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Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
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    Predefinito A noi le tasse, a loro il premio

    A noi le tasse, a loro il premio

    Ottantamila dipendenti del ministero dell’Economia riceveranno cinquemila euro in media a testa come “premio di produzione”. Premio meritato, c’è poco da dire, se consacra la capacità degli addetti al “pubblico” di produrre benefici e donativi in proprio favore. Questa cospicua mancia, che nel citato ministero dell’Economia e delle regalie è ormai tradizione, presenta parecchi aspetti oscuri e strani: o che almeno appaiono tali al cittadino comune. Aspetti ritenuti invece del tutto conformi a regole di buona gestione dai ministri, dai viceministri, dai direttori generali. Sul cammino del provvedimento, firmato da Tommaso Padoa-Schioppa il 21 aprile, resta un possibile ostacolo: la Corte dei Conti. Ma i sindacati di categoria, ben più intransigenti di quelli dei metalmeccanici, vigilano. Non consentiranno che ai premi tocchi l’oltraggio degli anni scorsi quando «per una scellerata decisione politica vennero spalmati su due anni». La spalmatura mai.
    Si diceva di aspetti oscuri e strani. Mi provo a riassumerli. I premi dovrebbero gratificare funzionari che si sono particolarmente distinti nella lotta all’evasione: il che rientra nei compiti istituzionali dei ministeriali, sono pagati per questo. Che se poi si dovesse vedere il premio come un incitamento a infierire, e a reperire quattrini anche per poter elargire il premio stesso, saremmo a una concezione belluina del rapporto tra Stato e contribuente. Ma ammettiamo che il riconoscimento monetario sia utile per individuare, nella massa degli addetti a un servizio, gli eccellenti, i fuoriclasse. In tal caso il premio dovrebbe andare a pochi eccellenti servitori dello Stato, dovendo gli altri accontentarsi della retribuzione normale.
    Invece no. Il premio tocca a tutti. Un ministero di assi, una fucina di prodigi. Todos caballeros. Tranne, a quanto pare, i finanzieri, privati dell’abbuffata. Ma per il resto non manca nessuno, nemmeno i dipendenti dei monopoli di Stato o i membri del gabinetto del ministro, chissà quanto affannati nell’individuare gli italiani colpevoli d’infedele denuncia dei redditi. Il premio è un po’ inquietante per il sottinteso o sospettato proposito di spremere contribuenti già spremutissimi. Sappiamo tutti che l’evasione fiscale è in Italia una piaga grave, ma sappiamo egualmente che nel tritacarne finiscono per lo più i soliti noti.
    Comunque rimane salda e incontestabile, nella vicenda del premio, una verità riguardante l’amministrazione italiana nel suo complesso. La verità è che la meritocrazia si risolve in beffa, nella versione ministeriale. Il merito è globale, non c’è uno che sgarri in quel paradiso dell’efficienza. Forse in un giorno non lontano ci sarà un bel premio all’amministrazione, l’intera amministrazione, tanto apprezzata come ognun sa dai cittadini della Repubblica. Mai premiati, loro.

    Mario Cerv

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=258025

  2. #2
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    Predefinito Il tesoretto finisce a 80mila statali

    Il tesoretto finisce a 80mila statali

    Milano - C’è qualcuno che tra pochi giorni, ricorsi permettendo, si intascherà una parte del «tesoretto», ovvero l’extragettito fiscale figlio della stangata firmata dal duo Padoa Schioppa-Visco. Non si tratta di indigenti o pensionati, ma dei circa 80mila tra dipendenti e dirigenti del ministero dell’Economia, Ragioneria di Stato, Entrate, Dogane, Territorio e Monopoli di Stato. Ma anche dei membri del Gabinetto del ministero di via XX Settembre e dei quadri della Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze. Ognuno di loro incasserà in media un assegno di 5mila euro, quasi il doppio dello scorso anno.
    Il decreto che il ministro dell’Economia ha firmato lo scorso 21 aprile è figlio di una legge del 1997. Che guarda caso reca la firma dell’ormai ex premier Romano Prodi. Si tratta infatti dell’articolo 12 del decreto legge 79, «disposizioni per il potenziamento dell’amministrazione finanziaria e delle attività di contrasto dell’evasione fiscale». Undici anni fa, dunque, la legge voluta da Prodi stabilì che il 2% delle somme riscosse all’Erario grazie agli accertamenti fiscali dovevano finire in un Fondo per premiare i dipendenti dell’allora ministero delle Finanze. Nel 2003 il governo Berlusconi aggiunse al Fondo le risorse provenienti dalla vendita di immobili, dai tagli alla spesa pubblica e dalla riduzione degli interessi sul debito.
    Visto che il «tesoretto» fiscale per il 2007 ammonta a 20 miliardi di euro, il «premio di produzione» sarà di circa 400 milioni di euro. Quasi il doppio dei 262 milioni di euro di fine 2006. E pensare che allora l’assegno medio (3.275 euro) relativo al 2006 era stato spalmato su due anni. E dunque, ai 5mila euro di media andranno aggiunti poco più di 1.600 euro in media relativi a due anni fa.
    Degli oltre 400 milioni, 175 andranno alle Entrate, 45 alle Dogane, 40 al Territorio, 5 ai Monopoli di Stato. Non basta. Secondo il Sole24Ore i sindacati di categoria sono riusciti infatti a innalzare la quota minima per assegnare il premio anche ai dirigenti che raggiungeranno il primo risultato utile (che è «adeguato»). Per loro è previsto un premio pari al 42% della busta paga (da 7mila a 19mila euro).

    Ma c’è un ma. Dalla spartizione della maxitorta sono rimasti fuori gli agenti della Guardia di Finanza. Il perché lo spiega il generale delle Fiamme Gialle Domenico Minervini, presidente del Cocer, l’organismo di rappresentanza dei finanzieri, che nei giorni scorsi ha annunciato di essere pronto a presentare un ricorso al Tar contro il provvedimento del ministro Padoa-Schioppa: «Noi abbiamo pieno titolo ad avere un premio per la lotta all’evasione fiscale - dice Minervini al Giornale -. Perché veniamo esclusi? Perché questa legge dice che per le modalità di redistribuzione si fa riferimento alla contrattazione di secondo livello. Noi che siamo militari, e quindi senza sindacati, tecnicamente veniamo esclusi. Ma è un alibi». L’alto ufficiale delle Fiamme Gialle annuncia battaglia e lancia l’appello al prossimo governo. «È paradossale escluderci, siamo stufi. Abbiamo anche chiesto che le risorse vengano assegnate al nostro Fondo che si occupa di caduti in servizio e orfani. C’e qualcosa che non quadra se il premio va all’impiegato della Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze e non al nostro maresciallo di Milano che fa i controlli fiscali nelle grandi aziende».




    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=258060

  3. #3
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    Predefinito

    Il premio per i settentrionali che nonostante questo paese da barzelletta sono riusciti a creare una economia da paese nordico è:lavorare come gli schiavi cacciare quanti più soldi possibile allo stato e stare zitti.
    Spero che una meteora ponga fine a tutto questo...fanculo.

 

 

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