da Corsera
Teatro del faccia a faccia ancora una volta la casa di Gianni Letta
Quell'incontro segreto tra Silvio e Walter
Il futuro premier e il leader del Pd hanno già avuto modo di confrontarsi su Alitalia e commissario Ue
ROMA - Il dialogo è iniziato. Berlusconi e Veltroni hanno avuto un primo colloquio riservato. Ed è un dettaglio se i due si siano visti l'altra sera a casa di Gianni Letta — come testimoniano i movimenti delle scorte addette alla sicurezza — o se si siano solo sentiti. È certo comunque che il futuro premier e il leader del Pd hanno iniziato a discutere sui rapporti tra maggioranza e opposizione.
Il rendez-vous — secondo fonti autorevoli — non è servito solo ad affrontare la questione delle «regole del gioco». Al centro del colloquio ci sono stati infatti anche altri temi: dal «caso Alitalia» — che passa nelle mani del prossimo governo — fino al sostituto di Frattini alla Commissione europea, nomina che invece Prodi rivendica e non vuol lasciare a Berlusconi. «Casa Letta» evoca la stagione della Bicamerale e dei rapporti tra il Cavaliere e D'Alema sulle riforme istituzionali. Ma il segno del colloquio dell'altro ieri tra Berlusconi e Veltroni è assai diverso rispetto a quello del '97, anche perché il tema della legge elettorale — ad esempio — sarebbe stato per ora accantonato. «È l'ultima delle nostre preoccupazioni», ha spiegato il leader del Pdl dopo il colloquio.
È vero che sullo sfondo già si staglia lo scoglio referendario del prossimo anno, ma la tesi del futuro premier è che l'attuale sistema di voto vada «difeso, magari aggiornato con alcune modifiche, perché ha dimostrato di essere valido»: «D'altronde, proprio con questa legge elettorale è stato sconfitto il disegno centrista». Insomma, una «buona azione di governo», unita a una «buona relazione con l'opposizione» e all'avvio delle riforme, a detta del Cavaliere, depotenzierebbe l'appuntamento del 2009 fino a renderlo inoffensivo.
E non c'è alcun dubbio che il rafforzamento del bipartitismo stia molto a cuore al leader democratico, convinto anche lui che non si debbano aprire varchi a eventuali terzi poli. Perciò l'incontro di ieri mattina tra Casini e D'Alema ha irritato l'inquilino del Loft, ed è parso ai dirigenti del centrodestra come «la risposta all'asse tra Berlusconi e Veltroni». Di qui l'interrogativo che si è posto Matteoli: «Il leader del Pdl è ben disposto, molto più che in passato, a dialogare con il Pd. Il punto è: con quale Pd?».
Il timore che tra i democratici sia iniziata una resa dei conti dopo la sconfitta elettorale allarma la nuova maggioranza: «Quando Prodi ufficializza le sue dimissioni da presidente del Pd — prosegue Matteoli — e quasi lega questo annuncio al fatto che sarà lui a decidere il successore di Frattini in Europa, bisogna capire se dietro c'è un disegno. Siccome circola voce che alla Commissione voglia andarci D'Alema, se Prodi nominasse il ministro degli Esteri uscente farebbe un favore a Veltroni. Perché con D'Alema a Bruxelles, il leader del Pd avrebbe campo libero in Italia. Ma io non credo al buonismo di Prodi...».
Infatti tra i possibili sostituti di Frattini si parla di Enrico Letta e soprattutto di Fassino. Una cosa però è certa: Berlusconi vuol garantirsi con il suo (ex) sfidante, quelle che proprio Veltroni chiama «le regole della buona convivenza». Raccontano che il Cavaliere abbia dato assicurazioni all'interlocutore, pronto a confrontarsi a patto che il dialogo non venga utilizzato per alimentare strumentalmente divisioni nel Pd.
L'interesse a un solido rapporto politico oggi è reciproco: per Veltroni è un modo di consolidare il ruolo di capo indiscusso dell'opposizione, per Berlusconi è l'opportunità di governare senza l'ansia di dover fronteggiare in Parlamento una controparte barricadera e pregiudizialmente ostile. Perché in agenda ci sono molte questioni: l'Alitalia, certo, ma anche riforme in materia giudiziaria ed economica, che ieri — guarda caso — l'ambasciatore americano in Italia ha definito «necessarie». E nel Pdl è opinione comune che il dialogo con il Pd sia «necessario». Il segretario del Pri Nucara lo ha ribadito a Fini: «Teniamoci stretti Veltroni, ce n'è bisogno in vista di una fase difficile. È alto il rischio che abbia ragione Cossiga e che scoppino tensioni sociali, con la sinistra radicale fuori dal Parlamento». Fini ha condiviso, ed è corso con la mente «al primo maggio», «alle piazze d'Italia piene di bandiere rosse»: «E finché sarà così, va bene...». Va bene che Berlusconi e Veltroni abbiano iniziato a dialogare.
Francesco Verderami
17 aprile 2008