IL GOVERNO VA SOTTO SUL “SALVALISTE” (262 A 254), NONOSTANTE CENTO VOTI DI MARGINE… FINI: “UN PARTITO ALLO SBARAGLIO: NON C’E’ UNA STRUTTURA, UN RADICAMENTO, UNA STRATEGIA, SOLO UNA TOTALE MANCANZA DI POLITICA. QUI NON SI PARLA MAI DI LAVORO, DI SANITA’, DI TASSE, DELLE COSE CHE INTERESSANO GLI ITALIANI”

Mentre Berlusconi era negli States, aspettando 40 minuti la limousine che doveva riaccompagnarlo in albergo, alla Camera ieri andava in onda un “dejà vu”: il governo, nonostante cento voti di margine, riusciva a farsi bocciare il decreto salvaliste.
Finiva 262 a 254 per l’opposizione che giustamente gongolava: tra chi era come al solito in missione e chi è scomparso, alla fine la maggioranza si dissolveva per l’ennesima volta.
Nomi di spicco tra gli assenti: Cicchitto, Lupi, Ghedini, Denis Verdini.
Per fare buon peso si è aggiunto qualche finiano, un numero sufficiente per far capire al premier che se vuole continuare a decidere la politica del governo durante le cenette conviviali con Umbertino e Renzino il lunedì a casa sua e non nelle sedi competenti, in parlamento non passa uno spillo di riforma.
Se qualcuno intende svuotare le Camere dei suoi poteri per consegnarli a un presidente forte (indovinate chi? Sempre lui ovvio), qualcuno è in grado di mettersi di traverso.
E mentre il tema delle riforme si capisce ogni giorno di più che serve al premier solo come fumo negli occhi, in quanto l’unico interesse che ha è quello sulla giustizia, ieri Fini è passato all’attacco: “Il partito non c’è, è allo sbaraglio: non c’è una struttura, non c’è radicamento, non c’è una strategia, ma solo una totale mancanza di politica”.
E ancora: “Non è possibile che qui non si parli mai di lavoro, di sanità, di tasse, ovvero delle cose che interessano gli italiani”.
Le critiche peraltro sono ampiamente condivise anche dai falchi berlusconiani: “Qui non c’è nulla, siamo allo sfascio”, ha commentato Giorgio Stracquadanio, uno che solitamente passa le sue giornate a criticare quello che dicono i finiani.
Sulla riforma istituzionale il premier ha lasciato via libera alla Lega, basta non toccare la legge elettorale.
Che sarà pure una porcata ma gli viene bene, mentre Fini la pensa in modo opposto.
Ieri poi Bocchino, braccio destro di Fini, ha sparato un’altra bordata sul tema della subalternietà del Pdl alla Lega: “Non ho nulla in contrario a un capo del governo omosessuale perchè se una persona é eletta con il consenso degli italiani ha diritto a guidare il paese, mentre un premier leghista rappresenterebbe solo una parte del Paese, con un evidente limite territoriale”.
Bocchino poi si proiettta al dopo Berlusconi e afferma che, qualora il premier divenisse presidente della Repubblica, il futuro presidente del Consiglio dovrebbe essere indicato dal Pdl attraverso le primarie interne.
Apriti cielo, è sceso il panico tra i caporali di giornata dei vari aspiranti futuri premier di origine forzaitaliota .
Chissà come mai, visto che sostengono che Fini non conta nulla…
In ogni caso dagli Usa è arrivato l’ammonimento del premier su chi ha marinato il voto alla Camera: “Punirò tutti gli assenti”.
Non ha precisato se lo farà come ha fatto finora, permettendo a molti ministri e sottosegretari di mantenere anche l’incarico di parlamentari o se opterà per la bacchettata sulle dite.
Forse sarebbe meglio che strutturasse il partito in modo adeguato sul territorio, invece che continuare a perdere deputati in Parlamento e milioni di voti nel Paese.
Ma per quello pare non servono le bacchettate, ci vorrebbe la bacchetta magica.
destra di popolo