L'evasore è un ladro?
Rispondendo a questa domanda, non si allude all'aspetto morale dell'evasione fiscale, sul quale le parti politiche, così come l'opinione pubblica, legittimamente, esprimono pareri e sensibilità anche diverse. S'intende valutare esclusivamente il profilo tecnico-giuridico.
È un dato anticamente acquisito che il concetto di furto può essere applicato solo al concetto di proprietà; vale a dire che può essere considerato "furto" solo l'appropriarsi, in modo illecito, di beni (materiali o morali) altrui.
Inoltre, almeno sin dai tempi del filosofo John Locke (1632-1704) - uno dei padri del pensiero economico moderno - la proprietà deriva direttamente dalla produzione: ciascuno è il legittimo "proprietario" di cioè che crea e produce.
Sotto questa ottica, le tasse non versate allo Stato non possono essere considerate un "furto", poiché si tratta di denaro il quale, in assenza del cosiddetto "ladro" (cioè l'evasore), non sarebbe mai stato prodotto.
In altre parole, un soggetto che produce reddito, sottraendolo tutto o in parte all'Erario, è lui stesso - in ultima analisi - il generatore di quel reddito che, altrimenti, non sarebbe mai esistito e sul quale, di conseguenza, il fisco non avrebbe mai potuto vantare diritti.
Non concorrere al bene comune dello Stato, cioè non pagare le tasse, è certamente un comportamento illecito che va sanzionato, ma non è né tecnicamente né giuridicamente corretto definirlo "furto": non è l'evasore a sottrarre denaro dell'Erario, ma è lo Stato a sottrarre denaro di proprietà altrui, tassando il reddito.
http://it.wikipedia.org/wiki/Elusione_fiscale