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Discussione: Consigli Per Il Voto

  1. #1
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    Predefinito Consigli Per Il Voto

    di VITTORIO FELTRI su www.Libero-news.it di oggi

    Presi singolarmente sono simpatici, talvolta.
    Ma quando fanno politica, cioè il loro mestiere, li ammazzeresti (si tranquillizzi Veltroni, "ammazzeresti" è un'iperbole; il verbo non va inteso alla lettera). Non capisci se agiscano nel loro interesse o se, come affermano, siano convinti di lavorare per il Paese.
    Pier Ferdinando Casini, ad esempio, a differenza di Gianfranco Fini, non è entrato nel Popolo della Libertà. Per capriccio, dicono in molti.
    Per difendere l'identità dell'Udc, dice lui.
    Sta di fatto che il PdL senza l'apporto di Casini può vincere lo stesso, ma a fatica, almeno in teoria. Specialmente in Senato dove il premio di maggioranza è su scala regionale.
    E le regioni rosse, è noto, sono parecchie.
    La domanda circolante nel centrodestra è: che senso ha rendere incerta un'affermazione altrimenti facile solo per tutelare il simbolo democristiano in un periodo nel quale, inoltre, si punta alla semplificazione? Secondo me nessuno.
    Bene che vada, Casini avrà la soddisfazione di comandare in casa sua con un pacchetto di deputati e alcuni senatori. Un po' poco. A meno che per lui sia più importante fare un dispetto al Cavaliere che stare nella maggioranza e al governo. De gustibus.
    In ogni caso è azzardato dire: l'Udc non ha guardato in faccia ad alcuno e ha pensato soltanto ai destini della Patria. Semmai il suo comportamento ricorda quello di un tale che, per dispiacere alla moglie, zac, si mutilò (spero che Veltroni non abbia equivocato).
    A proposito di Veltroni, lui dichiara: ogni mia decisione è stata ispirata all'esigenza di rompere col passato, con le coalizioni litigiose, con gli estremismi, con l'ingovernabilità; sicché il Pd si presenta da solo.
    Sembrava una buona idea.
    Ma non è stata realizzata in pieno perché tra il dire e il fare c'è di mezzo l'aritmetica.
    Fatti i conti, Walter si è accorto che non avrebbe colto l'obiettivo. E ha imbarcato Antonio Di Pietro e la sua équipe dei valori bollati dalle Procure. Un tre o quattro per cento in più fa sempre comodo, e merita il rischio di un matrimonio stravagante e dal futuro non esattamente sereno. Per completare l'opera, l'ex sindaco si è annesso i radicali che garantiscono una manciatella di voti e grandi scontri con i cattolici della ex Margherita. Perché non ha tenuto fede all'impegno iniziale di correre da solo?
    Per il bene della Patria.
    E questo non è stato l'unico sacrificio del Pd. Veltroni era partito con l'intento di rispettare il bon ton.
    Per fortuna. A onor del vero non ha mai detto in tivù e nei comizi: «Berlusconi è un coglione pazzesco». Questo no.
    Però ogni minuto ha ripetuto: «Vi pare possibile che il principale esponente dello schieramento a noi avverso, che ha 72 anni, cioè venti più di me, aspiri a guidare il Paese? Avete udito le sue affermazioni? L'Italia ha bisogno di persone serie».
    Il concetto è annacquato, ma il significato è sempre lo stesso: se Berlusconi non è un coglione pazzesco è un buffone indegno di Palazzo Chigi. E questi sarebbero i toni pacati, rispettosi, civili? Veltroni ama presentarsi come il Nuovo.
    Ma di nuovo non ha nulla, neanche il pullman, già adottato da Prodi.
    È stato comunista finché è vissuto il Pci; e da buon trasformista - Fregoli della politica - si è via via adattato al copione del conformismo di sinistra, nel quale si rifugiano per sentirsi protetti tutti gli "animali" da branco. E il branco più compatto è quello degli ex comunisti. Tant'è che nel Pd quattro quinti dei ministri prodiani sono ancora lì, ai blocchi di partenza, pronti a partecipare alla spartizione delle poltrone nella remota eventualità d'un successo del pensionato Walter (ripeto: 5 mila euro e rotti al mese, netti, cioè 9 mila lordi).
    Chi si aspetta una svolta italiana dai progressisti dell'ultima ora o è in malafede o è un ingenuo.
    La campagna elettorale non ha riservato alcuna autentica sorpresa tranne la scoperta dell'Inno di Mameli da parte del Pd. Caspita che evoluzione.
    Al Sud poi non si registra alcun cambiamento neanche nel panorama. Napoli era ed è una pattumiera a cielo aperto alla quale è di guardia indovinate chi? Bassolino. Incredibile.
    Il nuovista Veltroni non ha osato rimuoverlo e ciò dimostra che il suo eloquio sciolto è fine a se stesso.
    Le parole sono gratis. Il resto ha un prezzo che Walter non ha pagato e non pagherà.
    Se uno non ha il coraggio di cacciare l'uomo della monnezza figuriamoci se sarà capace di governare.

    Sull'Arcobaleno conviene sorvolare. Sotto l'iride si sono accucciati i Verdi del povero indagato Pecoraro Scanio, i Comunisti italiani e Rifondazione comunista. Ma tre miserie non fanno una ricchezza e sarà un miracolo se produrranno alcuni senatori, più che sufficienti tuttavia a disturbare il prossimo manovratore. D'altro canto, l'estrema sinistra ha una esigua rappresentanza in vari Paesi ed è normale beccarsela pure qui. Serve pazienza.

    Identico discorso si potrebbe fare per la Destra. Ma occorre riconoscere che la candidatura a premier di Daniela Santanchè, piuttosto abile davanti alle telecamere e rapida di riflessi nelle schermaglie polemiche, ha suscitato curiosità intorno al partito fondato da Storace. I sondaggi attribuiscono alla Fiamma (che all'inizio era soltanto un lumino fascistardo) dal 2 al 3,5 per cento. Volendo fare una media, il dato finale sarà probabilmente 2,7. Sarebbe un trionfo per Daniela la quale però, al di là della gioia per la propria performance, non potrebbe utilizzarlo. Lo sbarramento al 4 per cento le impedirà di sedere alla Camera. E lo sbarramento all'8 per cento in Senato sembra impossibile da sfondare.
    Il ruolo della Santanchè sarà quello di sottrarre suffragi al PdL, in particolare nel Lazio, importanti per Berlusconi allo scopo di assicurarsi una larga maggioranza a Palazzo Madama.
    Già questo sarebbe un buon motivo per non votare la Destra, ma i kamikaze non mancano mai.
    Né mancano quelli che godono a fare uno scherzetto al probabile vincitore, magari per antipatia o altro. La conclusione di questo rapido ragionamento è semplice. Non esistono voti inutili e voti utili. Ma per chi non sia un conformista di sinistra, la scelta più razionale per dare all'Italia un governo in grado di resistere alle temperie della crisi, e di attaccare i privilegi dei papponi di Stato, si riduce a due opzioni: il PdL e la Lega Nord. Non che i due partiti citati siano panacee; sono soltanto i più decenti. E lo abbiamo sperimentato tutti. Infine, piaccia o no, il Cavaliere non ha alternative. O si appoggia lui (e Fini ovviamente) o sarà il diluvio. E piove già.

    P.S. Comunque io alla Camera voto per Giuliano Ferrara.

    saluti

  2. #2
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    Feltri è uno che ogni tanto finge di pestare i piedi al Berlusca ma che in realtà gli sta accucciato peggio di Emilio Fido.

  3. #3
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    Ho deciso.
    Destra alla Camera e al senato. Poi si vedrà.

  4. #4
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    Feltri ci deve spiegare perchè un uomo di destra, conservatore thatcheriano come lui dice di essere, dovrebbe votare un partito di centro, dirigista, protezionista, laico, indifferente a qualsiasi battaglia culturale conservatrice, possessore di tv veicolo di propaganda sinistroide...
    Negli USA la stampa conservatrice l'avrebbe fatto a fettine un candidato così...
    Ma da noi non c'è libertà. La libertà di poter contrattare il proprio voto, di non subire continuamente, pedissequamente le imposizioni dall'alto...
    Il mio voto a La Destra è un voto libero.

  5. #5
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    Sull'Arcobaleno conviene sorvolare. Sotto l'iride si sono accucciati i Verdi del povero indagato Pecoraro Scanio, i Comunisti italiani e Rifondazione comunista. Ma tre miserie non fanno una ricchezza e sarà un miracolo se produrranno alcuni senatori, più che sufficienti tuttavia a disturbare il prossimo manovratore. D'altro canto, l'estrema sinistra ha una esigua rappresentanza in vari Paesi ed è normale beccarsela pure qui. Serve pazienza.
    Informate il direttore di Libero che nella SA si è in 4, non in 3. Vi è anche Sinistra Democratica. Qualche milione di italiani se n'è accorto, tranne lui. La cosiddetta estrema sinistra è al Governo nel Paese che sta decidendo di sua volontà se noi occidentali dobbiamo continuare ad essere padroncini, oppure se dobbiamo iniziare a cucire i palloni per i bambini di Beijing.
    In un altro paese, sono talmente forza esigua che il rampollo di casa Boschetto sta tentando di capire se dovrà inserire nelle macchine americane Coca Cola oppure petrolio Amazzonico.

    A fare i saccenti senza poterselo permettere si rischia sempre di fare figure da peracottari.

  6. #6
    are(a)zione
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    Ma ora che questo direttore ha espresso il suo parere politico, sbotterete come successe per i direttori di Repubblica e Corriere nel 2006, oppure farete finta di nulla?


    Giusto per stabilire quanto la coerenza sia ancora un valore da coltivare.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da are(a)zione Visualizza Messaggio
    Ma ora che questo direttore ha espresso il suo parere politico, sbotterete come successe per i direttori di Repubblica e Corriere nel 2006, oppure farete finta di nulla?


    Giusto per stabilire quanto la coerenza sia ancora un valore da coltivare.
    Libero è un giornale che sposa apertamente una parte e una visione della nostra società.
    Ben diverso è il caso di chi pretende di presentarsi come imparziale e poi fa gli endorsement.

  8. #8
    are(a)zione
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    Citazione Originariamente Scritto da Instant Karma! Visualizza Messaggio
    Libero è un giornale che sposa apertamente una parte e una visione della nostra società.
    Ben diverso è il caso di chi pretende di presentarsi come imparziale e poi fa gli endorsement.

    Libero si prende lo stesso il finanziamento statale all'editoria politica (organo ufficiale del Partito Monarchico, non di Forza Italia). Libero mi sembra alla stregua dei duri & puri di alcuni dei miei compagni comunisti: blatera contro questo, contro quello, quello è un ladro, quello è un farabutto, eppoi si omologa senza neanche troppe remore entro gli ingranaggi della stessa burocrazia che condanna.

    La morale che si evince è sempre e solo una: un bello sguardo allo specchio della verità ogni mattina, prima del giro di flessioni per tenersi in forma, non guasterebbe nè al corpo, nè all'anima.

  9. #9
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    Predefinito «Niente pareggio E nessun inciucio»

    Metto a dieta lo Stato. Poi faccio le case
    Suggerisco: niente preliminari. Andiamo al sodo. Gianfranco Fini è d'accordo.
    Chi le è piaciuto di più in questa campagna elettorale alla camomilla corretta veleno negli ultimi giorni? «Berlusconi ha confermato di avere una marcia in più, con i soliti difetti e i soliti pregi. Quando è sé stesso, lineare e spontaneo, è efficace e centra l'obiettivo. Perfino gli eccessi, che fanno parte del suo bagaglio, sono funzionali a quanto vuol dire.
    Veltroni ha somministrato miele a piene mani. Il primo cucchiaino è piaciuto. Il secondo meno. Il terzo ha provocato una gran nausea.
    Il socialista Boselli si è comportato seriamente e l'ho ascoltato volentieri. Meriterebbe più del poco che ha. Parlo di percentuale.
    Gli altri non mi hanno impressionato. Pellicola vuota».

    Nessuno ha capito perché Casini non è entrato nel PdL. Lei magari sa qualcosa.
    «Supposizioni. Incompatibilità con il Cavaliere, piccole e antiche ruggini. Eccesso di personalismi. Niente di sostanziale sotto il profilo politico. Azzardo. Se Silvio gli avesse chiesto di fare il candidato premier lui non avrebbe esitato ad accettare, con entusiasmo naturalmente. Ma vedrà che noi ce la caveremo lo stesso, i numeri e le idee ce lo consentono».

    Quali sono le cose a cui Alleanza nazionale non ha rinunciato confluendo nel Popolo della Libertà?
    «I valori di riferimento: l'identità nazionale, la legalità, la giustizia sociale, per citare i fondamentali. Non sono mancate scaramucce periferiche, malumori passeggeri. Gli effetti della presenza di due galli nel pollaio ci sono stati. Ma li abbiamo superati in fretta. Ed ha prevalso l'entusiasmo».

    Ci sono difficoltà a convivere con Umberto Bossi?
    «Ne esistono soltanto nella testa di Veltroni e di Casini. Siamo stati con la Lega cinque anni, dal 2001 al 2006, e non ricordo alcuna minaccia nordista né discussioni prive di sbocco. Il Sud non è mai stato oggetto di attacchi bossiani. Umberto poi ha ragione su parecchi punti: se il Mezzogiorno, anziché essere male assistito, fosse messo in grado di fare da sé troverebbe con l'orgoglio l'energia per recuperare il terreno perduto. E l'Italia con un motore in più decollerebbe. A Veltroni e Casini fa comodo paventare litigi impossibili fra il PdL e la Lega, perché non hanno argomenti più consistenti. I cittadini sono consapevoli: è una polemica pretestuosa, sterile. E non è la sola di questo genere. Recentemente l'ex sindaco di Roma ha lanciato un appello a quelli di An. Ha detto: non siete preoccupati degli schiaffoni rifilati dal vostro partito al Tricolore? Qui se ce n'è uno che prenderà degli schiaffoni, alle urne s'intende, è lui, il segretario del Pd».

    Torniamo al mio amico Casini, che a me è comunque simpatico; se fosse necessario per governare, richiedereste il suo apporto?
    «Mah! La presidenza del Consiglio, in ogni caso, se la sogna. Certo, se fosse d'accordo, si potrebbe vedere di... Ma è un'ipotesi remota. Gli rammenterei quello che lui stesso ha detto e ripetuto in campagna elettorale, e cioè che i patti si fanno prima e non dopo il voto».

    Giuliano Ferrara aiuta o danneggia la vostra politica?
    «La sua è una nobile causa. Ma trasferirne il valore in una lista autonoma è quanto di più riduttivo. Un'ini ziativa sciagurata destinata al fallimento, per giunta, e che dà fiato agli abortisti. I quali vanno condannati per il brutto spettacolo offerto. Gente intollerante, spesso violenta, la stessa che occupa case con la benedizione della sinistra, e non mi riferisco esclusivamente a quella massimalista».

    La strada che ha condotto An a unirsi a Forza Italia è senza ritorno?
    «È stato compiuto il primo passo di un cammino che proseguirà dopo il voto. Tutti insieme formeremo un partito. Però il percorso non sarà brevissimo: bisognerà scrivere lo statuto, i regolamenti. Di sicuro il PdL non è un cartello elettorale».

    Avere imbarcato Rotondi, la Mussolini, i pensionati eccetera è stata una semplificazione o una complicazione?
    «Erano già nella Casa delle Libertà e sono stati assorbiti nel PdL. Quindi non è stata né una forzatura né una complicazione. È evidente che ora è tutto più facile. Si è trattato di fusione spontanea».

    È vero che il vostro programma è simile a quello del Pd?
    «Se si leggono solamente i titoli sì. D'altro canto le emergenze dell'Italia sono note. Se però si va a fondo si scopre presto la diversità: noi siamo credibili, loro no. Per esempio: quando Veltroni sostiene la necessità di diminuire le tasse, Visco applaude. Mentre per due anni non ha fatto che usare il bastone fiscale. Altro esempio: il Pd si dice favorevole alla lotta ai clandestini. E lo dice anche il PdL. Occhio però. Nei cinque anni del nostro governo, il numero dei clandestini è calato. Nei due anni del loro, è aumentato. Chi è più affidabile? Ecco la differenza cui accennavo».

    Lei quale incarico avrà se vincerete le elezioni?
    «Mi hanno insegnato che prima conviene vincere la partita, poi si dibatte nello spogliatoio. A queste faccende ci dedicheremo a tempo opportuno».
    Nell'eventualità di un pareggio, sarà inciucio, larga intesa o roba così?
    «Escludo il pareggio. A sognare lo stallo sono i nostri avversari, forse anche i centristi. Ma è appunto un sogno. I cittadini non sono stupidi, non buttano al vento il voto e preferiscono scegliere chi ha concretamente la possibilità di governare».

    Cosa ha portato di nuovo Veltroni?
    «Mi faccia pensare. Dunque... Vediamo un po'... Macché, non vedo niente a parte il colore del pullman, il verde. Già, siamo al verde».

    L'amministrazione pubblica è fonte di sprechi assurdi, idem il sistema politico-istituzionale. Ricetta? «Intanto non bisogna comportarsi come Rutelli che, una consulenza onerosa di qua, una di là, ha prosciugato capitali. Eliminare viaggi, spese di rappresentanza. Ridurre il numero di quelli che campano di politica: parlamentari, consiglieri con relative segretarie, autisti eccetera. Bloccare le assunzioni negli enti. O meglio: se dieci impiegati vanno in pensione, se ne rimpiazzino solo due. Dieci anni di questa dieta e si dimezzano i costi. Scordavo: chiudere gli uffici inutili. Chiudere le province. Un lavoro pazzesco, impopolare, ma indispensabile».

    Fra mutui insostenibili e affitti di mercato, molte famiglie spendono la metà del loro reddito. Se avessero una casa a pigione sociale non avrebbero il cosiddetto dramma della quarta settimana. Che fare? «Proponiamo una riedizione, aggiornata e corretta, del piano Fanfani per l'edilizia popolare accessibile a chi non ha mezzi per acquistare un appartamento né per affittarlo. Lo si realizzò nell'immediato dopoguerra, quando non c'era il becco di un quattrino, lo si può realizzare adesso, a maggior ragione, che non siamo affatto ricchi ma nemmeno poveri in canna come allora».

    L'euro è stato una fregatura o ci ha agevolati?
    «Tutto sommato sarebbe stato peggio non averlo. Però paghiamo alcune leggerezze: le monete al posto delle banconote hanno determinato meccanismi psicologici di sottovalutazione della divisa e un aumento dei prezzi».

    Parliamo di Daniela Santanchè o passiamo ad altro?
    «La Santanchè va giudicata a telecamere spente. Come le spegni, si spegne anche lei, scompare. Storace invece se non altro ha una storia. Mentre Daniela posava in décolleté per fare calendari, lui lavorava per il partito. A ciascuno il suo».

    Quali sono gli errori in cui si ripromette di non cadere nella prossima legislatura?
    «Tanti. Il più grave: anteporre l'orgo glio all'interesse comune della coalizione. È un peccato diffuso. Mi impegno a non cascarci più. Mi aspetto da altri il medesimo sforzo».

    di VITTORIO FELTRI su www.libero-news.it di oggi

    saluti

  10. #10
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    Predefinito Avremo i ministri di Interno....

    ....e Lavoro

    Venerdì notte. Bossi ha appena concluso la campagna elettorale con due comizi. Il primo a Milano, in Largo Cairoli, e il secondo alla Fiera Nuova di Bergamo, in via Lunga. Nell'ultimo caso, per ascoltarlo sono arrivati in 4mila. Molti non sono riusciti a entrare nella sala congressi. Troppa gente. Si sono dovuti accontentare di vedere l'Umberto sui maxischermi nei corridoi. «Siete bellissimi, grazie Bergamo», ha detto Bossi, «noi ce la faremo, e vedrete che sarà una grande vittoria». Il leader leghista accetta di parlare con Libero in un ristorante di Stezzano, alle porte della città. Al suo tavolo sono seduti anche il figlio Renzo («si è trasferito qui vicino, a Curno, è in un posto che è come casa») e la fedelissima Rosi Mauro. E poi ex ministri, parlamentari, dirigenti locali. Ecco Roberto Castelli, Giacomo Stucchi, Ettore Pirovano, Carolina Lussana, Cristian Invernizzi, Silvia Lanzani. Il Senatur ha la cravatta verde e una camicia azzurra. La giacca è abbandonata sullo schienale della sedia. Ha appena cominciato a sbocconcellare una focaccia, i militanti arrivano alla spicciolata. Per Bossi è stata una campagna elettorale vecchia maniera, con gli stessi ritmi massacranti di quando il fisico non faceva i capricci. Non si è risparmiato, girando fino a tre città al giorno. Magari non ha fatto discorsi-fiume, ma ha sfoderato la grinta di un tempo.
    A Milano ha promesso: «Se diventerò ministro vi farò un bel regalo. Io e Tremonti vi faremo un bel regalo, ma non posso ancora dirvi cosa».
    E da Bergamo: «Noi non vogliamo Roma padrona, il Nord non vuole più pagare per tutti, essere schiavizzato. E dal Nord arriverà la risposta, avremo una Lega forte e attueremo i nostri programmi, ancora più ricchi di quello che adesso è scritto sulla carta».
    Il Senatur racconta: «L'altra sera ero a Treviso: anche lì ho visto molto entusiasmo. Tutti hanno le palle piene del centralismo romano. Non vogliamo più essere schiavi».

    Bossi, che aria tira?
    «Si vince. C'è l'aria dei vecchi tempi. Prenderemo un sacco di voti».

    Questa volta non c'è più l'Udc, che Berlusconi ha definito «spina nel fianco». In caso di vittoria crede che ci saranno meno litigi?
    «Speriamo di sì».

    Però lei ha detto che prima o poi Pier Ferdinando Casini tornerà col centrodestra...
    «Quelli lì non sono mica scemi, anzi».

    Potrebbero salire sul carro del vincitore?
    «Dico che non sono scemi davvero».
    Con la mano destra, mima uno slalom. Come dire: i democristiani stanno un po' di qua e un po' di là. Poi aggiunge: «In ogni caso penso di sì, potrebbero tornare perché mi sembra abbiano già un po' di nostalgia».

    È davvero convinto di vincere a mani basse?
    «Sì. La Lega andrà molto bene. Veltroni dice di essere la novità, ma se si vota lui si vota anche per Prodi. Voti uno prendi due».

    Però si continua a parlare di larghe intese, di Veltrusconi, di inciucio...
    «Massì, son tutte cose che non esistono. E poi la Lega non ci starebbe mai».

    In molti tifano per il pareggio, che a Palazzo Madama non è un'ipotesi così remota. Ci si è messo pure un editoriale del Corriere...
    «Ripeto: son tutte cose che non esistono. La Lega prenderà tanti voti. Noi siamo troppo forti in Piemonte, Lombardia, Veneto... In tutto il Nord. Avremo un bel po' di senatori in più. Non ci saranno problemi per noi. Gli altri dicano pure quello che vogliono, ma noi governeremo senza problemi».

    E farete subito il federalismo fiscale. Lei continua a ripeterlo.
    «Certo. Il federalismo fiscale è la prima cosa che faremo. Non è possibile che i nostri sindaci debbano andare a Roma col cappello in mano per chiedere i quattrini. Vogliamo il federalismo fiscale come votato dalla Regione Lombardia e poi portato a Prodi. Ma lui l'ha cestinato. Del resto non poteva che essere così. Siamo qui a dover elemosinare a Roma i soldi. Il federalismo lo devo fare io, lo dobbiamo fare noi, mica il fürmagel di Reggio Emilia»...

    ... cioè il "venditore di formaggi" Romano Prodi. E poi?
    «È importante avere tanti voti. Se avremo tanti parlamentari potremo fare ciò che vogliamo».

    Lei ha parlato di carovita, dicendo che è tutta colpa di Roma ladrona.
    «Certo che è colpa di Roma ladrona! Troppe tasse. Gli anziani non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Mi dicono che sono in aumento i furti nei supermercati da parte di persone che hanno più di sessant'anni. Sa cosa fanno? Rubano pane e carne per poter mangiare. Quelli di sinistra si devono vergognare perché non si sono accorti di niente. Non hanno pensato di distribuire pane e latte ai poveri vecchi. Sono dei farabutti e la Lega non sopporta cose del genere. Se saremo costretti andremo noi a comprare il pane e il latte per i più poveri».

    Insiste con Roma ladrona.
    «Ma mica ce l'abbiamo con i romani! A Roma stanno attaccando i manifesti con la mia faccia e quella di Tremonti con scritto: "Sono nemici di Roma". Io sono amico del Nord e attacco i palazzi del potere. Roma ladrona è quella roba lì. Poi ha visto? Abbiamo il Viminale che non è capace neanche di stampare schede elettorali decenti. Ma in che Paese siamo?».

    I suoi elettori vogliono un giro di vite sull'im migrazione. Le hanno chiesto di trasformare la legge "Bossi-Fini" in legge "Bossi-Bossi".
    «Gli extracomunitari che arrivano qui devono avere un lavoro e una casa, altrimenti aumentano le fila della criminalità. Noi siamo per la gente onesta, quella che ha voglia di lavorare, anche se è straniera. Ma deve dimostrare di avere le carte in regola».

    Lei ha detto: «A ottobre, quando ci saranno le regionali in Lombardia, vogliamo che sia votato presidente un uomo della Lega».
    «Confermo. È giusto così». Ma ha già un accordo con Berlusconi? «No, ma è nella logica. Ora tocca a noi».

    Chi candiderete?
    «Roberto Castelli».

    Mesi fa circolava pure il suo nome...
    «No, no...».

    Dipendesse da lei, cosa sceglierebbe tra il ministero delle Riforme e il Pirellone?
    «Al massimo farò il ministro per le Riforme».

    Ma a questo proposito Berlusconi ha detto quella cosa sulla sua salute....
    «Berlusconi è uno che con noi ha sempre mantenuto la parola. Ora gli è saltato in mente che sono malato. Va beh, a volte capita in campagna elettorale... Si perde il filo e si dicono cose che non si pensano. Io sto benissimo».

    Lei sta benissimo e quindi prenota le Riforme. «Adesso vediamo...».

    Permetta la domanda personale: ma chi glielo fa fare? Guidare un ministero è un lavoraccio. Soprattutto se si è leghisti e si decide di maneggiare le Riforme....
    «Sia chiara una cosa: non ho creato la Lega per avere le poltrone. Ho fatto la Lega per avere il cambiamento e per la libertà della Padania. Ma se mi chiederanno di fare il ministro accetterò. E sa perché accetterò? Perché ci credo. Credo in quello che faccio».

    Ricapitoliamo la squadra: lei alle Riforme mentre Rosi Mauro in pole per il Lavoro. L'azzurro Tremonti vi va benissimo all'Economia. E Maroni è l'uomo giusto per il Viminale.
    «Sta dicendo tutto lei».
    Beh, i nomi di Rosi Mauro e di Roberto Maroni li ha fatti lei in questi giorni. E il vostro feeling con Tremonti non è un mistero.

    «Mica ci sono solo loro. Nella Lega molti hanno le capacità per fare il ministro. C'è anche Castelli per esempio».

    Sì, ma Castelli è destinato alla Lombardia.
    «Può fare il ministro e poi candidarsi. Non vedo il problema».

    A proposito di regioni. In Veneto, l'azzurro Galan sta sponsorizzando il progetto di euroregione unendo Friuli Venezia Giulia, Veneto, Slovenia e Carinzia. La Lega che ne dice?
    «Non si può cercare di dividere il Veneto dalla Lombardia. Non si può pensare una cosa del genere. Il Nord non si può dividere».

    Intervista di Matteo Pandini su www.Libero-news.it di oggi

    saluti

 

 
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