Se le analisi presentate nei giorni scorsi, scagionano definitivamente la mozzarella di bufala campana dalla presunta presenza di diossina, a Bergamo presentano la prima mozzarella di bufala bergamasca. Dunque la gloria nazionale del “Made in Italy” gastronomico esce pulita e a conti fatti, nelle prime tre province campane analizzate, Napoli, Caserta e Avellino, sono già stati scagionati oltre 900 caseifici mentre su 265 campioni (ognuno corrispondente a 3-4 allevamenti), il 14% è risultato positivo alla diossina, con valori che rientrano nella cosiddetta “misura di incertezza”, ovvero di poco superiori al valore-soglia di 2 picogrammi. Nessuna positività, invece per le restanti due province campane. Ma evidentemente a Bergamo non sono dello stesso parere se oramai da diversi anni allevano circa 3900 bufale da latte. E da oggi alla Fiera agricola di Treviglio, nello spazio Agripromo, si può degustare la prima mozzarella di bufala bergamasca e i formaggi realizzati esclusivamente con latte di bufala del caseificio Quattro Portoni, dei fratelli Alfio e Bruno: robiola, scamorza, bleu, squaquero, yogurth, ricotta, caciocavallo e crescenza .
Mi chiedo cosa ne pensa il Consorzio di Tutela Mozzarella D.O.P. considerato che il rigido disciplinare fissa la produzione solo in alcune zone della Campania, Lazio e Puglia. Di Bergamo non se ne parla proprio
Fonte: EcoBlog
Non c'è niente da fare.Premesso che in ogni dove è consentito produrre un formaggio fresco a pasta filata con il nome semplice di “mozzarella” essendosi tale termine ormai volgarizzato, vale la pena ricordare invece quanto è stabilito non solo dal disciplinare, ma dalla legge italiana, sull’uso di complementi di specificazione e aggettivi che possono o no seguire tale termine.
Il decreto del Ministro dell’Agricoltura Pinto stabilisce, ormai da molti anni, che solo la Mozzarella Dop può dirsi “di bufala”. L’uso del genitivo “di bufala” è appannaggio esclusivo del marchio “Mozzarella di Bufala Campana”, che è una denominazione di origine protetta, e va utilizzato sempre in presenza dell’aggettivo “Campana”.
Sempre il Decreto Pinto, dispone altresì che ogni altra mozzarella, quantunque prodotto con latte di bufala deve essere altrimenti denominata.
Ovvero: nulla da dire su un marchio commerciale contenente la seguente scritta “Mozzarella di latte di bufala bergamasca” oppure “Mozzarella bufalina di Bergamo”. Assoluto divieto invece per la dizione “Mozzarella di Bufala Bergamasca” o “di Bergamo”, poiché potrebbe ingenerare confusione con il marchio tutelato “Mozzarella di Bufala Campana.”
Eventuali comportamenti legati ad un uso improprio della denominazione “Mozzarella di Bufala Campana” sono oggi sanzionati con multe molto elevate.
Mimmo Pelagalli, addetto stampa Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop
Quelli di Bergamo ci provano sempre.