Genova e le lotte operaie, 150 anni di storia. Da Tambroni ai partigiani a Carlo Giuliani

di Bianca Bracci Torsi

su Liberazione del 12/04/2008


Dal luglio 2001 il nome di Genova fa scattare il ricordo delle cariche di via Tolemaide, del corpo di Carlo Giuliani riverso in piazza Alimonda, dell'orrore della Diaz e riaccende la rabbia che l'andamento lento e incerto della successiva vicenda giudiziaria non contribuisce certo a smorzare. A ricordare (o a rivelare) che la storia di lotte della bella città ligure comincia almeno un secolo e mezzo prima del G8, segnando più volte la storia del movimento operaio italiano, è arrivato nel 2004, un interessante convegno organizzato dall'Ars con la partecipazione di storici, sindacalisti, sociologi, dirigenti politici di ieri e di oggi e ora il volume che ne raccoglie gli atti, curato da Nicolò Bonacasa che lo ha arricchito di una appendice tutta da leggere, dove si trova anche l'atto di resa delle truppe tedesche firmato dal generale Meinhold e dal partigiano comunista Remo Scappini. La storia più lontana e meno nota rivive nelle ricostruzioni che Franco Della Peruta e Emilio Costa fanno della nascita e dello sviluppo delle associazioni operaie di mutuo soccorso mazziniane, del 1851, che uniscono alla passione patriottica ("Italia una, libera e repubblicana" è il loro motto) la difesa dei diritti dei lavoratori che proseguirà anche dopo l'unità d'Italia con la loro trasformazione in Camera del lavoro, legate al partito Socialista che proprio a Genova aveva tenuto il suo congresso fondativo nel 1892. Scioperi, repressioni, scioglimenti arbitrari, riaperture conquistate con la lotta costellano la vita di queste prime strutture sindacali che spesso son d'esempio per le loro consorelle di altre regioni. E' la chiusura della Camera del lavoro e della sezione del Psi di Sanpierdarena a provocare il primo sciopero generale d'Italia nel 1900: la città bloccata costringe il prefetto a un frettoloso ritiro dell'ordine di scioglimento e dimostra ai lavoratori che la lotta può vincere. Sessant'anni dopo partirà ancora da Genova l'ondata di protesta che percorrerà tutto il Paese, da Torino, a Reggio Emilia, da Roma a Palermo, provocando la caduta del governo del dc Tambroni sostenuto dai voti del Msi in cambio del consenso a tenere il suo congresso proprio a Genova, come spiega, nel suo documentatissimo intervento, il professor Philip Cook, dell'Università di Glasgow. E' l'ex segretario della Cgil ligure Mario Agostinelli a parlare della ferita inferta alla sua città nel luglio 2001 con una rigorosa cronaca dei fatti, vissuti personalmente come organizzatore e partecipante di uno dei cortei alla quale aggiunge l'analisi del movimento no global da Seattle a Porto Alegre a Perugia. Uno spazio molto ampio è giustamente dedicato alla realtà lavorativa e sindacale sulla quale intervengono Giovanni Varnier, Mario Doria e Salvatore Vento, oltre alle sindacaliste Augusta Molinari e Paola Repetto con due relazioni di grande interesse sul rapporto donne-lavoro e un gruppo di testimoni che arricchiscono il dibattito con episodi, giudizi e riflessioni, usando spesso le esperienze personali del passato per dare acute interpretazioni del presente. Il ruolo della testimonianza diventa determinante con Renato Drovandi, commissario politico della 927ª Brigata Garibaldi durante la Resistenza e dirigente della Federazione genovese del Pci nel dopoguerra, che interviene a precisare e integrare le relazioni di Paolo Arvati e Sandro Antonini su antifascismo e guerra partigiana alla quale dettero un contributo determinante i lavoratori delle fabbriche e dei servizi (fra i quali si distinsero i tramvieri). Contestando l'ipotesi della revoca dello sciopero insurrezionale del 1945. Drovandi spiega che lo sciopero previsto «non fu mai revocato perché anticipato dall'insurrezione» e comunque «attuato di fatto nel senso che gran parte dei lavoratori delle fabbriche avevano imbracciato le armi» il che rese inutile la programmata azione dei Sap per bloccare il deposito dei tram. «In pratica» dice Drovandi «la direttiva ai partigiani era: lo sciopero non si fa più, riformate nelle vostre zone, comincia l'insurrezione». Durante i lavori del convegno viene annunciata la morte di un operaio marocchino in un incidente sul lavoro, all'Ilva, uno dei tanti a Genova come in tutte le città grandi e piccole del nostro paese, ogni giorno. Come una settimana fa quando Genova ha detto basta ed è scesa in sciopero, come nel 1900, nel 1945, nel 1960, dando ancora una volta l'esempio ai lavoratori di tutta Italia.

"Il contributo del movimento operaio genovese allo sviluppo socio-economico e alla democrazia: 150 anni di storia" a cura di Nicolò Bonacasa edito da Coedit, pp/340, edizione fuori commercio

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