi siamo e
    saremo sempre con tutti i popoli che combattono e ci
    alzeremo a difenderli contro gli individui, i gruppi, le
    oligarchie che si appropriano delle loro lotte per
    ingessarle e mummificarle in una gestione da clero degli
    scriba.
    Noi siamo e saremo sempre per l'affermazione
    dell'uomo e non per la sua sottomissione a dogmi, a schemi,
    a pregiudizi, a catene, e men che meno a patenti di
    validità.
    Per questo laddove c'è un conflitto di civiltà noi
    c'identifichiamo e se possibile ci siamo, anche
    concretamente. Per questo siamo scesi in piazza domenica e
    non la chiuderemo lì.
    Col Tibet, per il Tibet; noi, per noi.


    Gabriele Adinolfi

  3. #3
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    E sto pure con Putin, non con i poveri Ceceni. Sto con chi, in questo mondo che cola buonezza, non sia mansueto. Vorrei giganti intorno al chiarore dell’Europa, e non certo pensando a sconci ibridi razziali. Giganti con cui possa essere gran cosa la guerra.



    Bellissima frase. Aspetto questo momento. In cui ci sia posta la scelta senza appella tra libertà e servitù. In cui ci sia sia posto davanti il Sacro Macello. E sarà allora che vedremo i traditori passare dall'altra parte. E sarà di fronte a loro che rideremo in faccia.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da ServoDellaGleba Visualizza Messaggio
    Scritto in origine da Anna K. Valerio:
    Che volete? Sono stata contagiata (maoismo di ritorno?) Io sto con i Cinesi. Questa volta non mi scandalizzo punto della loro ferocia oppressiva. L’impero non è cosa che si faccia e si mantenga cantando il rosario o recitando lamaisticamente l’estasi del Nulla originario. Chiedetelo ai Romani! O agli Ateniesi (cfr. il dialogo dei Meli riportato da Tucidide)! L’impero è potenza. La potenza ha la forza come sua espressione storica. La forza non può incorrere in esitazioni umanitarie, in tentazioni pietistiche, in cavilli storiografici. Sto con i Cinesi - fregandomene della geopolitica, schifata dal pacifismo - perché imbracciano i fucili. Quando i monaci rimpiazzeranno i loro aggeggi di preghiera con un po’ di artiglieria, se sapranno battersi bene, potrò pensare di ricredermi e mi ricorderò che – anche, forse (beh, la via a Richard Gere pare l’abbiano mostrata…) – questi Tibetani ci hanno parlato del Divino. Per ora trovo le loro proteste arcipatetiche. Differenziati quegli spauriti monaci? Meno di certi no-global ennuié, stravaccati di fronte alla Prefettura o al Comune, in cui si inciampa talora in città.

    E sto pure con Putin, non con i poveri Ceceni. Sto con chi, in questo mondo che cola buonezza, non sia mansueto. Vorrei giganti intorno al chiarore dell’Europa, e non certo pensando a sconci ibridi razziali. Giganti con cui possa essere gran cosa la guerra.

    8 aprile 2008

    Mah... su questo non condivido la Valerio... non è detto che la mancanza di attitudini guerriere sia per sè un male... L'orientale è per natura contemplativo, mentre l'Europeo ha una natura ksatryia, guerriera. Non possiamo chiedere ai Tibetani di essere simili ai Romani; non lo saranno mai, ma ciò non toglie che la spiritualità del buddismo tibetano sia elevatissima e venerandissima, e meriti di essere difesa per sè stessa.

    Fra l'altro la natura guerresca dell'Homo Europaeus, in epoche di confusione come questa, può essere mal compresa e decadere in una apologia della mera forza materiale e del militarismo fine a sé stesso.
    Ad esempio questa:

    Differenziati quegli spauriti monaci? Meno di certi no-global
    è una vera e propria ca**ata.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Kranzler Visualizza Messaggio
    E sto pure con Putin, non con i poveri Ceceni. Sto con chi, in questo mondo che cola buonezza, non sia mansueto. Vorrei giganti intorno al chiarore dell’Europa, e non certo pensando a sconci ibridi razziali. Giganti con cui possa essere gran cosa la guerra.



    Bellissima frase. Aspetto questo momento. In cui ci sia posta la scelta senza appella tra libertà e servitù. In cui ci sia sia posto davanti il Sacro Macello. E sarà allora che vedremo i traditori passare dall'altra parte. E sarà di fronte a loro che rideremo in faccia.
    Voglio regalarti una citazione da Piazza Fontana: una vendetta ideologica, che delizierà senz'altro gli ammiratori del Freda anni Sessanta, quello delle manie terzomondiste - quello che non aveva visto ancora stagliarsi all'orizzonte gli anni decisivi della guerra razziale: dove la distinzione fra amico e nemico non dipende più da un capriccio arbitrario, da gusti personali e da passioni soggettive, ma è imposta dalla forza stessa delle cose.

    Il nostro dopoguerra ebbe un solo nemico oggettivo, il nazifascista (prova di ciò è, per esempio, il fatto che oggi il terrorismo 'islamico', nemico di razza degli europei, viene marchiato con l'epiteto di 'fascista', pur essendo ciò che più dista da un sentimento consimile.

  6. #6
    EuRussia vs AmeriCina
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    Predefinito P.s.

    L’impero non è cosa che si faccia e si mantenga cantando il rosario o recitando lamaisticamente l’estasi del Nulla originario.
    Fra l'altro la Valerio sembra dimenticarsi che il "Celeste Impero", fondato su un retaggio e crismi sicuramente antichi e di dignità più elevata, non esiste più da un bel pezzo.
    Adesso al suo posto c'è, come è stato detto, la cassaforte-officina del capitalismo occidentale, cioé una costola del mostro economicista-produttivista.

    Una cosa che certo non vale la pena di mantenere !
    Bisogna sempre contestualizzare, altrimenti si rischia di cadere negli slogan !

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Civis Romanus Visualizza Messaggio
    Fra l'altro la Valerio sembra dimenticarsi che il "Celeste Impero", fondato su un retaggio e crismi sicuramente antichi e di dignità più elevata, non esiste più da un bel pezzo.
    Adesso al suo posto c'è, come è stato detto, la cassaforte-officina del capitalismo occidentale, cioé una costola del mostro economicista-produttivista.

    Una cosa che certo non vale la pena di mantenere !
    Bisogna sempre contestualizzare, altrimenti si rischia di cadere negli slogan !
    Lascia fare, è un estetismo provocatorio che offre l'occasione per alcune suggestioni valide. Per il resto Freda e compagna hanno tutt'altro in vista.

  8. #8
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    paragonare l'Impero Romano a quest'accozzaglia umana che l'umana stirpe chiama Cina è una cosa quanto meno azzardata,se non ridicola.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da teddi Visualizza Messaggio
    paragonare l'Impero Romano a quest'accozzaglia umana che l'umana stirpe chiama Cina è una cosa quanto meno azzardata,se non ridicola.
    Un impero è un impero - se poi vogliamo annientare il nemico cinese è un altro discorso, ma le logiche sono le stesse.

    Tra l'altro pure l'impero romano ha ospitato la sua brava accozzaglia umana, come giustamente denunciavano non pochi autori.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da ServoDellaGleba Visualizza Messaggio
    Finalmente un'argomentazione come Cristo comanda (?): che giustifica come si conviene il punto di visto cinese. Non ne avevamo ancora vista una sola. Solo ciarpame umanitario, "emancipazione dalla servitù", "socialismo di mercato", geopolitica improvvisata.

 

 
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