Gli estremisti di destra: la vita è guerra
Però mai in tanti contro uno solo
Cantava la band di Miglioranzi, ora in politica con Tosi: «Tu rosso compagno di negri e immigrati, vigliacco»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

VERONA - La canzone sugli ebrei maledetti, giudei senza patria, quella no, quella è un falso, è stata disconosciuta, è un apocrifo frutto della propaganda di sinistra. «Io son camicia nera, la patria è la mia bandiera», «Tu rosso compagno di negri e immigrati, vigliacco senza onore », invece fanno parte del repertorio, ma era tanto tempo fa, adesso i Gesta bellica suonano altro, testi più sfumati, «Nessuna pietà», «Falciando e martellando», cose così. «Per favore, le persone cambiano, giudicatemi per quello che vedete adesso». Andrea Miglioranzi ha ragione. C'è qualcosa di crudele in tutto questo, sbattergli il suo passato recente in faccia. Non sono interviste, somigliano più a posticci esami di democrazia. Toccano a lui, ai suoi camerati, si dice ancora così, all'estrema destra veronese accusata di aver creato il brodo nel quale hanno nuotato i 5 ragazzi che sabato scorso a forza di pugni e calci si sono presi la vita di Nicola Tommasoli, nel centro di Verona.

Miglioranzi è un armadio di quasi due metri, ha ancora la testa rasata, ma è l'unico orpello esteriore della sua vita da skinhead, di quando faceva il frontman dei Gesta bellica, vestiva maglietta nera, jeans neri, bomber, anfibi Doctor Martens ai piedi. Adesso che è il capogruppo della Lista Tosi al Comune veste un bel completo grigio, porta orologio e occhiali alla moda. Il cambiamento non riguarda solo il vestiario. Oggi Miglioranzi è un signore che insegue il mutuo sociale, il reddito minimo, sta preparando un evento di ippoterapia per i disabili. «Non mi sento in imbarazzo, non mi devo discolpare di nulla. Quei ragazzi non fanno parte della mia storia. Sono degli stupidi esaltati. Magari avessero fatto parte del nostro gruppo, avrebbero imparato a vivere in modo etico, rigoroso, secondo la filosofia skin. Suonavo in un gruppo che era una specie di 99 Posse di destra, quel che è stato è stato». Si irrita, rivendica con legittimo orgoglio il fatto di avere un figlio, una madre ammalata alla quale badare, di essere incensurato.

La cose cambiano, è vero. La posta in gioco è alta, e questi ragazzi assassini senza passato e senza storia rischiano di far saltare il banco. Non possono entrare nell'album di famiglia della destra cittadina, non devono. A Verona è in corso una scommessa, un esperimento politico che ha in Flavio Tosi il suo demiurgo. Fin da quando era segretario cittadino della Lega Nord, l'attuale sindaco ha lavorato per portare nella sua sfera di influenza le due anime della destra cittadina, alle quali ha adeguato linguaggio e contenuti. Le associazioni cattoliche tradizionaliste, di ispirazione lefevriana, una realtà molto presente sul territorio, e gli «indesiderabili» filofascisti. L'alleanza elettorale e l'ingresso nel governo cittadino di questi ultimi ha rappresentato il punto di arrivo. «La fine della nostra traversata nel deserto» sospira invece Alessandro Castorina, federale locale del Msi-Fiamma tricolore, attuale bassista dei Gesta bellica, titolare di un negozio di abbigliamento che si chiama Camelot, coerenza commerciale e ideologica pagata con un paio di attentati. La legittimazione.

«Anche se noi non ci siamo mai sentiti nelle fogne» aggiunge Giordano Caracino, viso molto più giovane dei suoi 29 anni, abbigliamento da perfetto skin, jeans e maglietta Fred Perry attillata su muscoli da pugile. È lui l'attuale presidente del Fronte Veneto Skinheads. Quei ragazzi sono figli di nessuno, mai visti e sentiti, nonostante almeno tre di loro lambissero gli ambienti della destra estrema, in una città dove Forza Nuova e Msi-Fiamma tricolore si detestano, ma le facce ai rispettivi cortei sono sempre le stesse. «Skinhead è un modo di vivere la vita, secondo uno spirito nazionalista», spiega Giordano. «Noi concepiamo il combattimento, fa parte della vita. Ma tanti contro uno solo, mai». Il fondatore è una brava persona, dicono tutti, da Miglioranzi a Caracino. Lo «zio» che ebbe la visione.

A soli 39 anni, Piero Puschiavo è una leggenda, nera. Imprenditore, padre di famiglia, nel 1985 fondò il Fronte, portò gli skinhead a Verona, decisamente in anticipo sui tempi rispetto a Milano o Roma. Scelse come bacino di proselitismo la curva dell'Hellas Verona, avviò imprese musicali e editoriali, come le fanzine Blitzkrieg, Groaar, La Fenice, la rivista skin Azione Patavium, nella quale indicava come principale nemico «l'imbastardimento della nostra razza». Nessuna responsabilità, dice, nessun album di famiglia. «Il mio unico rimpianto è aver fatto troppo poco per elevare i valori ideali della nostra tradizione, nella quale si inserisce la nostra lotta ai gay, che sono dei falliti, la loro patologia è incurabile». Forse non sembra, ma Puschiavo è uomo colto, probabilmente non sbaglia quando dice che i giovani estremisti d'oggi non leggono Evola e Maurras, nulla sanno del pensiero di Alain De Benoist. Ma il suo linguaggio è questo: «Sono tutti figli dell'America, dei suoi film corruttori e violenti, dell'ossequio continuo a Israele». E così via. I visionari, si sa, non tengono in gran conto le terrene vicende del politicamente corretto.


Marco Imarisio
06 maggio 2008