Pagina 3 di 4 PrimaPrima ... 234 UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 33
  1. #21
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    5,583
     Likes dati
    0
     Like avuti
    7
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Importante esserci. Passare parola.

  2. #22
    email non funzionante
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    9,411
     Likes dati
    3
     Like avuti
    6
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Fortunati Bolognesi e limitrofi. Io sono lontanuccio.

  3. #23
    Forumista junior
    Data Registrazione
    30 Oct 2009
    Messaggi
    99
     Likes dati
    0
     Like avuti
    4
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    (seconda parte della recensione del libro di A. Venier)

    ...
    Un altro importante capitolo è dedicato alla silenziosa e dolorosissima perdita di innumerevoli aziende piccole e medie, spina dorsale del nostro sistema economico, vendute all'estero (3) o cedute in apparenti joint venture di facciata (4). Fra queste, e sopra tutte, il polo strategico dell'alta tecnologia, fondamentale al mantenimento di un ruolo fra i Paesi che contano, e che nessun altro membro del G8 si sognerebbe minimamente di alienare.
    Tutto il processo ha già cominciato a trasformare l'Italia in ricettacolo dell\rquote indotto industriale europeo (ad es. nella produzione di accessori per le grandi case automobilistiche tedesche), e per un'unica concomitante ragione: il basso costo dei suoi bravi operai. Perduto il primato industriale tecnologico, saremo ridotti a riserva di lavoro qualitativamente appetibile a prezzi concorrenziali rispetto all'Europa. Si ponga mente al fatto, mai abbastanza risaputo, che un operaio italiano costa esattamente la metà di un suo collega tedesco. La riserva, naturalmente, durerà fino al giorno non remoto in cui i Paesi in via di sviluppo, la cui manodopera è ancora meno pretenziosa, non avranno raggiunto analoghi standard operativi.
    Se dunque tale situazione genera per il momento un flusso di entrate liquide notevole, mitigando gli effetti del declino, sul lungo periodo dipendenza e vulnerabilità del sistema porteranno a sottooccupazione, ed impotenza a reagire in caso di recessione.
    L'attacco allo stato sociale, ultimo passo del grande esperimento neoliberista in atto sulla nostra pelle, viene anch'esso inquadrato nella logica di un progetto d\rquote Italia flessibile, dai bassi salari e destinata al mercato delle esportazioni povere. La demolizione di quei servizi pubblici che sono una delle ragion d'essere dello Stato, è il risultato inevitabile della stessa logica perversa ed eteronoma.
    Quali, infine, le cause sostanziali del disastro? Secondo l'Autore, che pur non disdegna l'ipotesi del complotto (segnalando però il rischio del « complottismo », che scredita qualsiasi critica valida confondendola con le fantasie) sono le stesse che lamentava il Guicciardini sei secoli fa nel carattere degli italiani: prevalenza degli interessi particolari su quelli generali, tentazione di scambiare la ricchezza dei singoli per segno di potenza, grande zelo nel sottomettersi ai padroni di turno, e perciò cronica incapacità a realizzare un forte Stato nazionale. Già in passato regolarmente tali pecche congenite promossero danni al bene pubblico: dalla Banca Romana di sabauda memoria all'acciaio Falck, la storia insegna. Ma il nuovo contesto della globalizzazione, ove gli appetiti e gli strumenti per soddisfarli si fanno giganteschi, ha reso micidiale l'ultima opera di distruzione.
    E allora quali le soluzioni? Al di là degli avvertimenti tecnici la passione prorompente nel richiamo conclusivo del libro (« Un discorso per l'Italia »), la medesima che imbrigliata nella freddezza dell'analisi ha dato anima ad ogni capitolo come un fuoco sotterraneo, sembra essere la vera risposta.
    Sì, innanzitutto Venier propone una disamina imparziale della situazione, cui ben difficilmente aderirebbero i coautori del disastro e del consenso ad esso: politici, giornalisti, giudici, faccendieri; indi l'interruzione delle ultime privatizzazioni, tornando a salvaguardare i servizi di pubblico interesse; la ripresa della spesa pubblica investendo in sanità, difesa e progetti industriali a lungo termine, finanziandola col deficit di bilancio ed il debito pubblico interno (o debito virtuoso); infine, fondamentale, il rilancio dell'alta e media tecnologia. Tutto questo tralasciando per contesti supernazionali la critica all'economia finanziaria globale che ha sinora avallato e persino promosso troppe acrobazie ai danni dei popoli e a vantaggio di pochi individui senza scrupoli.
    Ma qualsiasi soluzione, dice l'Autore, sottintende la riscoperta della volontà di salvare lo Stato nazionale italiano. Non è facile mettere mano a quest'opera, conclude, « Ma dobbiamo volerlo fare: perché l'Italia viva ».
    Questa conclusione idealmente slanciata verso l'azione, coerente allo spirito del libro, amaro e sovente sarcastico, sì, ma altrettanto intenzionato a trovare una via d'uscita, lo allontana da certa pubblicistica in voga negli ultimi anni. Dico quei testi che rileggendo in maniera fosca, e bisogna pur dire realistica, la nostra storia nazionale conferiscono ferite talvolta meritate, ma senza lenimento e dunque inutili, all'anima del Paese (5).
    Avremmo visto bene, anche se apparentemente si sarebbe usciti dall'argomento che ha il suo fuoco analitico e passionale sull'Italia, un allargamento di prospettiva al piano internazionale. Colpiscono ad esempio i paralleli fra certe operazioni e gli avvenimenti che portarono lo Stato Vaticano sull'orlo del baratro finanziario due decenni fa. Ma più interessante ancora sarebbe stata un'analisi di quegli accenni eversivi, secondo il medesimo copione di "Mani pulite", ripetutisi a stretto giro di anni in Germania (il caso Khöl), Russia (il caso Eltsin) e Francia (il caso Chirac). I primi due grandi uomini politici hanno pagato gli attacchi giudiziari a regia verosimilmente estera con l'abbandono della carica. Ma la reazione degli Stati, in tutti e tre i casi, è stata degna delle grandi nazioni cui hanno la responsabilità di sovrintendere. Espansione militare ed economica sull'Adriatico da parte della Germania già preponderante nella Unione Europea (Croazia) e nuova politica dell'immigrazione tecnologicamente qualificata; emersione e ripresa del controllo del Paese da parte della struttura di sicurezza che ha sempre rappresentato il vero potere in Russia (il corso di Putin e dei nuovi governatori). In tutti e tre i casi, comunque, nessuna Rivoluzione ha avuto seguito alla caduta o alla difensiva dei presidenti. Tale resistenza non è andata esente da una terribile e drammatica escalation immediatamente scatenata "dall'altra parte", e forse un giorno sui libri di storia si leggerà dello scampato pericolo d'una guerra mondiale cominciata con l'infiltrazione propagandistica e giudiziaria e fermatasi con le bombe su Belgrado e la punizione politica del solo alleato atlantico, l'Austria, che osò anteporre alla prepotenza del nuovo impero le proprie ragioni nazionali.
    Venier accenna più volte agli interessi di potenti lobby internazionali, e al sistema finanziario mondiale selvaggiamente teso a imporre ovunque il deserto neoliberista, come alle vere cause remote del disastro italiano. Simile tesi non assurge però a una formula chiara, e le concrete soluzioni avanzate, per quanto sensate, peccano del limite operativo nazionale, quando la partita, per stessa ammissione dell'Autore, si giuoca ormai su ben altri scacchieri. Soprattutto sembrano quasi impossibili ad applicarsi a fronte di un nemico tanto potente e generosamente dotato di infiltrati.
    Anche dovendo tuttavia limitarsi per ragioni pratiche ai nostri confini , brilla per la sua assenza una critica al sistema parlamentare italiano, ormai troppo permeabile non solo ad interessi di parte, ma agli stessi metodi inquisitori e propagandistici del nuovo totalitarismo; non si parla del ruolo funesto delle società di pubbliche relazioni né della gestione della cosiddetta "informazione" mediatica; non v'è una riga a favore della responsabilizzazione della magistratura; e infine, se non implicitamente, non si discute per una rifondazione critica del concetto stesso di democrazia nell'era dell'esautoramento della politica, e del dominio scientifico delle coscienze mediante una propaganda acuta e onnipotente, secondo la peggiore pratica totalitaria che mai abbia visto la luce dall'inizio della storia.
    In fondo viene da domandarsi se il libro, ove le sue analisi siano corrette, non descriva altro se non i passaggi locali d'un dramma storico di ben più vasta portata: la morte dello Stato, l'avvento del nuovo ordine supernazionale fondato su quell'impalpabile, onnipervadente e spietato sacramento della violenza che sub specie elettronica e globale è divenuta la convenzione finanziaria. La nuova volontà di potenza, indifferente persino all'aretè definitivamente domina i popoli ed elimina dalla scena le loro vecchie strutture socio-politiche a favore di un'inaudita, sinora, ed anonima epifania del Potere. Ma se così fosse, varrebbe ancora la pena scommettere sulla politica? L'Autore sembrerebbe rispondere di sì, senza però indicarci con chiarezza le vie praticabili.
    Il saggio tuttavia porta inevitabilmente a riflettere su questi argomenti cruciali, e ciò è assai importante. Un solo uomo, con un solo libretto, di questi tempi, poteva fare di più, e altrettanto bene? Crediamo fermamente di no. Diceva un grande amico dell'Italia, Henry Furst: « Chi tace, e tacendo perpetua e acuisce il suo male, è il vero nemico dell'umanità » (6) . Dobbiamo perciò essere grati ad Antonio Venier per la sua lucida denuncia. Essa merita di essere meditata, diffusa e discussa, come il primo passo, ch'è sempre il più difficile e il più importante, di un cammino forse disperato ma necessario

    Stefano Serafini

    (3) Per es. Birra Moretti, Rinaldo-Piaggio, Moto Guzzi, le aereonautiche ex EFIM.
    (4) Esemplari i casi di Alenia, Alitalia, Agusta.
    (5) Cfr. ad es. Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Casale Monferrato, Piemme, 1998 e la sua amarissima revisione del Risorgimento. Il mito fondante del Paese viene castigato duramente, smascherandone menzogne, atrocità e colossali ipocrisie, ma nessuna soluzione alternativa vi ene offerta al pur innegabile, autentico, e tradito fin che si vuole, ideale d'Italia che percorre la storia.
    (6) Henry Furst, Simun, Milano, Longanesi, 1965.

  4. #24
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Nov 2009
    Messaggi
    244
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    una settimana al convegno:


  5. #25
    email non funzionante
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    9,411
     Likes dati
    3
     Like avuti
    6
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Bulgnais, sai se gli atti del convegno verranno resi pubblici in qualche modo (sito internet dell'associzione, pubblicazioni,...) ?

  6. #26
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Nov 2009
    Messaggi
    244
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    sì, come per tutti i convegni organizzati in passato saranno disponibili sul sito dell'associazione www.associazioneedera.org

  7. #27
    email non funzionante
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    9,411
     Likes dati
    3
     Like avuti
    6
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Bulgnàis Visualizza Messaggio
    sì, come per tutti i convegni organizzati in passato saranno disponibili sul sito dell'associazione www.associazioneedera.org
    bene così

  8. #28
    Registered User
    Data Registrazione
    01 Oct 2003
    Messaggi
    1,217
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Gaudenzi non si era candidato con il Psi alle precedenti elezioni?

  9. #29
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    5,583
     Likes dati
    0
     Like avuti
    7
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Su

  10. #30
    Forumista junior
    Data Registrazione
    30 Oct 2009
    Messaggi
    99
     Likes dati
    0
     Like avuti
    4
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Alex78 Visualizza Messaggio
    Gaudenzi non si era candidato con il Psi alle precedenti elezioni?
    c'è una vecchia discussione sul forum riguardo alla candidatura di gaudenzi nelle file del psi.

    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=153955

 

 
Pagina 3 di 4 PrimaPrima ... 234 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 32
    Ultimo Messaggio: 04-06-08, 20:01
  2. Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 16-05-08, 09:46
  3. MORTE DI UNA NAZIONE? L'Italia dopo vent'anni di globalizzazione.
    Di Bulgnais nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 05-05-08, 09:58
  4. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 22-04-08, 17:33

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito