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Discussione: Italia Dei Valori

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    Predefinito Italia Dei Valori

    Per chi ancora fosse indeciso voglio ricordare una frase illuminante di Berlusconi "DI PIETRO MI FA ORRORE". Questa frase mi ha tolto ogni dubbio. Significa semplicemente che Di Pietro è l'antidoto al veleno. Votare un uomo che ha avuto il coraggio di battersi contro un potere politico mafioso e corrotto significa anche rendere onore a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due magistrati che hanno fatto il loro dovere fino in fondo e a costo della vita. Il non voto è solo un ENORME FAVORE per il centro destra perchè a non votare saranno soprattutto coloro che sono stati delusi dal centro sinistra. Diamo più potere alle persone oneste, in modo che possano avere più voce in capitolo all'interno della coalizione e difendere la nostra povera Patria dall'invasione dei sostenitori di Bush.

    Riporto le motivazioni di voto di Marco Travaglio, Peter Gomeze e spero di milioni di italiani...

    Con Di Pietro, per fare il guastafeste

    Due anni fa votai per l’Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro, che tra le altre cose non candida né condannati né inquisiti.

    Conosco le obiezioni dei critici: la gestione padronale e personalistica del partito, da cui molti si sono allontanati; la caduta di stile di far prendere al partito una sede in affitto in uno stabile di proprietà dello stesso Di Pietro; la candidatura di personaggi come Sergio De Gregorio e Federica Rossi Gasparrini, puntualmente usciti dall’Idv dopo pochi mesi dall’elezione; l’adesione di Di Pietro, come ministro delle Infrastrutture, al progetto del Tav per le merci in Valsusa (sia pure dialogando con le popolazioni e discutendo di un possibile nuovo tracciato, alternativo al famigerato «buco» da 54 km a Venaus); la decisione di non chiudere la società Stretto di Messina, pur con la contrarietà ribadita al progetto del ponte; il no alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 (secondo me sacrosanto, visto che le commissioni parlamentari in Italia servono a confondere le acque e a ostacolare le indagini della magistratura; ma maldestramente motivato con la richiesta di indagare anche sulle violenze dei black bloc, quasi che il parlamento dovesse occuparsi dei reati dei cittadini comuni).

    Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l’astensione - da cui sono stato a lungo tentato - finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri.

    A convincermi a votare per l’Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d’informazione. Ne cito alcuni. C’è Beppe Giulietti, animatore dell’associazione Articolo 21 contro ogni censura ed epurazione, dunque scaricato dal Pd che gli ha preferito addirittura Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed ex vicepremier di Berlusconi, come responsabile per l’Informazione: quel Follini che ha votato tutte le leggi vergogna, compresa la Gasparri che è il principale ostacolo alla libertà d’informazione.
    C’è Pancho Pardi, che ho incontrato la prima volta al Palavobis, poi in tutti i girotondi e che mi auguro di reincontrare quando - se, come temo, rivincerà Berlusconi - ci toccherà tornare in piazza.
    C’è la baronessa Teresa Cordopatri, simbolo della lotta alla ’ndrangheta in Calabria.
    C’è, a Napoli, un sindaco anticamorra come Franco Barbato, che ha militato nel progetto di lista civica nazionale insieme a tanti altri amici.
    C’è Leoluca Orlando, che in quanto ad antimafia non teme confronti.
    Non ci sono, in compenso, alcuni personaggi discutibili che si erano avvicinati all’Idv, e che sono stati respinti o non ricandidati. E poi ci sarebbero anche Beppe Lumia e Nando Dalla Chiesa, ai quali Di Pietro aveva offerto un posto nella sua lista in Sicilia dopo l’estromissione (nel primo caso provvisoria, nel secondo definitiva) da quelle del Pd, che in compenso ospitano elementi come Mirello Crisafulli, l’amico del boss di Enna: alla fine, grazie anche all’Idv, Lumia è rientrato nel Pd, mentre Nando ha rispettabilmente deciso di declinare l’offerta.

    E poi c’è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare - da ministro e da leader di partito - una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra. No all’indulto extralarge salva-Previti, salva-furbetti, salva-corrotti e salva-mafiosi. No al segreto di Stato e al ricorso alla Consulta sul sequestro Abu Omar contro i giudici di Milano. No alla depenalizzazione strisciante della bancarotta tentata da qualche ministro furbetto. No agli attacchi contro De Magistris e Forleo. No al salvataggio di Previti alla Camera (il deputato Idv Belisario, per un anno e mezzo, è stato il solo con il Pdci a chiedere la cacciata del pregiudicato berlusconiano, mentre gli altri facevano i pesci in barile). No al salvataggio di D’Alema e Latorre da parte della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (lì il dipietrista Palomba s’è pronunciato per autorizzare le intercettazioni Unipol-Antonveneta-Rcs, senza se e senza ma). No all’inciucio mastelliano sulla controriforma dell’ordinamento giudiziario e a tutte le altre porcate del cosiddetto ministro della Giustizia ceppalonico. No all’inciucio in commissione Affari costituzionali per la legge-truffa di Franceschini e Violante sul conflitto d’interessi (anche qui, solo il Pdci con Licandro e l’allora Ds Giulietti han tenuto botta con l’Idv). No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche e no - dopo un’iniziale esitazione alla Camera - alla legge-bavaglio di Mastella & C. contro la pubblicazione delle intercettazioni e degli altri atti d’indagine fino al processo. No all’aumento del finanziamento pubblico dei partiti e al colpo di mano tentato in tal senso dai tesorieri di tutti i partiti (tranne quelli dell’Idv, Silvana Mura, e della Rosa nel pugno, Fabrizio Turco). No al comma Fuda che assicurava la prescrizione agli amministratori pubblici indagati dalla Corte dei conti per infrazioni contabili.

    Come ministro delle Infrastrutture, poi, Di Pietro ha bonificato quel lombrosario che era prima il vertice dell’Anas, cacciando gli inquisiti e i condannati e denunciando i responsabili di certi ammanchi. Ha razionalizzato la miriade di progetti faraonici ereditati da Lunardi, concentrando le poche risorse disponibili su alcune opere davvero necessarie. E, in campagna elettorale, è stato il solo a dire papale papale che Rete 4 deve andare sul satellite e che bisogna applicare immediatamente la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia europea di Lussemburgo che, dichiarando illegittime le proroghe concesse a Mediaset dal 1999, privano da nove anni Europa 7 di Francesco Di Stefano delle frequenze necessarie per trasmettere.

    Infine, last but not least: sia che vinca Berlusconi sia che Pdl e Pd arrivino al pareggio e magari tentino un bel governissimo di larghe intese, mi auguro che arrivi in parlamento una pattuglia di guastatori capaci di fare opposizione con fermezza e competenza sui due temi cruciali, la libertà d’informazione e la giustizia uguale per tutti. Di gente così ce n’era anche nel Pd, ma è stata scientificamente eliminata con una specie di pulizia etnica. Ricordiamoci quel che accadde nel 2001, quando l’Idv mancò il quorum per un soffio: l’unica vera opposizione al regime berlusconiano non era in parlamento (a parte i cani sciolti alla Dalla Chiesa e alla De Zulueta, ora scomparsi dalle liste), ma in piazza. Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro, è meglio per tutti.

    (Da MicroMega n°2/2008, in edicola dal 25 marzo 2008)

    Un voto contro

    Andrò a votare e voterò Italia dei valori. Nel momento in cui Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri escono allo scoperto e, pur di avere la maggioranza al senato, non esitano ad elogiare l'omertà del boss Vittorio Mangano penso che sia necessario dare forza a chi dice chiaramente di no alla mafia. Arrivati a questo punto astenersi non serve. Ci sono mille ragioni per non condividere tutto il programma, tutti i comportamenti e tutti i pensieri del candidato premier Walter Veltroni, sostenuto da Antonio Di Pietro, ma è evidente che Veltroni e Berlusconi non sono la stessa cosa.

    Certo alcune delle candidature del Pd lasciano molto a desiderare (per usare un eufemismo), ma percentualmente le liste del centrosinistra sono molto meglio di quelle del centrodestra. Ad ogni Mirello Crisafulli presente da questa parte, dall'altra ve ne sono almeno cinque. E in ogni caso scegliere nel centrosinistra gli aspiranti parlamentari dell'IdV un risultato lo porta: qualunque sia l'esisto delle elezioni avremo a Montecitorio e Palazzo Madama una pattuglia di uomini e donne pronti a battersi per la legge sul conflitto d'interessi, per l'antiracket, per la lotta alla corruzione. Inoltre se vincerà il centrosinistra o se la sconfitta sarà di misura, con tutta probabilità si tornerà alle urne non appena verrà approvata una nuova legge elettorale. Se invece la vittoria di Berlusconi sarà larga al voto si tornerà tra cinque anni.

    Invito tutti quindi a pensare che cosa è accaduto tra il 2001 e il 2006 quando il nostro Paese è corso a grandi passi verso il regime con i servizi segreti che spiavano giornalisti e magistrati, con le epurazioni e le censure in Rai, con la grande stampa internazionale che ogni giorno metteva alla berlina l'Italia e il suo esecutivo. Non c'è una sola ragione per pensare che la prossima volta andrà diversamente. Berlusconi, del resto, nelle scorse settimane è stato chiaro: vuole reintrodurre l'immunità parlamentare, vietare le intercettazioni telefoniche, mettere nuovamente e più a fondo le mani sulla tv pubblica. Evitare tutto questo penso che sia un preciso dovere di chi ha a cuore la libertà.

    Voterò, insomma, e il mio non sarà un voto per Veltroni, ma un voto contro Berlusconi. O se preferite un voto turandosi il naso. Ma in maniera ponderata, convinta, consapevole.

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da super85 Visualizza Messaggio
    Per chi ancora fosse indeciso voglio ricordare una frase illuminante di Berlusconi "DI PIETRO MI FA ORRORE". Questa frase mi ha tolto ogni dubbio. Significa semplicemente che Di Pietro è l'antidoto al veleno. Votare un uomo che ha avuto il coraggio di battersi contro un potere politico mafioso e corrotto significa anche rendere onore a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due magistrati che hanno fatto il loro dovere fino in fondo e a costo della vita. Il non voto è solo un ENORME FAVORE per il centro destra perchè a non votare saranno soprattutto coloro che sono stati delusi dal centro sinistra. Diamo più potere alle persone oneste, in modo che possano avere più voce in capitolo all'interno della coalizione e difendere la nostra povera Patria dall'invasione dei sostenitori di Bush.

    Riporto le motivazioni di voto di Marco Travaglio, Peter Gomeze e spero di milioni di italiani...

    Con Di Pietro, per fare il guastafeste

    Due anni fa votai per l’Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro, che tra le altre cose non candida né condannati né inquisiti.

    Conosco le obiezioni dei critici: la gestione padronale e personalistica del partito, da cui molti si sono allontanati; la caduta di stile di far prendere al partito una sede in affitto in uno stabile di proprietà dello stesso Di Pietro; la candidatura di personaggi come Sergio De Gregorio e Federica Rossi Gasparrini, puntualmente usciti dall’Idv dopo pochi mesi dall’elezione; l’adesione di Di Pietro, come ministro delle Infrastrutture, al progetto del Tav per le merci in Valsusa (sia pure dialogando con le popolazioni e discutendo di un possibile nuovo tracciato, alternativo al famigerato «buco» da 54 km a Venaus); la decisione di non chiudere la società Stretto di Messina, pur con la contrarietà ribadita al progetto del ponte; il no alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 (secondo me sacrosanto, visto che le commissioni parlamentari in Italia servono a confondere le acque e a ostacolare le indagini della magistratura; ma maldestramente motivato con la richiesta di indagare anche sulle violenze dei black bloc, quasi che il parlamento dovesse occuparsi dei reati dei cittadini comuni).

    Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l’astensione - da cui sono stato a lungo tentato - finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri.

    A convincermi a votare per l’Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d’informazione. Ne cito alcuni. C’è Beppe Giulietti, animatore dell’associazione Articolo 21 contro ogni censura ed epurazione, dunque scaricato dal Pd che gli ha preferito addirittura Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed ex vicepremier di Berlusconi, come responsabile per l’Informazione: quel Follini che ha votato tutte le leggi vergogna, compresa la Gasparri che è il principale ostacolo alla libertà d’informazione.
    C’è Pancho Pardi, che ho incontrato la prima volta al Palavobis, poi in tutti i girotondi e che mi auguro di reincontrare quando - se, come temo, rivincerà Berlusconi - ci toccherà tornare in piazza.
    C’è la baronessa Teresa Cordopatri, simbolo della lotta alla ’ndrangheta in Calabria.
    C’è, a Napoli, un sindaco anticamorra come Franco Barbato, che ha militato nel progetto di lista civica nazionale insieme a tanti altri amici.
    C’è Leoluca Orlando, che in quanto ad antimafia non teme confronti.
    Non ci sono, in compenso, alcuni personaggi discutibili che si erano avvicinati all’Idv, e che sono stati respinti o non ricandidati. E poi ci sarebbero anche Beppe Lumia e Nando Dalla Chiesa, ai quali Di Pietro aveva offerto un posto nella sua lista in Sicilia dopo l’estromissione (nel primo caso provvisoria, nel secondo definitiva) da quelle del Pd, che in compenso ospitano elementi come Mirello Crisafulli, l’amico del boss di Enna: alla fine, grazie anche all’Idv, Lumia è rientrato nel Pd, mentre Nando ha rispettabilmente deciso di declinare l’offerta.

    E poi c’è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare - da ministro e da leader di partito - una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra. No all’indulto extralarge salva-Previti, salva-furbetti, salva-corrotti e salva-mafiosi. No al segreto di Stato e al ricorso alla Consulta sul sequestro Abu Omar contro i giudici di Milano. No alla depenalizzazione strisciante della bancarotta tentata da qualche ministro furbetto. No agli attacchi contro De Magistris e Forleo. No al salvataggio di Previti alla Camera (il deputato Idv Belisario, per un anno e mezzo, è stato il solo con il Pdci a chiedere la cacciata del pregiudicato berlusconiano, mentre gli altri facevano i pesci in barile). No al salvataggio di D’Alema e Latorre da parte della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (lì il dipietrista Palomba s’è pronunciato per autorizzare le intercettazioni Unipol-Antonveneta-Rcs, senza se e senza ma). No all’inciucio mastelliano sulla controriforma dell’ordinamento giudiziario e a tutte le altre porcate del cosiddetto ministro della Giustizia ceppalonico. No all’inciucio in commissione Affari costituzionali per la legge-truffa di Franceschini e Violante sul conflitto d’interessi (anche qui, solo il Pdci con Licandro e l’allora Ds Giulietti han tenuto botta con l’Idv). No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche e no - dopo un’iniziale esitazione alla Camera - alla legge-bavaglio di Mastella & C. contro la pubblicazione delle intercettazioni e degli altri atti d’indagine fino al processo. No all’aumento del finanziamento pubblico dei partiti e al colpo di mano tentato in tal senso dai tesorieri di tutti i partiti (tranne quelli dell’Idv, Silvana Mura, e della Rosa nel pugno, Fabrizio Turco). No al comma Fuda che assicurava la prescrizione agli amministratori pubblici indagati dalla Corte dei conti per infrazioni contabili.

    Come ministro delle Infrastrutture, poi, Di Pietro ha bonificato quel lombrosario che era prima il vertice dell’Anas, cacciando gli inquisiti e i condannati e denunciando i responsabili di certi ammanchi. Ha razionalizzato la miriade di progetti faraonici ereditati da Lunardi, concentrando le poche risorse disponibili su alcune opere davvero necessarie. E, in campagna elettorale, è stato il solo a dire papale papale che Rete 4 deve andare sul satellite e che bisogna applicare immediatamente la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia europea di Lussemburgo che, dichiarando illegittime le proroghe concesse a Mediaset dal 1999, privano da nove anni Europa 7 di Francesco Di Stefano delle frequenze necessarie per trasmettere.

    Infine, last but not least: sia che vinca Berlusconi sia che Pdl e Pd arrivino al pareggio e magari tentino un bel governissimo di larghe intese, mi auguro che arrivi in parlamento una pattuglia di guastatori capaci di fare opposizione con fermezza e competenza sui due temi cruciali, la libertà d’informazione e la giustizia uguale per tutti. Di gente così ce n’era anche nel Pd, ma è stata scientificamente eliminata con una specie di pulizia etnica. Ricordiamoci quel che accadde nel 2001, quando l’Idv mancò il quorum per un soffio: l’unica vera opposizione al regime berlusconiano non era in parlamento (a parte i cani sciolti alla Dalla Chiesa e alla De Zulueta, ora scomparsi dalle liste), ma in piazza. Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro, è meglio per tutti.

    (Da MicroMega n°2/2008, in edicola dal 25 marzo 2008)

    Un voto contro

    Andrò a votare e voterò Italia dei valori. Nel momento in cui Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri escono allo scoperto e, pur di avere la maggioranza al senato, non esitano ad elogiare l'omertà del boss Vittorio Mangano penso che sia necessario dare forza a chi dice chiaramente di no alla mafia. Arrivati a questo punto astenersi non serve. Ci sono mille ragioni per non condividere tutto il programma, tutti i comportamenti e tutti i pensieri del candidato premier Walter Veltroni, sostenuto da Antonio Di Pietro, ma è evidente che Veltroni e Berlusconi non sono la stessa cosa.

    Certo alcune delle candidature del Pd lasciano molto a desiderare (per usare un eufemismo), ma percentualmente le liste del centrosinistra sono molto meglio di quelle del centrodestra. Ad ogni Mirello Crisafulli presente da questa parte, dall'altra ve ne sono almeno cinque. E in ogni caso scegliere nel centrosinistra gli aspiranti parlamentari dell'IdV un risultato lo porta: qualunque sia l'esisto delle elezioni avremo a Montecitorio e Palazzo Madama una pattuglia di uomini e donne pronti a battersi per la legge sul conflitto d'interessi, per l'antiracket, per la lotta alla corruzione. Inoltre se vincerà il centrosinistra o se la sconfitta sarà di misura, con tutta probabilità si tornerà alle urne non appena verrà approvata una nuova legge elettorale. Se invece la vittoria di Berlusconi sarà larga al voto si tornerà tra cinque anni.

    Invito tutti quindi a pensare che cosa è accaduto tra il 2001 e il 2006 quando il nostro Paese è corso a grandi passi verso il regime con i servizi segreti che spiavano giornalisti e magistrati, con le epurazioni e le censure in Rai, con la grande stampa internazionale che ogni giorno metteva alla berlina l'Italia e il suo esecutivo. Non c'è una sola ragione per pensare che la prossima volta andrà diversamente. Berlusconi, del resto, nelle scorse settimane è stato chiaro: vuole reintrodurre l'immunità parlamentare, vietare le intercettazioni telefoniche, mettere nuovamente e più a fondo le mani sulla tv pubblica. Evitare tutto questo penso che sia un preciso dovere di chi ha a cuore la libertà.

    Voterò, insomma, e il mio non sarà un voto per Veltroni, ma un voto contro Berlusconi. O se preferite un voto turandosi il naso. Ma in maniera ponderata, convinta, consapevole.

  3. #3
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    Per chi ancora fosse indeciso voglio ricordare una frase illuminante di Berlusconi "DI PIETRO MI FA ORRORE". Questa frase mi ha tolto ogni dubbio. Significa semplicemente che Di Pietro è l'antidoto al veleno. Votare un uomo che ha avuto il coraggio di battersi contro un potere politico mafioso e corrotto significa anche rendere onore a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due magistrati che hanno fatto il loro dovere fino in fondo e a costo della vita. Il non voto è solo un ENORME FAVORE per il centro destra perchè a non votare saranno soprattutto coloro che sono stati delusi dal centro sinistra. Diamo più potere alle persone oneste, in modo che possano avere più voce in capitolo all'interno della coalizione e difendere la nostra povera Patria dall'invasione dei sostenitori di Bush.

    Riporto le motivazioni di voto di Marco Travaglio, Peter Gomeze e spero di milioni di italiani...

    Con Di Pietro, per fare il guastafeste

    Due anni fa votai per l’Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro, che tra le altre cose non candida né condannati né inquisiti.

    Conosco le obiezioni dei critici: la gestione padronale e personalistica del partito, da cui molti si sono allontanati; la caduta di stile di far prendere al partito una sede in affitto in uno stabile di proprietà dello stesso Di Pietro; la candidatura di personaggi come Sergio De Gregorio e Federica Rossi Gasparrini, puntualmente usciti dall’Idv dopo pochi mesi dall’elezione; l’adesione di Di Pietro, come ministro delle Infrastrutture, al progetto del Tav per le merci in Valsusa (sia pure dialogando con le popolazioni e discutendo di un possibile nuovo tracciato, alternativo al famigerato «buco» da 54 km a Venaus); la decisione di non chiudere la società Stretto di Messina, pur con la contrarietà ribadita al progetto del ponte; il no alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 (secondo me sacrosanto, visto che le commissioni parlamentari in Italia servono a confondere le acque e a ostacolare le indagini della magistratura; ma maldestramente motivato con la richiesta di indagare anche sulle violenze dei black bloc, quasi che il parlamento dovesse occuparsi dei reati dei cittadini comuni).

    Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l’astensione - da cui sono stato a lungo tentato - finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri.

    A convincermi a votare per l’Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d’informazione. Ne cito alcuni. C’è Beppe Giulietti, animatore dell’associazione Articolo 21 contro ogni censura ed epurazione, dunque scaricato dal Pd che gli ha preferito addirittura Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed ex vicepremier di Berlusconi, come responsabile per l’Informazione: quel Follini che ha votato tutte le leggi vergogna, compresa la Gasparri che è il principale ostacolo alla libertà d’informazione.
    C’è Pancho Pardi, che ho incontrato la prima volta al Palavobis, poi in tutti i girotondi e che mi auguro di reincontrare quando - se, come temo, rivincerà Berlusconi - ci toccherà tornare in piazza.
    C’è la baronessa Teresa Cordopatri, simbolo della lotta alla ’ndrangheta in Calabria.
    C’è, a Napoli, un sindaco anticamorra come Franco Barbato, che ha militato nel progetto di lista civica nazionale insieme a tanti altri amici.
    C’è Leoluca Orlando, che in quanto ad antimafia non teme confronti.
    Non ci sono, in compenso, alcuni personaggi discutibili che si erano avvicinati all’Idv, e che sono stati respinti o non ricandidati. E poi ci sarebbero anche Beppe Lumia e Nando Dalla Chiesa, ai quali Di Pietro aveva offerto un posto nella sua lista in Sicilia dopo l’estromissione (nel primo caso provvisoria, nel secondo definitiva) da quelle del Pd, che in compenso ospitano elementi come Mirello Crisafulli, l’amico del boss di Enna: alla fine, grazie anche all’Idv, Lumia è rientrato nel Pd, mentre Nando ha rispettabilmente deciso di declinare l’offerta.

    E poi c’è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare - da ministro e da leader di partito - una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra. No all’indulto extralarge salva-Previti, salva-furbetti, salva-corrotti e salva-mafiosi. No al segreto di Stato e al ricorso alla Consulta sul sequestro Abu Omar contro i giudici di Milano. No alla depenalizzazione strisciante della bancarotta tentata da qualche ministro furbetto. No agli attacchi contro De Magistris e Forleo. No al salvataggio di Previti alla Camera (il deputato Idv Belisario, per un anno e mezzo, è stato il solo con il Pdci a chiedere la cacciata del pregiudicato berlusconiano, mentre gli altri facevano i pesci in barile). No al salvataggio di D’Alema e Latorre da parte della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (lì il dipietrista Palomba s’è pronunciato per autorizzare le intercettazioni Unipol-Antonveneta-Rcs, senza se e senza ma). No all’inciucio mastelliano sulla controriforma dell’ordinamento giudiziario e a tutte le altre porcate del cosiddetto ministro della Giustizia ceppalonico. No all’inciucio in commissione Affari costituzionali per la legge-truffa di Franceschini e Violante sul conflitto d’interessi (anche qui, solo il Pdci con Licandro e l’allora Ds Giulietti han tenuto botta con l’Idv). No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche e no - dopo un’iniziale esitazione alla Camera - alla legge-bavaglio di Mastella & C. contro la pubblicazione delle intercettazioni e degli altri atti d’indagine fino al processo. No all’aumento del finanziamento pubblico dei partiti e al colpo di mano tentato in tal senso dai tesorieri di tutti i partiti (tranne quelli dell’Idv, Silvana Mura, e della Rosa nel pugno, Fabrizio Turco). No al comma Fuda che assicurava la prescrizione agli amministratori pubblici indagati dalla Corte dei conti per infrazioni contabili.

    Come ministro delle Infrastrutture, poi, Di Pietro ha bonificato quel lombrosario che era prima il vertice dell’Anas, cacciando gli inquisiti e i condannati e denunciando i responsabili di certi ammanchi. Ha razionalizzato la miriade di progetti faraonici ereditati da Lunardi, concentrando le poche risorse disponibili su alcune opere davvero necessarie. E, in campagna elettorale, è stato il solo a dire papale papale che Rete 4 deve andare sul satellite e che bisogna applicare immediatamente la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia europea di Lussemburgo che, dichiarando illegittime le proroghe concesse a Mediaset dal 1999, privano da nove anni Europa 7 di Francesco Di Stefano delle frequenze necessarie per trasmettere.

    Infine, last but not least: sia che vinca Berlusconi sia che Pdl e Pd arrivino al pareggio e magari tentino un bel governissimo di larghe intese, mi auguro che arrivi in parlamento una pattuglia di guastatori capaci di fare opposizione con fermezza e competenza sui due temi cruciali, la libertà d’informazione e la giustizia uguale per tutti. Di gente così ce n’era anche nel Pd, ma è stata scientificamente eliminata con una specie di pulizia etnica. Ricordiamoci quel che accadde nel 2001, quando l’Idv mancò il quorum per un soffio: l’unica vera opposizione al regime berlusconiano non era in parlamento (a parte i cani sciolti alla Dalla Chiesa e alla De Zulueta, ora scomparsi dalle liste), ma in piazza. Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro, è meglio per tutti.

    (Da MicroMega n°2/2008, in edicola dal 25 marzo 2008)

    Un voto contro

    Andrò a votare e voterò Italia dei valori. Nel momento in cui Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri escono allo scoperto e, pur di avere la maggioranza al senato, non esitano ad elogiare l'omertà del boss Vittorio Mangano penso che sia necessario dare forza a chi dice chiaramente di no alla mafia. Arrivati a questo punto astenersi non serve. Ci sono mille ragioni per non condividere tutto il programma, tutti i comportamenti e tutti i pensieri del candidato premier Walter Veltroni, sostenuto da Antonio Di Pietro, ma è evidente che Veltroni e Berlusconi non sono la stessa cosa.

    Certo alcune delle candidature del Pd lasciano molto a desiderare (per usare un eufemismo), ma percentualmente le liste del centrosinistra sono molto meglio di quelle del centrodestra. Ad ogni Mirello Crisafulli presente da questa parte, dall'altra ve ne sono almeno cinque. E in ogni caso scegliere nel centrosinistra gli aspiranti parlamentari dell'IdV un risultato lo porta: qualunque sia l'esisto delle elezioni avremo a Montecitorio e Palazzo Madama una pattuglia di uomini e donne pronti a battersi per la legge sul conflitto d'interessi, per l'antiracket, per la lotta alla corruzione. Inoltre se vincerà il centrosinistra o se la sconfitta sarà di misura, con tutta probabilità si tornerà alle urne non appena verrà approvata una nuova legge elettorale. Se invece la vittoria di Berlusconi sarà larga al voto si tornerà tra cinque anni.

    Invito tutti quindi a pensare che cosa è accaduto tra il 2001 e il 2006 quando il nostro Paese è corso a grandi passi verso il regime con i servizi segreti che spiavano giornalisti e magistrati, con le epurazioni e le censure in Rai, con la grande stampa internazionale che ogni giorno metteva alla berlina l'Italia e il suo esecutivo. Non c'è una sola ragione per pensare che la prossima volta andrà diversamente. Berlusconi, del resto, nelle scorse settimane è stato chiaro: vuole reintrodurre l'immunità parlamentare, vietare le intercettazioni telefoniche, mettere nuovamente e più a fondo le mani sulla tv pubblica. Evitare tutto questo penso che sia un preciso dovere di chi ha a cuore la libertà.

    Voterò, insomma, e il mio non sarà un voto per Veltroni, ma un voto contro Berlusconi. O se preferite un voto turandosi il naso. Ma in maniera ponderata, convinta, consapevole.
    Pienamente d'accordo!

  4. #4
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    Il voto contro Berlusconi è il voto che non farà governare Berlusconi o non lo farà governare bene. E te lo scrive uno che è molto, ma molto, ma veramente molto tentato di votare per Di Pietro e che magari lo farà alla Camera. Lazio, voto disgiunto.

  5. #5
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    Volete votare Di Pietro per combattere il malaffare?
    Come tentare di spengere un incendio buttandoci sopra la benzina.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Jean Fourier Visualizza Messaggio
    Volete votare Di Pietro per combattere il malaffare?
    Come tentare di spengere un incendio buttandoci sopra la benzina.

    certo che senza indicare un nemico non ci sapete proprio stare ... prima i comunisti poi Di Pietro.

    Qualche proposta sarebbe più utile.

    Io penso che faccia onore a Di Pietro che oltretutto ha affermato di essere di destra e di non collocarsi a destra proprio perchè ci sta Berlusconi.

  7. #7
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  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Jean Fourier Visualizza Messaggio
    Volete votare Di Pietro per combattere il malaffare?
    Come tentare di spengere un incendio buttandoci sopra la benzina.

    Sicuramente meglio Di Pietro che gli amici dell'eroe ( mangano ).

  9. #9
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    basta propaganda

  10. #10
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    1
    Lavoro

    Miglioramento della Legge 30, garantendo reddito e riqualificazione nei periodi di non occupazione e prevedendo agevolazioni fiscali per i lavoratori precari
    Per i giovani, salario minimo di ingresso di 1000/1100 Euro
    Controlli effettivi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e rigore nell’applicazione delle sanzioni.
    2
    Sicurezza

    Rimpatrio immediato ed effettivo degli immigrati clandestini e obbligo, per quelli condannati, di scontare le pene nei Paesi di origine.
    Più Polizia nelle strade e più video sorveglianza nel territorio
    Inasprimento delle pene per i reati contro i minori e contro le donne
    3
    Legalità

    Reintroduzione del reato di falso in bilancio
    Eliminazione del conflitto di interessi di ogni tipo e ad ogni livello
    Pene certe e processi penali e civili più rapidi (possibilità di applicazione della pena dopo il secondo grado di giudizio e sospensione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio).
    4
    Economia

    Meno burocrazia per le imprese e detassazione degli investimenti in ricerca
    Liberalizzazione dei servizi pubblici
    Diminuzione del carico fiscale sulle imprese.
    5
    Informazione

    Fine dei duopolio Rai-Mediaset in attuazione delle direttive europee e delle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di giustizia europea.
    Revisione dei criteri di assegnazione ed effettivo controllo sull’utilizzo dei finanziamenti pubblici all’editoria
    Fuori la politica dalla Rai
    6
    Salute

    Nomine e incarichi nelle Asl e negli ospedali secondo criteri di competenza e professionalità valutati da organi indipendenti
    Realizzazione di strutture mediche di eccellenza su tutto il territorio nazionale
    Maggiori finanziamenti alla ricerca medica.
    7
    Politica

    Incandidabilità al Parlamento per i condannati con sentenza passata in giudicato
    Restituzione agli elettori della scelta dei candidati
    Riduzione del numero dei componenti delle Assemblee elettive (Parlamentari e consiglieri comunali provinciale e regionali)
    8
    Famiglia e diritti delle persone

    Riconoscimento di un sistema di diritti e doveri per le coppie di fatto
    Agevolazioni sulla prima casa per le giovani coppie
    Diffusione capillare di asili e asili nido con orari di apertura identici a quelli di lavoro e creazione di un sistema di tutele per le lavoratrici madri
    9
    Scuola/Università

    Integrazione Università/Imprese su progetti di ricerca e innovazione
    Diffusione delle nuove tecnologie informatiche (Wi Max) e loro insegnamento a partire dalle scuole elementari
    Insegnamento di elementi di lingua inglese a partire dagli asili
    10
    Lotta a sprechi e inefficienza pubblica

    Obbligo di gestione unificata dei servizi generali nei comuni con meno di 5000 abitanti
    Riduzione di almeno il 50% del numero di Società a partecipazione pubblica sia dello Stato che degli Enti Locali
    Abolizione delle Provincie nelle aree Metropolitane e abolizione delle Comunità montane
    11

    Ambiente e qualità della vita

    Sviluppo energie rinnovabili (finanziamento auto elettriche, pannelli solari, centrali elettriche e autonome)
    Incentivazione del trasporto pubblico
    Realizzazione nelle realtà inadempienti di un ciclo di rifiuti basato su raccolta differenziata, riutilizzo del riciclabile e smaltimento ecocompatibile.

 

 
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