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  1. #1
    Che disperazione!
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    Predefinito Cambiare velocità - Bilancio post elettorale e pre strategico di G. Adinolfi

    da http://www.noreporter.org

    Finita la bagarre e svaniti gli auspici della vigilia,
    così numerosi quanto generalmente privi di senso, si può
    iniziare a ragionare in virtù di un quadro nuovo.
    Facciamolo serenamente e non capziosamente, evitando di far
    coincidere per forza l'analisi con i nostri desideri e
    proiettando i nostri progetti sul quadro reale.
    Sarebbe ora che questo modo di ragionare cessasse di essere
    un esercizio isolato e venisse finalmente concepito come
    necessità comune.

    Plebiscito Berlusconi

    Innanzitutto ha stravinto Berlusconi, e con lui Bossi. A
    ridimensionare il plebiscito non son bastati nemmeno il
    basso profilo e la campagna al ribasso del PdL. C'è da
    chiedersi ora cosa farà Berlusconi della carta bianca
    ottenuta e come cercherà di affrontare la paventata crisi
    apocalittica del prossimo biennio. Sicuramente non
    presenterà ricette “democristiane” (chi sostiene che
    il PdL sia la nuova Dc non ha capito granché). Tra Lega,
    Tremonti e lo stesso Berlusconi, la linea che si profila è
    quella di un populismo poujadista (dal nome del partito in
    cui nacque politicamente Le Pen) e tale vocazione comporta
    necessariamente più di una linea di scontro oltre a
    prospettare qualche possibilità interessante in chiave
    populista ed europea. Staremo a vedere: ma lo scenario non
    è privo d'interesse

    Crack Veltroni

    Ha fallito Veltroni. Benché tutti abbiano corso
    mafiosamente per lui, più ancora di quanto fecero lo
    scorso anno in Francia per Sarkozy, l'insulso non è
    riuscito a far altro se non svuotare inutilmente la costola
    di sinistra. Ora promette un'opposizione corretta ma, a
    differenza di quanto sarebbe accaduto se lo scarto fosse
    stato minimo, non ha altre prospettive se non quelle di
    radicarsi e di lavorare per una campagna di aggressione
    leninista che sarà spietata e feroce non appena la
    maggioranza sarà in difficoltà. Il che ci permette
    d'immaginare ipotetici scenari conflittivi non privi
    d'interesse e di possibilità d'intervento di qui a un anno
    e mezzo

    Nemmeno Hitler

    Chi ha subito la più cocente sconfitta è stata la
    sinistra più idiota di tutte le epoche storiche (un record
    davvero strabiliante, eppur raggiunto!); la sinistra del
    fondamentalismo pacifista, socialdemocratico, gay e
    alterglobal è riuscita a centrare per i destini del
    comunismo lo stesso risultato che aveva colto Hitler; per il
    momento si può dire che sia sparito. La salva soltanto, in
    prospettiva di ripartenza, l'operato difficile e degno di
    merito di Ferrando.

    Casinisti

    I democristiani doc non stanno benissimo. Benché abbiano
    centrato, unici nel lotto, uno score tale da portarli in
    Parlamento, i casinisti sono politicamente sconfitti, come
    giustamente sottolineava ieri Mastella, in quanto non hanno
    alcun peso né capacità di ricatto e si ritrovano a
    nuotare a largo senza approdi sperando tanto di non affogare
    quanto di non essere risucchiati dal governo o
    dall'opposizione. Se il Vaticano non li ha voluti
    riconoscere oltre il minimo indispensabile una ragione
    doveva pur esserci; e infatti c'è: non hanno colto i tempi
    e sono fuori tempo massimo, un po' come Storace seppur con
    qualche mezzo in più.


    Nostalgie e localismi
    Ed eccoci ad altri dati inequivocabili di questa
    consultazione elettorale, dati che annunciavamo già ieri
    in chiusura dei seggi, alle 15 in punto, e che
    riproponiamo. Innanzitutto patendo dall'inconsistenza del
    “primarepubblichismo”. Nel prevedere la sconfitta dei
    blocchi “nostalgici” avevamo infatti scritto:
    “l'attrito dei refrattari che pretendono di fare quadrato
    solo sulle parole o alzando recinti intorno ai loro ghetti
    non ha politicamente senso perché non va nemmeno
    controcorrente, è semplicemente inerte. Ed è così che
    gli stati maggiori di tutte le minoranze rivoluzionarie o
    controrivoluzionarie hanno deciso di fare di queste sacche
    un serbatoio e un pungolo, considerandole quindi una
    riserva, una retroguardia. Non è un caso se la Chiesa, che
    la politica la sa fare meglio di chiunque altro, si è
    rifiutata di benedire il rilancio del partito cattolico e ha
    preferito affondare i suoi tentacoli in tutti gli
    schieramenti. Non è neppure un caso se i comunisti si sono
    accordati con il centrosinistra laddove ci sono gestione
    reale, denaro e potere da acquisire: nelle municipalità e
    nelle provincie”. E aggiungiamo che l'identità localista
    si consolida e si rafforza come attestano i risultati della
    Lega, dell'Autonomia Sud e della SVP

    Il magma e dentro il magma

    Ribadiamo che sbaglia chi crede che questo magma grigio e
    incolore significhi la vittoria finale del capitalismo e del
    qualunquismo e la fine della storia e/o della politica.
    Sempre ieri scrivevamo: “le compagini che hanno una
    tradizione politica da cui prendono le mosse (fascisti,
    comunisti, clericali, laicisti) hanno dovuto misurarsi con
    nuovo lessico e con nuova gestualità in un nuovo magma.
    Solo i più avveduti dei rispettivi schieramenti (davvero
    pochi per quel che concerne i fascisti) hanno colto il
    significato di questa mutazione che non è tanto la prova
    della vittoria del capitale sull'autenticità della vita
    quanto la cartina di tornasole di una transizione sociale,
    culturale, economica e persino geopolitica che è l'effetto
    dell'allargamento - e della configurazione - di diversi
    blocchi di potenza nello scacchiere mondiale. O, se
    vogliamo, dell'attrito che viene dalla crisi
    dell'unipolarismo americano e dalla crescita, su piani
    diversi e in direzioni diverse, di Russia, Cina, Europa,
    India, crescita che sta coinvolgendo, travolgendo e
    sconvolgendo gli stati nazionali a dimensione ridotta. Il
    movimento magmatico accomuna nel percorso ogni cosa e ogni
    soggetto ma chi non sia un individualista, un soggettivista,
    un narcisista, un ombelicocentrico bensì abbia un
    radicamento profondo, porta con sé le linee di faglia e
    affila le sciabole per lo scontro, in attesa che la dinamica
    si completi e apra la strada a nuove possibilità. Ed è
    così che le minoranze rivoluzionarie o
    controrivoluzionarie stanno ragionando; che si tratti di
    comunisti, preti, atlantisti, israeliani, massoni, tutti
    stanno muovendosi per essere quelli che resteranno in piedi
    quando la discesa di questa montagna russa sarà conclusa.
    Dietro accattivanti sorrisi tutti i libidinosi del potere
    sono pronti a combattersi senza esclusione di colpi; ma
    questa conflittualità, lungi dall'essere sospesa, viene
    rimossa dal palcoscenico perché è alle strutture stesse
    del teatro che si punta.” Lo scrivevamo ieri e lo
    scriviamo di nuovo oggi.

    Sventiamo rigurgiti di strategie della tensione

    Passiamo ora agli ambienti politici ritenuti depositari di
    idee forti. Dell'estrema sinistra abbiamo già detto. Se
    avesse avuto l'intelligenza e il coraggio di presentare
    qualche bandiera rossa, dei pugni chiusi, di dipingere falci
    e martelli, ora sarebbe tranquillamente al livello dell'UdC;
    nello sbando masochistico di cui è stata vittima si
    ritrova invece priva di prospettive che non siano di piccolo
    cabotaggio amministrativo. Ma lo scarso peso contrattuale e
    la riduzione dei mezzi disponibili non solo rischiano di
    gettare allo sbando una serie incalcolabile di clan e tribu
    ma potrebbero dettare qualche cattivo consiglio in chiave di
    strategia della tensione. Sarà un bene che colà le
    persone intelligenti vigilino affinché non ci siano
    ricadute in tal senso e che non esitino a spaccare la faccia
    ai sobillatori. E comunque perché nell'opposto
    schieramento non si cada in provocazioni servono una sana e
    spiccata gerarchia e una logica di sistemi di forze che
    rompa la sensazione del ghetto e dell'accerchiamento. Per
    questo compito, che mi sento di poter assolvere in qualche
    misura io stesso, mi appello ai più responsabili.

    L'estrema destra

    Passiamo così all'estrema destra. Scrivevo ieri, sempre
    alle 15, che qualcosa di buono ha fatto, se non altro in
    maturazione tattica, ed esortavo a brindare con il bicchiere
    mezzo pieno. Volevo scongiurare uno scoramento privo di
    senso; ma non voglio neppure che per non scoraggiarsi si
    finisca col sopravvalutare scelte ed impegni. Di certo
    l'impegno ha pagato in minima parte anche se il suo
    risultato principale è più che altro esperienza e
    spirito di corpo. Per il resto, eccezion fatta di pochi
    luoghi di radicamento militante, si deve prendere atto di un
    disarmante determinismo. Nel quadro politico in cui si è
    fossilizzata la destra d'ispirazione missina e paramissina
    il valore degli uomini c'entra poco, al massimo questi
    possono, per stupidità, mancare l'en plein del piccolo
    capitale a loro disposizione, ma aumentarlo senza un
    radicale cambio di concezione è impossibile. Tant'è che
    la Destra Tricolore fa una percentuale praticamente identica
    a quella di Rauti nel 96 nel dopo-Fiuggi e FN rastrella
    quella di Fascismo e Libertà + i cani sciolti. Il che
    significa che esiste un elettorato refrattario che viene
    attirato dal simbolo; che quello è e che non si muove né
    si muoverà fintanto che chi pretende di rappresentarlo
    avrà la solita mentalità gretta del piazzista della
    cassa di risparmio.
    Quest'immobilità è stata dimostrata già alle europee
    del 2004 quando solo una legge elettorale strampalata e un
    caso fortutito produssero due europarlamentari mentre
    l'estrema destra, all'indomani di Gerusalemme, centrava
    complessivamente la stessa percentuale delle europee del
    1999, ovvero non incideva minimamente sulla realtà,
    incapace di cogliere persino un momento particolaremente
    favorevole per un'elezione, quella europea, che facilita le
    scelte ideologiche. Insomma cos'è cambiato a un decennio
    circa dalle prime espressioni post/fiuggiane? Che la
    rifondazione missina è diventata una rifondazione
    missino/alleanzista e che l'estremismo fascista è
    diventato un estremismo cattopopulista. Ovvero: marcia
    indietro a tutto raggio.

    Piantiamola con la litania dei cornuti

    Quindi a mio avviso, malgrado la possibile affermazione
    nella provincia romana del cartello Fiamma-Buontempo, che
    comunque nascerebbe da altre fondamenta, per l'insieme siamo
    al capolinea; al capolinea di una concezione partitica
    fondata sul tentativo di capitalizzazione del voto cornuto
    o, se volete, del voto cornificato. Perché se è vero che
    il pieno del voto refrattario è stato un buon risultato
    vista la linea di tendenza (e per merito dei pochi veri
    militanti ha superato di una trentina di migliaia di voti lo
    stesso mio pronostico) è pur vero che un governo di
    "destra" che affronterà una congiuntura difficile o farà
    miracoli restringendo quindi gli spazi di manovra alla sua
    destra o farà degli sfracelli che rilanceranno la
    sinistra. Quindi le prospettive per un partito identico a
    quello che si è presentato ieri sono di calo se non di
    crollo. Paradossalmente hanno più avvenire i comunisti
    postarcobalenici che non le destre tricolori. Pertanto a chi
    esalta il risultato santanchian/storaciano di ieri e pensa
    di poter ripartire di lì io dico che si sbaglia di grosso.
    Dico anche che, per mancanza di dirigenti, di quadri e
    financo di tempra umana, questo partito nasce morto ed è
    oggi al suo punto zenit. Non esiterei a cambiar pagina e
    prospettive.


    Rilancio l' S.O.S.
    Sempre ieri in chiusura del mio commento a urne chiuse
    scrivevo: “quand'anche quanto affermo dovesse essere
    comunemente approvato non sarà assolutamente colto dai
    più prima di sedici mesi, ovvero quando si metabolizzerà
    il post-europee. So quindi perfettamente che oggi sto
    sparando un colpo a salve ma voglio comunque lanciare un
    S.O.S. che nello specifico è l'acronimo di Strategia,
    Organizzazione, Stile. Da queste tre qualità è
    possibile partire, sì da capitalizzare per il bene comune
    quanto i singoli o le singole comunità hanno offerto fino
    ad oggi di bello e di concreto; sì da riuscire ad essere
    presenti nel cuore dei conflitti e da poter contribuire a
    determinare i nostri destini invece di continuare a subirli
    per poi sfogarci ululando rabbiosi alla luna.”

    Una molla pronta a scattare

    Mi riprometto di fare di più e conto tra l'altro di
    realizzare in breve un documento di proposta programmatica.
    Per intanto mi soffermo sulle seguenti considerazioni.
    Il nostalgismo primarepubblicano è finito, non ha
    prospettive e non ha nemmeno uomini validi per
    rappresentarlo.
    Lo scenario che si sta preparando è interessante e ricco.
    C'è posto e spazio per una minoranza qualificata e decisa.
    Perché essa si affermi deve innanzitutto partire dai
    fondamentali.
    La conditio sine qua non è di smetterla di seguire le
    parole d'ordine routinarie e d'inseguire somme disinvolte
    con i refrattari e con gli scarti del teatrino della
    politica show.
    Essa deve liberarsi dai condizionamenti psicologici e dai
    pregiudizi paralizzanti dettati dalla stupidità e dai suoi
    luoghi comuni.
    Per giungere a tanto deve approfittare della pausa che il
    tatrino politicante le offre per richiudersi su se stessa
    come una molla pronta a scattare.
    A nulla servirebbe il diluirsi in un liquido annacquante,
    peraltro periferico. Se si devono stabilire contatti
    politici spregiudicati è sempre meglio farlo in diretta
    che non delagarli a dei marescialli che hanno ben altra
    idea della vita e della guerra.
    Per un discorso più articolato rimando alle prossime
    settimane. Per ora mi limito a questo, e a una valutazione
    sugli esiti elettorali che alla fin fine mi paiono ottimi
    perché forieri d'immense possibilità a patto di rompere
    il gesso in cui ci si è imprigionati e anchilosati.
    In alto i cuori e raggianti i sorrisi: voltiamo pagina e
    cambiamo velocità!

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Basilisco1959 Visualizza Messaggio

    Crack Veltroni

    Ha fallito Veltroni. Benché tutti abbiano corso
    mafiosamente per lui, più ancora di quanto fecero lo
    scorso anno in Francia per Sarkozy, l'insulso non è
    riuscito a far altro se non svuotare inutilmente la costola
    di sinistra. Ora promette un'opposizione corretta ma, a
    differenza di quanto sarebbe accaduto se lo scarto fosse
    stato minimo, non ha altre prospettive se non quelle di
    radicarsi e di lavorare per una campagna di aggressione
    leninista che sarà spietata e feroce non appena la
    maggioranza sarà in difficoltà. Il che ci permette
    d'immaginare ipotetici scenari conflittivi non privi
    d'interesse e di possibilità d'intervento di qui a un anno
    e mezzo
    Questo è sbagliato.

    Veltroni sapeva benissimo con certezza e da tempo che avrebbe vinto il centro destra. Per questo ha portato avanti questa strategia, per sbarazzarsi della "sinistra" e per avvicinarsi al bipartitismo, in accordo con il Popolo della libertà.

  3. #3
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    1) Veltroni, ha subito una sconfitta che forse non si aspettava, 9-8 punti sono tanti. Certo è che la sua campagna elettorale è stata di gran lunga migliore di quella di berlusconi e che a lui e a lui solo si deve il "merito" della cannibalizzazione della sinistra "radicale". Volveva annullarli e ci è riuscito.
    2) Hanno vinto berlusconi e veltroni o meglio, ha vinto il loro bipolarismo: non ci saranno le estreme. La destra-ft era prevedibile che non sarebbe entrata in parlamento, per quanto riguarda la sa è stato un lavoro di fino, ora cambieranno la legge elettorale è in parlamento non ci entrerà più nessuno dei due, era l'ultima corsa.
    3)Il futuro della destra dipende da tante cose, certamente bisogna reinventarsi, partendo da questo milione di voti, un modo nuovo di fare politica.
    In piemonte 1 abbiamo lavorato tanto e abbiamo ottenuto un inaspettato 3.5%. In località feudi del pd siamo ovunque sopra il 3%. Tra un anno ci saranno le amministrative.....e bisognerà lavorare da subito. Certo è che la bipolarizzazione deve indurci entro due anni al massimo (dopo europee ed amministrative) a capire che la politica sarà cambiata e che se è vero che in parlamento da soli con i nostri simboli non ci arriveremo più, con i simboli degli altri ci possiamo entrare comunque.
    E' possibile ristrotturarsi ovunque siamo presenti, creando movimenti attivi, militanti, antagonisti ma responsabili e attenti alla realtà, dobbiamo fare ciò che i centri sociali hanno fatto da sempre con i partiti istituzionali, ci chiameranno stampelle del sistema, venduti etc etc....ma sogno sempre delle comunità in crescita che sanno cosa sono e cosa vogliono, che occupano che incidono alle elezioni amministrative e che alle politiche faranno pesare il loro radicamento da roma a milano, piacenza torino etc etc.....

    Noi siamo pronti.

  4. #4
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    attendiamo sviluppi caro Metapolis

  5. #5
    mormilla
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    Citazione Originariamente Scritto da Combat Visualizza Messaggio
    Questo è sbagliato.

    Veltroni sapeva benissimo con certezza e da tempo che avrebbe vinto il centro destra. Per questo ha portato avanti questa strategia, per sbarazzarsi della "sinistra" e per avvicinarsi al bipartitismo, in accordo con il Popolo della libertà.
    Mbè?

    l'anticomunismo è importante sai


  6. #6
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    me ne dimentico sempre.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Basilisco1959 Visualizza Messaggio
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    Sventiamo rigurgiti di strategie della tensione

    Passiamo ora agli ambienti politici ritenuti depositari di
    idee forti. Dell'estrema sinistra abbiamo già detto. Se
    avesse avuto l'intelligenza e il coraggio di presentare
    qualche bandiera rossa, dei pugni chiusi, di dipingere falci
    e martelli, ora sarebbe tranquillamente al livello dell'UdC;
    nello sbando masochistico di cui è stata vittima si
    ritrova invece priva di prospettive che non siano di piccolo
    cabotaggio amministrativo. Ma lo scarso peso contrattuale e
    la riduzione dei mezzi disponibili non solo rischiano di
    gettare allo sbando una serie incalcolabile di clan e tribu
    ma potrebbero dettare qualche cattivo consiglio in chiave di
    strategia della tensione. Sarà un bene che colà le
    persone intelligenti vigilino affinché non ci siano
    ricadute in tal senso e che non esitino a spaccare la faccia
    ai sobillatori. E comunque perché nell'opposto
    schieramento non si cada in provocazioni servono una sana e
    spiccata gerarchia e una logica di sistemi di forze che
    rompa la sensazione del ghetto e dell'accerchiamento. Per
    questo compito, che mi sento di poter assolvere in qualche
    misura io stesso, mi appello ai più responsabili.

    L'estrema destra

    Passiamo così all'estrema destra. Scrivevo ieri, sempre
    alle 15, che qualcosa di buono ha fatto, se non altro in
    maturazione tattica, ed esortavo a brindare con il bicchiere
    mezzo pieno. Volevo scongiurare uno scoramento privo di
    senso; ma non voglio neppure che per non scoraggiarsi si
    finisca col sopravvalutare scelte ed impegni. Di certo
    l'impegno ha pagato in minima parte anche se il suo
    risultato principale è più che altro esperienza e
    spirito di corpo. Per il resto, eccezion fatta di pochi
    luoghi di radicamento militante, si deve prendere atto di un
    disarmante determinismo. Nel quadro politico in cui si è
    fossilizzata la destra d'ispirazione missina e paramissina
    il valore degli uomini c'entra poco, al massimo questi
    possono, per stupidità, mancare l'en plein del piccolo
    capitale a loro disposizione, ma aumentarlo senza un
    radicale cambio di concezione è impossibile. Tant'è che
    la Destra Tricolore fa una percentuale praticamente identica
    a quella di Rauti nel 96 nel dopo-Fiuggi e FN rastrella
    quella di Fascismo e Libertà + i cani sciolti. Il che
    significa che esiste un elettorato refrattario che viene
    attirato dal simbolo; che quello è e che non si muove né
    si muoverà fintanto che chi pretende di rappresentarlo
    avrà la solita mentalità gretta del piazzista della
    cassa di risparmio.
    Quest'immobilità è stata dimostrata già alle europee
    del 2004 quando solo una legge elettorale strampalata e un
    caso fortutito produssero due europarlamentari mentre
    l'estrema destra, all'indomani di Gerusalemme, centrava
    complessivamente la stessa percentuale delle europee del
    1999, ovvero non incideva minimamente sulla realtà,
    incapace di cogliere persino un momento particolaremente
    favorevole per un'elezione, quella europea, che facilita le
    scelte ideologiche. Insomma cos'è cambiato a un decennio
    circa dalle prime espressioni post/fiuggiane? Che la
    rifondazione missina è diventata una rifondazione
    missino/alleanzista e che l'estremismo fascista è
    diventato un estremismo cattopopulista. Ovvero: marcia
    indietro a tutto raggio.

    Piantiamola con la litania dei cornuti

    Quindi a mio avviso, malgrado la possibile affermazione
    nella provincia romana del cartello Fiamma-Buontempo, che
    comunque nascerebbe da altre fondamenta, per l'insieme siamo
    al capolinea; al capolinea di una concezione partitica
    fondata sul tentativo di capitalizzazione del voto cornuto
    o, se volete, del voto cornificato. Perché se è vero che
    il pieno del voto refrattario è stato un buon risultato
    vista la linea di tendenza (e per merito dei pochi veri
    militanti ha superato di una trentina di migliaia di voti lo
    stesso mio pronostico) è pur vero che un governo di
    "destra" che affronterà una congiuntura difficile o farà
    miracoli restringendo quindi gli spazi di manovra alla sua
    destra o farà degli sfracelli che rilanceranno la
    sinistra. Quindi le prospettive per un partito identico a
    quello che si è presentato ieri sono di calo se non di
    crollo. Paradossalmente hanno più avvenire i comunisti
    postarcobalenici che non le destre tricolori. Pertanto a chi
    esalta il risultato santanchian/storaciano di ieri e pensa
    di poter ripartire di lì io dico che si sbaglia di grosso.
    Dico anche che, per mancanza di dirigenti, di quadri e
    financo di tempra umana, questo partito nasce morto ed è
    oggi al suo punto zenit. Non esiterei a cambiar pagina e
    prospettive.


    Rilancio l' S.O.S.
    Sempre ieri in chiusura del mio commento a urne chiuse
    scrivevo: “quand'anche quanto affermo dovesse essere
    comunemente approvato non sarà assolutamente colto dai
    più prima di sedici mesi, ovvero quando si metabolizzerà
    il post-europee. So quindi perfettamente che oggi sto
    sparando un colpo a salve ma voglio comunque lanciare un
    S.O.S. che nello specifico è l'acronimo di Strategia,
    Organizzazione, Stile. Da queste tre qualità è
    possibile partire, sì da capitalizzare per il bene comune
    quanto i singoli o le singole comunità hanno offerto fino
    ad oggi di bello e di concreto; sì da riuscire ad essere
    presenti nel cuore dei conflitti e da poter contribuire a
    determinare i nostri destini invece di continuare a subirli
    per poi sfogarci ululando rabbiosi alla luna.”

    Una molla pronta a scattare

    Mi riprometto di fare di più e conto tra l'altro di
    realizzare in breve un documento di proposta programmatica.
    Per intanto mi soffermo sulle seguenti considerazioni.
    Il nostalgismo primarepubblicano è finito, non ha
    prospettive e non ha nemmeno uomini validi per
    rappresentarlo.
    Lo scenario che si sta preparando è interessante e ricco.
    C'è posto e spazio per una minoranza qualificata e decisa.
    Perché essa si affermi deve innanzitutto partire dai
    fondamentali.
    La conditio sine qua non è di smetterla di seguire le
    parole d'ordine routinarie e d'inseguire somme disinvolte
    con i refrattari e con gli scarti del teatrino della
    politica show.
    Essa deve liberarsi dai condizionamenti psicologici e dai
    pregiudizi paralizzanti dettati dalla stupidità e dai suoi
    luoghi comuni.
    Per giungere a tanto deve approfittare della pausa che il
    tatrino politicante le offre per richiudersi su se stessa
    come una molla pronta a scattare.
    A nulla servirebbe il diluirsi in un liquido annacquante,
    peraltro periferico. Se si devono stabilire contatti
    politici spregiudicati è sempre meglio farlo in diretta
    che non delagarli a dei marescialli che hanno ben altra
    idea della vita e della guerra.
    Per un discorso più articolato rimando alle prossime
    settimane. Per ora mi limito a questo, e a una valutazione
    sugli esiti elettorali che alla fin fine mi paiono ottimi
    perché forieri d'immense possibilità a patto di rompere
    il gesso in cui ci si è imprigionati e anchilosati.
    In alto i cuori e raggianti i sorrisi: voltiamo pagina e
    cambiamo velocità!
    .

  8. #8
    senza fretta
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    Molto è condivisibile

  9. #9
    email non funzionante
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    Ma l'arte del commentatore porta voti?

  10. #10
    MORS TUA VITA MEA.
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    mai vista analisi più bislacca.

 

 
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