E se perdi il posto sono guai - miaeconomia.leonardo.it (10/04/2008)
Ma l’accerchiamento dei salari italiani non finisce certo qui. Molti fanno notare che i lavoratori italiani non hanno molte possibilità di poter contrattare condizioni favorevoli, in larga parte dovuto a un sistema del tutto inesistente di protezione sociale che aiuti chi è senza lavoro.
Tradotto, se un lavoratore sa di poter godere di un sostanzioso aiuto pubblico da disoccupato, allora ha maggiore forza nel contrattare un salario più ricco, perché non vive nel terrore di perdere il poco che guadagna. Già, perché come se non bastasse, l'Italia risulta essere agli ultimi posti anche per il livello di sussidi ai disoccupati tra i paesi che aderiscono all'Ocse. Anzi, per essere precisi, siamo all'ultimo posto, abbiamo il record in negativo.
L'Ocse, infatti, ha calcolato in un suo rapporto il valore degli aiuti ai senza-lavoro di lungo termine, in media, al netto delle tasse, includendo non solo l'assegno di disoccupazione vero e proprio ma anche l'assistenza sociale e gli eventuali aiuti per casa e carichi di famiglia.
Nel nostro paese il tasso di sostituzione, rispetto al salario medio, è inferiore al 10%, siamo lontani anni luce anche dagli iperliberisti Stati Uniti, comunque al quart'ultimo posto ma con un livello di benefici che sfiora il 30%.
Non parliamo poi di quanto siamo distanti dai paesi nordici: al primo posto la Danimarca in cui questo indice, che misura il "tasso di generosità" del welfare nei confronti dei disoccupati sfiora addirittura l'80% del salario medio.
Nella media di tutti i paesi che aderiscono all'Ocse il tasso di sostituzione per i disoccupati da oltre 60 mesi (che indica un po' quanto ci si rimette a rimanere senza lavoro) è calato, passando dal 59% del 2001 al 55% del 2005 (37% se si considera il solo assegno di disoccupazione senza altri benefit sociali). Nonostante questo il nostro paese fa ridere chiunque su questo fronte così delicato.
L'Ocse fa notare che nell'ultima riforma del lavoro, per esempio il sussidio dei disoccupazione per gli under-50 è passato mediamente dal 40 al 50% del salario di riferimento. E così il cosiddetto tasso di sostituzione per i disoccupati e' passato mediamente dal 5% al 14%.
Ma se poi si mettono insieme altri fattori (aiuti per la casa o carichi familiari) la media scende appunto sotto il 10%. Ad incidere soprattutto il fatto, spiega l'Ocse, che in Italia (come anche in Grecia e Turchia) i sussidi per i disoccupati di lungo termine "sono molto bassi o inesistenti".
DISOCCUPATI, QUANTO SUSSIDI E WELFARE INTEGRANO SALARI
Classifica dei paesi Ocse in cui è più alto per un disoccupato da oltre 60 mesi il tasso di sostituzione rispetto al salario (la media tiene conto non solo del sussidio di disoccupazione ma anche degli altri benefit legati al welfare. La classifica inoltre considera, e fa una media, quattro differenti tipologie di famiglie) Fonte: Ocse (anno 2005) (tasso di sostituzione medio al netto delle tasse)
1. Danimarca 79%
2. Svizzera 75%
3. Irlanda 73%
4. Islanda 73%
5. Finlandia 72%
6. Norvegia 71%
7. Paesi Bassi 71%
8. Lussemburgo 70%
9. Svezia 70%
10. Austria 62%
11. Belgio 62%
12. Germania 62%
13. Regno Unito 62%
14. Francia 61%
15. Portogallo 61%
16. Polonia 59%
17. Rep. Ceca 58%
18. Giappone 57%
19. Canada 54%
20. Australia 51%
21. N. Zelanda 51%
22. Spagna 49%
23 Ungheria 42%
24. Corea 41%
25. Slovacchia 38%
26. Stati Uniti 30%
27. Grecia 24%
28. Turchia 8%
29. ITALIA 7%
MEDIA OCSE 55%
Che i liberisti imparino! Senza tasse non ci possono essere sussidi e senza sussidi non c'è potere contrattuale, i nostri stipendi rimarranno insufficienti, qualsiasi lavoratore potrà essere ricattabile specie se precario od in assenza di tutele contrattuali!
Questo è il motivo per cui sostengo che il liberismo alla statunitense funziona solo a fronte di forti tutele di altro tipo.
Saluti