Da "La Stampa" di oggi
L'UDC SCAPPA DI MANO A PIERFERDY
Dopo l'addio di Baccini lo strappo dei siciliani. Casini li ferma: aspettare e vedere
AMEDEO LA MATTINA
ROMA
Casini accende ancora ceri alla Madonna di San Luca per essere scampato alla strage elettorale. «L’importante è essere qui vivi», diceva l’altro ieri durante l’insediamento della Camera. Ma il leader dell’Udc sa benissimo quanto si possa essere irrilevanti politicamente con 36 deputati e 3 senatori, rimanendo all’opposizione di una maggioranza schiacciante che non se lo fila. Per sua fortuna, da buon emiliano, Casini riesce ad essere autoironico. «Sono come la bella Cecilia, tutti mi vogliono ma nessuno mi piglia». Detto questo, però, ha un sacco di rogne, con un partito a rischio serio di sfaldamento. Tenere la rotta dell’equidistanza di centro sarà un’impresa titanica. Già i tre senatori siciliani (lo ha confidato Totò Cuffaro a Carlo Giovanardi) hanno votato per Roberto Schifani alla presidenza del Senato. Una semplice questioni di feeling siciliano? Non solo. Il neosenatore Cuffaro, qualche giorno fa ad un pranzo con altri nuovi eletti Udc, ha detto: «Otto su dieci dei nostri vorrebbe tornare con Berlusconi. Ma è chiaro che non possiamo tornarci con il cappello un mano... Aspettiamo di vedere che succede da qui ad un anno nel governo». Aspettare e vedere: è d’accordo anche Casini, ma al leader dell’Udc Cuffaro ha detto una «piccola» bugia. «Totò mi ha assicurato che non ha votato Schifani», assicurava ieri lo stesso Casini. Il quale aggiungeva di non temere la tenuta dei suoi gruppi parlamentari: «Abbiamo lasciato a casa tante persone e quelli che abbiamo portato in Parlamento sapevano che avremmo perso le elezioni e saremmo andati all’opposizione».
Intanto Mario Baccini eletto nelle liste dell’Udc, dopo avere sostenuto Alemanno a Roma, ieri ha votato per Fini alla presidenza della Camera. Ed è passato armi e bagagli al gruppo misto, pronto al salto successivo. Si dice che sogna di essere il candidato del Pdl per il vertice della Regione Lazio nel 2010. «Con Ciarrapico - dice velenoso il siciliano D’Alia - farà con Ciarrapico la corrente delle Terme di Fiuggi». «Ma non era Baccini - aggiunge il piemontese Vietti - ad accusarci di essere troppo amici di Berlusconi e per questo motivo ha fatto la Rosa bianca?».
Casini ha tanti problemi in giro per l’Italia. C’è una nutrita casistica di candidati Udc inviperiti perché sono stati fregati dal gioco delle opzioni. Nel Lazio, per recuperare Dionisi (candidato trombato alla presidenza della provincia di Roma) ha dovuto sacrificare Michele Forte, senatore uscente. Ora Forte si accontenterà di fare il sindaco di Formia oppure transiterà con il Pdl? Altri due con il dente avvelenato sono i veneti Ugo Bergamo e Luigi D’Agrò stoppati dall’opzione per il Veneto che ha fatto Roberto Rao (portavoce di Casini). Il deputato uscente D’Agrò sembra già avere un piede nel centrodestra. Ancora un altro deputato uscente, Pietro Marcazzan di Mantova: ha dovuto lasciare lo scranno di Montecitorio per fare posto alla ciociara Anna Teresa Formisano paracadutata da Casini in Lombardia. Non è finita. Salvatore Greco, il 28 aprile si è presentato a Montecitorio con il padre Mario Greco, ex senatore di Fi: era convinto di essere stato riconfermato perché Lorenzo Cesa avrebbe optato per un’altra regione: invece il segretario dell’Udc ha scelto la Puglia. Salvatore e Mario Greco hanno saputo della «tragedia» sul portone di Montecitorio: pensavano che Cesa avrebbe optato per la Sicilia, e in effetti era quello che Cesa avrebbe voluto fare. Ma i siciliani hanno detto di no. Cuffaro, gli altri due senatori e i cinque deputati non hanno voluto cedere nemmeno un posto. Un’altra vittima di questo infernale meccanismo è l’abruzzese Rodolfo De Laurentis che ha dovuto fare posto alla new entry Ferdinando Adornato là catapultato. Casini ha fatto un’operazione di recupero con De Laurentis: ieri lo ha incontrato, esprimendogli «rammarico per la sua mancata elezione in Parlamento». Gli ha confermato stima e fiducia personale, e proposto «un ruolo di primo piano nel campo delle comunicazioni e dell’informazione, cogliendo le opportunità delle nomine negli organismi». Sì, ma cosa potrà avere lillipuz-Udc?
Casini si è nominato capogruppo (ma per pochi mesi, poi tornerà a fare il segretario del partito e lascerà a Cesa) per tenere fermi i suoi parlamentari e per gestire le nomine, appunto. Gli tocca la vicepresidenza della Camera: ci dovrebbe andare Buttiglione ma è insidiato da Tabacci. Tempi duri per Casini che ieri alla Camera, mentre era appartato con D’Alema e Pezzotta, si è sentito dire da Bossi: «Beh, te l’hanno messa in quel posto... Eh?». «No, Umberto, guarda che l’ho evitato».