Nazionalismo


Si può parlare di nazionalismo per le dottrine ed i movimenti che sostengono l'affermazione, l'esaltazione ed il potenziamento della nazione intesa come collettività omogenea, ritenuta depositaria di valori tradizionali tipici ed esclusivi, del patrimonio culturale e spirituale nazionale, sebbene questa definizione non sia univoca.



Alcune classificazioni [modifica]

Percorrendo la storia, il termine fu usato per la prima volta dal tedesco Adam Weishaupt, fondatore della setta degli illuminati, e dall'abate Augustin Barruel nelle Mémoires pour servir à l'histoire di jacobinisme (1798) ma divenne di uso comune solo negli ultimi decenni dell'800. Le prime manifestazioni del nazionalismo si ebbero in seguito al Congresso di Berlino (1878), e se inizialmente la corrente fu comune in tutta l'Europa, sorsero successivamente schemi differenti nei vari paesi, tra cui vanno ricordati:
  • il Nazionalismo Umanitario (Rousseau, Herder) ancora legato al cosmopolitismo settecentesco,
  • il Nazionalismo Giacobino intollerante nei confronti dei dissensi interni e animato da zelo missionario,
  • il Nazionalismo Liberale (Burke, Guizot, Von Stein, Cavour) che privilegia la sovranità nazionale in un contesto di garantita libertà individuale, politica, economica;
  • il Nazionalismo Economico (List e la scuola protezionistica tedesca), che studia le modalità di autosufficienza economica nazionale.
Louis Snyder, nel suo The meaning of nationalism (1954) ha proposto un approccio storico-cronologico individuando quattro forme di nazionalismo succedutesi nel tempo:
  • Nazionalismo Integrativo (1815-1871) che coinvolse ad esempio i processi unificativi di stati come Italia e Germania;
  • Nazionalismo Smembrante (1871-1890) che vide protagoniste le minoranze di imperi in dissolvimento come quello Austroungarico e Ottomano;
  • Nazionalismo Aggressivo (1900-1945) causa scatenante delle due guerre mondiali e quindi profondamente intrecciato con l'Imperialismo;
  • Nazionalismo Contemporaneo (dal 1945 in poi) che si caratterizza per uno sforzo per l'espansione economica e neoimperiale dei due principali attori della guerra fredda (USA e URSS), e per la spinta alla decolonizzazione in Asia, Africa e Medio Oriente.
Infine, E. J. Hobsbawm (Nation and nationalism, 1990) accoglie la tesi di proposta da Miroslav Hroch sulla divisione dei movimenti nazionalistici in tre fasi:
  1. la riscoperta letteraria e folklorica della cultura popolare;
  2. l'agitazione politica del nazionalismo militante di piccoli gruppi;
  3. l'adesione a movimenti di massa.
Il nazionalismo dalle radici alla prima guerra mondiale [modifica]

In generale, si distingue tra il nazionalismo democratico o liberale che si affermò in Europa e America Latina durante la prima metà dell'800, ed il nazionalismo della seconda metà del XIX secolo. Il primo pensava alla nazione come comunità che coesiste pacificamente e pariteticamente con altre nazioni (tipica ad esempio di Giuseppe Mazzini), mentre il secondo è legato alla reazione contro la democrazia parlamentare ed all'espansionismo delle nazioni d'Europa impegnate nella gara di supremazia extraeuropea, il colonialismo.
L'unificazione tedesca del 1870 sconvolse gli equilibri europei e accelerò lo sfascio dei vecchi imperi multinazionali, il nazionalismo assunse caratteri diversi nelle varie nazioni: l'Inghilterra si identificò nella missione imperiale britannica, la Germania si sforzò di creare uno stato autoritario a forte vocazione protezionista e con suggestioni pangermaniste (von Treitschke e von Sybel), la Francia si strinse attorno al tradizionalismo monarchico e cattolico della destra di Barrès, manifestatesi apertamente in occasione dell'affare Dreyfus.

Il Nazionalismo italiano [modifica]

Il nazionalismo italiano, pur affondando le radici nell'esperienza del Risorgimento, assume forma politica e culturale organizzata all'inizio del '900. In questa fase il nazionalismo italiano si presentò come movimento elitario, tra cui spiccò la figura di Gabriele D'Annunzio. Solo successivamente si passò ad una fase più propriamente politica e nel 1910 Enrico Corradini e Luigi Federzoni fondarono l'Associazione Nazionale Italiana. Il giornale Il Regno fu il primo organo ufficiale del movimento nazionalista italiano, cui seguì il settimanale "L'Idea Nazionale", nel 1914 trasformato in quotidiano. Il nazionalismo svolse un ruolo importante in alcuni momenti della storia d'Italia, come in occasione della guerra di Libia (1911-1912).
Per i nazionalisti l’Italia deve avere una sua politica coloniale e deve redimere le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, con un programma che guardava al rafforzamento dell'autorità statale come rimedio contro il particolarismo politico, e la guerra per l'affermazione del prestigio italiano. Furono in prima linea come fautori dell'interventismo nella prima guerra mondiale. L'associazione si candidò come partito politico alle elezioni del 1913 e conquistò alcuni deputati. Dopo la fine della guerra, i nazionalisti alimentarono la campagna sulla "vittoria mutilata". Nel febbraio 1923 l'ANI si fuse con il PNF, e da allora un'unità di destini la legò al fascismo italiano.
In Italia, Portogallo e Germania, il nazionalismo giocò un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle ideologie dei fascismi al potere, il rapporto tra nazionalità, nazionalismo e imperialismo dei regimi totalitari è stato al centro del dibattito storiografico post-seconda guerra mondiale.

Il nazionalismo nel secondo dopoguerra [modifica]

Tramontato dopo la tragedia delle due guerre mondiali il nazionalismo classico nato nell'Europa dell'800, è andato crescendo un nazionalismo in forme nuove che, sotto la copertura delle più varie spinte ideologiche, è stato la culla della "via cinese" all'autonomia, del non allineamento, e delle lotte al colonialismo nel terzo mondo. Terminata la decolonizzazione, dissolta l'URSS e tramontata la minaccia della guerra fredda, il nazionalismo politico nei paesi islamici è stato in parte rimpiazzato dal fondamentalismo religioso, mentre in altre parti del pianeta come in Africa ed in medio Oriente, le rivendicazioni nazionalistiche si sono tradotte in vere e proprie guerre su base etnica. L'avanzare spesso invasivo della globalizzazione in special modo economica ha prodotto una reazione che ha ridotto il nazionalismo ad etnicismo.
Assieme al comunismo e al capitalismo, nel panorama successivo alla seconda guerra mondiale vanno aggiunti i movimenti nazionalistici o di "liberazione nazionale" che hanno continuamente messo in forse la logica egemonica delle due superpotenze. Con la conclusione della stagione di decolonizzazione, che coinvolse direttamente o indirettamente centinaia di milioni di individui, il nazionalismo politico parve comunque entrare in una fase di declino, ad esso fu sostituito, nel mondo arabo ed in generale islamico, dal nazionalismo religioso, antiamericano nella rivoluzione iraniana del 1979, antisovietico nell'invasione sovietica dell'Afghanistan sempre nel 1979, antiisraeliano nei territori palestinesi occupati. Il nazionalismo religioso è piuttosto una forma variabile a seconda dell'area interessata, di resistenza collettiva in nome di valori tradizionali, alla modernità così come intesa dall'Occidente.

Gli etnonazionalismi [modifica]

Negli ultimi anni si è tornato a parlare di nazionalismo in relazione alla caduta dei comunismi ed in particolar modo della caduta dell'Unione Sovietica quale unico impero sopravvissuto alla prima guerra mondiale, l'impero esterno (paesi dell'Europa orientale) si è separato con modalità relativamente pacifiche, se si esclude la Romania, e l'impero interno, ovvero gli stati che formavano la federazione sovietica, lo ha seguito di lì a breve. Tale disgregazione ha dato modo ad un nuovo tipo di nazionalismo, configuratosi come etnonazionalismo, di affermarsi nella fascia del continente eurasiatico che va dalla costa balcanica dell'Adriatico sino all'Asia centrale, basti ricordare il conflitto nella ex Jugoslavia e nella Cecenia russa. Il nazionalismo così, alla fine del XX secolo ha assunto il volto dell'etnicismo, spesso esasperato e mescolato a fondamentalismi religiosi, tribalismo, localismo o comunitarismo, come nel caso dell'Africa subsahariana ed in particolar modo in Ruanda e Burundi nel 1994.
Definire l'etnia, le guerre etniche e lo stesso etnicismo in quanto surrogato del nazionalismo, è molto difficile anche per gli scienziati sociali e gli antropologi, lasciando così aperte complesse questioni.

Movimenti etnonazionalisti europei [modifica]


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I maggiori movimenti etnonazionalisti in Europa sono:
il Vlaams Belang nelle Fiandre, il Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) in Austria, la Lega Nord in Italia.
Tratti che accomunano i Movimenti Etnonazionalisti sono:
  • la lotta contro lo Stato-Nazione, da essi considerato di matrice massonica e giacobina, etnicamente eterogeneo e fondato sullo "jus soli", al fine di ri-dare vita alle millenarie Comunità d'Europa, etnicamente omogenee e fondate sul Diritto del Sangue, lo "jus sanguinis";
  • la lotta contro l'immigrazione allogena extraeuropea;
  • la ferma opposizione alla massiccia immigrazione islamica;
  • la lotta contro il mondialismo multirazziale e la globalizzazione omologante;
  • la lotta contro la Costituzione europea ed il mandato di cattura europeo;
  • l'opposizione all'entrata della Turchia e di Israele nella U.E.;
  • l'opposizione alla concessione della cittadinanza e quindi del voto agli immigrati;
  • la difesa delle Identità etnonazionali e delle millenarie tradizioni spirituali, culturali, linguistiche e storiche delle Fiandre, dell'Austria, della Padania;
  • la volontà di costituire una "Europa dei Popoli" e delle piccole Patrie etniche, in antitesi sia agli stati-nazione che ad un'Unione Europea percepita come un governo estraneo e lontano, frutto del disegno di lobby finanziarie.
L'Etnonazionalismo è, dunque, quella corrente di pensiero politico secondo la quale ogni organismo statale dovrebbe avere come soggetto una popolazione il più possibile omogenea dal punto di vista etnico, culturale, linguistico, religioso. Si tratta dello Stato Etnico, il quale per sua natura è l'unico a cui vengono attribuite, a lunga scadenza, reali prospettive di stabilità. Secondo questa dottrina l’etnicità costituisce, pertanto, il criterio fondante della Nazione. Nella visione etnonazionalista la mappa geopolitica dell’Europa deve essere ridisegnata, attraverso la nascita di una confederazione europea etnica, costituita da Regioni-Stato, etnicamente omogenee. Antecedente del Pensiero Etnonazionalista è l'Idea Völkisch , che si sviluppò in Germania un secolo addietro.

L'econazionalismo [modifica]

L'econazionalismo è quella via che rifiuta implicazioni di ordine strettamente biologico nella defizione della nazione, ma la allarga all'intero ecosistema, includendovi gli esseri viventi, il paesaggio, la cultura umana e ogni altro elemento legato al territorio nativo, parola dalla quale deriva etimologicamente il termine stesso di nazione. Tesi econazionaliste, per esempio, prendono corpo e consistenza tra i nazionalisti sardi del partito politico Sardigna Natzione Indipendentzia e gli econazionalisti insubri raccolti nel movimento d'opinione di Doma Nunch, così come, per alcuni aspetti, nei movimenti venetisti.
Partendo dalla considerazione che terra può essere associata all'idea di madre e che l'uomo e i viventi sono suoi figli, gli econazionalisto condividono, seppur accettando appieno la modernità, una concezione della terra del tutto simile a quella degli indiani d'America; la terra, infatti, non apparterrebbe all'uomo ma sarebbe l'uomo ad appartenere alla terra in cui nasce. Similmente ritengono importante il sostrate culturale apportato dalle religioni native europee, ispirandosi di volta in volta ai culti locali, come quelli del megalitismo sardo nuragici o di matrice celtica e al mito della Dea Madre, difusa nella preistoria in tutto il bacino del mediterraneo e in diverse parti dell'Europa e del mondo.
Gli econazionalisti rigettano le tesi discriminatorie di ordine razziale, religioso, politico e sessuale, e indagano invece sul comportamento delle comunità umane in relazione all'ambiente e all'ecosistema nel quale sono inseriti e si sono sviluppate. I caratteri somatici geneticamente ereditati, costituiscono patrimonio della nazione esattamente come un monumento, una cattedrale o come un bene naturale o un reperto archivistico culturale.
Per econazionalismo si intende quindi l'acquisizione di una forma evoluta di autoconsapevolezza di sé da parte di un gruppo di individui appartenenti a una comunità naturale (la nazione) che accetta di esistere sia in relazione a fattori di tipo culturale ma anche e soprattutto in rapporto a fattori di tipo ambientale. L'econazionalismo considera gli individui e le organizzazioni sociali umane come parte integrante dell'ecosistema globale. Secondo il pensiero econazionalista la nazione costituisce un ecosistema complesso prodotto da milioni di anni di evoluzione e da decine di millenni di interazioni tra uomo e ambiente. L'uomo non sfugge quindi alle leggi della natura e non può alterare i suoi equilibri millenari senza subirne irreparabili danni.
In ragione di questo tipo di valutazioni l'esistenza della diversità etnica e linguistica richiederebbe una tutela con metodi scientifici ispirati e applicati alla tutela e alla salvaguardia delle specie del regno animale e vegetale. L'econazionalismo considera l'individuo e conseguentemente la nazione indissolubilmente legati alla terra che li ha accolti da un legame di tipo affettivo e spirituale che come un delicato ecosistema non deve per nessun motivo venire alterato.
I meccanismi di emigrazione e di immigrazione costituirebbero delle normali e accettabili variabili numeriche solo se contenute nei limiti di proporzioni accettabili tra popolazione indigena e popolazione allogena e l'alterazione di questi equilibri produrrebbe conflitti sociali, danni ambientali e sradicamento identitario degli individui.
Pur riconoscendo la necessità di politiche di tutela ambientale, gli econazionalisti rifiutano il concetto di "Parco Nazionale" assimilabile a quello di riserva indiana dove rinchiudere il buon selvaggio.

Bibliografia [modifica]
  • Federico Prati-Silvano Lorenzoni, Scritti etnonazionalisti. Per un'Europa delle Piccole Patrie, Effepi Edizioni, 2005.
  • F.Prati-S.Lorenzoni-H.Wulf, Etnonazionalismo ultima trincea d'Europa, Effepi Edizioni, 2006.
  • Federico Prati-Silvano Lorenzoni-Flavio Grisolia, I Fondamenti dell'Etnonazionalismo Völkisch, Effepi Edizioni, 2006.
  • F.Prati-S.Lorenzoni-F.Grisolia-H.Wulf, Orizzonti del Nazionalismo Etnico. Il Pensiero Etnonazionalista e l'Idea Völkisch, Effepi Edizioni, 2007.