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    Predefinito Fu Il Fascismo, E Solo Il Fascismo, A Rendere Generosa La Terra

    FU IL FASCISMO, E SOLO IL FASCISMO, A RENDERE GENEROSA LA TERRA
    dI Filippo Giannini

    Ho ricevuto da un caro amico, Auro Gonano, che vive in Australia, dove ho avuto modo di conoscerlo e stimarlo per la sua purezza di spirito, una lettera dalla quale estrapolerò alcuni concetti. Egli scrive: <Ho letto su l’Alpino di gennaio e marzo le due lettere scritte da Moglia e Gabella circa l’adunata del 2009 a Latina. La pressione del sangue mi è andata alle stelle, ho pianto dalla rabbia (…)>. Poi Auro Gonano scrive di essere stato alpino e ricorda come da bambino vide partire suo zio per l’Agro Pontino e che <da laggiù ci mandava foto e soldi a mia nonna vedova con otto figli la quale ha potuto liberarsi dai debiti (…). L’ombra di quel Gigante (Benito Mussolini, nda) continua a fare paura a tanti Pigmei (…)>. Cosa e chi hanno turbato a tal punto Auro Gonano da smuoverne l’ira?
    Vediamo per prima la lettera del signor Gian Carlo Moglia di Borghetto (Pc), il quale fra l’altro scrive, circa l’adunata degli Alpini che si dovrà svolgere a Latina: <Perplessità, stupore, allucinazione…mi piacerebbe che un consigliere mi spiegasse le motivazioni della scelta di Latina (ma non era Littoria? nda) in modo chiaro, conciso, non politichese. Alcune malelingue insinuano che ci sia un desiderio sopito di rinvangare il mito del colono a torso nudo e i colli fatali>. La seconda lettera è del signor Domenico Gabella di Borgotaro (Pr), il quale rifacendosi alla lettera del signor Moglia, dopo un ampio preambolo, scrive: <Voglio ricordare il sacrificio di ex combattenti della Grande Guerra, parlo in special modo dei contadini veneti, friulani, lombardi, abruzzesi e anche laziali che si videro premiati… con un solo biglietto di andata, spediti con le loro famiglie a morire di stenti e di malaria. Si parla di decine di migliaia di morti. Dopo la guerra, con le sue tragedie, morire in una palude…>.
    Facciamo un po’ di storia, perché, ritengo, che tutti abbiano ragione: Gonano, Moglia e Gabella… se ho ben interpretato le varie argomentazioni.
    Da tempo immemorabile, imperatori, Papi e Governi unitari, quelli pre fascisti tentarono di prosciugare le paludi; non intendo solo quelle Pontine, perché l’Italia era ricca di queste calamità. Tutti, e ripeto tutti fallirono.Verso la fine dell’800 il tema delle bonifiche assunse particolare rilievo perché i contadini chiedevano sempre con maggiore insistenza terre da lavorare. Il grande momento sembrava che si presentasse sul finire della Prima Guerra Mondiale, con il ritorno dalle trincee dei combattenti, tanto più che ai soldati, in prevalenza contadini, in pieno momento bellico era stata promessa terra da coltivare. Il ritorno dei combattenti fu inconcludente, non solo, ma deludente: le promesse incontravano la tenace resistenza dei latifondisti. L’unica concreta iniziativa del Governo Vittorio Emanuele Orlando risale al 1917 con la creazione dell’Opera Nazionale Combattenti il cui scopo era di facilitare l’inserimento nella vita lavorativa di coloro che avevano passato anni nelle trincee. In merito scrive Riccardo Mariani (L’Economia Italiana fra le due Guerre, pag. 445): <Per molti anni l’Istituto fu solo uno strumento di sottogoverno e ai braccianti disoccupati non restò che occupare con la forza quella terra che, seppure promessa, sembrava impossibile ottenere democraticamente>. Ovviamente fra le terre occupate con la forza ci furono anche quelle soggette a rischio di malattie mortali. Ma, ripeto, siamo ancora lontani dall’avvento del Fascismo. Questo trovò, fra gli altri guai lasciati dai precedenti Governi, anche quelli delle terre promesse e mai assegnate, una questione irrisolta e aggravata da una fortissima disoccupazione, che il fascismo tentò di arginare con la politica di lavori pubblici.
    Per risolvere il problema Mussolini si avvalse di un personaggio, Arrigo Serpieri, teorico e realizzatore delle bonifiche integrali in Era Fascista. Fu nominato da Mussolini Sottosegretario dell’Agricoltura, con l’incarico alla Bonifica integrale, quindi non solo al prosciugamento delle paludi, ma con la più ambiziosa meta di operare sull’assetto integrale del territorio.
    Nel 1932 Mussolini visitando i lavori di bonifica delle paludi pontine, a lavori ormai quasi completati, autorizzò la costruzione di un villaggio operaio rurale al centro della zona risanata.
    Quest’opera, definirla straordinaria non è esagerazione, suscitò uno straordinario interesse nazionale, ma ancor più internazionale, tanto da richiamare da ogni parte del mondo tecnici per studiare il miracolo.
    Ma non è tutto. Mussolini autorizzò la costruzione di cinque nuove città: Littoria (altro che Latina), Sabaudia (giudicata come uno dei più raffinati esempi di razionalismo europeo), Pontinia, Aprilia, Pomezia. Tutte edificate in tempi fascisti e senza scandali di sorta.
    Per rendersi conto delle proporzioni gigantesche dell’opera di Serpieri e quindi del fascismo nell’arco di pochi anni, occorre ricordare, a parte la più nota bonifica dell’Agro Pontino, quelle dei bacini di Sessa, Licola, Varcaturo, del Sele e del Volturno inferiore in Campania, dell’agro fra Metaponto e Novastri in Lucania, della piana di Sibari (circa 32.000 ettari), delle aree tra Suvero e la foce dell’Angitola, tra i fiumi Fallace e Neto (circa 20.000 ettari) in Calabria, del lago Lentini e di alcune zone nelle province di Trapani e Siracusa in Sicilia, e tante altre, e non solo in Italia. Ricordarlo a quarantotto anni dalla morte di Serpieri, avvenuta a gennaio 1960 a Firenze, significa rievocare un’Italia diversa da quella attuale e soprattutto diversa nella classe politica e nella classe dirigente, operante al di fuori d’ogni demagogia, nel segno della fattività, della competenza, della professionalità e, vorrei dire, della genialità e dell’onestà.
    E mi richiamo alle espressioni di Gonano Auro circa i Giganti e i Pigmei: abbiamo visto in queste poche righe il realizzarsi di opere grandiose; invito i lettori ad ammirare l’opera dei Pigmei. Il viaggiatore che proviene da Nord sull’Aurelia, poco prima di entrare a Roma, sulla destra potrà ammirare un gabbione incapsulato in travi di legno. Ebbene, da dieci anni quel gabbione nasconde una fontana che erogava acqua di gusto eccellente e che attende di essere rimessa in attività.
    Aspetta e spera…
    Per concludere, torniamo alla denuncia di Gonano Auro. Certamente, e me lo auguro, i signori Moglia e Gabella si riferivano a fatti accaduti nel periodo pre-fascista. Se così non fosse, beh, sarebbe un grave atto di disonestà intellettuale.
    Giampaolo Cufino

  2. #2
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    POLEMICA SU "GLI ORFANI DI SALÒ" A SAN GIULIANO (PISA), L´AUTORE DEL LIBRO CHIEDE L´INTERVENTO DI VELTRONI.

    Milano, 16 luglio 2008 - "Le chiedo se non sia possibile fare qualcosa per convincere gli esponenti del Pd di San Giuliano che studiare il neofascismo non significa negare i principi costituzionali e che boicottare la presentazione di un saggio di storia non è certo il miglior modo per onorare il valore della memoria collettiva. ", si conclude così la lettera che Antonio Carioti, giornalista del Corriere della Sera e autore del saggio "Gli orfani di Salò" (Mursia, 2008) ha inviato ieri a Walter Veltroni chiedendone l´intervento per mettere fine alla polemica che si è scatenata attorno alla presentazione del saggio organizzata dal gruppo comunale di An per il 19 luglio prossimo. La querelle in breve è questa. Il capogruppo di An di San Giuliano chiede e ottiene alla fine di giugno la sala consiliare per la presentazione del libro di Carioti, un saggio storico sui movimenti giovanili neofascisti del dopoguerra. La concessione della sala da parte del presidente del consiglio comunale scatena le reazioni degli esponenti locali del Pd, Rifondazione Comunista e Sinistra democratica che, sospettando il libro di simpatie fasciste, invocano la revoca della sala in nome dei valori antifascisti. Sulla vicenda interviene la casa editrice Mursia che manda ai contestatori il libro pregandoli di leggerlo e di verificare di persona che si tratta di un´opera storica sulle radici della destra italiana. Nel frattempo appaiono in rete, su siti no global e della sinistra, appelli alla "mobilitazione antifascista" nella data prevista per la presentazione, l´amministrazione comunale prende tempo e al momento la concessione della sala pubblica è dubbia. Carioti, che ha ricevuto attestati di solidarietà da parte di storici ed esponenti di diverse parti politiche, sinistra inclusa, ha deciso oggi di chiedere l´intervento del segretario del Pd per chiarire, una volta per tutte, che "discutere di fascismo e neofascismo si può" senza per questo essere tacciati di simpatie revisioniste o peggio ancora di apologia di fascismo. "Il caso San Giuliano Terme (Pisa) esce dai confini pisani e diventa emblematico della difficoltà di discutere della nostra storia senza asservirla o piegarla alle logiche della politica. ", dice Fiorenza Mursia, presidente della casa editrice. "Quello di usare la Storia a scopi politici è un vecchio vizio del nostro Paese, a destra come a sinistra. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: siamo prigionieri di un passato irrisolto perché di fatto mai compreso, metabolizzato e superato. E´ comprensibile che le parti politiche si confrontino anche duramente ma mi aspetto che le istituzioni, anche quelle locali, svolgano il loro ruolo di garante della libertà di espressione consentendo un dibattito libero e pubblico. " Sulla vicenda è intervenuto anche Luigi Ganapini, professore di storia contemporanea all´Università di Bologna e direttore dell´istituto di storia dell´Età contemporanea di Sesto San Giovanni (Milano) che dice: "La "sinistra" non deve imitare la destra quando quest´ultima non sa discutere e non sa capire; non deve imitarla quando emette bandi di proscrizione contro gli Istituti della Resistenza; non deve imitarla quando la paura del diverso la fa feroce e ottusa. Quello di Carioti è un libro di storia che ci fa capire; ci fa capire cose sgradevoli e cose difficili da accettare. Ma la storia di un paese, di questo paese, dobbiamo davvero affrontarla e per farlo abbiamo bisogno di coraggio, non di anatemi. " Il testo integrale della lettera di Carioti al segretario del Pd Walter Veltroni. Gentile onorevole Veltroni, può darsi che lei si ricordi di me. Anni fa svolsi il ruolo di moderatore in un dibattito cui partecipò anche lei, con Franco Cardini e Giampiero Mughini. Si presentava nell´occasione il libro "Fascisti immaginari", in cui Filippo Rossi e Luciano Lanna (attuale direttore responsabile del quotidiano di An "Secolo d´Italia") avevano analizzato la cultura diffusa e i miti della destra nell´Italia repubblicana. Ricordo che il suo intervento fu davvero apprezzabile, molto equilibrato e aperto al dialogo con un ambiente politico assai distante da quello cui lei appartiene. Rievoco quell´episodio perché di recente ho scritto un saggio, edito da Mursia, su un argomento contiguo: s´intitola "Gli orfani di Salò" e ricostruisce le vicende dei giovani neofascisti dal 1945 al 1951, narrando le loro battaglie nelle piazze, i loro conflitti interni, le loro illusioni e anche alcuni momenti di dialogo con i coetanei comunisti (incontri promossi all´epoca da Enrico Berlinguer), senza trascurare aspetti caratteristici di quel mondo come il rifiuto della democrazia parlamentare e l´uso della violenza politica. Il 19 luglio prossimo sarebbe in programma la presentazione del libro presso la sala del Consiglio comunale di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, ma gli esponenti della sinistra locale, compresi quelli del Partito democratico, sono insorti, denunciando l´iniziativa, organizzata da Alleanza nazionale, come un´offesa ai sentimenti antifascisti della cittadinanza. In realtà si tratta di un clamoroso fraintendimento, perché la mia opera non è affatto un´esaltazione del neofascismo, ma una pacata analisi storica, apprezzata anche da studiosi di sinistra come Mimmo Franzinelli, che l´ha presentata con me a Gorizia, e Luigi Ganapini, che l´ha presentata con me a Milano. La casa editrice Mursia ha cercato di chiarire l´equivoco inviando in omaggio una copia del volume ai contestatori, ma non è servito a nulla. Pare che ora la maggioranza di sinistra voglia convocare un Consiglio comunale, sul tema "la memoria collettiva della Resistenza e della Liberazione dal fascismo radice della Costituzione italiana", proprio il 19 luglio, per impedire così la presentazione del libro. Dato che ho avuto modo di apprezzare personalmente il suo spirito aperto e tollerante (tra l´altro sono anche, per quel che conta, un elettore del suo partito), le chiedo se non sia possibile fare qualcosa per convincere gli esponenti del Pd di San Giuliano che studiare il neofascismo non significa negare i principi costituzionali e che boicottare la presentazione di un saggio di storia non è certo il miglior modo per onorare il valore della memoria collettiva. Con stima e cordialità Antonio Carioti .

    tratto da http://www.marketpress.info/notiziar....php?art=72461

 

 

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