Una intervista che, a mio avviso, spiega molto bene perchè, anche nelle Marche, la lega ha avuto successo.
http://www.corriereadriatico.it/arti...59F4D823D1AF72
Da Fermignano alla Camera anche qui la Lega fa record
m.cristina benedetti
ANCONA - Terra di pentole e federalismo spinto, spinto da lui che con camice bianco e fascia tricolore in due anni ha fatto della Lega un multiplo di quattro. E’ Fermignano, 8.570 anime, molti operai e un bel numero di imprenditori, dove Giorgio Cancellieri mette il coperchio, al resto ci pensa il diavolo e un po’ la Tvs di Bertozzini, a una politica fatta di territorio. Risultato: il Carroccio, che nel 2006 era sostenuto da 165 voti, oggi ha l’accelerazione di 600 preferenze. Detta in percentuale si va dal 3% al 12,5%. Tradotto in record: nelle Marche per la prima volta il partito del Senatur ottiene un deputato, l’avvocato fanese Luca Rodolfo Paolini.
Complimenti per i coperchi sindaco. Se Bologna raddoppia il dato, lei esagera: moltiplica per quattro e piazza Paolini alla Camera.
“E’ un amico fraterno: quindici anni di lotte insieme, ma anche tante vacanze e serate condivise”.
Con lei che ha fatto da apripista: la Lega qui ha il suo volto. Segni particolari?
“Essere uno di loro. Essere sul territorio, che non è una bandiera da sventolare nelle buone occasioni, ma sono le esigenze e i timori di tutti i giorni”.
Il volto del malessere, il voto della protesta.
“No. E’ proprio su questo errore d’analisi che siamo tornati sulla scena nazionale ai fasti degli inizi spiazzando ogni previsione”.
La politica tradizionale non ha compreso il vostro reale potere di penetrazione, oltre il folclore delle origini e la demonizzazione degli avversari.
“Non hanno capito che non siamo più protesta, ma idea progettuale. Parliamo chiaro: il federalismo fiscale è l’unico progetto politico di riforma istituzionale che c’è. E’ che non l’hanno voluto afferrare: la gente ha voglia di veder reinvestire sulla propria terra le tasse e i contributi che paga”.
Se non è protesta questa.
“No, vuol dire garantirsi un buon livello di servizi senza che le regioni più ricche continuino ad assistere quelle più povere. Un metodo che richiama alla responsabilità la classe dirigente, che vale da stimolo: anche al Sud comincia ad essere apprezzato”.
Ma continuate a sfruttare le paure degli italiani.
“Altro errore che ha portato a sottovalutare la Lega che cambia, che prende voti a sinistra, tra gli operai e gli impiegati, al Cavaliere, tra gli imprenditori”.
Dicevamo della paura. Ma la criminalità non è uguale per tutti.
“E’ la sensazione crescente di insicurezza il denominatore comune sul quale lavorare. Negli ultimi tre mesi qui a Fermignano abbiamo subito 50 furti: vent’anni fa si lasciavano le chiavi nella toppa della porta di casa. Ecco a Roma si rischia di più, ma è anche vero che lì la situazione è sempre stata più difficile e complessa. A ognuno la sua storia, a ognuno le proprie paure”.
E gli stranieri restano nel mezzo, indesiderati come sempre.
“Ancora un’imperdonabile semplificazione. La verità è che la politica tradizionale non ha colto un particolare: il fenomeno dell’immigrazione va governato”.
Tutti dentro o tutti fuori?
“Dentro tutti quelli che sono necessari al nostro sistema produttivo, ma non di più. Altrimenti scatta la soglia della criticità”.
Passiamo alla ragione dei numeri: a Fermignano quanti immigrati conta?
“Sono preciso: 1150, il 13% della popolazione”.
Troppi?
“Direi di sì. Comunque da quando sono arrivato la situazione è migliorata: è passato il messaggio che chi sta qui deve seguire le nostre regole”.
Come per esempio: chi paga le tasse ha gli stessi diritti. Come la casa.
“E no. Per quanto riguarda l’edilizia pubblica ritengo che la priorità debba essere dettata dall’anzianità di residenza. Un cittadino italiano con alle spalle un nonno e un padre che hanno pagato le tasse dovrebbero essere avvantaggiati nell’assegnazione di un alloggio. Ma così non è”.
Di certo è che siete trasversali: non solo nord, non più secessionisti e basta.
“Siamo operai. Gli operai stanchi del sindacato che va a braccetto col padrone”.
E allora via pure loro, i sindacati?
“L’Italia ha ancora bisogno di loro, ma non di questa mediocrità”.
Un dentro deciso per i lavoratori dipendenti, vero?
“Sono con noi molti di coloro che temono per il potere d’acquisto dei lori stipendi. Anche questa è paura e non certo da sfruttare, ma da comprendere”.
E qui ci sono i sindaci che lavorano sul territorio. Siete una miriade, oltre duecento in tutta Italia: leggi, cavilli e ordinanze sono le armi migliori, meglio delle piazze da occupare.
“Sono 16 anni che lavoriamo sodo e le urne ci hanno premiato”.
Il suo referente politico?
“Calderoli, ma anche Maroni. Bossi lo conosco bene, ma da quando è stato male lo disturbo il meno possibile”.