Su 28 ‘e aprile: Sa Die de sa Patria Sarda.


Le guerre sono sempre degli avvenimenti terrificanti, ma se mai si può davvero definire giusta una guerra è quella che un popolo fa per emanciparsi. Il nostro popolo ha condotto nella sua storia decine di guerre, e le ha sempre condotte per liberarsi dalla schiavitù e dalla miseria imposte ad esso dalle potenze straniere. Una di queste guerre è stata quella contro il dominio piemontese, nel 1794-96. Migliaia di Sardi, in quello che venne definito il triennio rivoluzionario, si ribellarono agli invasori che vennero costretti ad abbandonare la Sardigna. Il 28 aprile 1794 i cagliaritani cacciarono dalla città i nobili piemontesi, e subito le ribellioni dilagarono in tutta la Sardigna, nel nome della libertà dalla dominazione e dallo sfruttamento. La reazione degli invasori fu di una ferocia inaudita: numerosi paesi furono rasi al suolo, centinaia di persone furono sommariamente fucilate per ribellione, centinaia di patrioti sardi caddero in battaglia, altre decine di essi, catturati in seguito, furono torturati, squartati, appesi nelle mura delle città come monito al nostro popolo ribelle. Il 28 aprile i Sardi commemorano questa ribellione. Alcuni hanno la convinzione che questa ricorrenza, seppur stabilita da un organo coloniale quale la Regione, debba essere considerata come una ammissione di ingiustizia da parte dell’Italia, e dunque abbracciata. Altri pensano che questa data non debba essere festeggiata proprio in virtù del fatto che il colonialismo pretende oggi di dare veste istituzionale alla ribellione contro di esso. Noi crediamo che nessuna di queste due posizioni sia giusta. Il 28 aprile non è una data da festeggiare perché è istituzionalizzata, e non bisogna nemmeno non festeggiarla solo perché il colonialismo vuole farla sua. Noi indipendentisti siamo i Sardi liberi di questa Natzione, ed abbiamo il dovere storico, politico e morale di riappropriarci di quella che è la nostra storia, tutta la nostra storia, 28 aprile compreso. Per questo crediamo che sia necessario strappare questa festa alla folclorizzazione cui l’Italia pretende di relegarla, e questo è possibile farlo tenendola viva per ciò che implicitamente essa rappresenta: la Giornata della Patria Sarda, Sa Die de sa Patria Sarda. I martiri del 1794-96 sono martiri della nostra Natzione, essi sono morti per la patria sarda, per la libertà della patria sarda, e in quanto tali essi sono patrimonio di tutti i Sardi. E nessuno più degli indipendentisti ha il compito di tenere alta la memoria dei martiri caduti per l’Indipendenza della nostra terra. I martiri del 1794-96 sono oggi relegati nell’oblio, il loro esempio è pericoloso, la loro memoria scomoda, la loro statura morale imbarazzante per il dominatore di oggi. Il quale, lo sappiamo, è esattamente quello di ieri. Oggi l’Italia e la fedele servitù regionale pretendono di far passare il 28 aprile come se fosse stata una specie di carnevalata incruenta fatta da gente che aveva anche un po’ di ragione: questo significa distruggere la nostra storia nazionale. Il 28 aprile è stato il preludio di una Guerra d’Indipendenza durata tre anni e costata alla Natzione sarda centinaia di morti, migliaia di feriti, torturati, imprigionati e devastazioni spaventose: questo significa ricostruire la nostra storia nazionale. Noi chiediamo a tutti gli indipendentisti sardi, di qualunque orientamento siano e a qualunque organizzazione essi appartengano, di unirci tutti insieme, così come uniti sono stati i nostri antenati nella lotta per l’Indipendenza, per dichiarare il 28 aprile Giornata della Patria Sarda, Die de sa Patria Sarda, per ricostruire la nostra storia e renderla nota contro la folclorizzazione fatta dall’Italia, per ricordare i nostri martiri caduti combattendo per la libertà della nostra patria.

Perciò chiamiamo tutte le organizzazioni e i movimenti indipendentisti a voler riconoscere il 28 aprile come Sa Die de sa Patria Sarda, e voler istituire in questa occasione la commemorazione dei martiri caduti per l’Indipendenza.

Proponiamo perciò di ritrovarci tutti insieme a Thiesi il 28 aprile 2008, in piazza del Comune alle ore 18, dove apporremo una lapide che insieme costruiremo per commemorare solennemente i nostri eroi nazionali.

Thiesi infatti è stato il paese promotore della coalizione antifeudale che poi sviluppò la lotta: Il 24 novembre 1795 i vassalli di Thiesi, Cheremule e Bessude formarono una coalizione antifeudale e, subito, furono imitati da altri villaggi. Il 17 marzo 1796, nel più grande patto antifeudale, si strinsero ben 32 villaggi. La coalizione fu sottoscritta proprio a Thiesi dai delegati di quel villaggio, unitamente agli altri di Usini, Tissi, Ittiri, Ossi, Uri, Osilo, Sorso, Sennori, Muros, Cargeghe, Florinas, Codrongianus, Villanova Monteleone, Monteleone Roccadoria, Mara, Padria, Poz*zomaggiore, Mores, Ardara, Rebeccu, Semestene, Bonorva, Bessu*de, Banari, Siligo, Cheremule, Santulussurgiu, Nulvi, Cossoine, Giave e Sindia.Il 6 ottobre le truppe regie arrivarono per “ristabilire l’ordine”, e nei combattimenti i rivoltosi persero 60 uomini tra morti e feriti, il paese venne saccheggiato e incendiato.
La Targa avrà le dimensioni di 50 cm per 50 cm e vi sarà riportata la seguente frase:

“A sos Patriottos Sardos de sa gherra de Indipendentzia 1794 – 96. Sa Sardigna”
Nuoro, 24 aprile 2008
A Manca pro s’Indipendentzia
Sede nazionale: via Aurelio Saffi 12 - Nugoro
http://www.manca-indipendentzia.org