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    Predefinito TEOLOGIA E METAFISICA - Tomismo puro: Meditazioni di un frate domenicano sul Rosario

    Meditazioni sulla preghiera del Santo Rosario a cura di Padre Angelo Bellon op

    Le invenzioni di Dio e le invenzioni di Maria

    Il Profeta Isaia dice: “Manifestate tra i popoli le sue meraviglie” (Is 12,4). San Girolamo, traducendo in latino, allude più alle invenzioni di Dio che alle sue meraviglie: “Notas facite in populis adinventiones eius”.
    Si potrebbe tradurre dunque: “Fate conoscere tra i popoli le sue invenzioni”.
    Le invenzioni di Dio sono immense, infinite. Ogni creatura è un’invenzione di Dio e merita il nostro stupore e la nostra gratitudine.
    Davide si sente indegno di narrarle. Per questo, provvede prima a purificarsi: “Lavo nell'innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, Signore, per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie” (Sal 26,7).
    Queste invenzioni sono così splendide e piene di amore che vanno narrate con giubilo: “Offrano a lui sacrifici di lode, narrino con giubilo le sue opere” (Sal 107,22).
    Sono così perfette che neanche i santi riescono a dirle: “Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quanto ho visto. Con le parole del Signore sono state create le sue opere. Il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera. Neppure i santi del Signore sono in grado di narrare tutte le sue meraviglie, ciò che il Signore onnipotente ha stabilito perché l'universo stesse saldo a sua gloria” (Sir 42,15-17).
    Ma tra tutte le invenzioni di Dio, tre sono così grandi e sbalorditive da togliere addirittura il fiato: la sua incarnazione, la maternità divina di Maria, i sacramenti e tra tutti in particolare quello dell’Eucaristia.
    Di fronte a Cristo, Dio e uomo, di fronte a Maria, Madre di Dio, e di fronte al SS. Sacramento viene da dire insieme con S. Tommaso: muto s’umilia tutto il pensier mio (tibi se cor meum totum subicit quia te contemplans totum deficit).
    Ma oltre alle invenzioni di Dio, vi sono anche le invenzioni di Maria, che la Chiesa, mutuando l’espressione della Sacra Scrittura, venera come la Madre del bell’amore, del timore, della scienza e della santa speranza (Sir 24,24).
    Per questo si può dire che le invenzioni di Maria sono tutte invenzioni di amore, di scienza e di santa speranza.
    Fra tutte, una delle più eccellenti è il Santo Rosario, che Lei ha donato al mondo principalmente attraverso l’Ordine di san Domenico, “il suo Ordine”.
    Mirabili somiglianze tra i Sacramenti e il Santo Rosario

    Nel Rosario contempliamo una sapienza soprannaturale analoga a quella che i teologi ammirano nei Sacramenti.
    I sacramenti sono elementi materiali (segni) che mettono in contatto con realtà soprannaturali (la grazia).
    Essi toccano l’uomo nella sua totalità di anima e di corpo. Attraverso i segni viene coinvolto il corpo, per mezzo della grazia santificante viene coinvolta l’anima.
    Quando vengono celebrati, Dio passa in mezzo agli uomini. È Cristo infatti che li celebra e dona la sua grazia.
    Analogamente la preghiera del Rosario tocca l’uomo nella sua totalità: il suo corpo mediante la recitazione vocale, la sua anima mediante la contemplazione.
    E come nei Sacramenti le realtà materiali sono indissociabili dalle parole, così nel Rosario la preghiera vocale e la contemplazione del mistero formano un tutt’uno indivisibile.
    E se nei sacramenti Cristo passa in mezzo agli uomini per benedire e per salvare, per purificare e santificare, perché da lui esce una virtù che sana tutti (Lc 6,19), così similmente, quando si prega con il Rosario, Cristo passa e ognuno può dire dentro di sé: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me” (Mc 10,47).
    Il Rosario è il distintivo del vero cristiano

    I Sacramenti sono le celebrazioni esteriori che distinguono i cristiani dai non cristiani.
    Nella loro celebrazione i fedeli mostrano di aver in comune la stessa fede, la stessa speranza, lo stesso amore (carità).
    Quando si prega con il Rosario avviene qualcosa di simile: i credenti esprimono con questo segno la loro devozione a Maria e l’obbedienza ai suoi desideri, espressi lungo i secoli e principalmente nelle grandi apparizioni di Lourdes e di Fatima.
    Il Rosario è il segno del vero cristiano. In genere si nota che coloro che pregano con il Rosario sono anche fedeli all’Eucaristia domenicale e talvolta anche a quella quotidiana, si confessano, praticano le penitenze stabilite dalla Chiesa, sono obbedienti ai Pastori che lo Spirito ha posto a pascere il gregge...
    Mutuando un’espressione di Isaia (Is 11,12), si può dire che la preghiera del Rosario è “un vessillo alzato per le nazioni... che raduna dai quattro angoli della terra” e rende visibile un marchio di fedeltà.
    Il Rosario è il Vangelo messo in forma di preghiera

    Nella preghiera del Rosario sono ripresentati tutti i misteri centrali della fede cristiana: dall’incarnazione redentrice alla risurrezione finale.
    Come l’Eucaristia è il memoriale della vita, della passione, morte e risurrezione di Gesù, così il Rosario mette in comunione vitale con tutti gli eventi della redenzione.
    È il Credo messo in forma di preghiera.
    È il Credo che viene contemplato, adorato, amato e vissuto.
    È il Vangelo messo in forma di preghiera.
    È il Vangelo che entra nella nostra vita per illuminarla, orientarla e trasformarla.
    Giovanni Paolo II ha scritto: “Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l'opera dell'Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore” (Rosarium Virginis Mariae, 1).
    Il Rosario è una preghiera particolarmente necessaria nel nostro tempo

    Non sarà sfuggito a nessuno che il Cielo (Lourdes, Fatima) in questi ultimi secoli ha raccomandato la preghiera del Santo Rosario, e con una insistenza tale da non essereci nulla di simile nella storia precedente.
    A Lourdes la Madonna, nelle varie apparizioni, ha sempre tenuto in mano la corona del Rosario.
    A Fatima, in tutte le sei apparizioni, non solo ha tenuto il Rosario in mano, ma ha chiesto di recitarlo tutti i giorni.
    Si badi bene: non qualche volta, ma tutti i giorni.
    E il motivo sembra facilmente intuibile: gli uomini oggi rischiano di essere travolti dal chiasso e dalla frenesia della vita. Come una foglia che viene portata via dalla corrente del fiume, così essi rischiano di vivere senza saperne il perché e del tutto incuranti del loro destino eterno.
    Questa preghiera invece costringe dolcemente a prendere un certo spazio di tempo (12-15 minuti) per fermarsi, riflettere, ripensare alla propria vita nella prospettiva della vita di Cristo.
    Dopo aver pregato con il Rosario, ci si sente più sollevati, come uno che ha potuto respirare in profondità.
    Non solo il cielo ha raccomandato il Rosario ma anche tutti i Papi del ‘900, a partire da Leone XIII, hanno insistentemente chiesto di pregare col Rosario.
    Scrive Giovanni Paolo II: “Tra i Papi più recenti che, in epoca conciliare, si sono distinti nella promozione del Rosario desidero ricordare il Beato Giovanni XXIII e soprattutto Paolo VI, che nell'Esortazione apostolica Marialis cultus sottolineò, in armonia con l'ispirazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il carattere evangelico del Rosario ed il suo orientamento cristologico.
    Io stesso, poi, non ho tralasciato occasione per esortare alla frequente recita del Rosario” (Rosarium Virginis Mariae, 3).
    Come è fatta la preghiera del Rosario

    Il Rosario consta di due elementi: uno materiale e l’altro spirituale.
    L’elemento materiale consiste nell’enunciare i misteri e nel proferire il Padre nostro, le varie Ave Maria e il Gloria al Padre. Sotto questo aspetto è una preghiera semplicissima e proprio per questo accessibile a tutti.
    L’elemento spirituale consiste nella contemplazione del mistero.
    Va sottolineato che questo è l’elemento specifico del Rosario. Se mancasse, si avrebbe la recita di tanti Pater e Ave, preghiere senza dubbio eccellenti, ma non si avrebbe il Rosario. Non sarebbe più il Vangelo trasmesso alla nostra vita.
    Ancor più, se si recitassero le varie preghiere, ma non si enunciasse il mistero e non si facesse la relativa contemplazione, ci si troverebbe di fronte ad una preghiera anche abbastanza lunga e certamente meritoria, ma non avremmo ancora il Rosario.
    Con questo, non si vuole concludere che chi fa così non prega. Semplicemente si vuol dire che non ha pregato con il Rosario, perché il Rosario è un’altra cosa.
    In proposito Giovanni Paolo II ha scritto: “Il Rosario... è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all'ammonimento di Gesù: 'Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità' (Mt 6, 7). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell'orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze»” (Rosarium Virginis Mariae, 12).
    Che cosa si deve fare nella contemplazione?

    Nella contemplazione dei misteri si devono fare essenzialmente tre cose: la ripresentazione dell’evento di salvezza (mistero), il ringraziamento per l’evento compiuto da nostro Signore, la supplica a Dio in virtù dell’evento compiuto.
    La ripresentazione o ricostruzione della scena è il primo atto da compiere. Sotto questo aspetto si vede subito che diventa difficile contemplare l’evento se non lo si conosce.
    Il Rosario non sostituisce il Vangelo, ma parte dal Vangelo, lo presuppone.
    E, senza dubbio, non vi è migliore maniera di ripresentare alla nostra mente l’evento di salvezza che immergersi nei sentimenti di Gesù, che è il protagonista di ogni evento, e di rivivere quello che Egli stesso ha vissuto in quel frangente.
    Ci si accorge subito che una tale maniera di pregare è davvero bella, fruttuosa, ricca di tanti illuminazioni e di ardore affettivo.
    Accanto a questa immersione, se ne può fare un’altra: quella di vedere il mistero con gli occhi di Maria.
    Può capitare abbastanza spesso che la decina finisca senza aver chiuso la rappresentazione della scena. Non ci si deve far scrupolo se gli altri due momenti della contemplazione rimangono ancora da fare.
    Né ci si deve far scrupolo se, enunziando un nuovo mistero, si continua la contemplazione del precedente. In fondo la recita materiale del Pater e delle Ave Maria è ordinata a farci sostare nella contemplazione della vita di Gesù. E se questa contemplazione si prolunga, significa solo che si sta pregando bene e con gusto.
    Ripresentare l’evento vivendolo da protagonisti

    La ripresentazione della scena va fatta nella consapevolezza che Cristo in tutti gli attimi della sua esistenza ci ha tenuti costantemente presenti, perché in forza della sua perfettissima scienza personalmente ci vedeva, ci amava, e compiva le sue azioni salvifiche per ognuno di noi.
    La preghiera contemplativa tocca qui uno dei suoi punti più alti, perché si è all’unisono col pensiero e con il cuore di Cristo.
    Qualcuno, forse, può rimanere sorpreso nel sentire che Cristo per tutto l’arco della sua vita ha tenuto costantemente presente ciascuno di noi. E tuttavia questa verità rientra nel Magistero ordinario della Chiesa. È sufficiente ricordare un passo molto bello dell’enciclica Mistici Corporis: “Questa amantissima conoscenza, con la quale il Divin Redentore ci ha seguiti fin dal primo istante della sua incarnazione, supera ogni capacità della mente umana, giacché per quella visione beatifica di cui godeva fin dal momento in cui fu ricevuto nel seno della Madre divina, Egli ha costantemente e perfettamente presenti tutte le membra del Corpo Mistico e le abbraccia col suo salvifico amore! (...) Nel presepio, nella croce, nella gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti a sé tutte le membra della Chiesa in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce se stesso” (Mistici Corporis, 76).
    Ripresentare l’evento non significa solo ricordarlo, ma renderlo presente e operante

    Giovanni Paolo II nella lettera Rosarium Virginis Mariae si sofferma su significato della ripresentazione dell’evento.
    Dice che gli eventi della vita di Gesù “non sono soltanto un 'ieri'; sono anche l''oggi' della salvezza”.
    Per questo non si tratta solo di ricordare, ma molto più di attualizzare l’evento di salvezza, di renderlo presente, anzi contemporaneo alla nostra vita: “ciò che Dio ha compiuto secoli or sono non riguarda soltanto i testimoni diretti degli eventi, ma raggiunge con il suo dono di grazia l'uomo di ogni tempo”.
    Questo si realizza in maniera meravigliosa e perfetta nella celebrazione della Liturgia della Chiesa, ma non si esaurisce in essa. “In certo modo” lo si può rivivere “anche in ogni altro devoto approccio a quegli eventi: «farne memoria», in atteggiamento di fede e di amore, significa aprirsi alla grazia che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e risurrezione”.
    “Se la Liturgia, azione di Cristo e della Chiesa, è azione salvifica per eccellenza, il Rosario, quale meditazione su Cristo con Maria, è contemplazione salutare. L'immergersi infatti, di mistero in mistero, nella vita del Redentore, fa sì che quanto Egli ha operato e la Liturgia attualizza venga profondamente assimilato e plasmi l'esistenza”.
    In altre parole, il Rosario, sebbene non sia un’azione liturgica della Chiesa, prolunga nella nostra vita, anche al di fuori delle celebrazioni liturgiche, lo spirito della Liturgia.
    Dopo la Liturgia, che cosa c’è allora di più bello e di più salutare del Rosario?
    Non ci si stupisce allora delle parole proferite da Giovanni Paolo II il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall'elezione alla Sede di Pietro: «Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. (...). Difatti, sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo” (Rosarium Virginis Mariae, 2).
    La ripresentazione va fatta anche immergendosi nel cuore e negli occhi di Maria

    Immergersi nei sentimenti di Cristo quando compiva i suoi atti salvifici è senz’altro una bella cosa.
    Ma è ancora più bella se ci si immerge immedesimandosi con i sentimenti di Maria.
    La recita cadenzata dell’Ave Maria non ha altro scopo che questo: di metterci “alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo” (Rosarium Virginis Mariae, 3).
    Certo, i misteri di Gesù si possono contemplare anche con altri metodi.
    Ma quando si contemplano con il Rosario, lo si fa “in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima”.
    Torneremo più avanti sulla preziosità del pregare con Maria.
    Per ora è sufficiente ricordare che facciamo la meditazione mettendoci dal punto di vista di Maria, che è il più alto, il più vicino a Gesù.
    “La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già nell'Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cfr Lc 2,7)” (Rosarium Virginis Mariae, 10).
    “Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell'episodio dello smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto così?» (Lc 2,48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell'intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfr Gv 2,5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della 'partoriente', giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell'Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cfr Gv 19,26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1,14)” (Rosarium Virginis Mariae, 10).
    Il Rosario è una preghiera molto larga

    La contemplazione è essenziale per il Rosario, ma essa si può fare in tanti modi: partendo, come si è visto, dai sentimenti di Gesù, oppure dal punto di vista di Maria.
    Ma questi punti di partenza non sono esclusivi.
    Se ne può indicare un terzo, ugualmente fruttuoso, e consiste nel partire dai problemi della nostra vita, nei quali si cerca di proiettare la luce di Cristo, soprattutto quella che arriva dalla luce del mistero enunziato.
    Questo procedimento è molto bello e fa sentire il Rosario come uno strumento che aiuta a mettere la nostra vita in preghiera.
    In altre forme di preghiera, compresa quella liturgica, è necessario seguire il significato dei riti e delle parole. Qui no. Non è andar distratti se nel Rosario si pensa ai propri problemi, purché si cerchi di illuminarli con la luce del Vangelo.
    È bello portare nel cuore di questa preghiera i problemi delle nostre famiglie, di alcune persone care, della società, del Chiesa, del mondo intero.
    Per questo il Rosario è una preghiera tutta larga, perché prende il respiro di tutta la nostra vita.
    Che sia giusto pregare così, lo ha ricordato anche da Giovanni Paolo II: “Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell'umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana” (Rosarium Virginis Mariae, 2).
    Il ringraziamento per l’evento salvifico compiuto da nostro Signore

    La contemplazione degli eventi di salvezza compiuti da Gesù non termina in se stessa, ma spinge a ringraziare per l’evento compiuto da nostro Signore.
    Il Signore non ha bisogno del nostro grazie, ma ne abbiamo bisogno noi.
    Il grazie rinnova lo stupore e il senso di gratuità del dono. Attraverso questa preghiera ci si raffina il cuore, si capisce che tutto è dono e niente è dovuto.
    Forse diamo per scontati tutti gli eventi dell’incarnazione, della redenzione e della gloria. È invece molto bello soffermarsi a dire grazie per il sì di Gesù, per la sua nascita, per la sua preghiera nel Getsemani, per la sua flagellazione, per la sua passione e morte, per la sua risurrezione e ascensione, per l’effusione della Spirito Santo, per la glorificazione di Maria e di tutti i Santi.
    S. Paolo, definito da alcuni come il teologo della grazia, è anche il predicatore dell’azione di grazie. Il suo invito a essere riconoscenti e a ringraziare è costante: “E siate riconoscenti!” (Col 3,15; Cfr. 17). “In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Ts 5,18).
    L’azione di grazie è, in sé, un atto di giustizia verso Dio, un debito che abbiamo verso di lui. Ma, nel cristiano, è un atto ispirato dall’amore.
    San Tommaso dice che il rendimento di grazie, a motivo dell’infinita carità di Dio nei nostri confronti, deve essere senza limiti (interminabilis).
    In Paradiso, quando finalmente apriremo gli occhi sull’amore di Dio, non finiremo mai di dire grazie.
    La supplica a Dio in virtù dell’evento salvifico compiuto

    Nella contemplazione dei misteri infine siamo chiamati a pregare per i meriti acquistatici da Gesù, soprattutto per quelli procuratici dall’evento da Lui compiuto: affinché tanta fatica non sia vana (ne tantus labor fit cassus).
    Questo soprattutto per i misteri gaudiosi, dolorosi e della luce.
    Se si tratta dei misteri della gloria, si chiederà di darla a noi e alle persone care per i meriti della sua incarnazione, vita e passione.
    La Chiesa aiuta i credenti a pregare in questo modo soprattutto nelle Litanie dei Santi quando dice: “Per la sua venuta, liberarci o Signore; per la sua nascita...; per la sua passione e morte; per la sua risurrezione; per la sua ascensione, per la missione dello Spirito Santo...”.
    Se vogliamo muovere il cuore di Dio a nostro favore, che cosa c’è di più bello che ringraziarlo per i doni che ci ha dato e di supplicarlo chiedendo esplicitamente quello che Lui stesso ha chiesto per noi, accompagnandolo con i suoi meriti preziosissimi e infiniti?
    Le tre grazie accordate a chi porta con sé la corona del Santo Rosario e, molto più, a chi lo recita

    Le tre grazie sono queste: primo, una devozione o trasporto verso Dio sempre crescente; secondo, la difesa dai nemici visibili e invisibili; terzo, si merita di essere presentati davanti al tribunale di Dio dalla Beata Vergine stessa.
    Queste tre grazie sono menzionate esplicitamente nella preghiera propria dell’Ordine dei Predicatori per la benedizione delle corone del Santo Rosario.
    Nel testo si legge che il Sacerdote le benedice chiedendo a Dio di “infondere in esse una forza così grande dello Spirito Santo affinché chiunque le porta con sé, o le tenga devotamente in casa, e preghi con esse contemplando i divini misteri cresca sempre più in un salutare e perseverante trasporto o devozione; sia liberato sempre e dovunque nella vita presente da ogni nemico visibile e invisibile, e uscendo da questo mondo meriti di essere presentato a Dio pieno di buone opere dalla stessa beatissima Vergine Maria, sua Madre”.
    A proposito del valore della benedizione, S. Tommaso dice che tutti possono benedire: i fedeli laici benedicono desiderando: "Quelli che passavano non dissero: la benedizione del Signore sia su di voi" (Sal 128,8); i ministri di Dio, invece, comandando: "Invocheranno il mio nome sui figli d'Israele e io li benedirò" (Nm 6,27).
    È buona cosa dunque portare sempre con sé la corona benedetta del Santo Rosario. È facile e quasi immediato passare dal trovarla nella propria tasca alla sua recita.
    Se portata con devozione e, sopratutto, se recitata, reca a noi la protezione di Maria da ogni avversità.
    La grazia più preziosa poi consiste nell’essere presentati da Lei stessa a Dio nel giorno del giudizio. Ci farà da Avvocata. Dirà all’eterno Padre che abbiamo sempre portato con noi un segno tangibile del suo affetto e della sua protezione.
    Maria non permette che chi porta devotamente con sé la corona del Rosario e soprattutto che lo recita, viva in contraddizione con le esigenze della vita cristiana.
    Chissà se era questo il motivo per cui Pier Giorgio Frassati la portava sempre con sé e ne faceva dono agli amici?
    In ogni caso, regalare agli amici una corona del Rosario perché la portino sempre con sé, è un singolare modo di voler loro, anzi, di dare loro un bene molto grande, per il quale ci saranno eternamente riconoscenti.
    Recitando il Rosario tocchiamo il mantello del Signore

    Il Vangelo ricorda di quella donna che da tanti anni subiva perdite di sangue e ricorreva a tanti medici per guarire. La conclusione fu quella di dissanguare il proprio corpo e il proprio patrimonio.
    Nella contemplazione dei misteri del Rosario Cristo passa accanto alla nostra vita. Non ci mostra soltanto quello che ha fatto, ma intende comunicarci la grazia legata a vari eventi della sua vita.
    Noi possiamo appropriarci delle grazie che Cristo ci ha meritato con le sue azioni.
    Non appena cominciamo a contemplare i vari misteri recitando il Pater e le Ave Maria, noi tocchiamo in qualche modo l’orlo del mantello del Signore e da lui esce una virtù che sana tutti (Lc 6,19).
    Nel mistero in cui contempliamo Maria che visita la cugina Elisabetta, il Signore desidera comunicarci l’esultanza che ha comunicato a Giovanni Battista, l’ardore della carità che ha messo nel cuore di Maria sua Madre, l’effusione dello spirito Santo che ha dato ad Elisabetta...
    Nel mistero in cui contempliamo Cristo che espia l’orgoglio umano (terzo doloroso) egli vuole comunicarci qualche cosa della sua umiltà. Nel mistero in cui contempliamo Cristo che espia i peccati di impurità (secondo doloroso), egli passa per comunicarci qualche cosa della sua purezza o castità. Non dimentichiamo che la Sacra Scrittura ricorda che nessuno può essere casto se Dio non glielo concede.
    Nel mistero in cui contempliamo la morte del Signore, egli viene per rinnovare i prodigi compiuti sul Calvario: abbiamo bisogno anche noi che tanti cuori duri come rocce si spezzino, che tanti morti entrino in paradiso, che tante persone comincino a battersi il petto come il centurione e i soldati...
    Il Rosario attira la protezione degli angeli e allontana l’influsso dei demoni

    Come la divina liturgia impegna direttamente gli angeli e allontana l’influsso dei demoni, così analogamente fa il Rosario.
    Nei misteri gaudiosi è un angelo che porta alla Vergine l’annunzio dell’Incarnazione del Verbo. Un altro angelo manifesta ai pastori la nascita del Salvatore. Ad esso fa seguito l’esercito celeste irrompe sulla terra per cantare l’inno di gloria.
    Nei misteri dolorosi un angelo conforta Gesù nella sua lotta nell’orto degli olivi.
    Nei misteri gloriosi gli angeli in abito sfolgorante custodiscono il sepolcro, fanno da corteo a Cristo che sale in cielo come su un carro di trionfo e inneggiano alla Madre di Dio, che si leva dalla terra al cielo come splendente aurora che sorge.
    Inoltre nel Padre nostro si fa cenno agli angeli quando si dice: “sia fatta la tua volontà come in cielo...”.
    L’Ave Maria è il saluto dell’Angelo. La gioia immensa che si destò negli angeli quando si compì il grande mistero dell’incarnazione di Dio si rinnova negli spiriti celesti ogni volta che viene onorata la loro e la nostra Regina.
    Il Gloria al Padre è l’eco del canto di adorazione e di lode che le schiere celesti presentano continuamente a Dio.
    Questa presenza degli angeli non è solo coreografica, ma attiva. Essi prolungano nella nostra vita quanto hanno fatto nella vita di Gesù e di Maria.
    Il Rosario è, poi, una preghiera e un’azione potente contro i demoni.
    È stato detto giustamente che la recita del Rosaio è come continuare la sconfitta di Satana schiacciato dal piede della Vergine, allontanato dalla presenza salvatrice di Cristo operante nei suoi misteri.
    La recita del Pater rammenta quel cielo dal quale Satana cadde come folgore.
    L’Ave Maria glorifica e rende operante Colei sulla quale il demonio non può nulla, e dinanzi alla quale fugge via svergognato.
    Il Gloria al Padre è una ferita all’orgoglio sconfinato dell’inferno, è come un colpo mortale al suo cuore.
    Aveva ragione don Bosco a definire il Rosario “la bancarotta del diavolo”.
    Nel Santo Rosario si sperimenta la protezione e il conforto di Maria

    Giovanni Paolo II ricorda che pregando con il Rosario “diventa naturale portare a questo incontro con la santa umanità del Redentore i tanti problemi, assilli, fatiche e progetti che segnano la nostra vita. «Getta sul Signore il tuo affanno, ed egli ti darà sostegno» (Sal 55,23). Meditare col Rosario significa consegnare i nostri affanni ai cuori misericordiosi di Cristo e della Madre sua” (Rosarium Virginis Mariae, 15).
    E riferisce la sua personale esperienza: “Fin dai miei anni giovanili questa preghiera ha avuto un posto importante nella mia vita spirituale. Me lo ha ricordato con forza il mio recente viaggio in Polonia, e soprattutto la visita al Santuario di Kalwaria. Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto” (Rosarium Virginis Mariae, 2).
    “A distanza di venticinque anni, ripensando alle prove che non sono mancate nemmeno nell'esercizio del ministero petrino, mi sento di ribadire, quasi come un caldo invito rivolto a tutti perché ne facciano personale esperienza: sì, davvero il Rosario «batte il ritmo della vita umana», per armonizzarla col ritmo della vita divina, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, destino e anelito della nostra esistenza” (Rosarium Virginis Mariae, 15).
    Questa testimonianza è in linea con quella di tutti quelli che recitano devotamente il Rosario.
    Papa Paolo V, scrivendo al vescovo di Treviso, dice che il Rosario è l’erario delle grazie.
    San Vincenzo de’ Paoli afferma che “dopo la Messa, la devozione al Rosario ha fatto scendere nelle anime più grazie che tutte le altre devozioni, e con le sue Ave Maria compie più miracoli di ogni altra preghiera”.
    Leone XIII, nell’enciclica Jucunda semper, scrive: “S. Bernardino da Siena afferma: ‘Ogni grazia, che si dona su questa terra, passa per tre ordini successivi. Da Dio viene comunicata a Cristo, da Cristo alla Vergine e dalla Vergine a noi’. E noi nella recita del Rosario passiamo per tutti e tre i gradini di questa scala; ma più a lungo ci tratteniamo sull’ultimo, ripetendo per dieci volte l’Ave Maria.
    Se ripetiamo tante volte lo stesso saluto a Maria, è perché la nostra preghiera, debole e difettosa, venga rafforzata dalla necessaria fiducia, fiducia che sorge in noi pensando che Maria, più che pregare per noi, prega in nostro nome. Certamente le nostre voci saranno più gradite ed efficaci al cospetto di Dio se saranno appoggiate dalle preghiere della Vergine”.
    E ancora: “Il Rosario commuove Maria in nostro favore... Muove a pietà verso di noi il cuore della Vergine”.
    La tradizione attribuisce a San Domenico la preghiera del Rosario

    Ai tempi di San Domenico (siamo all’inizio del secolo tredicesimo) era abbastanza diffuso il metodo di pregare con una cordicella, con 150 nodi. Era un metodo per contare i tanti Padre nostro o Ave Maria che molte persone recitavano.
    Questa cordicella veniva chiamata Paternoster. Se si recitavano 150 Ave Maria, questo modo di pregare veniva indicato anche come Salterio mariano, in analogia col Salterio di Davide, composto di 150 Salmi.
    Sappiamo che già i domenicani della prima generazione tenevano con sé questa cordicella. Lo testimonia in maniera indiretta una determinazione del capitolo della provincia romana del 1261, che chiedeva di non usare i “Paternoster” in ambra o in corallo, ma di accontentarsi di cordicelle meno preziose.
    Anche San Domenico conosceva questo modo di pregare, tanto che in una sua lettera comanda ad un certo Ponzio Rogerio, cataro convertito, di “recitare ogni giorno, ovunque si trovasse, il corrispondente delle ore canoniche, cioè dicesse sette volte al giorno una decina di Pater noster, a mezzanotte venti”.
    Tralasciando per ora le rivelazione del Beato Alano de la Roche, riportiamo invece quanto sull’origine del Rosario scrive il P. Mortier, storico dell’Ordine: “I contemporanei di S. Domenico ed i primi scrittori domenicani non fanno riferimento al Rosario tra le devozioni dell’ordine perché a quell’epoca il Rosario non era, rigorosamente parlando, una devozione, un metodo speciale di preghiera, ma era invece uno speciale metodo di predicazione. In un momento di abbattimento, dovuto al poco frutto che la sua parola aveva in mezzo agli eretici, S. Domenico, non senza inspirazione della SS. Vergine, inaugurò un nuovo metodo di predicazione: incominciò cioè ad esporre ai popoli i misteri della fede uno ad uno; e perché la sua parola fosse più facilmente da Dio benedetta, introdusse l’uso di interrompere la predicazione con la recita del Pater noster e dell’Ave Maria, così la spiegazione di ciascun mistero era intercalata da un po’ di preghiera... Il Rosario non sarebbe stato dunque in origine che un nuovo genere di predicazione... Questo metodo di predicazione si trasformò a poco a poco...in una formula di preghiera”.
    Quando san Domenico ebbe l’ispirazione di predicare in questo modo
    Ultima modifica di emv; 02-04-20 alle 13:56
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    Predefinito Re: Tomismo puro: Meditazioni di un frate domenicano sul Rosario.

    Scrive R. Spiazzi: “In uno dei più penosi periodi di afflizione, dovuta alla constatazione dello scarso frutto che la sua parola 'produceva in mezzo agli eretici, Domenico - non senza ispirazione della Beata Vergine - inaugurò il nuovo metodo di predicazione, di cui si è detto: cominciò cioè a esporre al popolo i "misteri» della fede a uno a uno e introdusse l''uso di inframmezzare la predicazione con la recita del Pater noster e dell'Ave Maria, perché la spiegazione di ciascun mistero venisse come ribadita nella preghiera. Specialmente quando la predicazione durava ore intere, il nuovo metodo serviva a far sì che con quelle preghiere intercalate l'uditorio stesse attento e, intervenendo esso pure oralmente, mantenesse mente e cuore rivolti a Dio. Il Rosario sarebbe stato dunque, in origine, nient'altro che un nuovo genere di "predicazione", e non una forma autonoma di "preghiera" da potersi con certezza annoverare - da parte dei primitivi storici dell'Ordine - tra le diverse devozioni praticate in onore della Beata Vergine” (San Domenico di Guzman, p. 148).
    Opportunamente il P. Spiazzi scrive: “non senza ispirazione della Beata Vergine”.
    È interessante a questo proposito quanto racconta il P. Cornelio de Sneckis, discepolo di Alano De La Roche (1428-1475): “Quando S. Domenico predicava agli Albigesi, all’inizio non ottenne che scarsi risultati. Un giorno, se ne lamentava con la SS. Vergine, mentre devotamente pregava. Essa allora gli rispose: ‘Non meravigliarti se fino ad ora hai ottenuto così poco frutto dalle tue fatiche, perché hai seminato in un terreno sterile, non ancora bagnato dalla rugiada della divina Grazia. Quando Dio volle rinnovare la faccia della terra, cominciò col mandare su di essa l’acqua fecondatrice della Salutazione angelica; predica il mio Salterio, composto di 150 salutazioni angeliche e di 15 Pater noster, ed otterrai così una messe abbondante’. Da quel momento il servo di Dio cominciò a predicare questa devozione, la fece conoscere al popolo e ottenne la conversione di moltissime anime”.
    Si noti l’affermazione centrale: “Quando Dio volle rinnovare la faccia della terra, cominciò col mandare su di essa l’acqua fecondatrice della Salutazione angelica”.
    Sembrerebbe inconcepibile che il grande Predicatore spagnolo non sapesse che ogni grazia passa attraverso le mani di Maria, anche quella dei frutti della predicazione, vale a dire la grazia della conversione dei cuori a Cristo.
    La preghiera di San Domenico

    Il domenicano Bartolomeo da Trento, che ricevette l'abito dell'ordine dallo stesso S. Domenico o, secondo altri, da qualcuno dei suoi primi compagni, in uno scritto intitolato Epilogus vitae sanctorum segnala l'usanza, vigente già al suo tempo, di recitare, per ben tre volte, cinquanta Ave Maria in onore della Beata Vergine.
    Stefano di Borbone, scrittore assai apprezzato dagli studiosi del Medioevo, ha introdotto nella sua ben nota opera Gli aneddoti un capitolo intitolato: "Perché si deve salutare e lodare la Beata Vergine", portando dieci ragioni a sostegno della pia pratica. In quel capitolo e in altre parti della stessa opera l'autore ricorda che molti del suo tempo coltivavano la devozione di recitare la salutazione angelica per cento o per cinquanta volte al giorno; e taluni anche per mille volte! Qui si può notare che allora l'Ave Maria si componeva soltanto della prima parte della formula attuale, vale a dire delle sole parole dell'arcangelo Gabriele e di Elisabetta.
    Pregava in questo modo anche San Domenico?
    Con certezza sappiamo dai testimoni oculari del processo di canonizzazione che “San Domenico aveva l’abitudine, dopo la Compieta e la preghiera fatta in comune dai frati... di rimanersene in chiesa a pregare. E di notte mentre pregava, si commuoveva tanto, da prorompere in gemiti e pianti...
    Spessissimo pernottava in preghiera fino al mattino... Passava così spesso le notti in preghiera, che il teste non ricorda d’averlo mai visto dormire a letto” (Deposizione di fra Amizo da Milano, 18).
    “Fra Domenico aveva l’usanza di passare molto spesso la notte in chiesa e pregava molto e, pregando, piangeva e mandava gemiti” (Deposizione di fra Rodolfo da Faenza, 31). “Passava le notti insonne, piangendo e gemendo per i peccati degli altri” (Atti del processo di Tolosa, 18).
    S. Domenico “si dava di propria mano la disciplina tre volte per notte con una catena di ferro: la prima per sé, la seconda per i peccatori che vivevano nel mondo, la terza per quelli che soffrivano nel purgatorio” (cfr. P. Lippini, S. Domenico visto dai suoi contemporanei, p. 465).
    Ebbene, non ci viene detto quali preghiere S. Domenico recitasse durante la notte, tuttavia sappiamo che si dava la disciplina tre volte, per tre intenzioni diverse. Questo potrebbe far supporre che anche la sua preghiera fosse suddivisa in tre parti.
    E dal momento che consigliava di recitare cinquanta volte l’Ave Maria, possiamo arguire che questa pratica fosse da lui sperimentata, dal momento che non comandava e non predicava se non quello che viveva.
    Antiche testimonianze su questa preghiera e sulle grazie che l’accompagnavano

    Abbiamo un’interessante testimonianza su di un domenicano della prima ora, morto nel 1261, che aveva perseverato nell’Ordine per 40 anni. Si tratta di Fra Romeo di Levia, catalano. Era entrato nel 1221. Non sappiamo se conobbe San Domenico. Ma certamente lo spirito del santo Padre a quei tempi era ben vivo e noto a tutti.
    Questa testimonianza della prima ora ci è fornita da Bernard Gui. Egli ricorda come “questo religioso avesse il piissimo costume di salutare mille volte al giorno, insieme con l’Angelo ("millesies in die, devota mente et ore sancto, cum angelo"), la Beata Vergine, verso la quale era portato ad una speciale devozione, e della cui dolcissima salutazione non poteva mai saziarsi (cuius salutatione dulcissima non poterat satiari)...
    Meditava a lungo i misteri di Gesù e di Maria... Ed essendosi ammalato presso Carcassonne si addormentò nel Signore mentre esortava i frati a praticare questa devozione, tenendo ferma nella mano una corda con dei nodi con i quali era solito contare le mille Ave Maria che recitava ogni giorno”.
    Da questo testo si può dedurre che già allora la recita di un numero determinato di Ave Maria era accompagnata dalla meditazione dei "misteri". Fra Romeo infatti pregava meditando e recitando santamente.
    Ecco qui la pratica di quello che in seguito sarà chiamato il santo Rosario: si tiene in mano una cordicella per contare le Ave Maria, si medita e si recita la preghiera.
    In un manoscritto, conservato nella Biblioteca municipale di Tolosa, si raccomanda di insegnare ai novizi domenicani come ripetere da cinquecento a mille volte l’Ave Maria, tutti i giorni, in modo che essi possano ripeterla anche dormendo.
    Questo testo fu approvato dal capitolo generale di Montpellier del 1238.
    Tommaso da Cantimpré, del secolo XIII, nello scritto Bonum universale de apibus, porta tante testimonianze di grazie ricevute dopo aver pregato in questo modo.
    Ad esempio, ricorda come un giovane ottenesse dalla Beata Vergine la grazia di vincere le sue passioni recitando dapprima cinquanta volte la salutazione angelica (Ave Maria), e poi centocinquanta, vale a dire l'intero "Salterio" mariano.
    Lo stesso autore riferisce un altro fatto avvenuto nel 1251, riguardante un giovane del Brabante impegnato a recitare ogni giorno, per tre volte, cinquanta Ave Maria: caduto malato, fu ben presto risanato per intercessione della Beata Vergine, come premio a quella sua devozione.
    Da questi episodi Tommaso di Cantimpré trae la conclusione che il vero devoto della Beata Vergine deve ripetere spesso e con filiale fiducia quel dolcissimo saluto, persuaso com'è - e lo dice testualmente - che non si può offrire alla celeste Madre una lode a lei più gradita.
    Il beato Alain de la Roche (Alano della Rupe)

    Alain de la Roche (1428-1475) fu un domenicano bretone (Francia settentrionale), della congregazione riformata di Olanda
    Per vari anni esercitò l’incarico di professore di teologia all’università di Parigi, poi a Lille, a Gand, a Rostock.
    Nel 1463 prese coscienza della sua missione rosariana, disse di aver avuto per rivelazione la missione di predicare e propagare il Rosario. Da allora la sua predicazione e i suoi scritti non ebbero altro scopo che far conoscere questa forma di preghiera.
    Alano preferì il termine “Salterio” a quello di “Rosario” per definire il suo metodo di preghiera, che si rifaceva a quello di Domenico di Prussia; infatti consisteva nella recita di 150 Ave Maria, divise in gruppi di 10, intercalati da un Pater noster. A ogni Ave Maria egli aggiungeva un pensiero sui principali misteri della fede, che commentava con una breve predica. La contemplazione dei misteri relativi alla vita, passione, glorificazione di Gesù era la cosa che maggiormente gli interessava.
    Ecco alcuni passi tratti dalle sue opere: “La Madonna attrasse a sé S. Domenico e gli rivelò il triplice schema del salterio (ovvero del Rosario) dicendogli di predicarlo con costanza. Questi è quell’apostolo del salterio cui la Vergine diede il mandato e la forma di predicarlo, e veramente lo predicò e distribuì dei salteri in pubblico alle persone di somma, infima e media condizione di modo che con l’uso del salterio irrobustisse la religione cristiana, la difendesse, accendesse la pietà e propagasse la Chiesa”.
    Alano creò anche alcune confraternite che riunivano i devoti del salterio. La prima fu la ”Confraternita del salterio di Gesù e Maria” da lui fondata a Douai nel 1470.
    Nello statuto si legge che i confratelli si impegnavano a recitare l’intero salterio, a confessarsi e a comunicarsi al momento dell’iscrizione e almeno tre volte all’anno. Ogni iscritto partecipava ai meriti ed ai benefici delle preghiere di tutti gli altri membri. Il “Salterio di Gesù e di Maria” fu presto accettato dalla congregazione riformata dei domenicani di Olanda. Già nel 1473 la congregazione lo impose ai suoi frati come preghiera di suffragio da recitarsi per i vivi e per i defunti.
    Alano è venerato, a furor di popolo, con il titolo di beato (9 settembre).
    San Pio V e il Rosario

    Antonio Ghisleri (1504-1572), che da Papa assunse il nome di Pio V, era un frate domenicano, uomo di orazione, di studio e di dottrina, di grande impegno e zelo personale. Guidò la Chiesa nel periodo postridentino tenendo in una mano, come qualcuno ha detto, i decreti del concilio di Trento e nell’altra il Rosario. Fece pubblicare il catechismo, il breviario e il messale voluti dal concilio.
    Il 17 settembre 1569 emanò la bolla “Consueverunt romani pontifices”, considerata la “magna charta del Rosario”. Vi si descrive l’origine del Rosario, il nome, gli elementi essenziali, gli effetti, la finalità e il modo di propagarlo.
    In particolare, in questa bolla il Papa aggiunge la seconda parte dell’Ave Maria. È il saluto e l’invocazione della Chiesa che si aggiunge al saluto del Cielo.
    In questo documento il Pontefice dichiara, per la prima volta, che per lucrare le indulgenze del Rosario è indispensabile la meditazione di misteri, che gli fissa in quindici. In alcune forme precedenti si presentavano 50 eventi della vita di Cristo.
    Legata a San Pio V è anche la straordinaria vittoria di Lepanto, che impedì all’impero ottomano, che praticamente dominava tutto il Mediterraneo, di penetrare in Europa. Il 7 ottobre 1571, che in quell’anno cadeva di domenica, le forze cattoliche unite vinsero a Lepanto (Grecia) contro i turchi una dura battaglia navale, decisiva per le sorti di tutto l’Occidente. Subito si diffuse la convinzione che la vittoria fosse da attribuire ai tanti Rosari recitati per quell’evento e quindi alla speciale intercessione di Maria, Regina del Rosario.
    S. Pio V con la bolla “Salvatoris Domini”, del 5 marzo 1572, suffragò tale convincimento affermando che “per i meriti e l’intercessione della sempre Vergine Madre di Dio è stata ottenuta la vittoria contro i turchi”.
    Fece scrivere sotto una pittura rappresentante la battaglia di Lepanto: “Non virtus, non arma, non duces, sed Maria rosarii victores nos fecit” (non la forza, non le armi, non i capitani, ma la Madonna del Rosario ci ha resi vittoriosi).
    Il beato Bartolo Longo, apostolo del Rosario

    L'avvocato Bartolo Longo (1841.1926), beatificato da Giovanni Paolo II nel 1980, è un mirabile esempio di devozione alla beata Vergine del Rosario. Fu certamente uno strumento della divina Provvidenza per l'esaltazione di Maria in un periodo di scetticismo e di anticlericalismo. Ricondotto alla fede (1866) dal domenicano p. Alberto Radente (+ 1885), che egli chiama «dilettissimo maestro e direttore spirituale», fu accolto nel terz'Ordine domenicano il 7 ottobre 1871, col nome di fra Rosario e dedicò la propria esistenza alla promozione della devozione del santo Rosario e all'assistenza dei poveri.
    Fu proprio il p. Radente, grande devoto di Maria, a trasmettergli la devozione alla Vergine del Rosario. L'avvocato incontrò la prima volta il domenicano tra la povera gente della Valle di Pompei. Nella piccola chiesa di quella località malavitosa Bartolo Longo espose alla venerazione dei fedeli una immagine della Madonna del Rosario, donatagli dallo stesso p. Radente. In seguito qui volle erigere nel 1876 quel famoso Santuario dedicato alla Vergine del Rosario, ormai noto in tutto il mondo.
    L'Ordine domenicano per lui è soprattutto «l'Ordine del Rosario di Maria».
    Nel Rosario vede riflesso lo spirito dell'Ordine. Scrive: «L'eccellenza di questa che è la più nobile e la più dolce delle devozioni procede da questo, che è l'unione della vita attiva e della contemplativa: cioè recitare con la bocca in devoto atteggiamento del corpo le più belle preghiere della Chiesa, e con l'animo meditare Gesù e Maria Vergine negli atti della loro vita mortale, vale a dire il loro amore per noi, le loro pene e i loro trionfi».
    Per alimentare la pietà mariana e diffondere la devozione al santo Rosario, scrive «I quindici Sabati in onore della Vergine del Rosario» (1877) e nel 1894 dà inizio alla pubblicazione del periodico «Il Rosario e la Nuova Pompei». Collabora poi col p. Radente alla stesura della Supplica, divenuta famosa in tutto il mondo e che tanto ha contribuito a far amare il Rosario. Nella primitiva edizione della Supplica (1885) aveva inserito un’invocazione per il Terz’Ordine domenicano, che suonava così: “Benedite l’Ordine di San Domenico, e in modo speciale il Terz’Ordine, che ha eretto in Pompei la vostra Casa”.
    Nel suo testamento scrive: “Voglio morire da vero terziario domenicano, nel Cuore sacratissimo di Gesù, tra le braccia della madre mia santissima, la Regina del Rosario... e del mio Padre San Domenico e di mia madre Santa Caterina da Siena... di San Tommaso d’Aquino”.
    “Chi propaga il Rosario è salvo”

    Il beato Bartolo Longo così descrive il momento culminante della sua conversione e la decisione di dedicarsi alla diffusione del Rosario: «Un giorno, correva l'ottobre 1872, la procella dell'animo mi bruciava il cuore più che ogni altra volta, e m'infondeva una tristezza cupa e poco men che disperata. Uscii dalla casa De Fusco e mi posi con passo frettoloso a camminare per la Valle senza sapere dove. Tutto era avvolto in quiete profonda. Volsi gli occhi in giro; nessun'ombra di anima viva. Allora mi arrestai di botto. Sentivami scoppiare il cuore. Con cotanta tenebra d'animo una voce amica pareva mi sussurrasse all'orecchio quelle parole che io stesso avevo letto e che di frequente ripetevami il santo amico dell'anima mia ora defunto (padre Radente): "Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria". Chi propaga il Rosario è salvo! Questo pensiero fu come un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa. Satana, che mi teneva avvinto come una preda, intravide la sua sconfitta e più mi costringeva nelle sue spire infernali. Era l'ultima lotta, disperata lotta. "Se è vero -gridai - che Tu hai promesso a San Domenico che chi propaga il Rosario si salva, io mi salverò, perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario".
    Nessuno rispose; silenzio di tomba mi avvolgeva intorno. Ma da una calma, che repentinamente successe alla tempesta dell'animo mio, inferii che forse quel grido di ambascia sarebbe un giorno esaudito. Una lontana eco di campana giunse ai miei orecchi e mi scosse; sonava l'Angelus del mezzodì. Mi prostrai e articolai la prece che in quell'ora un mondo di fedeli volge a Maria. Quando mi levai in piedi mi accorsi che sulle guance era corsa una lacrima. La risposta del cielo non fu tarda.
    Io dunque determinai con animo risoluto di promuovere con tutti i miei sforzi la devozione del Rosario in questa Valle desolata ove, per arcane disposizioni di Provvidenza, già mi trovavo. Divisai quindi, per venire a capo, che il primo passo per cattivarmi gli animi dovesse essere la fondazione di una confraternita del Rosario».
    La Corona del Rosario e le indulgenze

    Merita una riflessione anche lo strumento che viene usato per recitare il Rosario.
    Dice Giovanni Paolo II: “Strumento tradizionale per la recita del Rosario è la corona. Nella pratica più superficiale, essa finisce per essere spesso un semplice strumento di conteggio per registrare il succedersi delle Ave Maria. Ma essa si presta anche ad esprimere un simbolismo, che può dare ulteriore spessore alla contemplazione.
    A tal proposito, la prima cosa da notare è come la corona converga verso il Crocifisso, che apre così e chiude il cammino stesso dell'orazione. In Cristo è centrata la vita e la preghiera dei credenti. Tutto parte da Lui, tutto tende a Lui,tutto, mediante Lui, nello Spirito Santo, giunge al Padre.
    In quanto strumento di conteggio, che scandisce l'avanzare della preghiera, la corona evoca l'incessante cammino della contemplazione e della perfezione cristiana. Il beato Bartolo Longo la vedeva anche come una 'catena' che ci lega a Dio. Catena, sì, ma catena dolce; tale sempre si rivela il rapporto con un Dio che è Padre. Catena 'filiale', che ci pone in sintonia con Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,38), e, in definitiva, con Cristo stesso, che, pur essendo Dio, si fece «servo» per amore nostro (Fil 2,7).
    Bello è anche estendere il significato simbolico della corona al nostro rapporto reciproco, ricordando con essa il vincolo di comunione e di fraternità che tutti ci lega in Cristo” (Rosarium Virginis Mariae, 36).
    Giova infine ricordare che la Chiesa ci tiene così tanto a questa preghiera che nel corso del tempo ha voluto arricchirla di tante indulgenze.
    “La recita è poi conclusa con la preghiera secondo le intenzioni del Papa, per allargare lo sguardo di chi prega sull'ampio orizzonte delle necessità ecclesiali. È proprio per incoraggiare questa proiezione ecclesiale del Rosario che la Chiesa ha voluto arricchirlo di sante indulgenze per chi lo recita con le debite disposizioni.
    In effetti, se vissuto così, il Rosario diventa veramente un percorso spirituale, in cui Maria si fa madre, maestra, guida, e sostiene il fedele con la sua intercessione potente. Come stupirsi se l'animo sente il bisogno, alla fine di questa preghiera, in cui ha fatto intima esperienza della maternità di Maria, di sciogliersi nelle lodi per la Vergine Santa, sia nella splendida preghiera della Salve Regina, che in quella delle Litanie lauretane? È il coronamento di un cammino interiore, che ha portato il fedele a contatto vivo con il mistero di Cristo e della sua Madre Santissima” (Rosarium Virginis Mariae, 37).
    Viene concessa l’indulgenza plenaria recitando il Rosario in chiesa o pubblico oratorio, oppure in famiglia, in una Comunità religiosa, in una pia Associazione. Si concede invece l’indulgenza parziale nelle altre circostanze.
    Le condizioni per l’indulgenza plenaria sono:
    1) la recita di una terza parte del Rosario; ma le cinque decadi devono recitarsi senza interruzione;
    2) all’orazione vocale si deve aggiungere la pia meditazione dei misteri;
    3) per acquistare l’indulgenza plenaria è necessario adempiere queste tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice; queste tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima o dopo la recita del Rosario; tuttavia conviene che la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice siano fatte nello stesso giorno in cui si dice il Rosario;
    4) per acquistare l’indulgenza plenaria si richiede che sia escluso qualsiasi affetto al peccato, anche veniale;
    5) se manca la piena disposizione o non sono poste le predette tre condizioni, l’indulgenza è solamente parziale;
    6) chi devotamente usa o porta con sé la corona benedetta acquista un’indulgenza parziale.

    Amici Domenicani - Meditazioni sulla preghiera del Santo Rosario a cura di Padre Angelo Bellon op
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    Lightbulb Re: Tomismo puro: Meditazioni di un frate domenicano sul Rosario.

    8 MAGGIO 2019: Ottavo giorno di Maggio Mese Mariano, Quinto giorno della novena di preparazione al 13 Maggio, Solennità della Beata Vergine Maria di Fatima, da recitarsi dal 4 al 12 Maggio; SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA, SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI, ANNIVERSARIO DELL'APPARIZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO SUL MONTE GARGANO…



    «8 MAGGIO APPARIZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO.»
    Guéranger, L'anno liturgico - 8 maggio. Apparizione di san Michele Arcangelo
    http://www.unavoce-ve.it/pg-8mag.htm


    «SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI.»
    SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI
    http://www.unavoce-ve.it/supplica-pompei.htm





    «8 maggio - APPARIZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO.»
    https://www.arcsanmichele.com/index....hele-arcangelo
    https://www.arcsanmichele.com/

    Milizia di San Michele Arcangelo (M.S.M.A.)
    http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/

    Le apparizioni dell?Arcangelo | Monte Sant'Angelo nel Gargano in Puglia
    http://www.montesantangelo.com/le-apparizioni/





    «8 Maggio: Apparizione di San Michele Arcangelo.»
    https://forum.termometropolitico.it/...arcangelo.html
    https://forum.termometropolitico.it/...cangelo-2.html
    https://forum.termometropolitico.it/...cangelo-2.html
    https://forum.termometropolitico.it/...cangelo-2.html

    «8 maggio (7 ottobre) - Beata V. Maria del Rosario.»
    https://forum.termometropolitico.it/...rosario-5.html
    «Supplica alla Madonna di Pompei scritta da Beato Bartolo Longo.»
    5 ottobre - Beato Bartolo Longo
    Maggio Mese Mariano…
    Maggio mese tradizionalmente mariano





    «Madonna di Pompei piccola ma potente supplica alla Vergine del Rosario
    https://www.agerecontra.it/2019/05/m...e-del-rosario/

    L’8 maggio del 1876 iniziò l’edificazione del Santuario di Pompei luogo dedicato alla Beata Vergine del Rosario o più semplicemente Madonna di Pompei. Milioni di fedeli, 4 secondo i calcoli, si riversano ogni anno da tutto il mondo per richiedere l’intercessione di Maria in questo luogo ed ottenere dunque una sua grazia offrendo preghiere e denaro.
    Il quadro
    Il fulcro di questo pellegrinaggio è il quadro che raffigura la Madonna. La celebre supplica alla Vergine del Rosario fu redatta dal Beato Bartolo Longo nel 1883 e viene recitata in due giorni all’anno: l’8 Maggio nel quale si ricorda la prima pietra posta del Santuario a Pompei, e quindi nella prima domenica del mese di Ottobre, giorno in cui si celebra la festività della Madonna del Rosario. Oggi vi proponiamo una Supplica breve ma altrettanto potente da poter recitare insieme.
    Piccola supplica alla Madonna di Pompei Beata Maria Vergine del Rosario
    Vergine del Santo Rosario, Madre del Redentore, donna della nostra terra innalzata al di sopra dei cieli, umile serva del Signore proclamata Regina del mondo, dal profondo delle nostre miserie noi ricorriamo a Te.
    Con fiducia di figli guardiamo il tuo viso dolcissimo. Coronata di dodici stelle, tu ci porti al mistero del Padre, tu risplendi di Spirito Santo, tu ci doni il tuo Bimbo divino, Gesù, nostra speranza, unica salvezza del mondo.
    Porgendoci il tuo Rosario tu ci inviti a fissare il Suo volto. tu ci apri il Suo cuore, abisso di gioia e di dolore, di luce e di gloria, mistero del figlio di Dio, fatto uomo per noi. Ai tuoi piedi sulle orme dei Santi ci sentiamo famiglia di Dio.Madre e modello della Chiesa, tu sei guida e sostegno sicuro. Rendici un cuor solo e un’anima sola, popolo forte in cammino verso la patria del cielo.
    Ti consegniamo le nostre miserie, le tante strade dell’odio e del sangue, le mille antiche e nuove povertà e soprattutto il nostro peccato. A te ci affidiamo, Madre di Misericordia: ottienici il perdono di Dio, aiutaci a costruire un mondo secondo il tuo cuore. O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci annoda a Dio, catena d’amore che ci fa fratelli, noi non ti lasceremo mai più. Nelle nostre mani sarai arma di pace e di perdono, stella del nostro cammino.
    E il bacio a te con l’ultimo respiro ci immergerà in un’onda di luce,
    nella visione della Madre amata e del Figlio divino, anelito e gioia del nostro cuore con il Padre e lo Spirito Santo. Amen.
    VIDEO fonte – https://www.lalucedimaria.it/madonna-pompei/ »
    https://www.lalucedimaria.it/wp-cont...ro-449x600.jpg





    https://www.agerecontra.it/tag/orazioni/
    https://www.agerecontra.it/tag/sursum-corda/


    https://www.agerecontra.it/tag/centro-studi-federici/
    https://www.agerecontra.it/2019/05/s...-imbavagliati/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 37/19 dell’8 maggio 2019, Apparizioni di San Michele

    “Dio li benedica tutti, li protegga e porti loro la vittoria contro la peste terrorista che è stata portata loro dai mostri in Occidente e dai tiranni loro alleati che sono la Turchia, gli Stati del Golfo e Israele”.
    Articolo di di Vanessa Beeley (figlia di un diplomatico britannico), traduzione Gb. P. OraproSiria.»
    https://oraprosiria.blogspot.com/201...-idlib-le.html
    fonte – Siria: testimoni non imbavagliati - Centro Studi Giuseppe Federici







    Solennità di san Giuseppe - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/solennita-san-giuseppe/
    «8 maggio, Solennità di San Giuseppe.

    O San Giuseppe, la cui protezione è così grande, così forte, così sollecita davanti al trono di Dio, ti affido tutti i miei interessi e i miei desideri.
    O San Giuseppe, assistimi con la tua potente intercessione, e ottieni per me dal tuo Figlio divino tutte le benedizioni spirituali attraverso Gesù Cristo, nostro Signore, di modo che essendomi affidato al tuo potere celeste possa offrire il mio ringraziamento e il mio omaggio al più amorevole dei padri.
    O San Giuseppe, non mi stanco mai di contemplare te e Gesù addormentato tra le tue braccia; non oso avvicinarmi mentre Egli riposa accanto al tuo cuore. Stringilo in nome mio e bacia il Suo capo per me, e chiedigli di restituire il bacio quando sarò sul letto di morte. San Giuseppe, patrono delle anime che stanno per morire, prega per me. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...eada31551b.jpg






    «Apparizione di san Michele Arcangelo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/apparizion...ele-arcangelo/
    8 maggio: Apparizione di San Michele Arcangelo sul monte Gargano.

    Principe nobilissimo delle Gerarchie Angeliche, valoroso guerriero dell’Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli Angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, mio dilettissimo San Michele, desiderando io di essere nel numero dei vostri devoti e dei vostri servi, a voi oggi per tale mi offro, mi dono e mi consacro; pongo me stesso, la mia famiglia e quanto a me appartiene sotto la vostra potentissima protezione. è piccola l’offerta della mia servitù, essendo io un miserabile peccatore, ma voi gradite l’affetto del mio cuore, e ricordatevi che, se da oggi in avanti sono sotto il vostro Patrocinio, voi dovete in tutta la mia vita assistermi e procurarmi il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro Salvatore Gesù e la mia dolce Madre Maria, ed impetrarmi quegli aiuti che mi sono necessari per arrivare alla corona della gloria. Difendetemi sempre dai nemici dell’anima mia, specialmente nel punto estremo della mia vita. Venite allora, Principe gloriosissimo, ed assistetemi nell’ultimo combattimento; e con la vostra arma potente respingerete da me, negli abissi d’inferno, quell’Angelo prevaricatore e superbo che prostraste un dì nel combattimento in Cielo. Così sia.»
    «Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...le-300x235.jpg






    SANTE MESSE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN TUTTA ITALIA:



    "Sante Messe - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    "Torino - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/torino/

    "Modena - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/modena/

    "Rimini - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/rimini/

    "Pescara - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

    "Potenza - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/potenza/

    "Roma - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/roma/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    II Domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=71aZwW6lBYU
    II Domenica dopo Pasqua - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=BuGlDuSs0LQ
    Domenica in Albis (Santa Messa e Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=UG870mk5GHo
    Lunedì Pasqua - dell' Angelo (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=wPkpeDbQdo8
    Santa Pasqua (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=G-lviMz3pWY
    Santa Pasqua 2019 - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=lwCe33a3TUo
    Sabato Santo (Veglia Pasquale)
    https://www.youtube.com/watch?v=jphVO0FHUMw
    Venerdì Santo
    https://www.youtube.com/watch?v=6v8gLX5hNW0
    Giovedi Santo
    https://www.youtube.com/watch?v=80W3peGsC9I
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».





    “Disponibile il numero 159 di Sursum Corda – 5×1000
    https://www.agerecontra.it/2019/05/d...-corda-5x1000/





    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-159.html
    https://www.sursumcorda.cloud/settim...sum-corda.html
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
    Preghiera al Santo del giorno.
    8 maggio, Apparizione di san Michele Arcangelo sul monte Gargano.
    8 maggio - Supplica (non manomessa) alla Regina del SS. Rosario di Pompei.»
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...di-pompei.html

    “Oh madre di Dio Maria, le vostre preghiere mi han da portare in paradiso. Eia ergo, advocata nostra... Iesum benedictum fructum ventris tui... post hoc exilium ostende.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9b&oe=5D5C79A4





    https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
    “Per affrontare, con dati oggettivi e senza compromessi, il problema del Vaticano Secondo e dei modernisti che occupano la maggior parte delle nostre chiese --> La questione del cosiddetto "papa eretico" ed il problema dell'autorità nella Chiesa -->
    Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
    https://www.sursumcorda.cloud/massim...a-eretico.html

    “Raccolta di preghiere non contaminate dall'eresia dell'ecumenismo. Diceva Sant'Alfonso: "Chi prega si salva, chi non prega si danna" ->”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html
    "La vera umiltà---> https://youtu.be/n9mF_GM9unc "

    https://www.sursumcorda.cloud/sostie...no-detail.html
    “Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
    Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte.”
    https://www.sursumcorda.cloud/images...ini-fronte.jpg
    https://www.sursumcorda.cloud/images...hini-retro.jpg
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...il-fedele.html
    «Preghiera di San Pio X per i Sacerdoti.»
    https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/






    https://www.facebook.com/MisaTridentinaenRosario/






    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...a7&oe=5D6CFDED





    “SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE.
    Sposo della Beata Vergine Maria Santissima, Confessore e Patrono della Chiesa Universale.”
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...i-bmv.html?m=1
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    https://1.bp.blogspot.com/-iDL_-beVn...i%2BJoseph.JPG













    “TRATTATO DELLA VERA DEVOZIONE ALLA SANTA VERGINE di San Luigi Maria Grignion de Monfort.
    CAPITOLO II VERITÀ FONDAMENTALI DELLA DEVOZIONE A MARIA
    2. APPARTENIAMO A GESÙ CRISTO E A MARIA.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...d7&oe=5D73D6DF






    Tradidi quod et accepi
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...osario-di.html
    «Supplica alla Regina del Rosario di Pompei
    SUPPLICA ALLA REGINA DEL SANTISSIMO ROSARIO DI POMPEI DA RECITARSI NELL’ORA DI MEZZODÌ AGLI 8 DI MAGGIO E NELLA PRIMA DOMENICA DI OTTOBRE.»
    https://4.bp.blogspot.com/-7KecwFHfC...92607851_n.jpg

    «Quando la Madonna di Pompei guarì e convertì un prete apostata e massone.
    L’8 maggio, memoria dell’Apparizione di san Michele Arcangelo, si festeggia anche la Vergine del Santissimo Rosario di Pompei e la si onora con la recita della potentissima Supplica scritta dal beato Bartolo Longo e approvata con indulgenze da Leone XIII. Invocata sotto questo augusto Titolo, Nostra Signora da più di cent’anni elargisce grazie a tutti coloro che la invocano e per dimostrare la sua potenza compie miracoli strepitosi. Il primo fu quello trarre dallo spiritismo il Longo per costituirlo Apostolo del Santo Rosario e Fondatore della Nuova Pompei, onde là dove Satana divorava le anime sorgesse il Trono di Maria per “Contrapporre una riparazione nazionale agli oltraggi che i protestanti e gli increduli fan pubblicamente alla nostra Religione ed alla Vergine Madre di Dio in questa Italia che è sede del Papato, ossia fonte di vera civiltà” (Bartolo Longo, Storia del Santuario di Pompei, p. 377). Delle altre altre grazie e miracoli, innumerabile invero, alcuni si trovano nel libro de I Quindici Sabati da cui è tratta anche la seguente storia. »





    “Il vero testo della Supplica alla Madonna di Pompei.”
    https://www.radiospada.org/2013/05/8...nna-di-pompei/
    https://i0.wp.com/www.radiospada.org...pg?w=650&ssl=1
    https://www.radiospada.org/2019/05/q...ata-e-massone/
    «L’8 maggio, memoria dell’Apparizione di san Michele Arcangelo, si festeggia anche la Vergine del Santissimo Rosario di Pompei e la si onora con la recita della potentissima Supplica scritta dal beato Bartolo Longo e approvata con indulgenze da Leone XIII. Invocata sotto questo augusto Titolo, Nostra Signora da più di cent’anni elargisce grazie a tutti coloro che la invocano e per dimostrare la sua potenza compie miracoli strepitosi. Il primo fu quello trarre dallo spiritismo il Longo per costituirlo Apostolo del Santo Rosario e Fondatore della Nuova Pompei, onde là dove Satana divorava le anime sorgesse il Trono di Maria per “Contrapporre una riparazione nazionale agli oltraggi che i protestanti e gli increduli fan pubblicamente alla nostra Religione ed alla Vergine Madre di Dio in questa Italia che è sede del Papato, ossia fonte di vera civiltà” (Bartolo Longo, Storia del Santuario di Pompei, p. 377). Delle altre altre grazie e miracoli, innumerabile invero, alcuni si trovano nel libro de I Quindici Sabati da cui è tratta anche la seguente storia.»

    “Il primo giorno dell’anno 1890, in cui la Vergine di Pompei doveva avere la massima esaltazione dal Pontefice del Rosario, Leone XIII, perché ne rendeva il culto universale nel mondo, nella gentile e pia città di Lecce avveniva un fatto di misericordia, il cui simigliante si legge nelle prime pagine della storia del Cristianesimo. Esso fu pubblicato ne IL ROSARIO E LA NUOVA POMPEI nel quaderno VI, 1890.
    Nella vasta chiesa del Rosario di Lecce, essendo spettatrice una folla di signore, di avvocati, di studenti e di artisti, ond’è composto il popolo di quella colta cittadinanza, si presentava all’Altare pel Sacrificio divino un sacerdote il quale, dopo trent’anni di ignobile divorzio con la sua illibata Sposa, la Chiesa di Gesù Cristo, tra le lagrime di pentimento e una confessione pubblica delle sue colpe, offriva a Dio la prima volta, dopo sì lungo intervallo, la Vittima dell’espiazione e del perdono.
    Quel popolo colà gremito confuse le lagrime sue con le lagrime di quel pentito, il quale, novello Saulo, da persecutore di Cristo, era divenuto, per un insigne miracolo della pietosa Regina di Pompei, un vaso di elezione.
    Il nome di quel sacerdote, che rendeva al mondo novella testimonianza della potenza della Madre di Dio invocata sotto il titolo del Rosario di Pompei, era noto per la sua pubblica ritrattazione e per la pubblica sua confessione. Era il Rev. Pasquale Bortone.
    Il fatto straordinario, che venne pubblicato nel ROSARIO E LA NUOVA POMPEI , non è scritto dall’autore di questo libro, neppure da alcuno dei testimoni che benedissero Dio e la Vergine nostra Madre in quel giorno ricordevole; ma è scritto dal venerando Pastore di quella Diocesi, dall’Eccellentissimo Monsignor Salvatore Luigi Zola, Vescovo di Lecce: il quale, per sentimento di tenero affetto che portava alla nostra Regina della Valle del Vesuvio, si riputava avventurato di poter testimoniare al mondo un insigne prodigio da cotanta Vergine largito nella sua diletta città di Lecce, onde ritornava all’ovile una sua pecorella smarrita.
    Era l’anno 1860 e D. Pasquale Bortone, sacerdote della città di Lecce, preso dalla novità dei tempi, e allettato da giovanili passioni, volle scuotere il giogo soave del Signore. Dimentico della eccelsa dignità a cui Iddio lo aveva sublimato, nulla curando i vincoli indissolubili che lo legavano a Cristo e alla Chiesa, volle miseramente apostatare.
    Ed eccolo, novello figliuol prodigio, andar ramingo di qua e di là lungi dalla casa paterna, e portando sempre seco nell’animo il crudele rimorso che dì e notte lo straziava al ricordo del tradimento fatto al suo Dio.
    – Invano (egli diceva nella pubblica confessione) cercavo di distrarmi in passatempi e divertimenti: invano io cercavo la pace in quanto di lusinghiero e dilettevole potesse offrirmi il nuovo mio stato: i rimorsi erano sempre lì a straziarmi l’animo, e a cacciarmi il sonno dagli occhi.
    È superfluo dire come, dato il primo passo, egli precipitò poi di abisso in abisso; e però il Bortone, rotta la fede a Dio giurata nella Ordinazione, aggiunse traviamenti a traviamenti.
    Passò trent’anni in questa vita di peccato. Una sola cosa ritenne della sua vita giovanile: in tale stato miserabilissimo non si dimenticò di Maria. Notino bene quanti leggeranno questa relazione, la misericordia della eccelsa Signora!
    – Io pregavo sempre la Madonna, quantunque senza fiducia – così scrive egli stesso. Ed oh, bontà di Maria! Tu vegliavi, o Vergine pietosissima, alle salute di questo tuo figlio traviato, sol perché ti pregava, quantunque senza fiducia. Tu gli andavi appresso con più materna sollecitudine di quella con cui la tua serva Monica seguiva il suo Agostino!
    Nel 1888 il Bortone si ridusse in sua patria, Lecce, ma così male andato in salute, che faceva pietà.
    Dal certificato medico, che venne pubblicato nel detto Periodico, si rileva che l’infelice, per errori dietetici, soffriva disturbi gravi del sistema nervoso, paralisi incompleta di senso e di moto in quasi tutta la persona, per cui aveva un tremore continuo agli arti inferiori e superiori con indebolimento considerevole di forze. Non sentiva dolore neppure dalle punture con lo spillo, neanche quando gli si mortificavano in qualsivoglia modo le gambe
    Aveva altresì disturbi intellettivi, poiché credeva che tutti gli volessero del male, diffidava quasi sempre di ogni persona e di ogni cosa. Senza salute, senza la grazia di Dio che infonde la pazienza e la rassegnazione nella infermità, Pasquale Bortone si dié in braccio alla disperazione, e per ben due volte tentò perfino di suicidarsi!…
    In tale stato venne trovato dal medico dottor Luigi Sellitto di Lecce, il quale, chiamato per curano, visto lo stato dell’infelice tanto grave, francamente dichiarò che disperava la guarigione di lui.
    – Lo curai per circa quattro mesi con nessun buon risultato – scriveva il medico nel suo attestato.
    Anzi la paralisi invadendo le braccia e le mani, lo ridusse a tale, da non poter apporre la propria firma al certificato della pensione che doveva riscuotere ogni mese. Per il che fu astretto a delegare il proprio fratello, signor Giuseppe Bortone, a firmare per lui e a riscuotere la pensione, come apparisce dall’Istrumento del 23 Luglio 1889 redatto dal Notaio Enrico Rizzo di Lecce, cui egli neppure poté sottoscrivere per aver dichiarato, come si dice nell’Istrumento, di essere inabilitato a ciò.
    Lo sciagurato per sua buona ventura era stato accolto nella famiglia di un suo nipote, avvocato del Foro leccese, Sig. Nicola Bortone. Questi, che ad una soda pietà congiunge lo zelo apostolico pei Santuario di Pompei e una tenera devozione alla SS. Vergine invocata sotto tale portentoso titolo, da più tempo si era rivolto a questo Santuario per raccomandazioni di preghiere a tutta la Confraternita, e massime alle Orfanelle della Madonna di Pompei.
    Giunse la solennità del Rosario del 1889, ed egli vi si apparecchiò con la Novena alla Vergine del Rosario di Pompei per ottenere la grazia nei casi più disperati. E per fare maggior violenza al Cuore della clemente nostra Regina, univa le preghiere che si facevano in sua casa con le preghiere che si facevano dalle Orfanelle in questo Santuario.
    L’effetto di tanta fede e di tante preghiere fu che la Beata Vergine non abbandonò mai quell’anima, tuttoché traviata. Pasquale Bortone, lacerato dai rimorsi, provò pure qualche volta di rinconduarsi con Dio con la sacramentale confessione; ma quando gli si ingiungeva di fare pubblica ritrattazione in riparazione dei pubblici scandali, rifuggiva tenacemente restio, e dava anche in escandescenze ed in furie. Egli era iscritto alla Massoneria.
    Così durarono le cose sino alla scorcio di Novembre 1889.
    Era il 29 di quel mese, in cui tutti i fedeli rivolgono il loro animo affettuoso alla Vergine Immacolata, intraprendendo la Novena di apparecchio alla sua festa degli 8 Dicembre.
    La famiglia dell’Avv. Bortone si fa coraggio di proporre all’infermo di incominciare tutti insieme una Novena alla prodigiosa Vergine di Pompei, perché potesse ottenere almeno un lenimento a tante corporali sofferenze, e conseguire almeno il beneficio del sonno.
    L’infermo acconsente; e incomincia anche egli insieme coi suoi nipoti, la Novena alla Vergine di Pompei secondo il metodo del libretto in uso in questo Santuario.
    Il primo triduo è compiuto. Era la notte sopra la Domenica, primo giorno di Dicembre, quando il Bortone vede in sogno, ma distintamente, la Beatissima Vergine tal quale si venera in Pompei, che gli dice:
    – Confessati e riconciliati con Dio, che sei ancora in tempo di farlo.
    Si desta egli con una certa impressione che sul principio gli dà a pensare; ma poi finisce col non dare altra importanza alla visione, che quella che merita un sogno, e quindi non ne parla, e non ne fa conto alcuno.
    Bontà di Maria! Ella siede in Pompei, Regina di Misericordie, e però non si stanca coi peccatori! La notte seguente ecco di nuova la stessa Beata Vergine che con più pressanti parole lo anima alla totale riconciliazione con Dio, e lo assicura che trionferà. L’amorosa Madre voleva alludere al trionfo sulla irresolutezza e sui rispetti umani che lo trattenevano di riconciliarsi con Dio ed al fare pubblica ritrattazione. E egli poiché mostrava sfiducia del perdono:
    – Fa’ presto, – ripiglia la Madonna, – chiama il Confessore, confessati, ed avrai il trionfo. Nel giorno della mia festa ti dovrai comunicare.
    Si desta il Bortone tutto mutato in altro. E la benedetta Regina che suole largheggiare non solo in grazie spirituali, ma anche largisce benefizi temporali pel fine di richiamare le anime perdute al Cuore di suo Figlio, con la salute dell’anima gli ha ridonata anche quella del corpo.
    La paralisi è sparita di repente da quella persona estenuata e stanca. Quell’infermo, divenuto insopportabile a se stesso, tanto che era condotto sino al suicidio, si leva diletto sano!
    Gli tardava di vedere la luce. Fatto appena giorno, manda per il Parroco di Santa Maria della Porta, Rev. D. Giuseppe Caprioli, con lagrime narra quanto ha fatto la Vergine per lui, chiede un foglio di carta; e quello stesso Bortone che, come consta da atto notarile, non poteva segnare né anco la propria firma, scrive con pugno fermo la sua ritrattazione e la rimette al suo Vescovo. Ecco la sua testuale dichiarazione:
    «Io qui sottoscritto Sacerdote Pasquale Bortone, preso dalla grazia di Dio, e per il patrocinio di Maria SS. di Pompei, mi ritratto di tutto ciò che ho potuto dire, o fare contro di Dio, della Chiesa e degli obblighi del mio stato. Prego Iddio e Maria Santissima aiutarmi sempre, onde con una buona vita possa riparare lo scandalo dato, e morire in seno della Chiesa Cattolica. Lecce, il 3 Dicembre 1889. BORTONE PASQUALE, Sacerdote»
    La notte dormì placidamente. Era la prima volta, dopo trent’anni di rimorsi che gustava la dolcezza del riposo di una coscienza riabilitata dalla grazia divina. Pochi giorni dopo scrisse anche di proprio pugno una relazione della grazia miracolosa avuta dalla Vergine.
    La conversione fu completa; e quegli che prima per rispetto umano non solo non voleva far pubblica ritrattazione, ma raccomandava al Parroco Caprioli, che quando lo visitava, non si lasciasse vedere da altri nello entrare in casa sua, pubblicata appena la ritrattazione, comprò varie copie del Periodico leccese il VESSILLO DELLA VERITÀ che la pubblicava, per mandarle in quei luoghi, dov’egli aveva dato scandalo vivendo da secolare, laddove era Sacerdote.
    Adempito finalmente a quanto in simili occorrenze prescrive la Chiesa, l’Ecc.mo Vescovo di Lecce, Mons. Zola, poté riabilitarlo al mini¬stero sacerdotale. Innanzi altro Io fece ritirare per alquanti giorni per un corso di spirituali esercizi. Quindi lo ammise alla celebrazione del divino Sacrificio. Venne ordinata a ciò una giornata solenne, il Capodanno del 1890. La chiesa scelta alla tenera funzione fu quella vasta del SS. Rosario di Lecce.
    La novella del fatto e dell’avvenimento al tutto nuovo che andrebbe a compiersi, trasse a quel tempio innumerevole popolo non solo di artisti e di operai che formano la cittadinanza di Lecce, ma ancora l’aristocrazia e la gioventù studiosa e le più nobili celebrità del foro.
    Ed in quel giorno solennissimo il Sacerdote D. Pasquale Bortone, riconciliato con Dio e con la Chiesa, celebrò, dopo quasi trent’anni d’interruzione, il Santo Sacrificio.
    Egli nel mattino di Martedì, tre di Dicembre, nell’impeto del fervore della sua recente conversione aveva significato essere sua determinazione, a riparare il pubblico scandalo, di volersi confessare in pubblica piazza.
    Il prudente Vescovo approvò la disposizione di quella volontà mutata da mano onnipotente, ma invece della piazza assegnò la Chiesa.
    Ed il Rev. Bortone, compiuto il Sacro Mistero, volle egli stesso di propria bocca narrare al numerosissimo uditorio i prodigi di Maria del Rosario di Pompei, che lo aveva convertito e guarito, chiedendo a tutti perdono degli scandali dati. Quanti erano in chiesa non seppero trattenere le lacrime per la commozione; riconoscevano tutti in quell’uomo un portento della Misericordia di Maria.
    E così ne uscivano da quel tempio lodando e benedicendo la potenza di quella Signora, che oggi a pro dei peccatori ha aperto una novella fonte di grazie dal suo Trono di Pompei. lì convertito si ritirò dal mondo, si rinchiuse nel Santuario di Lecce, ed attese a riparare con una vita veramente penitente gli scandali dati.
    (Bartolo Longo, I Quindici Sabati del Santissimo Rosario, Pompei, 1950, pp. 237-245).”
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    «8 maggio 2019: Solennità di san Giuseppe, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore e Patrono della Chiesa Universale.
    Patrono della Chiesa.

    Di lassù egli spande, su coloro che lo invocano, il suo potente patrocinio. Ecco quanto dice, con linguaggio ispirato, la liturgia della Chiesa: "O Giuseppe, vanto dei celesti, speranza dei mortali, sostegno del mondo!" Quale grande potere in un uomo! Ma nessuno, come lui, ebbe sulla terra rapporti così intimi col Figlio di Dio. Gesù si degnò di essergli sottomesso e in cielo, ora, vuole glorificare colui al quale affidò, quaggiù, la sua infanzia e l'onore di sua Madre. Non ci sono limiti al potere di san Giuseppe e la Chiesa ci invita, oggi, a ricorrere, con molta fiducia, a questo potente protettore. Invochiamolo nelle terribili prove della vita ed egli ci proteggerà: nei pericoli dell'anima e del corpo, nelle prove e nelle crisi sia temporali che spirituali, abbiamo fiducia in lui e la nostra speranza non verrà ingannata. Diceva il Re d'Egitto al suo popolo affamato: "Andate da Giuseppe"; il Re del Cielo ci ripete quello stesso invito; e il fedele custode della Vergine Maria ha, presso Dio, assai più potere di quanto ne avesse, presso il Faraone, il sovraintendente ai granai di Menphis.
    La rivelazione di questo aiuto potente predisposto dall'eternità, è stata dapprima fatta conoscere da Dio a certe anime privilegiate alle quali venne affidata come un prezioso germe: precisamente come si verificò per la festa del Santissimo Sacramento, per la festa del Sacro Cuore e per altre ancora. Nel XVI secolo, santa Teresa, i cui scritti saranno in seguito conosciuti in tutto il mondo, ricevette una rivelazione divina a questo riguardo e ne parlò nella sua Vita.
    Santa Teresa e san Giuseppe.
    Ecco quanto dice: "Invoco san Giuseppe come patrono e protettore e non cesso di raccomandarmi a lui: il suo soccorso si manifesta in modo visibilissimo. Questo tenero protettore dell'anima mia, questo amabilissimo padre, si degnò di trarmi dallo stato in cui languiva il mio corpo e di liberarmi da pericoli assai più gravi che minacciavano il mio onore e la mia salvezza eterna. In più, mi ha esaudita sempre, più di quanto sperassi e di quanto chiedessi. Non ricordo di avergli chiesto qualcosa e che non me l'abbia accordato. Quale ampio quadro io potrei esporre, se mi fosse accordato di conoscere tutte le grazie di cui Iddio m'ha colmata e i pericoli, sia dell'anima che del corpo, da cui m'ha liberata per intercessione di questo amabilissimo Santo! L'Altissimo dona ai santi quelle grazie che servono per aiutarci in certe circostanze; il glorioso san Giuseppe - e lo dico per esperienza - estende il suo potere su tutto. Con questo, il Signore vuole mostrarci che, come un giorno fu sottomesso all'autorità di Giuseppe, suo padre putativo, così ancora in cielo, si degna di accettare la sua volontà, esaudendo i suoi desideri. Come me, l'hanno costatato per esperienza, quelle persone alle quali ho consigliato di raccomandarsi a questo incomparabile protettore; il numero delle anime che lo onorano cresce di giorno in giorno, e i felici successi della sua mediazione confermano la verità delle mie parole".
    Per soddisfare questi desideri e per venire incontro alla devozione del popolo cristiano, il 10 settembre 1847, Pio IX estese alla Chiesa universale nel secondo mercoledì dopo Pasqua, la festa del Patrocinio di san Giuseppe che fino allora era celebrata soltanto dai Carmelitani e da qualche chiesa. In seguito, san Pio X aumentò il valore di questa festa, onorandola di una Ottava.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...28&oe=5D71F3ED






    «8 MAGGIO 2019: Commemorazione dell' APPARIZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO (SUL MONTE GARGANO).»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...5e&oe=5D67C590






    “L'8 maggio 1721 Innocenzo XIII Conti veniva eletto al Supremo Pontificato.”


    «L’8 maggio 589, nel giorno dell’apertura del Concilio Toledano III, Recaredo I, re dei Visigoti, ripudia l’eresia ariana e abbraccia l’ortodossia cattolica assieme a tutto il suo popolo. Secondo il parere di san Gregorio Magno la conversazione della Spagna fu ottenuto dal sangue di sant'Ermenegildo (+ 585), fratello di Recaredo decapitato dal padre in odio alla Ortodossia nicena. »
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...2b&oe=5D6E1AB2






    «A mezzogiorno di oggi 8 maggio si recita la efficacissima Supplica alla Regina del Santissimo Rosario di Pompei.
    "Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società"
    (https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...osario-di.html) »
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...78&oe=5D761549






    https://www.radiospada.org/wp-conten...-di-Fatima.pdf
    “13 Maggio Beata Vergine Maria di Fatima. Novena di preparazione DA RECITARSI DAL 4 AL 12 MAGGIO. Ogni giorno si termina con un’Ave Maria e l’invocazione Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi.”







    www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
    http://www.agerecontra.it/

    "Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
    http://www.centrostudifederici.org/

    "sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
    http://www.crisinellachiesa.it/

    "Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
    http://www.centrosangiorgio.com/


    C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
    http://www.cmri.org/ital-index.html





    https://www.truerestoration.org/


    https://novusordowatch.org/


    ": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
    http://www.fathercekada.com/

    "Home | Traditional Latin Mass Resources"
    http://www.traditionalmass.org/





    "Como ovejas sin Pastor"
    http://sicutoves.blogspot.com/


    https://moimunanblog.com/





    “Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
    https://profidecatholica.com/


    https://johanlivernette.wordpress.com/


    https://lacontrerevolution.wordpress.com/


    https://sedevacantisme.wordpress.com/


    "Sede Vacante -"
    http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


    http://wordpress.catholicapedia.net/


    https://fidecatholica.wordpress.com/


    https://militesvirginismariae.wordpress.com/




    https://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/
    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    “Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

    Messes :: Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/messes


    8 mai : L'Apparition de saint Michel au Mont-Gargan (en 492) :: Ligue Saint Amédée
    “8 Mai : L'Apparition de saint Michel au Mont-Gargan (en 492).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...ont_gargan.jpg






    «Mois de mai : mois de Marie.
    Nous conseillons cette page qui explique bien comment prier le Rosaire.
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...60&oe=5D733A16
    Notre-Dame de Fatima : Prieres »





    SAN MICHELE ARCANGELO PREGA PER NOI!!!
    COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!
    AVE MARIA!!! REGINA COELI, LAETARE, ALLELUIA!!!
    CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!

    Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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