ROMA — Lavorano anche di notte, senza casco, senza protezioni. Scivolando da lassù, secondo piano, ovviamente si può morire. Gli operai lo sanno, i datori di lavoro lo sanno. Lo sanno tutti. Ma nessuno evidentemente controlla. Scenario — fotografato a più riprese da martedì notte e fino al pomeriggio di ieri — un cantiere di lavori in corso. Non uno qualunque, però, è un cantiere simbolo in un palazzo simbolo. Un cantiere con tanto di impalcature in tubi innocenti allestito su una facciata di Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sede del governo. Esterno notte, 23.45 di martedì scorso: gli operai sono tre, entrano ed escono da una finestra di quel secondo piano, un piano più alto della norma trattandosi di palazzo nobiliare. Scaricano materiali, carrucole e travi che salgono e scendono con l'aiuto di mezzi meccanici. I caschi ci sarebbero, quelli gialli d'ordinanza previsti dalle normative. Ma restano appesi ai tubi, inutilizzati. Stessa scena, stessi protagonisti, anche mercoledì e ieri. Tornando di giorno, si pensa che le disattenzioni non ci siano più e i rischi siano evitati. Non fosse per altro che quel tratto di strada, via dell'Impresa, sul retro di Palazzo Chigi, è uno dei punti più controllati d'Italia. Da lì entrano ed escono le macchine del premier e dei ministri. Da lì ieri è uscito Berlusconi, in auto. Il premier ha abbassato il finestrino e fatto una battuta ai giornalisti: «Ho dato disposizione a tutti i ministri — ha detto sorridendo — di non rilasciare dichiarazioni in strada». Dunque?, gli chiedono. «Dunque dovete cambiare mestiere», ha scherzato il premier. Poco prima di lui, da quello stesso ingresso era uscita anche l'auto con a bordo il leader del Pd Walter Veltroni, lì per incontrare il capo del governo.
Il su e giù di travi, il gettito di materiali e quegli operai senza casco né cintura erano sopra le loro teste, poco distanti, di lato, pochi metri dal viavai di gente, funzionari, telecamere, forze dell'ordine. Un cantiere irregolare nella sede del governo (esistono tristi precedenti in altri palazzi del potere, a Montecitorio per esempio, dove nel 2005 un operaio al lavoro sulla facciata della Camera dei Deputati precipitò dall'impalcatura causandosi fratture in tutto il corpo) non è comunque l'unico dato sorprendente. Ieri infatti, sulla stessa facciata posteriore di Palazzo Chigi si notavano anche, appena coperti da una barriera di siepi di alloro in vaso, cassonetti stracolmi di materiale cartaceo — centinaia di faldoni, cartelline, testi di e-mail con dicitura «priorità alta, riservato», appunti autografi di dirigenti e consiglieri politici — tutto gettato via alla rinfusa e in gran parte finito in terra.
Avvicinarsi per capire di cosa si tratta è un gioco: tutto materiale prodotto dagli uffici della Presidenza del Consiglio, ultimo governo Prodi (qualcosa anche di governi precedenti), accantonato con il recente cambio di esecutivo. Pescando a caso, una cartellina piena di fogli e con scritta a pennarello rosso involontariamente comica sul frontespizio: «Ddl Nicolais (ex ministro per l'Innovazione, ndr), modernizzazione pubblica amministrazione». Edoardo Sassi
17 maggio 2008