L'assalto degli ultra-telescopi


PIERO BIANUCCI

Una invasione di telescopi-mostro è all’orizzonte. Con dimensioni che soltanto pochi anni fa erano inimmaginabili. Il prossimo anno, 2009, sarà per decisione delle Nazioni Unite l’Anno Internazionale dell’Astronomia ed è stato scelto perché coincide con il quarto centenario del telescopio di Galileo Galilei, il primo che sia stato puntato verso il cielo. Quel cannocchiale aveva come obiettivo una semplice lente da 3 centimetri. Ora si profila all’orizzonte una generazione di strumenti ottici dalla potenza inaudita, e assistiamo a una gara al rialzo.
Andiamo per ordine di dimensioni.

La Carnegie Institution della Harvard University sta investendo 625 milioni di dollari nel progetto del GMT, “Giant Magellan Telescope”: sette specchi da 8,4 metri ciascuno per un diametro complessivo di 24,5 metri. I 5 metri del riflettore Hale di Monte Palomar, per tanti anni detentore del primato mondiale, fanno tenerezza. Il sito sarà sulle Ande del Cile, dove il cielo è ancora pressoché esente da inquinamento luminoso. Per saperne di più www.gmto.org

Ma a sua volta il GMT si ridimensiona se guardiamo TMT, Thirty Meter Telescope, frutto di una collaborazione tra istituzioni pubbliche e private: come il nome annuncia, il diametro dello specchio principale sarà di 30 metri. Lo formeranno 492 specchi ognuno da 1,4 metri. Il costo è circa un miliardo di dollari. Il modello è nei telescopi Keck da 10 metri delle isole Hawaii ma in questo caso si vedranno oggetti dieci volte più deboli. Sito web: www.tmt.org

La sfida più audace però viene dall’Europa, che progetta l’EELT, Europea Extremely Large Telescope: apertura di 42 metri, raggiunta mettendo insieme 906 specchi da 1,45 metri. Costo stimato in 1,2 miliardi di dollari (disegno).

L’ottica di questi strumenti sarà attiva e adattativa, per correggere le distorsioni meccaniche di specchi e struttura e per ripulire l’immagine dai disturbi della turbolenza atmosferica. Tutti questi strumenti saranno disponibili nell’arco di tempo che va dal 2012 al 2020. Salvo impreviste difficoltà tecnologiche o – più probabilmente – finanziarie. Sito web: www.eso.org/public/astronomy/project/e-elt

Dai 3 centimetri del telescopio di Galileo ai 42 metri del supertelescopio europeo. Ieri era un sogno, adesso è già qualcosa di più di un progetto sulla carta. Tra una decina di anni dovrebbe essere realtà. Un bel modo per festeggiare l’Anno dell’Astronomia. Sono questi i telescopi che potranno mostraci pianeti simili alla Terra intorno ad altre stelle, scoprire supernove lontanissime per determinare con più precisione le dimensioni dell’universo, darci la soluzione di enigmi come la materia oscura e l’energia oscura, disegnare una mappa a grandissima scala dell’universo in espansione.
In una frase: dirci da dove veniamo, dove siamo e dove andiamo.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...one=Il%20Cielo

Certo, a dire la verità i telescopi con base sulla Terra hanno sempre l'handicap dell'atmosfera. Nel senso che con specchi molto più piccoli, telescopi in orbita (o sulla Luna) potrebbero portare a risultati molto più significativi. Però gli strumenti basati a Terra hanno anche tantissimi pregi: intanto possono essere manutenuti regolarmente. Poi se si rompono possono essere riparati senza dover ricorrere a missioni spaziali. E infine, in caso, possono essere facilmente upgradati.
Ma, in fondo, siamo sicuri che con 1,2 miliardi di Euro, l'Europa non sarebbe riuscita a mettere in orbita un telescopio spaziale?