Roma, 16 maggio (Velino) - Quelli “rossi” hanno detto la loro ieri. Davanti alla possibilità di chiusura, paventata due giorni fa dal sindaco Alemanno, i centri sociali che fanno capo all’area della sinistra antagonista nel corso di un’assemblea comune hanno deciso la linea da tenere: un patto di reciproco soccorso in caso di sgomberi e, sul piano mediatico, una manifestazione unitaria il 14 giugno sul tema dell’emergenza abitativa e un festival con musica, dibattiti e convegni per mostrare il carattere culturale degli spazi autogestiti. Ma che cosa dicono i centri sociali “neri” (le cosiddette “occupazioni non conformi”, onc) che fanno capo alla destra radicale capitolina di una simile eventualità? “Non credo che Alemanno sia così miope da vedere nei centri sociali un problema e abbia davvero intenzione di sgomberarli”, afferma Gianluca Iannone, padre delle onc e della più celebre “occupazione a scopo abitativo” di Roma, Casapound. “Il vero problema in questa città è quello della casa, legato all’influenza della lobby del mattone. Credo quindi che quello agitato in questi giorni da sinistra sia uno spauracchio per ricompattare un movimento più che un vero rischio”.

Attualmente sono cinque le occupazioni “nere” nella Capitale, tutte riconducibili a Fiamma tricolore e alla sua organizzazione giovanile Blocco studentesco: Casapound all’Esquilino, la palestra popolare Primo Carnera, il circolo futurista di Casalbertone, Casa d’Italia Prati e, ultima in ordine di tempo, Area 19, occupata meno di un mese fa alla Farnesina. L’unica al riparo dai rischi di sgombero è il Foro 753, a Boccea, che peraltro politicamente fa riferimento ad Alleanza nazionale, dal momento che vede riuniti i giovani di Azione Giovani e della destra sociale, corrente da cui proviene lo stesso sindaco Alemanno. Quella del Foro 753 è infatti un’assegnazione del Comune di Roma (promotore, l’ex sindaco Walter Veltroni) dopo lo sgombero del 2005 imposto nel vecchio spazio di via Capo d’Africa, dove il Campidoglio voleva realizzare il museo della memoria della Shoah. Ma una certa “tranquillità” rispetto alle parole del sindaco Alemanno arriva anche da Casa Italia Prati, in via Valadier, dove in uno stabile della Siae occupato a giugno 2007 abitano una trentina di famiglie (rigorosamente italiane) in emergenza abitativa. Negli ultimi mesi la proprietà aveva esercitato pressioni per rientrare in possesso del palazzo e farne un museo della musica, ma la vertenza è tuttora in una situazione di stallo. “Non dico che siamo tranquilli – afferma Giuliano Castellino, responsabile dell’occupazione e segretario romano della Fiamma tricolore – ma sentiamo di poter regolarizzare la nostra posizione con l’amministrazione comunale. Il nostro scopo d’altronde è collaborare a livello cittadino con questa giunta e a livello nazionale col nuovo governo”. D’altronde due anni fa (era il 28 aprile 2006) era stato l’attuale sindaco Alemanno, all’epoca presidente della federazione romana di An, a schierarsi contro l’evacuazione di “Casa Pound 2”, al rione Monti. In quell’occasione Alemanno condannò il provvedimento definendolo “l’ennesimo sgombero di un’occupazione non omologata, perché orientata a destra”.

(Paolo Fantauzzi) 16 maggio 2008 165


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