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  1. #11
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    e le fiamme dove sono ?

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da apoliticos Visualizza Messaggio
    e le fiamme dove sono ?
    La questione era stata trattata in apposto thread ed è inutile riprenderla e ripeterla.

  3. #13
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    certo che quell'intervento celeste fa scalpore .
    è indigesto a molti .

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da apoliticos Visualizza Messaggio
    certo che quell'intervento celeste fa scalpore .
    è indigesto a molti .
    Ammesso che sia un intervento soprannaturale - e non ne sono del tutto sicuro - certo che è emblematico ed è molto eloquente.
    Comunque, non usciamo OT.

  5. #15
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    Predefinito Su Mons. Oder ho trovato questa indicazione

    Sławomir Oder

    Sławomir Oder (ur. 1960 w Chełmży) – polski ksiądz.

    Studiował ekonomię na Uniwersytecie Gdańskim. Jednocześnie podjął naukę w seminarium duchownym w Pelplinie. Następnie ukończył seminarium na Lateranie.

    14 maja 1989 roku otrzymał święcenia kapłańskie z rąk biskupa Mariana Przykuckiego, ówczesnego ordynariusza diecezji chełmińskiej. Zdobył stopień doktora obojga praw. Od 18 lat przebywa w Watykanie. Pełni funkcję prezesa Trybunału Apelacyjnego przy Kurii Rzymskiej, jest także honorowym prałatem domu papieskiego. Funkcję tę nadał mu Jan Paweł II.

    28 czerwca 2005 został zaprzysiężony jako postulator procesu beatyfikacyjnego Jana Pawła II.

    wikipedia (in lingua polacca)






  6. #16
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    Qui la suora del presunto, ma molto presunto "miracolo", Suor Marie Simon-Pierre, guarita "miracolosamente" dal morbo di Parkinson grazie all'intercessione di Giovanni Paolo II.

  7. #17
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    è penoso discutere .....

  8. #18
    Ut unum sint!
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    Citazione Originariamente Scritto da Augustinus Visualizza Messaggio
    Sotto Benedetto XVI, invece, si è caduti nell'eccesso opposto. Le cause sono diminuite ed ottenere la nullità è diventata opera più ardua. Oggi sudo freddo .... di più .... quando devo elaborare le difese ....
    Deo Gratias!
    UT UNUM SINT!

  9. #19
    Becero Reazionario
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    Citazione Originariamente Scritto da Eugenius Visualizza Messaggio
    ...
    Però ai corsi che fanno prima del Matrimonio non gli spiegano tutto?
    ...
    maddechè???

    molte chiacchiere, niente sostanza!!!

  10. #20
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    La nuova teologia aperta anche al «Vodù»

    Arai Daniele


    1° giugno 2008



    Il Piano per varare la libertà religiosa di una nuova chiesa «più universale» aveva bisogno di una nuova dottrina sostenuta da nuovi movimenti clericali.
    Ciò che aprì la via al movimento carismatico detto «cattolico» fu la concezione distorta dello Spirito Santo avanzata dal noto Karl Rahner con l’aiuto del collega Joseph Ratzinger al tempo del Vaticano II.
    Rahner sosteneva infatti tra l’altro che «la guida dello Spirito Santo nella Chiesa cattolica non è superiore alla sua guida spirituale del singolo laico» (1).
    Ciò scrive il Prof. Lyle J. Arnold, Jr. (2): «Un’idea dello Spirito Santo interamente in contrasto con l’insegnamento cattolico ha permeato la Gerarchia, preti, religiosi e laicato della Neochiesa. Karl Rahner, detto ‘il più influente teologo del Vaticano II’ (3), ebbe un tremendo effetto sugli sviluppi post-conciliari, specialmente sull’ecumenismo e la pretesa influenza dello Spirito Santo in tutte le religioni … Questa nozione contraddice completamente la verità cattolica, che ‘in modo preponderante nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo è concepito come comunicato non all’anima individuale, ma al Corpo Mistico che Egli fortifica ed organizza, la Chiesa di Cristo’. ‘Giocando sulle penombre dell’insegnamento reale circa lo Spirito Santo, e deformando tale insegnamento, esiste ora la nozione soggettiva che lo Spirito Santo si comunica, volente o nolente, direttamente a tutti e ciascuno’» (4).

    Se quindi non vi è sostanziale differenza tra l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa o quella sul singolo fedele, viene meno anche la distinzione gerarchica tra il Corpo Mistico di Cristo ed i singoli laici, e quindi anche tutti costoro, in quanto comunque «assistiti» a pari titolo, diventano portavoce attendibili della rivelazione, anche a prescindere dalle condizioni spirituali individuali.
    Ma se inoltre si tiene conto che l’ideologia modernista prevede di considerare la religione come una «esperienza vissuta» (5), tanto da introdurre un concetto di «progresso della tradizione», ecco che si apre la via ai cercatori di «esperienze».
    Questo tipo di idee sono presenti nella Dei Verbum del Vaticano II (18 novembre 1965), redatta nella forma di Costituzione Dogmatica da Paolo VI in modo da consolidare definitivamente l’avvenuta radicale trasformazione teologico-ecclesiastica in senso modernista con i crismi «dogmatici» di una pseudo-autorità pontificia (6).
    La Dei Verbum (7) introduce un falso concetto di tradizione ed un falso concetto di rivelazione che si sostengono a vicenda per la maggior comodità della propaganda modernista.
    La tradizione cessa di essere la trasmissione della inalterata dottrina del depositum fidei insieme con tutta la prassi apostolica, di quella «fede trasmessa agli apostoli una volta per sempre» (8), perché si introduce in essa «l’approfondimento dell’esperienza» che produrrebbe un «progresso» permanente (o una rivoluzione permanente?) nella Chiesa.

    Si pretende inoltre che quest’ultima «tenda incessantemente» alla pienezza della verità e dunque non ne avrebbe il pieno possesso, che anzi resterebbe da conseguire.
    E questo praticamente all’infinito, come nel cercare di toccare un asintoto che mai si raggiunge, poiché un tale divenire iperbolico ha da proseguire «finché in essa vengano a compimento le parole di Dio» (quali?), che i «Padri» conciliari si guardano bene dal precisare.
    Ma tenuto conto che la divina Verità è il Verbo Incarnato, Nostro Signore Gesù Cristo, ne segue dunque che la Chiesa non possiederebbe Nostro Signore nella sua pienezza, ma solo in parte.
    Da qui anche una bella porta aperta alla futura eresia della Chiesa cattolica che non è, ma «sussiste nella» Chiesa di Cristo come insegna, sempre su ispirazione di Ratzinger, l’abominevole «Lumen Gentium», che segue la «Dei Verbum».
    «Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (confronta Luca 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio» [Dei Verbum, §8 La sacra tradizione].

    La rivelazione, terminata ufficialmente con la morte dell’evangelista San Giovanni, in realtà continuerebbe come approfondimento dell’esperienza spirituale, perché Dio che «ha parlato in passato» (con la rivelazione ufficiale) «non cessa di parlare» con la Chiesa.
    Si dà ad intendere che lo Spirito Santo continuerebbe in certo qual modo la rivelazione facendo risuonare nella Chiesa la voce del Vangelo, percepito stavolta «con più profonda intelligenza».
    «Così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell’Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (confronta Col 3,16)» [Dei Verbum, §8 La sacra tradizione].
    Secondo la dottrina cattolica tradizionale le virtù morali sono delle abitudini (habitus o disposizioni permanenti) dell’anima che dispongono le nostre facoltà affettive ad obbedire prontamente alla ragione. Similmente i doni sono anch’essi delle disposizioni permanenti infuse da Dio che trasformano l’anima dandole la capacità di poter essere facilmente mossa dallo Spirito Santo, obbedendogli prontamente [confronta San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica I-II q. 68 a.3 ].
    Ma nella versione conciliare, i sette doni dello Spirito Santo anziché essere stabile disposizione per la santificazione del cristiano, che è destinato ad essere divinizzato dal medesimo Spirito Santo fino alla santità dell’unione con Dio, sono invece presentati come dispositivo di perfezionamento continuativo della fede, anch’esso in perenne divenire, con lo scopo di acuire «l’intelligenza della rivelazione», la quale per se stessa può fare benissimo a meno delle opere, come piace ai protestanti.

    «Affinché poi l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni» [Dei Verbum, §5 Accogliere la rivelazione con fede].
    C’è da chiedersi se una tale «sempre più profonda intelligenza» non rappresenti una via iniziatica «superiore» per i cultori della gnosi, poiché la Dei Verbum parla di una stupefacente «salvezza superiore» che sarebbe stata disposta fin dal paradiso terrestre: «[Dio]… volendo aprire la via di una salvezza superiore, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori» [Dei Verbum, §3 Preparazione della rivelazione evangelica] (9).
    La salvezza semplice, la «salvezza e basta» non essendo ivi citata, si deve supporre che debba esistere da qualche parte per i «Padri» conciliari anche una «salvezza inferiore».
    Forse la prima di tipo esoterico per coloro che hanno con le loro «esperienze», come Lucifero, sviluppato mediante l’impegno personale «una più profonda intelligenza» e la seconda per i più, gli indotti, il parco buoi, che la rivelazione l’hanno presa più o meno come gli è stata raccontata.
    La concezione distorta della tradizione cattolica come progresso continuo abbinato alla rivelazione continua permette a sua volta una superesaltazione degli studi biblici, tanto che è questo tipo di «tradizione» della conoscenza, ovvero della gnosi, che farebbe conoscere alla Chiesa l’intero canone dei libri sacri, ad essa altrimenti ignoti.
    Un simile tipo di tradizione «scatena» il potenziale delle Scritture che diventano allora «ininterrottamente operanti».

    «E’ questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l’intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture» [Dei Verbum, §8 La sacra tradizione].
    Le Scritture perciò diventano importantissime in questo procedimento, anzi diventano così importanti da valere quanto il loro Autore.
    Ma siccome sarebbe forse eccessivo chiedere ai fedeli di adorare le Scritture, come un tempo si adorava la Presenza Reale, si è preferito abbassare il Corpus Christi a semplice venerazione, in modo da porlo a pari merito con le Scritture.
    Cosa quest’ultima che, mentendo, si pretende inoltre che la Chiesa abbia «sempre» fatto.
    Questo spiega perché in alcune chiese si possa vedere il classico lume che un tempo indicava la presenza del Santissimo Sacramento nel tabernacolo, ora acceso davanti ad un leggìo con una Bibbia aperta secondo il gusto del clero locale.

    La Dei Verbum insegna infatti: «La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli» [Dei Verbum, §21 Importanza della sacra Scrittura per la Chiesa].
    Anzi, l’equivalenza che ivi si insegna giunge fino a stabilire che si può anche fare un nuovo tipo di comunione nutrendosi «del pane di vita della mensa della parola di Dio», che certo corrobora assai la vita interiore dei protestanti e di altri acattolici di vario genere con ricche esperienze spirituali.
    La Grande Chiesa Universale è ormai varata.
    La nuova fede, proporzionata a questo universalismo, è fondata sulla redenzione universale: l’uomo, tutti gli uomini, che lo vogliano o no, sono riscattati perché vittime di una disarmonia estranea alla loro
    dignità.
    Un male permesso da Dio?

    Ecco allora la domanda: «Un Dio che permette la guerra e l’olocausto è davvero Amore?».
    L’ammissione di questa domanda è già una risposta.
    Già ammette, come fanno i miscredenti, la possibilità del Dio repressivo.
    Va già nella linea delle idee teosofiche che contrappongono la libertà e la creatività alla rigidità del dogma; un giudizio dell’uomo vittima dei vincoli divini.
    Ed ecco la nuova riconciliazione secondo Karol Wojtyla: «La storia della salvezza è anche la storia dell’incessante giudizio dell’uomo su Dio... Poteva Dio, diciamo, giustificarsi davanti alla storia dell’uomo, così carica di sofferenza, diversamente che ponendo al centro di tale storia proprio la Croce di Cristo?» (Karol Wojtyla, «Varcare la soglia della speranza», Mondadori, 1995) (*).
    L’idea di redenzione universale implica una giustificazione senza risposta a Dio, anzi, l’idea che Dio debba rispondere della dignità e redenzione dell’uomo, messo, suo malgrado, in un mondo di ingiustizie e disuguaglianze, buon selvaggio, vittima innocente del dolore e del male a lui estraneo al punto di dimenticare il valore e il prezzo della sua incancellabile dignità divina.
    In verità questo pensiero segreto non è che la più subdola sintesi del piano massonico e modernista che vuole introdurre nella Chiesa la rivoluzione moderna nella forma di un programma di trasformazione psicopedagogica, che, sviluppato dal freudismo, ma applicato dalla nuova coscienza della Chiesa, approda ad una nuova struttura invisibile per diffondere una nuova iperfede.

    Eppure, la Chiesa, per mandato divino, forma le coscienze nella conoscenza della decadenza umana che necessita assolutamente della Parola e della Grazia della Redenzione divina per assumersi con la propria libera volontà la responsabilità di fronte all’Agnello crocefisso.
    Dato che la coscienza è la prima norma dell’agire, questo insegnamento forma l’azione personale e sociale; così come dovrebbe formare la base anche di ogni buona politica.
    La nuova chiesa, però, ha un programma diverso: forma le coscienze in vista del nuovo ordine dell’ecumene mondiale con criteri aggiornati ai nuovi tempi: l’idea di colpa e di decadenza va diluita e annullata sia come colpa personale (freudismo) che umana (redenzione universale).
    Al contrario va esaltata la dignità umana che diventa il fine di tutta la Rivelazione, dell’Incarnazione e della Redenzione.
    Una dignità indipendente dalla conoscenza e volontà responsabilizzata di fronte a Dio.
    L’idea di popolo di Dio è così estesa a tutta l’umanità, consapevole o no, con volontà individuali ordinate o no al bene.

    Dal «nuovo Avvento» al «New Age» dell’arcobaleno

    Si passa così all’idea dell’avvento della nuova umanità, la new age del mondo unito nella coscienza della dignità degli uomini che potranno progredire per divenire come dèi e così liberi dai vecchi vincoli, e dalla legge morale considerata come un fondamentalismo che divide.
    L’uomo dovrebbe poter scegliere liberamente in cosa credere.
    E poter anche interpellare Dio sui mali terreni di cui non è più autore, ma vittima.
    Si noti come da Paolo VI a Giovanni Paolo II, da Madre Teresa a don Mazzi, si esprime pubblicamente il dubbio sulla capacità di Dio di intendere e volere il bene.
    E la stessa «assenza» che fa «arrabbiare» alcuni chierici nel loro eccelso «orgoglio di bontà», fa domandare a Dio, da Benedetto XVI, nella sua visita ad Auschwitz, dove si era nascosto di fronte a tanto orrore!
    Ecco che le nuove pentecosti hanno aperto un capitolo nuovo nella «esegesi religiosa»: l’interpellazione libera sulla bontà divina, che fa pendant con la cessata discriminazione riguardo alla «bontà» delle religioni in generale, di cui lo Spirito Santo si sarebbe sempre servito, all’insaputa della miope Chiesa tradizionale.

    Giovanni Paolo II voleva il dialogo anche col vodù (**)

    Il 4 febbraio 1993 Giovanni Paolo II visitava il Benin ed incontrava una delegazione di dignitari vodù del tempio feticista del pitone, che tre giorni dopo avrebbero avuto in programma di celebrare il loro festival internazionale in Ouidah.296-
    Questo evento vodù avrebbe riunito partecipanti venuti da Brasile, Cuba, Haiti, Stati Uniti, Francia e molti altri Paesi africani, e doveva essere onorato dalla presenza di tanti nomi famosi, come il presidente haitiano in esilio, il padre salesiano Aristides, Jorge Amado, Gilberto Gil, Harry Belafonte, Bill Cosby, Magic Johnson, Michael Jordan, Spike Lee, Coretta Luther King, Jean Rouch, Rhoda Scott, Stevie Wonder, Jesse Jackson, Ronald Brown e Léon Sullivan.
    Per animare le manifestazioni sarebbero venuti sacerdoti vodù, del candomblé, orixás, e dei re delle principali dinastie del Benin (La Nation, Benin, 9 febbraio 1993).
    Giovanni Paolo II volle dare prestigio in anticipo a tali manifestazioni dicendo durante la visita: «Siete fortemente attaccati alle tradizioni che vi hanno tramandato i vostri antenati. E’ legittimo essere riconoscenti verso i più anziani che vi hanno trasmesso il senso del sacro, la fede in un Dio unico e buono, il gusto della celebrazione, la considerazione per la vita morale e l’armonia nella società».
    Vediamo come venne applicato tale «gusto della celebrazione».

    Dopo di ciò il capo vodù, con una corona di latta in testa, rispose alle parole di Giovanni Paolo II parlando degli sforzi fatti per realizzare la preghiera comune delle migliaia di animisti con la sua Chiesa, definendola una vera «via di Damasco» (OR, 6 febbraio 1993).
    Il Sillon Noir - «Vodù, democrazia e pluralismo religioso», è la pubblicazione del movimento che, nel suo numero speciale per le cerimonie dell’Ouidah 92 (Cotonou, numero 9, marzo 1993), parlò del «dialogo inaugurato recentemente da Giovanni Paolo II con i rappresentanti delle religioni tradizionali, specialmente il Vodù», che «è nella linea retta dell’inculturazione e del rinnovamento cristiano del Mewihwendo/Sillon noir, diretto dal prete B. Adoukonou, secondo il pensiero di Durkheim e del suo totemismo, che fa della società l’oggetto reale della religione. Essi hanno promosso l’incontro storico di Giovanni Paolo II con gli adepti del Vodù con il ‘gesto altamente simbolico dello scambio di doni’».
    Dopo aver ricevuto dai capi del Vodù la statua di una religiosa vodù che portava devotamente la «zucca chiusa di Hwegbaja», Giovanni Paolo II ricambiò il dono regalando da parte sua un quadro impressionante: una zucca chiusa al piede di un albero con tre rami, in mezzo ai quali c’era una zucca aperta in due parti che versava sangue ed acqua.
    Come commento sotto le due figure si poteva leggere il passo dell’Epistola di San Paolo ai Colossesi 1, 26-27.
    E’ chiaro che tutto ciò era stato preparato prima e con cura.
    È l’interpretazione d’inculturazione che dà lo spirito dell’ecumenismo conciliare.

    E così i missionari che avevano speso una vita ad allontanare quei popoli dai culti idolatrici si erano trovati interamente esautorati da chi era venuto come loro capo romano, e li scusava di fronte ai capi vodù con queste parole: «Se andiamo più indietro nella storia, constatiamo che gli antenati di questi missionari giunti dall’Europa avevano essi stessi ricevuto il Vangelo quando avevano già una religione e un culto. Accogliendo il messaggio di Dio, essi non hanno perduto niente. Al contrario, hanno avuto la possibilità di conoscere Gesù Cristo e di divenire, in Lui, per mezzo del battesimo, figli e figlie del Dio d’Amore e di Misericordia. Tutto nella libertà».
    Il passaggio da una religione ad un’altra sarebbe quindi un progresso di conoscenze, per cui niente va perso e non dev’essere purificato, ma aggregato secondo un graduato arricchimento della coscienza nella percezione della condizione di figli di Dio, ancora oscura ad alcuni.
    Si tratterebbe quindi di una percentuale di nuove verità acquisite, di «germi» di verità, ma sempre dello stesso genere, che si rinforza con l’introduzione di un dialogo interreligioso fondato sulla comune visione di un Redentore dell’umanità.
    La Religione di Gesù Cristo richiede una conversione: nascere di nuovo con il Battesimo, il cui potere proviene dal Sangue di Gesù trafitto in croce per la salvezza degli uomini.

    Questa salvezza passa per il ripudio di ogni peccato ed errore contro la Verità divina, tra cui le false religioni, credenze e culti, che allontanano dalla Fede integra e pura affidata alla Chiesa da Dio: «E’ Lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Colossesi 1, 13-14).
    Nella carità della giusta direzione, teandrica, da Dio all’uomo, in questa fede e speranza l’anima è attratta da Gesù Cristo.
    Infiammati allora dall’ardore della Sua grazia, molti figli della Chiesa seguirono la missione di portare il Vangelo nel mondo, accettando, come missionari, oltraggi e duri sacrifici fino alla effusione del proprio sangue, per liberare il prossimo dagli errori e dagli inganni demoniaci delle molte idolatrie che hanno sempre infestato il mondo non cristiano.
    Tutto ciò era stato rovesciato.
    Giovanni Paolo II (OR 6.2.93) nel suo discorso a Cotonou interpretava il Vaticano II: «che ha tracciato il cammino della Chiesa per la fine di questo millennio, ha riconosciuto che nelle diverse tradizioni religiose c’è del vero e del buono, delle semenze del Verbo».
    Così, il povero padre Dona, missionario francese nel Benin, che nella sua Chiesa dell’Immacolata aveva passato la vita ad evitare che i suoi fedeli cadessero nella tentazione di passare al tempio Vodù del pitone, dall’altra parte della strada, si era trovato contraddetto e spiazzato per essere stato fedele alla Chiesa. Ma il fedele che scivola nell’apostasia sarà ora scusato per aver seguito dei falsi pastori?

    San Paolo ammonisce i Colossesi: «Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vani raggiri ispirati alle tradizioni degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo (ibidem 2, 8). Il contrario sarebbe ritornare agli errori antichi, che è la ricaduta in schiavitù» (Gl 4,8s; 5,1).
    Oggi, tutto ciò veniva implicitamente descritto come inutile, se non addirittura colpevole.
    Ci sarebbe quindi da chiedere perdono per l’integrismo con cui furono distrutte le culture idolatriche durante la diffusione del cristianesimo.

    Ecco l’androteismo ora patrocinato dalla «cultura conciliare».
    È l’inversione della direzione cristiana, la religione che viene da Dio agli uomini.
    In questo modo l’interprete autentico del Vaticano II rivelava la sua eterodossia; non perché era infedele ai documenti dell’assemblea conciliare, al contrario, proprio perché informato nello stesso pensiero
    eterodosso del Vaticano II.
    Il suo pensiero conciliare è autentico in quanto è conforme a quegli errori ed eresie; è nello stesso modo intrinsecamente modernista, cioè anticattolico.
    I documenti conciliari velano il piano modernista sotto un misto di fede tradizionale e di teologia moderna.
    «Anche colui che è convinto dell’integrità e della continuità dogmatica dei documenti conciliari deve constatare che in questi voluminosi testi si trovano frasi e formulazioni ‘suscettibili di interpretazione e sviluppo’ nel senso del dialogo interreligioso effettivamente condotto dopo il Vaticano II. Esse sono state utilizzate di conseguenza fino a manifestare le loro recondite intenzioni di fronte al mondo intero in un avvenimento come quello di Assisi» (Teo, pagina 25).
    In uno studio sistematico ed analitico il professor Dörmann dimostra che il piano di trasformazione della fede, contenuto negli scritti di Karol Wojtyla prima, e Giovanni Paolo II poi, passa per la nuova Pentecoste del Vaticano II, e svela una dottrina «arricchita» di una nuova coscienza di Chiesa derivata dalla redenzione universale, che sfocia inevitabilmente nello spirito di Assisi, nel nuovo ordine mondiale di stampo massonico e nel new age per il terzo millennio acquariano.

    Lo spirito di Assisi e i suoi araldi attuali

    Il professor Ratzinger nel frattempo, piantata la trionfante bandiera modernista sulle rovine del defunto Sant’Uffizio, trasmutatosi dapprima in Prefetto della Congregazione per la [distruzione] della Dottrina della Fede ed infine in Benedetto XVI ribadisce, nel settembre 2005, commemorando i 40 anni della Dei Verbum sempre le stesse idee di oltre quarant’anni prima e più: «La Chiesa sa bene che Cristo vive nelle Sacre Scritture. Proprio per questo - come sottolinea la Costituzione - essa ha sempre tributato alle Divine Scritture una venerazione simile a quella riservata per il Corpo stesso del Signore (confronta DV 21)» (10).
    E nel 2006 ripeteva lo stesso concetto della Dei Verbum dicendo che era «grazie al Paracleto che l’esperienza del Risorto fatta dalla comunità apostolica alle origini della Chiesa, potrà sempre essere vissuta dalle generazioni successive» (11).
    Ed ancora: «La Tradizione non è la semplice trasmissione materiale di ciò che fu dato inizialmente agli Apostoli, ma la presenza efficace del Signore Gesù».
    «La Tradizione non è una trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. E’ il fiume vivente nel quale le origini sono sempre presenti».
    E’ «l’attualizzazione permanente della presenza attiva di Gesù nel suo popolo operata dallo Spirito Santo ed espressa nella Chiesa attraverso il ministero apostolico e la comunione fraterna».

    Così i carismatici, e specialmente i loro «iniziatori», perfettamente inseriti in questo filone, sono sempre esaltati da Ratzinger che li «invia» come apostoli dell’errore a proseguire nell’appestamento del mondo cattolico: «Saluto i responsabili del Cammino Neocatecumenale: il signor Kiko Argüello, che ringrazio per le parole che mi ha indirizzato a vostro nome, la signora Carmen Hernández e padre Mario Pezzi. Saluto i seminaristi, i giovani e specialmente le famiglie che si apprestano a ricevere uno speciale ‘invio’ missionario per recarsi in varie nazioni, soprattutto in America Latina. E’ un compito, questo, che si colloca nel contesto della nuova evangelizzazione, nella quale gioca un ruolo quanto mai importante proprio la famiglia. Voi avete chiesto che a conferirlo fosse il Successore di Pietro, come già avvenne con il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II il 12 dicembre del 1994, perché la vostra azione apostolica intende collocarsi nel cuore della Chiesa, in totale sintonia con le sue direttive e in comunione con le Chiese particolari in cui andrete ad operare, valorizzando appieno la ricchezza dei carismi che il Signore ha suscitato attraverso gli iniziatori del Cammino» (12).
    Ma il «cammino» tuttora in vigore è quello della demolizione della Chiesa come istituzione e la sua sostituzione con delle comunità pseudo-evangeliche a guida carismatica.
    Ancora nel 1998, il Prefetto della CdF Joseph Ratzinger scrivendo sull’importante rivista di teologia «Communio» della setta modernista, definiva lo Spirito Santo come «comunione» osando per giunta introdurlo nel senso di «liberazione» come termine dialettico hegeliano da impiegare in antitesi alla tesi della Chiesa come «istituzione».

    «La proprietà caratteristica, paradossale ed unica dello Spirito è di essere communio, avendo la sua più alta autoessenza [selfness] precisamente nell’essere pienamente il movimento di communio. L’essere ‘spirituale’ dovrebbe perciò essenzialmente sempre avere a che fare con l’unificare, il comunicare» (13).
    «[Agostino] deve spiegare lo Spirito non universalmente e metafisicamente ma sulla base della dinamica tra Padre e Figlio. La Communio di conseguenza diventa un elemento essenziale della nozione dello Spirito, dando così ad essa veramente del contenuto e completamente personalizzandola. Solo chi
    sappia che cos’è lo ‘Spirito Santo’, può sapere che cosa lo spirito significhi. E solo chi inizi a conoscere che cos’è Dio, può conoscere che cos’è lo Spirito Santo. Inoltre, solo chi cominci ad avere un’idea di cosa sia lo Spirito Santo, può iniziare a conoscere che cosa sia Dio» (14).
    «L’interpretazione di Agostino della pneumatologia di Ef. 4:7-12 è importante. Qui egli scopre la nozione di Spirito come liberazione e lo sviluppo del ‘dono’ nei doni che Paolo, tra le altre cose, chiamava ‘carismi’ - in altre parole, le questioni che giocano un ruolo decisivo nella visione contemporanea dello pneuma come l’antitesi della ‘istituzione’» (15).

    Conclusione

    Abbattuto il Sant’Uffizio dal perito del Concilio Joseph Ratzinger, come spiega il De Lubac (16) nella concezione della maggioranza dei prelati plaudenti, che tributarono una autentica ovazione al perito ed al suo vescovo Frings, e morto poi anche il cardinale Ottaviani, nulla più poteva ancora trattenere la piena modernista.
    Come scrive il professor Arnold, «Molti hanno scambiato il vero Spirito Santo per una fantasmagorìa nata da un pretenzioso soggettivismo, … presi da falsi profeti che sperimentano lo ‘Spirito’, legioni di laici un tempo cattolici sono giunti a credere di avere la stessa esperienza» (17).
    «Giocando sulle penombre dell’insegnamento reale circa lo Spirito Santo, e deformando tali insegnamenti, esiste ora la nozione soggettiva che lo Spirito Santo si comunica, volente o nolente, direttamente a tutti e ciascuno».
    E’ noto l’aneddoto del «cardinale» Suenens che in deliquio durante un raduno carismatico fu sentito biascicare le parole «at gallom huc» che un adepto presente si affrettò a tradurre al popolo come «Gesù ci ama tutti» (18).
    Sconvolta in questo modo tutta la dottrina tradizionale, mediante la ricerca di sensazioni forti ed esperienze impressionanti la setta dei novatori vaticanosecondisti ha potuto arrivare a sostituire all’attività dello Spirito Santo, la diabolica attività di tutt’altro tipo di spirito… favorendo il diffondersi dell’infezione spirituale di quest’ultimo in ogni possibile modo.
    Tanto che nel 2003 il carismatismo cosiddetto «cattolico» operava già in 230 nazioni con circa 120 milioni di adepti (19) ed è diventato la corrente principale della Neochiesa.
    Ma «l’arrogante presunzione che Dio Spirito Santo sia il nostro giullare personale equivale a ‘richiedere dei segni’ », cosa contro la quale ci mette in guardia San Paolo (1 Cor. 1: 22).
    E possiamo ritenere che non vi sia modo più sicuro di attirarci i castighi di Dio.
    Basti ricordare quanto avvenne a Costantinopoli dove la malizia dei prelati greci e del loro monarca, negatori della processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio fu poi duramente punita coll’invasione turca nella ricorrenza del giorno esatto della bestemmia.
    Anche Roncalli, il futuro «Papa buono», giunto nel medesimo luogo come nunzio apostolico, tra i suoi primi atti fece scalpellare via dalla facciata del vescovado la scritta Filioque che da tempo ricordava agli scismatici il motivo per cui Costantinopoli era diventata Istanbul…
    Si può dire che siano nuovi questi sussurri ribelli?
    Certamente no.
    Nuove però sono le loro forme, ma principalmente il pulpito di provenienza.

    Questo è il fatto da testimoniare per poter affrontare le idee estranee alla Rivelazione, che, andando oltre alla Pentecoste divina per il riscatto umano, comportano una deresponsabilizzazione delle coscienze davanti alla Croce, e in conseguenza, la perdizione di molte anime e anche il caos sociale.
    Il sofisma del concilio pastorale, per cui dipenderebbe da un giudizio umano qualificare il magistero di un Concilio ecumenico che tratta di questioni di fede, aggravato dal sofisma per cui tale concilio può proclamare eresie in nome di ispirazioni dello Spirito Santo, non dovrebbe far aprire gli occhi alla gente su tale immane pericolo?
    Non c’è altra via, né altra speranza, poiché il Signore ci ha formato nella fede e nella carità della Verità e ha già provveduto a formare la Chiesa nella Croce.
    La Pentecoste fu seguita da grandi miracoli perché fosse chiaro il sigillo divino su quell’Evento.
    Si è visto qualcosa di simile col Vaticano II?
    Si è visto solo uno stupefacente prodigio.
    Il mondo cattolico, consolidato in due millenni e con centinaia di milioni di fedeli in tutta la terra, è entrato in uno stato di oscuramento senza pari.
    Un’eclisse, non certo della Fede, ma dei suoi uomini.

    Ecco uno dei prodigi per cui molti vengono meno alla testimonianza contro il sussurro che vuole liberare gli uomini dal vincolo divino, che ci vuole esimere da ogni «senso di colpa e di peccato» per esaltare l’uomo libero.
    E’ più libero chi ignora il Peccato originale, per cui il Signore è morto in Croce?
    E’ più degno chi rovescia il senso della Rivelazione e della Redenzione affinché tutto nella religione sia fatto in nome della dignità divina dell’uomo?
    Questa inversione ha quel nome che abbiamo visto all’inizio: «Quæ vocatur spiritualiter Sodoma...»
    (Apocalise 11, 8).
    Dai suoi frutti storici si può capire oggi che il pensiero segreto non è altro che il sussurro aggiornato dell’Anticristo finale.
    Finché sono in vita, gli uomini possono pentirsi e trovare il perdono divino, ma l’errore, l’inganno e l’abominazione religiosa, andando contro la verità, non hanno perdono.
    E’ il peccato contro lo Spirito Santo.

    Potrà il Vaticano II, dimostratosi vettore del pensiero segreto che vuole mutare la Rivelazione, essere assolto da Dio?
    Non siamo forse di fronte a quel mistero d’iniquità profetizzato come segno precursore della fine dei tempi?
    Non era forse questo rifiuto dell’Alleanza in Gesù, segno di contraddizione, nel Segreto di Maria Santissima?
    «A te una spada trapasserà l’anima, perché siano svelati i pensieri segreti di molti cuori» (Luca 2, 35).

    Alberto Fontan e Arai Daniele

    --------------------------------------------------------------------------

    *) Wojtyla giovane scriveva nel 1941 a Kotlarczyk, suo mentore del «teatro rapsodico» e della «parola vivente», che lo aveva introdotto alla saggezza di Rudolf Steiner: «Mi sono incontrato con un uomo della organizzazione spirituale (sic) simile a noi... potrebbe essere un nuovo fratello» (Tad Szulc,‘João Paulo II’, Edizioni Notícias, Lisboa, 1995, pagina 91). Ben inteso, non intendiamo speculare qui sulle confraternite che il giovane Wojtyla ha frequentato, né su quante volte più tardi si sia recato al tempio di Steiner vicino a Basilea, il «Goetheanum»; quel che ci deve importare è conoscere il pensiero di chi è stato messo alla guida di centinaia di milioni di persone, e lo fa in nome della Chiesa cattolica, ma con un’altra fede. Ora, l’autorità cattolica può solo venire da chi abbia pensieri che fanno da ponte (ecco il senso di pontefice) ai disegni di Dio stesso; il contrario, le idee proprie, servono solo ad un sincretismo dei pensieri umani, più propriamente demoniaci.
    **) Vodù è un termine africano che designa un Dio, uno spirito, un oggetto carico di potere numinoso.
    In alcuni Paesi dell’America Latina esso indica una tipica commistione fra il patrimonio tradizionale dei negri, che ha numerose figure divine (loa), e il cattolicesimo, in analogia con i fenomeni di acculturazione e contaminazione presenti nei movimenti religiosi dei negri brasiliani (Macumba).
    Alcune di queste famiglie (di loa) manifestano nel periodo della festa di Tutti i Santi attraverso i loro invasati che provocano non solo terrore ma dimostrano cinismo e comicità, con linguaggio e danze osceni. Su alcuni dei loro altari è posto un fallo di legno. Si vestono come cadaveri e nella rappresentazione dei baroni portano come emblema una croce nera su una tomba falsa, coperta con un cappello a cilindro e un mantello nero. Nel Vodù, la possessione, che in altre religioni è un fenomeno periferico e occasionale, costituisce il modo normale dell’esperienza religiosa. E’ nella danza che si realizzano le condizioni adatte alla «discesa degli dei e all’invasamento». La commistione con la liturgia cattolica è tale che delle «cerimonie dedicate ai loa sono precedute da un’azione di grazia, durante la quale il prete o sacerdotessa, dinanzi all’altare coperto di candele e di immagini dei Santi, recitano i pater, i confiteor e le avemarie, seguiti dagli inni alla Vergine e ai Santi.» Hanno anche il battesimo e l’uso dell’acqua santa e del sacramento della eucaristia a fini vodù. «Con il ‘servizio’ offertorio e sacrificale (mangersloa), il fedele provvede ad alimentare i suoi dei e a trasmettere loro la forza. Si immolano generalmente polli, ma spesso anche capre o bovini e, nel caso dei loa petro, maiali». L’Encyclopedia of Religon and Ethics, Edinburgh, 1954, dice che l’offerta sacrificale del vodù «è costituita da una bambina a cui gli iniziati fanno riferimento come ‘la capra senza corna’.Quando non è disponibile la bambina, al suo posto viene sacrificato un capretto bianco». E’ difficile separare nel Vodù la pratica della magia e della stregoneria da quella religiosa. Si praticano «spedizioni dei morti», «trasformazioni dell’anima di un defunto in zombi», ossia in spettro semivivente, assoggettato al suo padrone, che può fargli compiere ogni azione nefasta. «Quando vi è fondato timore che un defunto sia trasformato in zombi, i familiari procedono alla seconda uccisione del cadavere, generalmente per iniezione di veleno, per strangolamento o per conficcamento di un chiodo nella tempia». Ad ogni oggetto (anche proprio dei cattolici, come l’ostia consacrata) viene attribuito il nome di wanga. Tali oggetti «sono appositamente trattati e preparati dai praticanti di stregoneria, soprattutto al fine di provocare malattie.» (Enciclopedia delle Religioni, Vallecchi ,1976, voce Vodù).
    Si vedano le spiegazioni di uno specialista in materia, monsignor C. Balducci, nel suo libro «Adoratori del Diavolo», Piemme, 1991 (capitolo 6, Vittime Sacrificali, 2, Sacrifici umani, pagine 70-75). Inoltre, prendiamo alcuni titoli delle notizie arrivate dal Brasile a proposito di celebrazioni sataniche: «Messe nere con sacrificio di bimbi - Sotto accusa la famiglia di un sindaco», Messaggero 8 luglio 1992); «Macumba» sotto accusa, Brasile, bambino sacrificato in un rito satanico. Il piccolo, non più di dodici anni, nero, è stato strangolato e «offerto» al demonio. Quattro casi analoghi lo scorso anno (Messaggero, 9 febbraio 1993): «La polizia ha indirizzato le indagini verso i centri di macumba della zona, ma i ‘padri di santo’, cioè i ‘sacerdoti’, respingono indignati qualsiasi sospetto. Dicono che nei culti afro-brasiliani non esiste il sacrificio umano: si immolano capretti, galline nere, conigli, ma bambini mai. L’affermazione è falsa. Lo scorso anno la polizia brasiliana ha scoperto quattro omicidi di minorenni per fini religiosi e ne ha arrestato i colpevoli». I riti legati alla magia nera, derivati dai culti del Vodù africano, nel presente vuoto spirituale sono accolti anche negli ambienti «colti» e ricchi delle società benestanti. Dall’Africa all’America, dal Brasile all’Italia, si hanno notizie di omicidi e suicidi sacrificali, la cui diffusione infonde paura ed orrore. I casi più clamorosi sono quelli del suicidio collettivo della setta di Jones e dei trafficanti cannibali di Matamoros in Messico, o dell’attrice Sharon Tate, ma essi sono solo alcuni di un’azione satanica che si va estendendo in tutte le società moderne. Ormai ciò è diventato parte anche della vita sociale italiana, europea e mondiale.
    1) Robert C. McCarthy, «A Critical Examination of the Theology of Karl Rahner SJ», Carthay Ventures, 2001, pagina 3.
    2) Lyle J. Arnold, Jr., «Penumbras and Emanations on the Role of the Holy Ghost», dal sito: www.tradition-inaction.org
    3) Robert C. McCarthy, opera citata, pagina 1.
    4) R.A. Knox, «The Belief of Catholics», Sheed & Ward, NY, 1940, pagina 153.
    5) Condannata da San Pio X nella Pascendi.
    6) Sarebbe logico pensare che una Costituzione Dogmatica di un Papa riunito con i vescovi in Concilio Ecumenico goda per sé delle prerogative dell’infallibilità, salvo che il «papa» sia un antipapa riunito con dei vescovi più o meno eretici.
    7) Le citazioni della Dei Verbum sono prese dalla versione italiana ufficiale sul sito del Vaticano: http://www.vatican.va/archive/hist_c...verbum_it.html.
    8) Confronta Concilio di Nicea II: DZ 303 (602). Concilio di Costantinopoli IV, Sess. X, can. 1: Dz 336 (650-52).
    9) In latino si legge: «Deus… viam salutis supernae aperire intendens».
    10) Discorso Ai Partecipanti Al Congresso Internazionale Per Il 40° Anniversario Della Costituzione Dogmatica Sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, 16 settembre 2005, http://www.vatican.va/holy_father/be...verbum_it.html
    11) Catechesi dell’udienza generale del mercoledì, 26 aprile 2006 (vedi agenzia zenit).
    12) Ratzinger, «Discorso Alla Comunità Del Cammino Neocatecumenale», 12 Gennaio 2006, http://www.vatican.va/holy_father/be...menali_it.html
    13) Joseph Ratzinger, «Recuperare la tradizione - Lo Spirito Santo come Comunione: sulla relazione tra Pneumatologia e Spiritualità in Agostino» in «Communio», International Catholic Review numero 25, estate 1998, pagina 4.
    14) Joseph Ratzinger, in «Communio», citato, pagina 4.
    15) Joseph Ratzinger, in «Communio», citato, pagina 11.
    16) «Che mi si permetta infine di evocare un ricordo. Joseph Ratzinger, perito al Concilio era inoltre segretario privato del cardinale Frings, arcivescovo di Colonia. Cieco, il vecchio cardinale l’utilizzava largamente per la redazione dei suoi interventi. Orbene uno di questi resterà memorabile: si trattava di una critica posata ma radicale dei metodi del Sant’Uffizio. Malgrado una replica del cardinale Ottaviani, Frings mantenne la sua critica. Non è esagerato dire che il vecchio Sant’Uffizio, tale quale si presentava, è stato quel giorno [8 novembre 1963] distrutto da Ratzinger in unione col suo arcivescovo. Il cardinale Seper, uomo pieno di bontà, ha cominciato il rinnovamento. Ratzinger, che non è cambiato, lo continua. Sarebbe vantaggioso ricordarsi di questo episodio» (Henri de Lubac, «Entretien autour du Vatican II», Paris, Cerf, 1985, pagina 123).
    17) Lyle J. Arnold, Jr., articolo citato.
    18) Malachi Martin, «Catholicism Overturned, Triumph Communications, Toronto, Canada, 2003, pagina 40.
    19) Voce «Charismatic Catholicism», enciclopedia online Wikipedia.

    FONTE

 

 
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