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Discussione: Preamboli al 2009

  1. #1
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    Predefinito Preamboli al 2009

    L’UNIONE SARDA, 29 aprile 2008

    QUATTRO MORI

    La linea del Psd’Az: «Fuori dai poli»


    Né col centrodestra né col centrosinistra. Almeno per ora.
    La scelta del Psd’Az per le prossime elezioni regionali è in fase di maturazione, ma il gruppo politico guidato da Giacomo Sanna ha già iniziato a valutare gli scenari e le proposte da parte dei due schieramenti, in cerca di un progetto politico dove la presenza dei sardisti «possa avere un ruolo forte». Lo ha sottolineato ieri lo stesso presidente Sanna durante un seminario organizzato dal Psd’az e incentrato sulle proposte di governo alla luce degli scenari futuri. Sulla possibile alleanza Sanna non si sbilancia: «Deciderà il partito. La scelta sarà il frutto di un confronto interno del partito su un progetto politico e programmatico. Cerchiamo un progetto dove la nostra presenza abbia un carattere forte», ha confermato a questo proposito l’esponente dei sardisti.

    In merito all’assenza di un rappresentante del Pd, che ha un po’ disorientato i partecipanti, Sanna ha assicurato che si è trattato di un caso fortuito e non di una scortesia politica.
    A tracciare le linee del progetto politico è stato Paolo Maninchedda, che ha richiamato l’attenzione sui temi dell’autonomia e del federalismo fiscale sottolineando come il potere regionale debba trovare una dimensione «a schema libero» e come il legame tra potere e fisco debba essere rivisto: «Le leggi in Italia non possono essere uguali in tutte le Regioni», ha ricordato a questo proposito, auspicando l’abolizione dell’addizionale Irpef e una politica del credito più attenta al sistema produttivo.
    Sul futuro di questo settore si è soffermato anche il presidente di Confindustria Gianni Biggio che ha auspicato la nascita di un nuovo e più efficace ente per il monitoraggio delle attività economiche che sostituisca l’Osservatorio economico. Secondo il capogruppo del Pdl al Consiglio regionale Giorgio La Spisa, «non può esistere uno sviluppo economico pianificato, senza libertà e con un’impostazione statalista e dirigista. Lo Stato deve riconoscere margini di autonomia legate alle caratteristiche storiche, economiche e geografiche della Sardegna».
    Anche Giuseppe Atzeri, del Psd’Az, ha ribadito le peculiarità dell’isola: «La Sardegna non c’entra niente con la questione meridionale», e ha parlato dell’esigenza d’istituire una zona franca.
    Critico con l’operato della Giunta Efisio Trincas: «Più produttiva la Saras che inquina e paga le tasse fuori dalla Sardegna o un albergo entro i tre chilometri dalla costa?».

    NICOLA PERROTTI

    http://www.regione.sardegna.it/docum...0429094800.pdf

  2. #2
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    Predefinito LA NUOVA (Sardegna), 29 aprile 2008

    Seminario del Psd’Az sulla Regione, (con la Confindustria, la Cisl e il Pdl)
    Autogoverno, ora è possibile

    «Il successo della Lega apre le porte all’Autonomia»

    di Alfredo Franchini

    CAGLIARI. «La Lega non scavalchi i sardi sul federalismo». Il messaggio viene da un seminario organizzato dal Psd’Az, una sorta di «controcelebrazione» di Sa die de sa Sardigna. Nella legislatura nazionale che si apre oggi si darà vita al federalismo e, comunque si voglia giudicare la Lega, è innegabile che la spinta del Nord possa aprire le porte all’autogoverno dell’isola.

    Non lo dice solo il Psd’Az che avrebbe motivi validi per «vincere» la sfida ma anche la Confindustria e la Cisl. Un seminario, dunque, dopo le celebrazioni solenni. «Un modo antiretorico, anticelebrativo », lo definisce Paolo Maninchedda che apre la discussione sul punto nevralgico di qualsiasi sistema: il rapporto Potere-sviluppo. Maninchedda sceglie la strada dal sarcasmo: «Stamani sentivo cantare Procurade e moderare, barones, sa tirannia» ma oggi chi sono i baroni? Sa die celebra la cacciata dei Piemontesi, cioè un potere inefficiente ma perché il mondo politico sardo si sente erede dei rivoluzionari e non dei Piemontesi»? Maninchedda supporta la sua provocazione con una serie di dati: «Con i Piemontesi era altissima la pressione fiscale, i sardi erano ignoranti, il caro vita era insopportabile. Tutto come oggi. E allora chi sono i baroni attuali»?

    La dimensione storica, su cui si sarebbero soffermati a lungo i sardisti Giacomo Sanna, Giuseppe Atzeri ed Efisio Trincas, è quella che contempla una Sardegna che si autogoverna.
    «Alla Sardegna non può bastare quello che chiede la Lombardia: i nove decimi delle imposte riscosse sul posto. Una regione speciale deve potersi autogovernare».
    Le proposte immediate del Psd’Az: «Meno Irpef per i cittadini dell’isola e utilizzare il de minimis come buono fiscale per le piccole imprese. Oggi abbiamo la sovranità su ciò che produce costi e le mani legate sulla politica di impresa».

    Un discorso che piace al presidente degli industriali sardi Gianni Biggio che riapre il libro delle necessità delle imprese sempre più in difficoltà: «Con la chiusura dell’Osservatorio economico non abbiamo più nemmeno una fonte di riferimento». E si toglie anche un sassolino, Biggio: «Basta con questa storia dei sardi ignoranti. Guardate le statistiche culturali, lo sapete che il Teatro lirico di Cagliari è quello che più abbonati in Italia»?

    Mario Medde, segretario della Cisl, cita Montesquieu per arrivare ad affermare che l’autogoverno è libertà ed è funzionale al modello di democrazia. Il cuore del problema, dice, è sapere come si può finanziare lo sviluppo e se le risorse sono sufficienti: «La capacità dell’isola di accumulare ricchezza sono ridotte e allora si tratta di negoziare nuovi poteri per l’autogoverno».

    Giorgio La Spisa, capogruppo di Forza Italia, ritorna sul dilemma «potere-sviluppo» e dice: «Non può esistere uno sviluppo economico duraturo se è pianificato. Nessuna crescita se c’è statalismo e dirigismo. Occorre libertà e dunque autonomia».

    La Spisa spiega che si avvicina il momento del giudizio visto che la Sardegna sta per giungere alla fine della legislatura regionale e, in campo nazionale, si apre un quinquennio che porterà sicuramente al federalismo fiscale.

    «In questo scenario la Questione sarda è ancora aperta, irrisolta da sempre nonostante i piani di Rinascita e le commissioni parlamentari. È un problema, però, che non si può pensare di risolvere con un forte conflitto con lo Stato. Bene il recupero dell’identità, purché non sia nostalgica, sì all’intervento dello Stato per le infrastrutture e poi spazio aperto per l’Autonomia». Ma questo un domani e con una domanda pesantissima: «Lo Stato ci aprirà le porte ma siamo pronti noi»?


    http://www.regione.sardegna.it/docum...0429091048.pdf

 

 

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