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    Predefinito www.comunistiuniti.it - Appello: Comuniste E Comunisti Cominciamo Da Noi



    Roma 17 aprile 2008

    Dopo il crollo della Sinistra Arcobaleno, ci rivolgiamo ai militanti e ai dirigenti del Pdci e del Prc e a tutte le comuniste/i ovunque collocati in Italia

    Siamo comuniste e comunisti del nostro tempo. Abbiamo scelto di stare nei movimenti e nel conflitto sociale. Abbiamo storie e sensibilità diverse: sappiamo che non è il tempo delle certezze. Abbiamo il senso, anche critico, della nostra storia, che non rinneghiamo; ma il nostro sguardo è rivolto al presente e al futuro. Non abbiamo nostalgia del passato, semmai di un futuro migliore. Il risultato della Sinistra Arcobaleno è disastroso: non solo essa ottiene un quarto della somma dei voti dei tre partiti nel 2006 (10,2%) - quando ancora non vi era l’apporto di Sinistra Democratica - ma raccoglie assai meno della metàdei voti ottenuti due anni fa dai due partiti comunisti (PRC e PdCI), che superarono insieme l’8%. E poco più di un terzo del miglior risultato dell’8,6% di Rifondazione, quando essa era ancora unita. Tre milioni sono i voti perduti rispetto al 2006. E per la prima volta nell’Italia del dopoguerra viene azzerata ogni rappresentanza parlamentare: nessun comunista entra in Parlamento. Il dato elettorale ha radici assai più profonde del mero richiamo al “voto utile”:risaltano la delusione estesa e profonda del popolo della sinistra e dei movimenti per la politica del governo Prodi e l’emergere in settori dell’Arcobaleno di una prospettiva di liquidazione dell’autonomia politica, teorica e organizzativa dei comunisti in una nuova formazione non comunista, non anticapitalista, orientata verso posizioni e culture neo-riformiste. Una formazione che non avrebbe alcuna valenza alternativa e sarebbe subalterna al progetto moderato del Partito Democratico e ad una logica di alternanza di sistema.

    E’ giunto il tempo delle scelte: questa è la nostra
    Non condividiamo l’idea del soggetto unico della sinistra di cui alcuni chiedono ostinatamente una “accelerazione”, nonostante il fallimento politico-elettorale. Proponiamo invece una prospettiva di unità e autonomia delle forze comuniste in Italia, in un processo di aggregazione che, a partire dalle forze maggiori (PRC e PdCI), vada oltre coinvolgendo altre soggettività politiche e sociali, senza settarismi o logiche auto-referenziali. Rivolgiamo un appello ai militanti e ai dirigenti di Rifondazione, del PdCI, di altre associazioni o reti, e alle centinaia di migliaia di comuniste/i senza tessera che in questi anni hanno contribuito nei movimenti e nelle lotte a porre le basi di una società alternativa al capitalismo, perché non si liquidino le espressioni organizzate dei comunisti ed anzi si avvii un processo aperto e innovativo, volto alla costruzione di una “casa comune dei comunisti”. Ci rivolgiamo: -alle lavoratrici, ai lavoratori e agli intellettuali delle vecchie e nuove professioni, ai precari, al sindacalismo di classe e di base, ai ceti sociali che oggi “non ce la fanno più” e per i quali la “crisi della quarta settimana” non è solo un titolo di giornale: che insieme rappresentano la base strutturale e di classe imprescindibile di ogni lotta contro il capitalismo; -ai movimenti giovanili, femministi, ambientalisti, per i diritti civili e di lotta contro ogni discriminazione sessuale, nella consapevolezza che nel nostro tempo la lotta per il socialismo e il comunismo può ritrovare la sua carica originaria di liberazione integrale solo se è capace di assumere dentro il proprio orizzonte anche le problematiche poste dal movimento femminista; -ai movimenti contro la guerra, internazionalisti, che lottano contro la presenza di armi nucleari e basi militari straniere nel nostro Paese, che sono a fianco dei paesi e dei popoli (come quello palestinese) che cercano di scuotersi di dosso la tutela militare, politica ed economica dell’imperialismo; -al mondo dei migranti, che rappresentano l’irruzione nelle società più ricche delle terribili ingiustizie che l’imperialismo continua a produrre su scala planetaria, perchè solo dall’incontro multietnico e multiculturale può nascere - nella lotta comune - una cultura ed una solidarietà cosmopolita, non integralista, anti-razzista, aperta alla “diversità”, che faccia progredire l’umanità intera verso traguardi di superiore convivenza e di pace. Auspichiamo un processo che fin dall’inizio si caratterizzi per la capacità di promuovere una riflessione problematica, anche autocritica. Indagando anche sulle ragioni per le quali un’esperienza ricca e promettente come quella originaria della “rifondazione comunista” non sia stata capace di costruire quel partito comunista di cui il movimento operaio e la sinistra avevano ed hanno bisogno; e come mai quel processo sia stato contrassegnato da tante divisioni, separazioni, defezioni che hanno deluso e allontanato dalla militanza decine di migliaia di compagne/i. Chiediamo una riflessione sulle ragioni che hanno reso fragile e inadeguato il radicamento sociale e di classe dei partiti che provengono da quella esperienza, ed anche gli errori che ci hanno portati in un governo che ha deluso le aspettative del popolo di sinistra: il che è pure all’origine della ripresa delle destre. Ci vorrà tempo, pazienza e rispetto reciproco per questa riflessione. Ma se la eludessimo, troppo precarie si rivelerebbero le fondamenta della ricostruzione. Il nostro non è un impegno che contraddice l’esigenza giusta e sentita di una più vasta unità d’azione di tutte le forze della sinistra che non rinunciano al cambiamento. Né esclude la ricerca di convergenze utili per arginare l’avanzata delle forze più apertamente reazionarie. Ma tale sforzo unitario a sinistra avrà tanto più successo, quanto più incisivo sarà il processo di ricostruzione di un partito comunista forte e unitario, all’altezza dei tempi. Che - tanto più oggi - sappia vivere e radicarsi nella società prima ancora che nelle istituzioni, perché solo il radicamento sociale può garantire solidità e prospettive di crescita e porre le basi di un partito che abbia una sua autonoma organizzazione e un suo autonomo ruolo politico con influenza di massa, nonostante l’attuale esclusione dal Parlmento e anche nella eventualità di nuove leggi elettorali peggiorative. La manifestazione del 20 ottobre 2007, nella quale un milione di persone sono sfilate con entusiasmo sotto una marea di bandiere rosse coi simboli comunisti, dimostra – più di ogni altro discorso – che esiste nell’Italia di oggi lo spazio sociale e politico per una forza comunista autonoma, combattiva, unita ed unitaria, che sappia essere il perno di una più vasta mobilitazione popolare a sinistra, che sappia parlare - tra gli altri - ai 200.000 della manifestazione contro la base di Vicenza, ai delegati sindacali che si sono battuti per il NO all’accordo di governo su Welfare e pensioni, ai 10 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno sostenuto il referendum sull’art.18. Auspichiamo che questo appello – anche attraverso incontri e momenti di discussione aperta - raccolga un’ampia adesione in ogni città, territorio, luogo di lavoro e di studio, ovunque vi siano un uomo, una donna, un ragazzo e una ragazza che non considerano il capitalismo l’orizzonte ultimo della civiltà umana.

    Per aderire, clicca su www.comunistiuniti.it











  2. #2
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    Pdci: Sì ad appello "Comuniste e comunisti: cominciamo da noi"

    Ufficio Stampa

    Roma 17 aprile 2008

    I Comunisti Italiani si schierano a favore dell'appello "Comunisti di tutta Italia unitevi", apparso questa mattina su diversi giornali. La segreteria del Pdci riunita per l'analisi del risultato elettorale e della situazione politica, in una nota risponde positivamente all'appello. "Comunisti e Comuniste: cominciamo da noi. Ricostruire la sinistra", firmato comitati, movimenti, operai e intellettuali. "Siamo disponibili -dice la nota della segreteria del Pdci- a partecipare convintamente al percorso proposto dai firmatari di 'Ricostruire la sinistra' a partire dal Pdci, al Prc e da tutti i comunisti ovunque collocati in Italia".










  3. #3
    Fu fgc.adelfia
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    Io ci sono!!!


    hasta la victoria siempre compagni!!!

  4. #4
    sionismo = infamità
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    Io potrei aderire se mi vengono date delucidazioni sulle questioni che ho sollevato nell'altro thread. Grazie. Sempre avanti, per il Comunismo/Comunalismo/Comontismo!

  5. #5
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    Compagni, ritengo fondamentale l'unità dei comunisti, specie in un momento in cui diventa sempre più importante serrare i ranghi. Ma aldilà della costituzione di nuovi soggetti, quello che và rivisto totalmente è il NOSTRO MODO DI FARE POLITICA. Il problema della sinistra italiana ( e nella fattispecie dei comunisti), non sono tanto le proposte e il progetto (che comunque dovrebbe diventare più articolato e rigoroso, oltre ad essere accompagnato da una puntuale analisi del mondo in cui viviamo), ma il nostro modo di approcciarci alla gente, di portare avanti le nostre campagne, di intercettare i bisogni popolari. E' ovvio che mi ritengo molto distante dallo stile di Bertinotti, ma in ogni caso l'esempio di quest'ultimo che, insieme all'entourage della SA, và a seguire lo spoglio in un locale dell'Hard Rock, segnala il totale scollamento dai ceti popolari. E' ovvio che non propongo il populismo tipico della Lega, ma una riflessione seria sulle modalità di radicamento di questo movimento, che riscontra molti successi tra gli operai, và fatta.Il problema dunque, non è tanto di ideologia o di forma partito, ma di modalità di radicamento e di aderenza alle vertenze popolari. Compagni ragioniamoci, ne và della nostra esistenza (a meno che nn vogliamo restare a fare testimonianza).

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Cgillino Visualizza Messaggio
    Compagni, ritengo fondamentale l'unità dei comunisti, specie in un momento in cui diventa sempre più importante serrare i ranghi. Ma aldilà della costituzione di nuovi soggetti, quello che và rivisto totalmente è il NOSTRO MODO DI FARE POLITICA. Il problema della sinistra italiana ( e nella fattispecie dei comunisti), non sono tanto le proposte e il progetto (che comunque dovrebbe diventare più articolato e rigoroso, oltre ad essere accompagnato da una puntuale analisi del mondo in cui viviamo), ma il nostro modo di approcciarci alla gente, di portare avanti le nostre campagne, di intercettare i bisogni popolari. E' ovvio che mi ritengo molto distante dallo stile di Bertinotti, ma in ogni caso l'esempio di quest'ultimo che, insieme all'entourage della SA, và a seguire lo spoglio in un locale dell'Hard Rock, segnala il totale scollamento dai ceti popolari. E' ovvio che non propongo il populismo tipico della Lega, ma una riflessione seria sulle modalità di radicamento di questo movimento, che riscontra molti successi tra gli operai, và fatta.Il problema dunque, non è tanto di ideologia o di forma partito, ma di modalità di radicamento e di aderenza alle vertenze popolari. Compagni ragioniamoci, ne và della nostra esistenza (a meno che nn vogliamo restare a fare testimonianza).
    Assolutamente non si ha intenzione di rimanere a fare sola testimonianza e ti do' ragione in gran parte del ragionamento ke hai fatto.

    Il ripensare il nostro modo di fare politica è assolutamente d'obbligo, pur ke questo non voglia dire moderarci ulteriormente, abbiamo visto infatti ke con questa moderazione siamo finiti male.

    Dobbiamo certo ricostruire un rapporto con la gente dal basso, ma sino a che non si risolveranno DEFINITIVAMENTE LE ROTTURE NATE ANKE TANTI ANNI FA fra persone dei 2 partiti in particolare non si puo' andare molto avanti.

    Innanzitutto fuori dalle palle coloro che hanno completamente sbagliato, imponendo una volontà quasi riformista all'interno di questa alleanza, coloro che hanno imposto linee morbide, filosocialiste.....fra queste e il pd la gente ha preferito il voto utile, gli altri, come sappiamo hanno preferito addirittura stare a casa!

    Si devono premiare quelle Compagne e quei Compagni ke in questi anni hanno mantenuto coerenza e hanno combattuto in mezzo alla gente e ci sono!

    Da qui si deve ripartire.

    Per quanto riguarda il discorso sulla lega, si certo una parte di ragione c'e', ma la perdita di voti c'e e c'e' stata UGUALE in tutto il territorio italiano, piallati ovunque sulle stesse percentuali, ed al sud la lega nn c'e', quindi i voti in libera uscita, ci sono stati per scazzo, al nord hanno trovato in parte la lega, al centro sud altro, sta di fatto ke non abbiamo piu' dato l'idea d'essere forza di lotta.

    I nostri dirigenti devono capire tutto questo, e spero ke il congresso di Rifondazione porti buone nuove notizie.

    ISCRITTI DI RIFONDAZIONE, SCEGLIETE BENE AL VOSTRO CONGRESSO!SCEGLIETE GENTE KE VOGLIA L'UNITA' MA ALLO STESSO TEMPO KE NON VOGLIA IL TROPPO DISTINGUO, QUESTO GIA' SAREBBE SUFFICIENTE!

  7. #7
    _Eskimo_
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    "Comunisti uniti" http://www.comunistiuniti.it/ è già in prima pagina su "L'Erresto". http://www.lernesto.it/ mi ricomincia a battere il cuore....Aderiamo compagni!!!!!!!!!!!!!!

  8. #8
    Ribelle senza gloria
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    già aderito...e se veramente vedo che quet'unità verrà fatta seriamente è già pronta la tessera al partito

  9. #9
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    Da me ha aderito tutta la famiglia.

    Mandate il modulo d'adesione a tutti i Compagni, i simpatizzanti, e tutti coloro che magari aspettavano questo momento da lungo tempo!


    Per conto mio lo pubblico sul mio myspace e lo invio a tutte le mailing list alle quali partecipo.

  10. #10
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    Propongo un articolo già presente nel forum del PRC: è sul Partito del Pomodoro Olandese (l'ex partito socialista), che grazie ad un innovativo modo di fare politica, è riuscito in una decina d'anni a passare dal 6% al 17%, e contrastare nelle periferie la destra xenofoba. Credo che dovremmo prendere spunto anche da questo, e anzi aprirci il più possibile in un momento duro come questo (non mi riferisco ovviamente ad un'eterodossia di tipo bertinottiano, attenzione):Il Partito SocialeDi seguito un’articolo di Luca Tommassini che riporta l’esperienza del Partito del Pomodoro Olandese, un partito che è riuscito con la militanza sociale a vincere nei quartieri popolari e contenere l’ondata xenofoba dell’antipolitica. Come lo ha fatto? Partendo dal basso, con umiltà e lavoro di massa, senza grandi slogan. Un’articolo questo che dovrebbe far riflettere…Un partito rosso pomodoroI protagonisti «Abbiamo costruito un’organizzazione di attivisti, con un forte radicamentolocale. E lo abbiamo fatto in una delle società più ricche del mondo» Viaggio nella Sp Asinistra la rivelazione politica delle ultime elezioni olandesi. Voti triplicati, iscritti in continuo aumento e tanta voglia di battere i socialdemocraticiLuca TomassiniInviato a AmsterdamL’appuntamento con Hans van Heiningen è alle nove del mattino, nella sua abitazione ad Amsterdam sud. Non lontano si trova una delle principali moschee della città, l’anno scorso al centro di polemiche sfociate nell’espulsione dall’Olanda di un imam. Cinquantaquattro anni, di cui otto passati con la moglie medico nel Nicaragua sandinista, per lungo tempo attivo in quel movimento che a partire dagli anni ‘80 aveva trasformato il centro della sua città in una caledoscopica jungla di case occupate, è stato tra i principali animatori dell’opposizione alla guerra in Irak. Nel 2002 il grande salto: si iscrive al Partito socialista (Sp) per divenire nel giro di tre anni segretario nazionale organizzativo. Una “carriera” folgorante che non è un’eccezione ma la regola in un’organizzazione fondata nel 1972 da un manipolo di maoisti e impostasi nelle elezioni nazionali dello scorso 22 novembre come la vera rivelazione della scena politica olandese, volando dal 6 al 17% dei voti.Una rapida occhiata all’appartamento, un caffé e poi in macchina verso Het land van ooit («Il paese di mai»), un parco divertimenti stile fantasy-medievale nel Noord-Brabant, per immergersi nella campagna elettorale in vista del voto regionale dello scorso mercoledì. «E’ proprio da queste parti che nasceva l’Sp - racconta van Heiningen mentre un muro di pioggia si abbatte sul parabrezza -. Le nostre radici sono nei piccoli centri del sud cattolico, da qui è iniziato il nostro assedio alle città». Assedio più che riuscito, e non solo elettoralmente: il numero dei militanti, caso unico in Olanda, è in crescita vertiginosa. E l’anno scorso Jan Marijnissen, presidente e leader indiscusso del partito da più di vent’anni, si è presentato con un mazzo di fiori a casa dell’iscritta numero 50mila, una giovane di origini turche residente ad Amsterdam. Che lo ha ricevuto con i capelli coperti da un velo. Van Heiningen spiega che «siamo oramai uno specchio della società olandese, anche per quanto riguarda la presenza degli immigrati: siamo un partito popolare, di attivisti, con un forte radicamento locale. E siamo riusciti a fare tutto questo inuna delle società più ricche del mondo, dove il problema non è certo la lotta di classe: meglio denunciare la vergogna che il 10% dei giovani olandesi vive in povertà». Forse è proprio qui quello che è stato definito «il segreto di Oss», dal nome del piccolo centro dove Marijnissen è nato e che ha dato al partito il suoi primi eletti locali nel lontano 1974: nell’approccio pratico, «post-ideologico», nella capacità di dare risposta ai bisogni quotidiani delle persone. Lotte per il diritto alla casa, per la difesa dell’ambiente, contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, fino all’impegno nelle voedselbanken, organismi che raccolgono nei supermercati prodotti destinati al macero per distribuirli ai poveri. E questo con chiunque, dal collettivo di giovani radicali fino all’associazione caritatevole cristiana. «Cosa mi ha più colpito - dice mentre parcheggiamo - quando sono entrato nel partito? L’efficacia. La nostra è una macchina perfettamente adatta a crescere in unperiodo di egemonia della destra». Van Heiningen mostra una copia del Volkskrant, secondo quotidiano del paese di tendenza liberalsocialista, dove il noto articolista Henrik-Jan Scoo dichiara il suo voto: «E’ ora che la politica si faccia più umana e sociale, nel giardino di casa come nella capitale. E a volte l’Sp sembra l’unico vero partito politico sopravvissuto: serio, concreto e capace di mobilitare». Ma forse non è tutto qui. In un paese attraversato da una religiosità profonda, che negli anni ‘70 aveva amato l’allora leader socialdemocratico (PvdA) Joop den Uyl e la sua proposta di salari uguali per tutti, i deputati dell’Sp che consegnano l’intero stipendio al partito per riceverne 2.000 euro al mese non possono che suscitare fiducia. Così come l’orgogliosa rivendicazione delle proprie origini operaie di Marijnissen medesimo, l’unico politico di un certo rilievo che non si sia trasferito all’Aia, la capitale. E’ uno “stile” raccomandato su un vero e proprio manuale permilitanti partorito circa dieci anni fa, e significativamente intitolato «Lokaal Actief», dove molto spazio è dedicato all’esempio che ogni iscritto al partito è chiamato adare. «Sperimentiamo su noi stessi cosa significa vivere in maniera modesta, come socialisti», spiega van Heiningen mentre ci facciamo largo tra biciclette con rimorchi a forma di pomodoro dai quali viene distribuita zuppa di pomodoro, giovani con pomodori dipinti sul viso distribuiscono spugnette a forma di pomodoro e i più grandi bevono birra appoggiando i loro bicchieri su cartoncini a forma di pomodoro. Poco lontano una piccola folla circonda la Fiat 500 rosso pomodoro usata da Marijnissen in campagna elettorale. Inutile dirlo, è il «pomodoro» il simbolo del partito, dal 1994. In quell’anno Marijnissen faceva il suo ingresso in parlamento dopo una aggressiva campagna contro il PvdA di Wim Kok, che avrebbe dato vita alla coalizione “porpora” con i liberali (Vvd) e inaugurato una stagione fatta di diritti civili e liberismo. Lo slogan era «Vota contro, vota Sp», su un manifesto col disegno di un omino nell’atto di lanciare, appunto, un pomodoro contro il palazzo del governo. All’interno del parco c’è di tutto, spettacoli con con fatine per i bambini e concerto stile roaring sixties per i più grandicelli, in attesa dei comizi finali.Mikie, 19 anni, pettorina rossa, diploma tecnico e iscritta a una laurea breve, viene da Tilburg, a Sud: «Nell’Sp imparo cos’è la politica. Ho conosciuto tanta gente e ho anche imparato qualcosa su me stessa. E’ importante incontrare persone diverse da te». Ma perché proprio l’Sp? «Sono gli unici che fanno veramente qualcosa per i giovani: centri sociali, attività ricreative, iniziative culturali. E poi la casa». A Ton, studente universitario a Amsterdam, piace «la loro concretezza». Dice di volere una società più umana e solidale e anche lui insiste sul fatto che con l’Sp impara «a conoscere la politica». E Pim Fortuyn, Theo van Ghog e le tensioni esplose dopo l’11 settembre 2001? «E’ vero, c’è un razzismo diffuso. Le persone sono sole, spaventate e per questo si barricano nelle loro case.Mentre i politici non fanno altro che indurle ad avere sempre più paura». Dopo l’assegnazione di un premio per il miglior manifesto elettorale, è l’ora dei comizi: esordisce il senatore Tiny Cox. Quando grida che presto l’Sp supererà il PvdA gli applausi sono scroscianti, e quando domanda quanti tra i presenti votassero socialdemocratico almeno la metà della sala alza la mano. Tocca a Marijnissen, che salta sul palco afferrando un borsalino e saluta quasi come un giullare: è attento a gettare sul PvdA le responsabilità della mancata formazione di una coalizione di sinistra. Ora la parola d’ordine è «Vota per, vota Sp»: «Oramai il problema non è più se andremo al governo, ma quando». Ancora applausi. L’obiettivo è chiaro e i quattro anni di opposizione probabilmente attendono ilpartito di Marijnissen serviranno per consolidare l’organizzazione. «Mi sono dato questo tempo per trasformare la quantità in qualità - spiega van Heiningen sulla via del ritorno - e per questo stiamo intensificando gli sforzi per la formazione dei quadri». Un argomento caro a Ronald van Raak, 37 anni, senatore prima e oggi deputato alla testa del “dipartimento cultura”. Non si definisce marxista ma ha appena pubblicato «Una vita piena e rossa» dove con altri commenta vari testi della tradizione socialista. Vive a Amsterdam e lo incontriamo nel centralissimo caffé de Balie, a due passi dall’università. «Siamo un partito popolare - ripete anche lui - ma gli intellettuali cominciano a avvicinarsi. Ci sono due problemi, uno legato alla loro età, l’altro che definirei più propriamente di classe. I più anziani sono con noi ma restano legati al PvdA. E poi gli intellettuali sono individualisti, faticano a trovare il loro posto in un partito di militanti. Ma per i giovani il discorso è diverso,si avvicinano a noi e cercano più che un semplice stipendio». Parla del corso “Marx for dummies”, organizzato l’estate scorsa, e ne annuncia uno sulla storia del movimento socialista: «Ma non ci identifichiamo con nessuna corrente dipensiero», precisa. Forse, per capire, bisogna ricordare che in Olanda a parte Spinoza teorici politici di rilievo non sono mai esistiti, ma van Raak suggerisce anche di andare a Rotterdam a vedere una lezione Actievoering, organizzazione di azioni. Lì, nella spartana direzione nazionale del partito, attende Leo de Kleijn, consigliere comunale, tessera dal 2002 dopo anni nel Socialist international, una piccola organizzazione di ispirazione trotzkista. Che l’anno scorso è entrata nell’Sp ma èstata subito espulsa: «Sono stati troppo bruschi, si presentavano alle riunioni con le loro bandiere». E’ l’unico caso di provvedimenti disciplinari di cui siamo venuti aconoscenza, in un partito che tuttavia ha conosciuto momenti di intenso dibattito interno. Per esempio quando ha “riconosciuto” la Nato e molti militanti «temevano di vedere l’Sp fare la fine del PvdA». Le lezioni di Actievoering si svolgono in un centro so ciale, dove una ventina di persone seguono Mark, armato di computer e proiettore. Tra le massime sullo schermo: «Nessun diritto di parola senza inchiesta», poi una lunga lista di indicazioni pratiche, centrate sul rapporto con le persone, con i loro bisogni, fino a un rotondo «servire il popolo». Alla fine è il momento delle proposte degli “studenti”: i biondi concordano sull’occupare case, gli immigrati e i loro figli sostengono invece iniziative contro la destra razzista. Ipotesi bocciata perché, spiega Mark, «così si scatenano emozioni che impediscono di ragionare, di convincere. Meglio portare quelle persone con noi a prendere possesso di un appartamento».

 

 
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