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Sventiamo rigurgiti di strategie della tensione
Passiamo ora agli ambienti politici ritenuti depositari di
idee forti. Dell'estrema sinistra abbiamo già detto. Se
avesse avuto l'intelligenza e il coraggio di presentare
qualche bandiera rossa, dei pugni chiusi, di dipingere falci
e martelli, ora sarebbe tranquillamente al livello dell'UdC;
nello sbando masochistico di cui è stata vittima si
ritrova invece priva di prospettive che non siano di piccolo
cabotaggio amministrativo. Ma lo scarso peso contrattuale e
la riduzione dei mezzi disponibili non solo rischiano di
gettare allo sbando una serie incalcolabile di clan e tribu
ma potrebbero dettare qualche cattivo consiglio in chiave di
strategia della tensione. Sarà un bene che colà le
persone intelligenti vigilino affinché non ci siano
ricadute in tal senso e che non esitino a spaccare la faccia
ai sobillatori. E comunque perché nell'opposto
schieramento non si cada in provocazioni servono una sana e
spiccata gerarchia e una logica di sistemi di forze che
rompa la sensazione del ghetto e dell'accerchiamento. Per
questo compito, che mi sento di poter assolvere in qualche
misura io stesso, mi appello ai più responsabili.
L'estrema destra
Passiamo così all'estrema destra. Scrivevo ieri, sempre
alle 15, che qualcosa di buono ha fatto, se non altro in
maturazione tattica, ed esortavo a brindare con il bicchiere
mezzo pieno. Volevo scongiurare uno scoramento privo di
senso; ma non voglio neppure che per non scoraggiarsi si
finisca col sopravvalutare scelte ed impegni. Di certo
l'impegno ha pagato in minima parte anche se il suo
risultato principale è più che altro esperienza e
spirito di corpo. Per il resto, eccezion fatta di pochi
luoghi di radicamento militante, si deve prendere atto di un
disarmante determinismo. Nel quadro politico in cui si è
fossilizzata la destra d'ispirazione missina e paramissina
il valore degli uomini c'entra poco, al massimo questi
possono, per stupidità, mancare l'en plein del piccolo
capitale a loro disposizione, ma aumentarlo senza un
radicale cambio di concezione è impossibile. Tant'è che
la Destra Tricolore fa una percentuale praticamente identica
a quella di Rauti nel 96 nel dopo-Fiuggi e FN rastrella
quella di Fascismo e Libertà + i cani sciolti. Il che
significa che esiste un elettorato refrattario che viene
attirato dal simbolo; che quello è e che non si muove né
si muoverà fintanto che chi pretende di rappresentarlo
avrà la solita mentalità gretta del piazzista della
cassa di risparmio.
Quest'immobilità è stata dimostrata già alle europee
del 2004 quando solo una legge elettorale strampalata e un
caso fortutito produssero due europarlamentari mentre
l'estrema destra, all'indomani di Gerusalemme, centrava
complessivamente la stessa percentuale delle europee del
1999, ovvero non incideva minimamente sulla realtà,
incapace di cogliere persino un momento particolaremente
favorevole per un'elezione, quella europea, che facilita le
scelte ideologiche. Insomma cos'è cambiato a un decennio
circa dalle prime espressioni post/fiuggiane? Che la
rifondazione missina è diventata una rifondazione
missino/alleanzista e che l'estremismo fascista è
diventato un estremismo cattopopulista. Ovvero: marcia
indietro a tutto raggio.
Piantiamola con la litania dei cornuti
Quindi a mio avviso, malgrado la possibile affermazione
nella provincia romana del cartello Fiamma-Buontempo, che
comunque nascerebbe da altre fondamenta, per l'insieme siamo
al capolinea; al capolinea di una concezione partitica
fondata sul tentativo di capitalizzazione del voto cornuto
o, se volete, del voto cornificato. Perché se è vero che
il pieno del voto refrattario è stato un buon risultato
vista la linea di tendenza (e per merito dei pochi veri
militanti ha superato di una trentina di migliaia di voti lo
stesso mio pronostico) è pur vero che un governo di
"destra" che affronterà una congiuntura difficile o farà
miracoli restringendo quindi gli spazi di manovra alla sua
destra o farà degli sfracelli che rilanceranno la
sinistra. Quindi le prospettive per un partito identico a
quello che si è presentato ieri sono di calo se non di
crollo. Paradossalmente hanno più avvenire i comunisti
postarcobalenici che non le destre tricolori. Pertanto a chi
esalta il risultato santanchian/storaciano di ieri e pensa
di poter ripartire di lì io dico che si sbaglia di grosso.
Dico anche che, per mancanza di dirigenti, di quadri e
financo di tempra umana, questo partito nasce morto ed è
oggi al suo punto zenit. Non esiterei a cambiar pagina e
prospettive.
Rilancio l' S.O.S.
Sempre ieri in chiusura del mio commento a urne chiuse
scrivevo: “quand'anche quanto affermo dovesse essere
comunemente approvato non sarà assolutamente colto dai
più prima di sedici mesi, ovvero quando si metabolizzerà
il post-europee. So quindi perfettamente che oggi sto
sparando un colpo a salve ma voglio comunque lanciare un
S.O.S. che nello specifico è l'acronimo di Strategia,
Organizzazione, Stile. Da queste tre qualità è
possibile partire, sì da capitalizzare per il bene comune
quanto i singoli o le singole comunità hanno offerto fino
ad oggi di bello e di concreto; sì da riuscire ad essere
presenti nel cuore dei conflitti e da poter contribuire a
determinare i nostri destini invece di continuare a subirli
per poi sfogarci ululando rabbiosi alla luna.”
Una molla pronta a scattare
Mi riprometto di fare di più e conto tra l'altro di
realizzare in breve un documento di proposta programmatica.
Per intanto mi soffermo sulle seguenti considerazioni.
Il nostalgismo primarepubblicano è finito, non ha
prospettive e non ha nemmeno uomini validi per
rappresentarlo.
Lo scenario che si sta preparando è interessante e ricco.
C'è posto e spazio per una minoranza qualificata e decisa.
Perché essa si affermi deve innanzitutto partire dai
fondamentali.
La conditio sine qua non è di smetterla di seguire le
parole d'ordine routinarie e d'inseguire somme disinvolte
con i refrattari e con gli scarti del teatrino della
politica show.
Essa deve liberarsi dai condizionamenti psicologici e dai
pregiudizi paralizzanti dettati dalla stupidità e dai suoi
luoghi comuni.
Per giungere a tanto deve approfittare della pausa che il
tatrino politicante le offre per richiudersi su se stessa
come una molla pronta a scattare.
A nulla servirebbe il diluirsi in un liquido annacquante,
peraltro periferico. Se si devono stabilire contatti
politici spregiudicati è sempre meglio farlo in diretta
che non delagarli a dei marescialli che hanno ben altra
idea della vita e della guerra.
Per un discorso più articolato rimando alle prossime
settimane. Per ora mi limito a questo, e a una valutazione
sugli esiti elettorali che alla fin fine mi paiono ottimi
perché forieri d'immense possibilità a patto di rompere
il gesso in cui ci si è imprigionati e anchilosati.
In alto i cuori e raggianti i sorrisi: voltiamo pagina e
cambiamo velocità!