PARADOSSI DEL PRIMO MAGGIO: COOP APERTE E MUSEI CHIUSI
Vincenzo Chierchia e Cesare Peruzzi per “Il Sole 24 Ore”


Musei chiusi a Firenze. Ipercoop aperti in Piemonte. La festa del 1° maggio unisce i lavoratori di quasi tutto il mondo da fine '800 ma nell'Italia di oggi rischia di dividerli: da una parte quelli che festeggiano, dall'altra chi deve fare i conti con la concorrenza e assecondare le esigenze della clientela. Poco importa se i primi garantiscono un servizio pubblico mentre i secondi operano sul libero mercato. Anzi, è proprio qui la differenza.

Che una capitale del turismo come Firenze domani tenga chiuso il portone degli Uffizi rappresenta l'altra faccia della medaglia rispetto alla decisione di alcune catene distributive di restare aperte. Per la Coop, ad esempio, nata e cresciuta nell'alveo della cultura della sinistra italiana, si tratta di una svolta radicale, tenuto conto del significato simbolico della celebrazione del 1° maggio che trae origine dalle lotte sindacali americane, anche se fu introdotta per la prima volta nel 1894 in Canada e nel 1889 in Europa, dove venne ufficializzata come festività dai delegati della seconda Internazionale socialista a Parigi.


Per il mondo cooperativo aderente alla Lega c'è dunque una rottura marcata e meditata rispetto al passato. Il confronto con il mercato è ormai diretto e ineluttabile, e soprattutto ispira le decisioni più importanti. Si apre perché aprono gli altri concorrenti e perché la crisi dei consumi morde tutti gli operatori. L'obiettivo aziendale è dunque in cima all'agenda, quello ideologico resta su un piano diverso. Eppure la Coop è nata 150 anni fa proprio per contrapporsi all'impresa commerciale capitalistica.

Va aggiunto che nel mondo cooperativo la Borsa da molti anni ormai non più è un tabù, tutt'altro. La governance duale continua a farsi strada come riconoscimento indiretto che gli obiettivi "politici" dell'iniziativa cooperativa sono ormai su un piano nettamente diverso rispetto alla pratica aziendale quotidiana. In Europa è avanzato anche il confronto sulla legittimità di aiuti a gruppi cooperativi che consolidano le posizioni su scala nazionale e internazionale.

Di fallimenti rovinosi ve ne sono stati, di iniziative azzardate e poco trasparenti pure. E con questi il sistema cooperativo ha fatto i conti, spesso, in modo frettoloso e approssimativo. La commistione con i movimenti politici è stata deflagrante in diversi casi. Sotto questo profilo, l'abbandono del tabù del lavoro il 1° maggio costituisce una sorta di spartiacque, rispetto al vecchio approccio ideologico. Forse, sarebbe il caso che anche nel campo pubblico si cominciasse a cambiare mentalità, immaginando di prestare più un servizio che non di gestire un'attività autoreferenziale.

Per sgombrare il terreno da equivoci, è bene dire che chi scrive domani non lavorerà, proprio come i dipendenti degli Uffizi, perché tradizionalmente i giornali non escono il 2 maggio. Ma se fosse necessario nessun giornalista si tirerebbe indietro e comunque l'informazione sarà garantita da tv, radio e online. Mentre nessuno aprirà le porte dei musei alle migliaia di turisti che affollano Firenze. Ai quali non resterà che aspettare venerdì, e mettersi in coda.

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Ehhhh già già, si sa, i kompagni delle Coop sono al passo coi tempi...perchè starsene con le mani in mano, se da una parte lo Stato le avvantaggia con aiuti che non esistono in nessn'altra parte del mondo? quanto sono ipocriti.................a tutti consiglio la lettura di Falce e Carrello di Caprotti...