21 APRILE: FESTA DEL LAVORO, FESTA DELLA ROMANITA’ IMPERIALE
A Roma la solenne cerimonia dell’Ordine dell’Aquila Romana in onore dei Caduti per la Grandezza della Patria



Il 21 aprile scorso, nella Basilica di San Nicola in Carcere, alle pendici del Campidoglio, si è tenuta una solenne cerimonia in onore dei Caduti per la Grandezza della Patria organizzata dall’Ordine dell’Aquila Romana, Ordine cavalleresco istituito il 2 marzo 1944-XXII E.F. da S.E. Benito Mussolini Capo del Governo della Repubblica Sociale Italiana.
S.E. Guido Mussolini, IV Capo e Gran Cancelliere dell’OAR, ha chiamato a raccolta tutti i Cavalieri e le Dame nella Basilica di San Nicola in Carcere proprio nel giorno in cui ricorre il MMDCCLXI anniversario della Fondazione di Roma, data mitica e sacra al tempo stesso che, durante il Ventennio, fu elevata a Festa del Lavoro.
Alla destra dell’altare garriva il labaro porpora-oro dell’Ordine, alfiere Cav. Uff. Iasia Sanfilippo, mentre alla sinistra veniva collocata la bandiera della RSI, alfiere il Cav. Uff. Dott. Pietro Cappellari, scorta d’onore il Cav. Uff. Bruno Sacchi.
La solenne cerimonia con canto gregoriano, in rito rigorosamente tridentino preconciliare, la Santa Messa di San Pio V, è stata officiata dal Cappellano dell’OAR Rev. Don Ettore Capra che, nell’omelia, ha dedicato superbe parole all’amor di Patria. All’altare erano presenti i diaconi Rev. Canonico Don Alberto Migliorini e Rev. Don Luigi Abib Sid.
Numerosi i convenuti anche dall’estero. Presenti con S.E. Guido Mussolini, IV Capo e Gran Cancelliere, donna Anna Maria Mussolini Ricci, donna Adria Mussolini, la Contessa On. Anna Teodorani Fabbri, la Marchesa On. Costanza Afan de Rivera Costaguti, il Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni, l’On. Gr. Cr. Avv. Bartolo Gallitto, la Dott.ssa Marina Romualdi, l’Avv. Vetullio Mussolini con Maria Mussolini, il Prof. Leone Mazzeo.
Seguivano il l’On. Bruno Cesaroni e famiglia, già Sindaco di Velletri e Consigliere provinciale di Roma, S.E. Marcello Pellegrini gentiluomo di Sua Santità e famiglia, il Sen. Avv. Benito Panariti degli “Amici delle FF.AA. d’Italia”, il Dott. Gino Ragno di “Italia-Germania”, la Dama Maria Satta di “Italia-Montenegro”, il Dott. Marchetti dei “Seniores”; la Dama Dea Buccilli, il Dott. Andrea Wolff dirigente della Commissione Europea, il Dott. Robert Keil, appositamente giunti dal Belgio e dalla Francia, dalla Svizzera e dall’Austria; il Comandante Claudio Boninu antico Ufficiale della Decima MAS, la Prof.ssa Maria Rita Giglio, il Cav. Maccarone, il Gr. Uff. Mario Coen Belinfanti dell’Unione Nazionale Combattenti RSI, il Comm. Nazzareno Mollicone, il Gr. Uff. Magg. Raffaele Peretti, l’Avv. Carlo Morganti e consorte, il Dott. Francesco Massa, l’Avv. Pasquale Landolfi, il Prof. Ing. Rossano Cioeta, il Comm. Ignazio Di Minica, il Comm. Enzo Schiuma, Rita Coltellacci Dama Gran Croce, il maestro Gr. Uff. Leo Valeriano, il Dott. Alberto Indri, il Prof. Enea Franza della “Sapienza”, il Prof. Umberto Zio dell’Università di Urbino, il Dott. Alessandro Carpinelli, il Comandante Nuzzolo, il Comandante Ottaviani, il Conte Prof. Francesco Nobili Benedetti della “Sapienza”, il Conte Dott. Stefano Nobili Benedetti, il nob. dr. Rodolfo Ricottini del Policlinico di Roma, il Magg. Riccardo Giordani del Corpo Militare SMOM, il Marchese Vincenzo Cortese, l’Avv. Carlo Cudemo, il Cav. Fabio Formaggi, il Dott. Gian Galeazzo Palmieri, il Dott. Baiocchi, il Comm. Vittorio Bonacci e consorte, il Comm. Biagio Ehrler, Elena e Deborah d’Agostino, il Cav. Gioia, il Cav. Dott. Compagno, il Cav. Dott. Pasini, il Cav. Raneri, l’Avv. Ranzini, il maestro Jacopo Sipari, il nob. dr. Antonello Sipari e famiglia. ecc. e tanti cari amici e camerati provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa.
Particolare emozione ha suscitato la presenza della famiglia di S.E. il Ministro Fernando Mezzasoma, della famiglia di S.E. l’On. Sen. Pino Romualdi, delle LL.AA.RR. la Principessa Hassan d’Afghanistan nata Principessa Luciana Pallavicini, e della Principessa Maera Hassan d’Afghanistan.
Toccante è stato poi il messaggio inviato per l’occasione dalla famiglia di S.E. il Ministro Alessandro Pavolini. Saluti sono giunti anche dai Senatori Dott. Giuseppe Ciarrapico e dal Gr. Cr. Giulio Maceratini.
Terminata la cerimonia con gli onori e la sfilata della bandiera della RSI e del labaro dell’OAR, i Cavalieri, le Dame e tutti gli altri convenuti si sono riuniti per una cena conviviale lungo l’Appia Antica dove ancor oggi la grandezza archeologica della Roma imperiale e della Roma cristiana si fondono in un organico tutt’uno di Civiltà.
Il passaggio dalla Basilica di San Nicola in Carcere immersa nella splendida architettura della Roma fascista, all’Appia Antica ha avuto l’effetto di far meditare sulla Grandezza della Civiltà romana nel corso dei secoli.
E proprio alla Grandezza di Roma e al 21 aprile è stato dedicato il breve ma solenne intervento del Gr. Uff. Dott. Alberto Mariantoni di “Minerve Europa” che ha suscitato un moto di orgoglio tra tutti i convenuti all’importante manifestazione. Il Gr. Uff. Dott. Mariantoni ha precisato:
«Il 21 Aprile 2008 – XI (undecimum) Kalendas Maias, Nefastus Publicus (NP), Parilia, Sol in Taurus, MMDCCLXI ab Urbe condita (a.U.c.) – ricorre il 2761° anniversario della Fondazione di Roma. Per intenderci, il celebre Natalis Urbis (il Natale dell’Urbe) che fu ufficialmente istituito, per la prima volta a Roma, dall’Imperatore Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus o Tiberio Claudio Druso o Claudio (-10/54), nel 47 dell’era volgare. Come sappiamo, è grazie al poeta Publius Vergilius Maro o Publio Virgilio Marone (-70/-19) ed alla sua Eneide, che ancora oggi, tutti, siamo in grado di rammentarci i principali protagonisti del Mito fondatore della Città Eterna. Un Mito che già a partire dall’età di Augusto (I sec.), Virgilio aveva largamente contribuito ad imprimere nella memoria collettiva delle generazioni del suo tempo ed a proiettarne i contenuti verso il futuro, come una naturale ed epica continuazione e completamento (palesemente ad usum delphini…) delle già conosciute, esaltanti e stimate imprese degli Eroi Achei che erano state precedentemente raccontate e diffuse dall’Iliade e dall’Odissea di Omero.
Virgilio, infatti, nella sua Eneide, per cercare di nobilitare ancora di più le ormai già gloriose e consolidate strutture dell’Impero romano, non esitò – nella ricostruzione degli aspetti mitologici che erano legati alla Fondazione di Roma – a riallacciarsi alle ultime battute della Guerra di Troia,nonchéa centrare l’essenziale del suo poema, sulla elettrizzante figura del leggendario Enea: l’Eroe dardano-troiano, figlio di Anchise e di Afrodite (la latina Venus/Venere), già celebrato da Omero come il più valoroso dei guerrieri troiani dopo Ettore, ed a cui il Dio Poseidone (il nostro Neptunus/Nettuno) – figlio di Saturno e fratello di Giove, oltre che Dio del mare, dei cavali e dei terremoti – aveva simultaneamente profetizzato, sia la sua salvezza fisica al momento della distruzione della città di Troia che il suo futuro ed immancabile avvenire regale, unitamente alla certezza di potersi trasformare nel capostipite di una successiva, eroica e prolifica progenie.
Il racconto virgiliano sul Mito fondatore della città di Roma, dunque, ci presenta il lungo e periglioso viaggio intrapreso, all’interno del bacino Mediterraneo, con 22 navi iniziali, da questo particolare protagonista, in compagnia del vecchio padre Anchise e del figlioletto Ascanio (chiamato Iulio da Virgilio – da cui, la Gens Iulia – e che Enea aveva avuto dalla moglie Creusa, figlia del Re Priamo, inspiegabilmente scomparsa, al momento della loro congiunta e precipitosa fuga da Ilio/Troia), del nocchiere Palinuro e della nutrita e raggranellata schiera di profughi Troiani o Teucri che lo avevano seguito.
Quel medesimo racconto, ci presenta ugualmente la breve permanenza di Enea e dei suoi compagni di viaggio, a Cartagine, presso la Regina Didone, ed il rifiuto dell’Eroe dardano-troiano di unirsi in matrimonio con quest’ultima; la morte del padre Anchise, in Sicilia; il tragico destino del suo fedele timoniere Palinuro, in Campania; la discesa di Enea nel Regno di Ade (Averno), in compagnia della Sibilla Cumana, ed il suo celebre ed emozionante incontro con l’ombra di un certo numero di personaggi del suo recente o remoto passato. Tra cui, la sagoma spettrale ed impalpabile del padre Anchise che gli annuncia – per mezzo dei versi di Vigilio (Eneide, T. I°, libro VI°, versi 851-853) – l’invidiabile ed incomparabile “arte” a cui è destinata la sua futura stirpe: “Tu regere imperio populos, Romanae, memento. Hae tibi erunt artes, pacisque imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos” (Tu, Romano, ricordati di governare i popoli sotto il tuo impero: le tue arti saranno d’imporre le condizioni della pace, di risparmiare i vinti e di domare i superbi).
L’identico racconto, ci presenta inoltre l’approdo di Enea, con sole 5 navi e pochi superstiti, sulle sponde del Lazio ed il suo primo incontro con il Re Latino e la figlia di quest’ultimo, Lavinia. Ci presenta altresì il duello di Enea con il Re dei Rutuli, Turno; la morte di quest’ultimo e la vittoria di Enea; le nozze di Enea con Lavinia; la nascita, dalla loro unione, di Silvius/Silvio, il fratellastro di Ascanio/Iulio. Il tutto, senza contare la scomparsa di Enea, tra lampi e fulmini (identico scenario della futura scomparsa del suo presupposto discendente, Romolo!), dopo quattro anni di regno, e la sua assunzione in cielo tra gli Dei dell’Olimpo, nel corso di una battaglia contro un esercito etrusco, nei pressi del fiume Numico (in realtà, il fosso di Pratica di Mare…), cantato ugualmente da Aulus Albius Tibullus o Albio Tibullo (-54/-19): “Là sarai consacrato, quando l'onda venerabile del Numico t'avrà assegnato al cielo, Dio della tua nazione” (Tibullo, A Febo, in onore di Messalino, II, 5).
[…]
La Stirpe Romana, con il suo Impero d’Occidente, aveva regnato sul Mondo allora conosciuto, la bazzecola di all’incirca 1229 anni. Mentre con il suo Impero d’Oriente, continuerà a prolungare la sua potenza, per ancora 977 anni. In tutto, insomma, la “breve” parentesi di all’incirca 2206 anni!
[…]
Quattordici secoli, purtroppo, dovranno trascorrere dal 476 della nostra era, prima di rivedere risorgere dal nulla e circolare di nuovo per le strade e le piazze d’Italia, le Insegne di Roma immortale (23 Marzo 1919 – 28 Ottobre 1922). Ed ancora 17 anni aggiuntivi (9 Maggio 1936), per vedere ugualmente riapparire le glorie ed i fasti dell’Impero sui sette Colli fatali.
Il Fascismo, infatti, memore dell’importanza della Storia Patria, nella sua quotidiana e spontanea esaltazione dei valori romani, non dimenticò nemmeno di onorare e di glorificare a modo suo, la convenzionale data della Fondazione di Roma (21 Aprile).
Il 23 Gennaio 1923, infatti–soltanto tre mesi dopo il suo insediamento al potere (31 Ottobre 1922) – istituì la sua Festa del Lavoro, che incominciò ad essere regolarmente celebrata, appunto, il giorno del Natale di Roma (il 21 Aprile) di ogni anno.
Il resto, è semplice cronaca :
Il 21 Aprile 1925, avvenne la presentazione, a Bologna,del Manifesto degli intellettuali fascisti, da parte del filosofo Giovanni Gentile.
Il 21 Aprile 1927 venne promulgata la Carta Nazionale del Lavoro; per la prima volta nella Storia dell’Umanità, il celebre apologo (delle membra e dello stomaco…) di Menenio Agrippa (-V secolo) sulla giustizia sociale, trovava la sua attuazione pratica nell’Italia di Mussolini; in altri termini, la Carta in questione fu la prima codificazione del mondo, a proposito dei diritti e dei doveri tra capitale e lavoro; senza contare l’enunciazione e l’enumerazione dei principi basilari sulla tutela dei diritti dei lavoratori (diritto alle ferie annuali pagate, diritto alla liquidazione o all’indennizzo di fine rapporto lavorativo, diritto al pagamento del lavoro straordinario, protezione giuridica gratuita nelle controversie con i datori di lavoro, ecc.).
Il 21 Aprile 1932, veniva lanciata la Stazione Radio di Firenze I.
Il 21 Aprile 1934, veniva inaugurata la nuova città di Sabaudia, nell’Agro pontino bonificato.
“21 Aprile”, nel 1935, sarà il nome che porterà orgogliosa una delle più conosciute ed agguerrite Divisioni di Camicie Nere in Africa Orientale, comandata dal Generale di Divisione Giacomo Appiotti.
Il 21 Aprile del 1942, verrà messo in vigore il nuovo Codice Civile Italiano che segnerà l’unificazione del diritto privato.
Il 21 Aprile 1944, il Duce, dopo l’ispezione, consegnerà le bandiere di combattimento alle nuove quattro Divisioni del rinato Esercito della RSI.
[…]
Oggi, ricordando il significato ed il senso del Natale di Roma, tendiamo a tramandare e proiettare verso l’avvenire la medesima attesa, la medesima speranza che fu remotamente e recentemente ambita dai nostri Avi: quella dell’indispensabile realizzazione di un’Europa Unita e di una Patria comune per tutti i figli di questo nostro umiliato e calpestato Continente. E questo: da Gibilterra agli Urali e dalle tormentate e spumose scogliere di Thulè, ai lontani Dardanelli!
Quel nostro sogno comune, ho spesso tendenza a paragonarlo al naturale e maestoso volo di un’aquila. Un’aquila, a cui, però, ogni volta, per impedirle di librarsi nei cieli, vengono puntualmente e criminalmente tarpate le ali!
Quell’aquila che già fu di Roma, da 64 anni ormai, continua a mordere il “freno”, indignata, smaniosa, impaziente.
Essa, a mio avviso, non aspetta altro che la rude e vivificante brezza mattutina delle nostre ritrovate coscienze di uomini liberi e fieri, ed i primi sprazzi annunciatori dell'immancabile e radioso risveglio del nostro ancora morfinizzato Popolo-Nazione, per ritornare a volare…
Per ritornare, cioè, ancora una volta, a volteggiare e dominare libera, incontrastata e rispettata, su quegli immensi ed incoercibili Limes che nessuno può eternamente sperare di continuare a confiscarci, nell'illusoria e mendace speranza che si possa un giorno dimenticare, sia la nostra Storia che la nostra unica, originale e trimillenaria Civiltà».
Dopo il seguitissimo intervento del Dott. Mariantoni, si è proceduto alla cerimonia di consegna dei brevetti e delle Medaglie dell’OAR alla memoria. Tra le numerose onorificenze concesse ricordiamo la Medaglia d’Oro alla memoria a Maceo Carloni, sindacalista delle Acciaierie “Terni”, tra i primi in Italia a costituire negli stabilimenti siderurgici ternani le Commissioni di Fabbrica che avrebbero dovuto portare alla piena applicazione della Legge sulla Socializzazione voluta dal Governo della RSI e per questo assassinato dai partigiani comunisti a Montefranco (TR) il 4 maggio 1944.
Due Medaglie d’Oro alla memoria sono state concesse anche al Ministro della RSI Fernando Mezzasoma ucciso dai ribelli il 28 aprile 1945 e a Enea Franza primo Senatore del MSI nel 1948.
La serata si è conclusa tra la soddisfazione generale dei partecipanti che hanno più volte chiesto a S.E. Guido Mussolini un nuovo incontro per promuovere in tutta Italia le attività sociali dell’Ordine dell’Aquila Romana. Ricordiamo, infatti, che nel corso della serata sono stati anche raccolti dei fondi che saranno destinati alle famiglie bisognose e numerose.
Quindi, un arrivederci al prossimo appuntamento che già si annuncia solenne e maestoso, come si pretende da un Ordine che della Civiltà romana si fa difensore.

Lemmonio Boreo