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Discussione: il nuovo nazismo

  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da liano Visualizza Messaggio
    nemmeno hitler all'inizio gasava ebrei e rom.poi,piano piano...........
    ..........si è fatto prendere la mano povero piccino.........

    ....noi dobbiamo essere giusti e saggi
    non ingiusti e stronzi ..

    ma se c'è un problema (c'è il problema??) va risolto...............a norma di legge

  2. #12
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    http://www.megachip.info/modules.php...ticle&sid=5697


    Giovedì, 15 maggio 2008
    Molotov a Milano, blitz di polizia a Roma, quasi un pogrom a Napoli. Rumeni e zingari nel mirino, una vetata xenofoba attraversa l'Italia.
    Qualcuno ha raccontato di un bambino che, stamattina in un bar, salutando la gente del posto, ha detto "addio, noi ce ne andiamo, ma non siamo cattivi". Altri si sono messi a cantare e ad applaudire, davanti al fuoco che divampava nei campi dei nomadi: c'erano donne e bambini, soddisfatti del risultato ottenuto con le molotov. I rom fuggono dalla periferia est di Napoli, dove si è scatenata una 'caccia agli zingari', che istituzioni e politica hanno condannato. Atti "barbarici".

    Eppure ancora oggi, in mattinata, sono stati incendiati due siti ormai vuoti: "Spengono il fuoco? Lo riaccenderemo", è stata la risposta di qualche facinoroso. La pretesa è quella di distruggere i campi, "altrimenti tornano".

    Per ora, non risulta che vi siano stati arresti, fermi, o identificati: sono state sequestrate due molotov, e si cercherà di risalire a chi le ha usate. Il commissariato di Ponticelli, guidato da Luciano Nigro, ha inviato un rapporto alla procura. La Digos ha avviato una indagine per i reati di incendio doloso e danneggiamento.

    In particolare si stanno verificando segnalazioni relative a numeri di targa di motorini e auto utilizzate dagli autori dei raid.

    A partire da ieri, centinaia di persone di etnia rom si sono disperse sul territorio. Restano un'ottantina di irriducibili: "Andare altrove non ha senso, sarebbe ovunque lo stesso", dicono. Molti sono partiti, su camion e furgoni, durante la notte, scortati dalle forze dell'ordine.

    I reduci si trovano ancora ora in uno dei campi di Ponticelli, il quartiere in cui l'odio è scoppiato sabato: quando una madre ha denunciato una sedicenne rom che aveva tentato di rapire una bimba di 6 mesi, entrando nella sua casa. Oggi però Flora Martinelli ha chiesto che la violenza si fermi.

    Chi è rimasto attende i pullman messi a disposizione dalla Protezione civile per raggiungere una struttura di accoglienza: "Aspettiamo qui da ore, con la Caritas e le forze dell'ordine - dice Vincenzo Esposito di Opera Nomadi - non hanno messo in piedi un'idea. Si sono mossi tardi".

    Stamattina in prefettura si è tenuto un vertice sulla nuova 'emergenza' che si risolve in 'guerriglia'. L'assessore alle Politiche sociali Giulio Riccio ha denunciato "forti connessioni con la criminalità organizzata". "Gli incendi appiccati nei campi nomadi e gli altri inquietanti episodi di intolleranza contro i rom rappresentano fatti gravissimi: vanno immediatamente condannati e fermati con la massima determinazione - ha commentato il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino - Spaventoso è il trauma subito da Flora Martinelli e dalla sua bambina, e forte e partecipe è la nostra vicinanza. Ma non è in alcun modo accettabile che scendano in campo forze violente e criminali in nome di assurde vendette e intimidazioni".

    Anche il sindaco ribadisce: "Ho sempre condannato e condanno ogni reazione violenta e razzista e l'amministrazione comunale di Napoli ha sempre lavorato e sta lavorando per realizzare una politica di accoglienza che crei condizioni umane di vita, tuteli i diritti dei cittadini e renda possibile una serena convivenza".

    Domani, nell'antisala dei Baroni del Maschio Angioino c'é una assemblea di solidarietà ai rom, promossa da 12 consiglieri comunali.

    LE VOCI DI PONTICELLI - "Qui c'era un'aria irrespirabile, soprattutto di notte. Ponticelli è un quartiere difficile, ma la presenza dei rom l'aveva reso ancora più invivibile", la voce di un ciclista per le strade di Ponticelli testimonia come bastasse una scintilla per appiccare il fuoco. E la scintilla è scoccata sabato sera, quando una sedicenne ragazza rom ha tentato di rapire una bambina da un appartamento del quartiere.

    "E' da due anni che chiamiamo continuamente la polizia - dice una donna che abita proprio di fronte al campo che dà su via Argine, e che ora è ridotto in cenere - ma nessuno è mai intervenuto: la sera si ubriacano, rompono bottiglie, rubano nelle case. Ora li abbiamo cacciati e qualcuno nel quartiere ha pensato bene di bruciare le baracche, altrimenti tra due settimane erano di nuovo qui".

    Il senso di abbandono si è trasformato quindi in rivolta popolare contro i rom: è questa l'aria che si respira a Ponticelli,quartiere dove negli anni '80 c'erano 20.000 abitanti e ora sono 70.000, dove i lunghi stradoni sono delimitati da una linea senza fine di rifiuti e si ha la sensazione che qui l'emergenza immondizia non sia mai finita.

    "Da una parte i cumuli di rifiuti - racconta un'altra donna - e dall'altra la criminalità dei rom.Certo,ci sono ladri anche tra i napoletani, ma così ci sentiamo assediati". Il popolo di Ponticelli ha la rabbia dentro, molti raccontano di aver aiutato negli anni i rom: "Gli davamo vestiti, soldi e loro ci hanno ripagato cercando di rapire una bambina? Ora non li vogliamo più".

    Loro, i rom, sono andati via la notte scorsa, mentre un altro gruppo di irriducibili saranno costretti a lasciare in breve tempo i due campi intorno alla rotonda di via Argine. Nei due campi oggi ancora abitati c'era paura: "Dove andremo? Perché dobbiamo pagare per sbagli che non abbiamo commesso?", si chiede un ragazzo che insiste a dire che la ragazza che ha tentato il rapimento "non è rumena, è albanese. Lo so perché mi hanno detto che un rom l'ha incontrata in carcere e ha cercato di parlarle in rumeno, ma lei non capiva".

    Ma ormai è troppo tardi per ricucire il filo con il quartiere e infatti il ragazzo si avvicina alla porta del campo per mostrare tre estintori: "Ce li ha portati la Caritas, dobbiamo usarli se buttano delle molotov nel campo di notte", racconta. Lo strappo di Ponticelli con i circa 500 rom è irrimediabile, lo sa anche don Raffaele Oliviero, il parroco della chiesa Santi Pietro e Paolo che confina con il primo campo rom che è stato incendiato oggi: "Se ne sono andati perché si sono rassegnati al nomadismo. Noi negli ultimi anni avevamo cercato di integrarli nella comunità, avevamo organizzato un ambulatorio di volontari per visitare i bambini, lo scorso Natale avevamo organizzato un pranzo per loro. Purtroppo, ha vinto l'intolleranza".

    E si è arrivati all'addio consumato anche dai bambini: "Martedì sera - racconta un ristoratore della zona - sono venuti a mangiare la pizza, gliela offrivamo spesso. Poi i ragazzini sono andati via salutandoci per sempre, ci hanno detto 'ciao, noi non siamo cattivi'".

    Blitz a Roma

    Si sta concludendo in queste ore il blitz degli agenti della Polizia municipale dell'VIII Gruppo e del Gruppo sicurezza urbana, all'interno del più grande campo nomadi della capitale, in via di Salone, dove risiedono stabilmente 700 tra persone, il 50% delle quali minorenni, divisi tra serbi, bosniaci e romeni. Una cinquantina di stranieri senza documenti sono stati fermati e sono ora trattenuti nella sede dell'VIII Gruppo della polizia municipale e l'Ufficio stranieri della polizia di Roma per accertare identità ed eventuali precedenti penali.

    Molotov a Milano

    Una bottiglia molotov è stata lanciata, la scorsa notte a Milano da persone non identificate, contro uno stabile abbandonato dove normalmente vivono immigrati generalmente irregolari. L'episodio si è verificato verso l'una e in quel momento nel palazzo, fatiscente, in via Morosini in zona Monforte, dormivano due romeni. Nessuno è rimasto ferito e anche i danni sono stati lievi. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

    ( ansa )

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da liano Visualizza Messaggio
    nemmeno hitler all'inizio gasava ebrei e rom.poi,piano piano...........

    possibile che quelli come te vedano solo il bianco e il nero?!?

    Guarda che tra il "gasare" gli ebrei e il lasciarli pascolare liberamente per il paese c'è anche "una via di mezzo"...

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da El_Manta Visualizza Messaggio
    possibile che quelli come te vedano solo il bianco e il nero?!?

    Guarda che tra il "gasare" gli ebrei e il lasciarli pascolare liberamente per il paese c'è anche "una via di mezzo"...
    il razzismo che sta uscendo fuori in queste ore e quello che si legge qua su pol(leggiti i post di medsim),si sovrappongono esattamente a quello che ci fu ai tempi di hitlerr

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da liano Visualizza Messaggio
    il razzismo che sta uscendo fuori in queste ore e quello che si legge qua su pol(leggiti i post di medsim),si sovrappongono esattamente a quello che ci fu ai tempi di hitlerr
    hai vissuto ai tempi di hitler?

    ti ricordo che il comunismo non permetteva il nomadismo e tutti quei rom che sono diventati stanziali nei paesi del est lo sono diventati con la forza, in romania (ma anche altri paesi) sono stati costruiti vilaggi rom, ovviamente lontani da altre popolazioni, in romania durante il comunismo sono stati e sono ancora per un certo verso trattati come cani

    il problema non è la loro integrazione, il problema è che chi delinque vada in galera, a chi viene in italia bisogna dare le stesse opportunita e gli stessi doveri degli italiani, pagare tasse acqua luce affitto, non esistono solamente i miei diritti esistono sopratutto i miei doveri dato che si vive in collettivita e non in singole persone etnie o altro

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da trenta81 Visualizza Messaggio
    hai vissuto ai tempi di hitler?

    t

    i il problema è che chi delinque vada in galera,
    non ho vissuto ai tempi di hitler(nemmeno tu,peraltro)ma la storia ci ha trasmesso un quadro molto simile a quello di oggi.
    certo che chi delinque deve andare in galera.ma questo cosa c'entra sulla criminalizzazione di un popolo e le bombe molotov?
    la tua difesa d'ufficio dei neo nazisti fa acqua da tutte le parti

  7. #17
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    Rom in Romania: tra tradizione e rumenizzazione

    Gli Zingari in Romania costituiscono circa il 2,46%
    (dati relativi al censimento della popolazione del 2002) della popolazione e sono organizzati in varie comunità, ciascuna con un proprio nome che normalmente fa riferimento all'attività lavorativa tradizionale: gli Zingari "aurari" lavoravano l'oro, i "rudari" erano artigiani del legno, gli "ursari" allevatori di orsi, i "caldarari" costruttori di contenitori di rame, i "laudari" musicisti.

    Attualmente non esiste più una reale corrispondenza tra il lavoro praticato e il nome della comunità, poiché le recenti trasformazioni della società romena hanno indotto la maggior parte degli zingari ad abbandonare le attività tradizionali per adeguarsi al nuovo contesto economico.

    In particolare le politiche attuate in epoca comunista hanno profondamente modificato la situazione economica e sociale della popolazione zingara: il regime infatti non riconobbe mai gli zingari come una minoranza culturale e tentò di assimilarli alla popolazione romena, attraverso l'obbligo al lavoro salariato nelle fabbriche o nelle cooperative statali, l'obbligo alla scolarizzazione e alla residenza fissa.

    Negli anni in cui il partito comunista fu al potere, gli zingari vennero romanisaţi, cioè "romanizzati". La diffusa proletarizzazione delle comunità zingare, soprattutto quelle urbane, avvenuta in questa fase storica, favorì l'ascesa sociale di alcune famiglie, ma anche l'abbandono delle attività in cui gli zingari erano specializzati, dello stile di vita tradizionale e la disgregazione di molte comunità.

    Nelle zone rurali queste politiche di assimilazione non sempre furono applicate con la stessa severità e, grazie a speciali autorizzazioni, alcuni gruppi zingari continuarono a praticare le attività artigianali tradizionali, come la costruzione dei mattoni o la lavorazione del ferro, e a fornire ai romeni un servizio utile e insostituibile. In genere gli artigiani soggiornavano qualche mese in un villaggio e, a seconda delle richieste, si trasferivano poi in altre località con tutta la famiglia: praticavano il loro lavoro in forma itinerante e questo contribuì al mantenimento di legami molto forti all'interno del gruppo e la conservazione di tradizioni che differenziavano nettamente queste comunità dalla popolazione maggioritaria.

    La distinzione tra gli Zingari "romanizzati" e i "tradizionali" ha avuto origine dalle politiche applicate in epoca comunista ma è tuttora una terminologia in uso in Romania, con una connotazione apparentemente paradossale: gli zingari "romanizzati" sono disprezzati e si dice che pratichino attività illegali e amorali danneggiando il resto della popolazione mentre i "tradizionali" sono ben visti perché vivono isolati nelle loro comunità, rispettando le regole della società maggioritaria e si pensa abbiano un lavoro onesto. Questa idea è presente nell'immaginario collettivo dei romeni e, pur se stereotipata, è indicativa di alcune particolarità della condizione attuale degli zingari.

    La diffusa percezione negativa degli zingari "romanizzati" è dovuta alla loro attuale condizione economica e sociale, estremamente misera e difficile: la maggior parte di loro è stata infatti proletarizzata durante il regime comunista senza però avere una formazione che potesse garantire delle qualifiche professionali.

    Di conseguenza questa manodopera non-specializzata subisce ora un'esclusione economica legata all'incapacità di adeguarsi alle nuove tecnologie e alle evoluzioni dell'economia di mercato. Il miglioramento delle loro condizioni è ostacolato anche dalle discriminazioni che subiscono, dalla disgregazione dei legami comunitari e dalla perdita dei riferimenti culturali tradizionali, causata dall'assimilazione rapida e forzata.

    In genere questi zingari soffrono di un senso di inferiorità rispetto ai non-zingari ed hanno assorbito le concezioni negative che la popolazione romena ha nei loro confronti, arrivando a disprezzare e a rifiutare la loro stessa cultura, senza però avere reali possibilità di accesso a quella della società maggioritaria.

    Diversa, per certi aspetti, è la situazione degli zingari tradizionali, che hanno mantenuto durante il periodo comunista fino ai giorni nostri un intenso legame comunitario e le tradizioni sociali e lavorative: la famiglia è rimasta il nucleo fondamentale in cui gli individui crescono, educati ai valori e alle usanze del gruppo e le attività artigianali tradizionali sono state mantenute e tramandate di padre in figlio.

    È interessante il fatto che molte di queste comunità non sono rimaste rigidamente legate ai metodi lavorativi tradizionali, ma hanno saputo rinnovare le loro abilità ed adattarle all'economia di mercato, scegliendo però in autonomia le strategie economiche e cercando di non tradire i valori tradizionali. Ad esempio, secondo la tradizione uno zingaro "vero" non deve svolgere un lavoro salariato, ma un lavoro indipendente e possibilmente avere come collaboratori gli uomini della sua stessa comunità: per questo molti zingari "tradizionali" si sono impegnati nel commercio, creando un'organizzazione comunitaria più o meno complessa e dando vita a vari sistemi commerciali.

    Un esempio è il mercato "Aurora" di Timişoara: all'entrata si viene accolti da zingari, donne generalmente, che cercano di persuadere ad acquistare profumi di grandi marche, ovviamente contraffatti. La prima zona del mercato è riservata ai commercianti romeni, mentre nell'area successiva si incontrano degli zingari in abito tradizionale che gestiscono banchi di vestiti usati: la differenza con l'area precedente è stridente, l'atmosfera qui è più frizzante, accesa dai colori dei mucchi di vestiti, dai chiacchiericci delle donne, dai bambini che corrono da tutte le parti.

    La maggior parte di questi zingari sono "Gabori", appartenenti cioè ad un gruppo che tradizionalmente lavorava il ferro per la costruzione di grondaie e che ora si dedica prevalentemente al commercio, organizzato all'interno della comunità in tutte le sue fasi. Sono gli uomini Gabor infatti che vanno all'estero varie volte all'anno, in Belgio, in Austria, in Germania e in Italia per recuperare la merce da rivendere alle famiglie di grossisti di Timişoara che a loro volta riforniscono le famiglie che lavorano al mercato "Aurora".

    Il gruppo Gabor di Timişoara è un esempio di comunità che ha mantenuto un legame cooperativo tra le famiglie molto forte e ha riadattato le proprie risorse ed abilità al nuovo contesto economico: è interessante notare il fatto che chi, tra i Gabori di Timişoara, partecipa a questa organizzazione di commercio di vestiti gode di un certo benessere economico.

    Si tratta inoltre di un gruppo che mantiene dei valori e delle usanze tradizionali anche in ambito familiare: lo si può facilmente intuire dalle regole vigenti per le donne, che devono sottostare al volere prima del padre e poi del marito e che hanno come ruolo principale quello di madre e poi di suocera.

    I matrimoni stabiliscono dei rapporti di alleanza tra le due famiglie, spesso dello stesso rango sociale, e sono combinati dai genitori quando le ragazze sono ancora molto giovani, cioè a partire dai 12 anni. I Gabori sono quindi un gruppo tradizionale ed endogamico che ha rigidamente regolato i contatti con la cultura romena: gli uomini limitano all'ambito lavorativo i rapporti con l'esterno, le donne non possono avere relazioni di nessun tipo con uomini non-gabor, i bambini frequentano solo le prime classi della scuola elementare.

    I membri di questa comunità spiegano il loro volontario isolamento dicendo che non vogliono subire discriminazioni nel lavoro e nella scuola romena e che vogliono mantenere le usanze tradizionali perché sono necessarie al mantenimento della comunità, che è il punto di riferimento di ogni individuo. Dicono anche di voler continuare il lavoro nel commercio, perché permette di ottenere un certo benessere economico e di avere un rapporto con i romeni equo e paritario. Temono il momento in cui la Romania entrerà a pieno titolo in Europa, perché presumono, probabilmente a ragione, che le normative europee impediranno loro di lavorare e vivere con le modalità attuali.

    Sicuramente i cambiamenti saranno numerosi e profondi e i Gabori dovranno riuscire a mantenere unita la loro comunità quando la scolarizzazione sarà veramente obbligatoria, i matrimoni tra minorenni sanzionati più severamente e il commercio più rigidamente regolamentato. D'altra parte, la Romania, assieme all'Europa, dovrebbe trovare dei modi per riconoscere e rispettare maggiormente le esigenze di minoranze come quella degli zingari, che hanno bisogno di vivere, studiare e lavorare in libertà e con dignità.
    http://www.osservatoriobalcani.org/a...ew/6655/1/148/

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da liano Visualizza Messaggio
    non ho vissuto ai tempi di hitler(nemmeno tu,peraltro)ma la storia ci ha trasmesso un quadro molto simile a quello di oggi.
    certo che chi delinque deve andare in galera.ma questo cosa c'entra sulla criminalizzazione di un popolo e le bombe molotov?
    la tua difesa d'ufficio dei neo nazisti fa acqua da tutte le parti
    ma quale difesa del neonazista, leggiti l'articolo sotto e capisci unpo come vivono

  9. #19
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    Citazione Originariamente Scritto da trenta81 Visualizza Messaggio
    Rom in Romania: tra tradizione e rumenizzazione

    Gli Zingari in Romania costituiscono circa il 2,46%
    (dati relativi al censimento della popolazione del 2002) della popolazione e sono organizzati in varie comunità, ciascuna con un proprio nome che normalmente fa riferimento all'attività lavorativa tradizionale:
    .................................................. .............................
    cosa c'entra questo con la criminalizzazione di un popolo,le bombe molotov ed il progrom?

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da trenta81 Visualizza Messaggio
    ma quale difesa del neonazista, leggiti l'articolo sotto e capisci unpo come vivono
    ancora devi spiuegaRMI COSA C'ENTRA QUESTO CON LA GENERALIZZAZIONE E LE BOMBE MOLOTOV

 

 
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