Originariamente Scritto da
Vanvitelli
Oggi ho pranzato fuori con i colleghi, tutti modenesi e mantovani purosangue. C'era tra noi una collega incinta, che voleva ordinare delle fragole; la proprietaria del locale ha pensato bene di farle presente che nel suo stato non era cosa saggia: le fragole provenivano dal Meridione, e "chissà che cosa possono metterci su... una persona adulta non corre rischi, ma il bambino potrebbe correre dei rischi".
Ho cercato di convincere la mia collega che era sciocco pensare che solo per il fatto di provenire dal Sud le fragole potessero essere pericolose, che scarichi tossici, inquinamento e pesticidi esistono anche al Nord etc... nulla da fare.
La cosa più drammatica è che simili atteggiamenti si stanno diffondendo rapidamente anche al Sud, dove la gente si fida ben più dei prodotti padani che di quelli della nostra terra: cosi la nostra fragile economia continua lentamente a morire.
Ora mi chiedo: quale iniziativa politica può essere conveniente intraprendere per correggere questa situazione?
Trovare fondi per finanziare le nostre aziende, in modo che possano prosperare anche se non vendono?
Tassare pesantemente i prodotti del Nord, così che almeno i nostri poveri non possano comprarli?
Chiudere i giornali che diffondono maldicenze sul nostro conto?
Quale proposta di legge può raddrizzare la nostra situazione, se noi per primi non crediamo in noi stessi?
Io continuo ad essere convinto che le cose possono cambiare solo se riusciamo a far aprire gli occhi a sempre più persone, convincendole di quanto veniamo quotidianamente truffati da questo sistema e di quanto sia necessario ritrovare la nostra identità e la forza per ribellarci. Una consapevolezza che dovrebbe guidarci in ogni cosa che facciamo, a cominciare da come viviamo il nostro lavoro e da come ci rapportiamo con gli altri nella vita di tutti i giorni, indipendentemente da quello che accade in Parlamento.
Per fare questo non servono leggi, ma un'opera continua, graduale e molto lunga.
Talmente lunga e graduale che molti di noi non la considerano azione, chiamano "attendista" chi si dedica ad essa, ritengono la "cultura" una cosa superata e credono di intravedere dietro l'angolo percorsi ben più rapidi. Saranno anche rapidi, ma non è detto che portino davvero dove si crede.