NON CI SONO PIU I KINDER DI UNA VOLTA
Rivogliamo i kinder ariani.
si ma prova a leggere il manifesto... poi dimmi...
Una scelta semplice per tutte le mamme.
i devastanti effetti del mondialismo...
Parla Gunter Euringer, per 37 anni sulle confezioni delle barrette
Il ricordo della seduta fotografica nel '68, compenso 300 marchi
Il bambino Kinder "pensionato"
"E' stata una parte della mia vita"
E' stato sostituito da un sorridente ragazzino di Bologna
La Ferrero travolta dalle critiche: "E' per dare modernità"
di LUIGI BOLOGNINI
Gunter Euringer al lavoro
HA SORRISO ai bambini italiani e di mezzo mondo negli ultimi 37 anni. Adesso Günter Euringer non sorride più. Il bambino del Kinder Cioccolato, le classicissime barrette al latte della Ferrero, è cambiato: l'azienda di Alba ha ridisegnato la confezione e ha cambiato il volto. Addio al caschetto anni Settanta (anzi prima: la foto è del 1968), addio a quella camicina a righe bianco-rosse un po' fanè, addio agli occhioni blu, addio al faccino pulito da cocco di mamma: adesso c'è un ragazzino di Bologna dal viso pienotto, la polo arancione e il sorriso un po' da castoro.
Risultato, una mezza rivolta su internet, con la Ferrero bombardata di email (alle quali ha risposto parlando di "volontà di conferire una maggiore dinamicità e modernità alla confezione"), dibattiti e un trafficatissimo blog messo in piedi da due adolescenti campani (www.bambinokinder.splinder.com). E con il bambino che fu che esce allo scoperto ("E' un caso se lo faccio adesso, davvero: semplicemente, sento che finalmente c'è sufficiente distanza tra quel bambino e me. Una distanza interiore, intendo") e pubblica una sua autobiografia, Das kind der schokolade. In tedesco, perché Günter Euringer è uno splendido 42enne di Monaco. E nella vita fa il cameraman, con uno studio nella capitale della Baviera e molti lavori televisivi, dall'Ispettore Derrick agli spot pubblicitari.
La scelta della ditta della Nutella non lo ha reso troppo felice: "La Ferrero può fare come crede, ovviamente, ma io spero di resistere ancora a lungo su quelle scatole. Il Bambino Kinder è stato parte della mia vita. e questo libro ho deciso di scriverlo quando ho visto durante un viaggio all'estero che il mio viso era stato rimpiazzato da quello di due bambini. Ho capito d'improvviso quanto tutto questo avesse contato per me, anche se avevo sempre fatto finta di no".
Euringer non ha gran bei ricordi della sua vita da testimonial: "A parte che i dolci non sono mai stati una mia passione, e il Kinder Cioccolato è entrato in casa mia di rado, portato da qualcun altro, io della celebrità sono stato orgoglioso solo all'inizio, per scherzare con i miei compagni di scuola, poi basta. Mi faceva sorridere quando qualche cassiere di drogheria mi riconosceva. Poi per fortuna sono cresciuto e cambiato. I miei mi hanno educato a essere modesto e discreto, alla mia privacy ci tengo".
E solo gli amici d'infanzia sapevano la verità, lui non l'aveva mai raccontata a nessuno, neppure alla moglie Evi né ai figli Johannes e Florian. Si era fatto una propria vita normalissima, che ha compreso vari mestieri, dall'autista al commesso viaggiatore, dal tecnico delle luci appunto al cameraman. E anche un tumore, dieci anni fa. Curato e vinto: "Ho sempre avuto fortuna, nella mia vita. E la malattia mi ha reso anche un po' più saggio", dice sorridendo dello stesso sorriso che ha convinto i bambini di tutto il mondo per decenni.
E' stata anche questa seconda vita che gli è stata regalata dal destino a convincerlo a raccontare la prima. Cioè quella seduta fotografica a cui la madre, che lavorava nella pubblicità, lo portò perché tutti dicevano che era un bambino bellissimo ("cosa che odiavo: mi davano del bambolotto, mi dicevano che avevo le ciglia lunghe e io me le tagliavo"). Una seduta quasi traumatica: "Mi facevano in continuazione sorridere, e mentre lo facevo tra me e me insultavo più pesantemente che potevo il fotografo. E' la prima cosa a cui pensavo sempre quando mi rivedevo sulle confezioni Kinder".
Il compenso, 300 marchi tedeschi: "Tutti pensano che sia diventato ricco. E in effetti lo ero, quei soldini alla mia età non erano pochi. Mia madre me li mise in banca fino alla maggior età, ma li usai per pagare delle multe prese in motorino. Avrei potuto chiedere che mi fossero riconosciuti tutti i diritti sull'immagine, ma non mi importava".
In questi 37 anni, in realtà, Günter è cambiato non solo di persona, ma anche in quella foto: "L'hanno ritoccata quasi ogni anno, in realtà. Cose davvero minime, ma percepibili. Anzi, era un gioco per me al supermercato vedere se trovavo nuovi cambiamenti. La mia palpebra destra è stata un po' sollevata, i capelli ritinti, le labbra arrossate, e il sorriso è diventato sempre più bianco. Ma ero sempre io. A parte le orecchie: il caschetto me le copriva del tutto, così aggiunsero quelle di un altro, al computer".
E così, pian piano, il Kinderkind, è scomparso, lasciando spazio a un uomo come tanti altri, che neppure rispondeva agli appelli di tv, radio e giornali che avrebbero voluto intervistare uno dei testimonial più longevi della storia. Un silenzio che ha alimentato leggende metropolitane: che fosse diventato drogato, oppure obeso per il troppo cioccolato. O addirittura che fosse Thomas Orner, popolarissimo volto televisivo tedesco, giornalista e presentatore, in pratica il Michele Cucuzza della Zdf, che non ne poteva più di smentire. La Guardia di Finanza tedesca lo voleva tassare per i diritti su quelle foto. Ma ora il libro di Euringer ha dato serenità anzitutto a lui.
(10 ottobre 2005)
Avete visto la pubblicità della Nutella con una o due cinesi (non ricordo) che parla con la cadenza siciliana?
Tema ricorrente quello dell'integrazione...