Originariamente Scritto da
Barsanufio
Non so se qualcuno ha letto ed è rimasto colpito - come me - la rubrica Moleskine di Pietro Calabrese, sul tradizionale Magazine del giovedì del Corriere della Sera.
Si intitola Nessuno tocchi Karol, e - in occhiello - riporta:"I cattolici polacchi chiedono il cuore di papa Wojtila per conservarlo nella Cappella Reale. In pratica, di scoperchiare la tomba e squarciargli il petto. Una barbarie. meglio sarebbe rendergli omaggio inviando alla Chiesa di Cracovia la salma intatta"
Cito un passaggio interessante del pezzo: "Non so perché questa richiesta del tutto legittima da parte della Chiesa polacca mi appare, se verrà accolta, una cosa barbara, un rito antico e pagano, una di quelle scene disgustose viste al cinema, con i guerrieri che strappano il cuore alla vittima e lo mangiano, crudo e sanguinolento, per prenderne la forza, per possederme l'anima, per catturarne e conservarne lo spirito. Non lo so e francamente non mi interessa. Mi piacerebbe, però, che il corpo di papa Wojtila rimanesse intatto, non toccato, non frammentato. Posso dirla tutta? Non profanato, anche se so che non certamente di questo si tratterebbe (...) E' un sentimento infantile il mio, me ne rendo conto, ma è così che profondamente lo vivo. E spero che nessuno tocchi Karol, secondo le antiche parole, terribili, primordiali, barbare" (i corsivi sono tutti miei).
Calabrese esprime problematicamente la sua critica, riconoscendo le buone intenzioni e la legittimità della 'procedura'. Eppure c'è una parte dentro di lui che fa resistenza, una parte che si indigna e che si addolora, una parte che lui - a mio avviso erroneamente - definisce infantile, una parte 'pulitina' e corretta, una parte civilizzata e corretta, una parte che però reagisce con parole barbare (nessunon tocchi Karol, frase che evoca la terribilte immunità di Caino in Genesi).
Il cadavere - presumibilmente in stato di avanzatissima decomposizione (ma forse è stato imbalsamato) - di un Pontefice riesumato, il suo petto squarciato, la cassa toracica aperta, il suo cuore (ma, Waglione, tu che sei medico, cosa resta di un cuore dopo anni dalla morte?) estratto, collocato in uno scrigno forse d'oro con piccole finestrelle di cristallo, e trasportato nella terra dei suoi padri, nella cappella dei Re di Polonia, esposto alla venerazione dei fedeli: sì, una visione - come direbbe Freud - unheimilich, perturbante.
By the way: chissà se quando - augurabilmente tra moltissimi e intensi anni - spirerà l'attuale Romano Pontefice, chissà se gli apriranno la scatola cranica e gli estrarranno il cervello per portarlo in Baviera. Se c'è una logica, in quella che Calabrese definisce barbarie, dovrebbe essere così...
Che effetto vi fa tutto questo? Io mi chiedo perché si individui un'opposizione tra divino e barbarico, tra divino e arcaico, tra divino e primordiale. Ultimamente tra divino e corpo, tra divino e carne, tra divino e sangue, laddove a parer mio c'è al contario un'affinità, ben più grande di quella esistente fra divino e mentale, tra divino e psicologico, tra divino ed etico. Lo spirito ama il corpo e ama in qualche modo mescolarvisi, mentre rifugge alle avances del mentale. Nel gesto effettivamente splatter di aprire il petto del Papa morto ed estrarne i sanguinolenti rimasugli del cuore sono in gioco forze spirituali - e antropologiche - molto profonde. Invece, certi articoli asettici di teologia....
Ed è così che gli angeli ci invidiano e provocano struggimento verso la nostra misera carne mortale e della sua capacità di (s)offrire.
Grazie, Barsanufio