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  1. #121
    Cetnico99
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  2. #122
    Cetnico99
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    Predefinito Stragi croate a danno di migliaia di civili Serbi

    "Così avvennero le stragi di Gospic"
    Testimonianze sugli orrori commessi negli anni della "caccia al serbo" in Croazia


    GIACOMO SCOTTI-ZAGABRIA


    Giacomo Scotti

    Sul "caso Gospic", come i giornali croati eufemisticamente definiscono lestragi di civili serbi avvenute in quella città e dintorninell'autunno del 1991 (un "caso" sul quale in questi giorni indagano gli inquirenti della procura generale del Tribunale dell'Aja, che hanno già individuato alcune fosse comuni) abbiamo raccolto la testimonianza di Martin Jendrasic , colonnello in congedo dell'esercito croato, all'epoca dei massacri vicecomandante della Zona operativa di Karlovac-Gospic e ivi responsabile dei servizi di informazione. I miliziani della cosiddetta polizia militare del raccogliticcio esercito creato da Tudjman nel 1990-'91, mobilitando perfino criminali di guerra liberati dalle patrie galere e fuoriusciti ustascia fatti rientrare dall'estero, "andavano a caccia dei serbi in ogni angolo della città di Gospic" (ma lo fecero anche a Sisak e Zara): "li tiravano giù dal letto e dai rifugi antiaerei nel cuore della notte - ricorda Jendrasic – li caricavano su camion e li portavano alla fucilazione; una settantina furono liquidati in un bosco presso Perusic".
    Martin Jendrasic rievoca episodi risalenti alla fine del 1991, quando, in novembre, fu mandato a Gospic "per vedere che cosa stava accadendo, vista l'inesistenza di comunicazioni con la brigata 118 del generale Mirko Norac ". Nella sua missione esplorativa il colonnello sostò a Otocac e poi a Senj, dove il comandante del gruppo operativo per la Lika, Pero Cavar , lo sconsigliò di metter piede a Gospic: "non ne uscirai vivo". A Gospic raccolse altre informazioni, dallo stesso comando della polizia civile della città, sui miliziani della "polizia militare" e la loro caccia ai civili serbi; poi, evitando gli uomini del generale Norac, ritornò a Karlovac e fece rapporto al comandante della zona operativa: "La 118 brigata operante nella zona di Gospic non può essere considerata parte dell'esercito croato, ma una vera e propria Legione straniera formata da criminali". Quell'unità, sostenne Jendrasic, non dipendeva dal Comando supremo, né dal Comando di zona, ma era collegata unicamente e direttamente con il ministro della difesa, Gojko Susak , ex fuoriuscito ustascia rientrato dal Canada e divenuto braccio destro di Tudjman.


    Susak & Perkovic

    Il colonnello Jendrasic spedì il suo rapporto anche al capo della Direzione dei servizi segreti (Sis) e al generale di brigata Josip Perkovic presso il ministero della Difesa - uno dei pochi alti ufficiali dei "servizi" di Tito rimasti attivi. Tre giorni dopo vennero a interrogarlo tre generali-ispettori dell'esercito mandati dal Sis da Zagabria. A gennaio '92, infine, il capo di stato maggiore dell'esercito croato ed ex generale dell'Armata jugoslava Martin Spegelj , accertata l'esattezza delle informazioni raccolte da Jendrasic, le consegnò personalmente a Tudjman. "Ora tutti sapevano delle stragi, ma nessuno intervenne. Anzi, fu fatta cessare qualsiasi ulteriore indagine", commenta il colonnello. Che tornò a Gospic di propria iniziativa e venne a trovarsi faccia a faccia col generale Mirko Norac, "occhi negli occhi con un criminale di guerra". Tutto veniva organizzato e posto in atto nella caserma di Gospic dove, fra le altre unità, erano sistemati gli uomini del Hos ("Forze di liberazione croata", ovvero milizie ustascia costituitesi come esercito parallelo). A un certo punto, avendo notato un soldato che vomitava uscendo dai bagni della caserma, Jendrasic si insospettì, entrò in quei locali e oggi racconta: "vidi tre civili inginocchiati sul pavimento davanti ad altrettanti miliziani del Hos che gli ordinavano di pulirgli gli stivali con la lingua, e via via che quei disgraziati si chinavano per leccare gli stivali, ricevevano un calcio in bocca. Erano come pupazzi rotti, corpi sanguinanti".
    Uscito fuori, incontra il comandante dell'Hos, "tale V.R., un signore che tuttora vive a Zagabria", e gli dice che in quel momento i suoi uomini stanno commettendo un crimine di guerra: "tornai quindi dal generale Norac e gli riferii quanto avevo appena visto; disse che non ne sapeva niente, ma non si mosse. Poi, nel cortile, incontrai Zdenko Bando , comandante di plotone della polizia militare, e lo interrogai".
    Banko conferma che sono stati i suoi uomini a dare la caccia ai serbi e a caricarli sui camion - per ordine di Tihomir Oreskovic (allora comandante della guarnigione militare di Gospic, ndr ) e del generale Norac. E dice che i civili servono per uno scambio con soldati croati catturati dai serbi.
    "Purtroppo - lo smentii - non è così: sono stati portati nel bosco e liquidati. Nell'udire quella tremenda verità, Bando mi parve veramente scioccato. Era una persona onesta e cercai di tirarlo fuori da quell'inferno".


    Nikola Stedul

    Zdenko Bando fu poi tra i primi dopo la fine della guerra nel 1995, insieme a Milan Levar, a rivelare all'opinione pubblica le stragi di Gospic, subendo perciò persecuzioni e attentati negli ultimi cinque anni del regime di Tudjman. Oggi, insieme a un altro testimone del Tribunale internazionale dell'Aja, e sotto la sua protezione, si trova al sicuro in Germania. Ma allora, già all'inizio del '92, subito dopo il colloquio con il colonnello Jendrsic, Bando fu preso e portato per ordine di Norac nel carcere di Senj. Riuscì a evadere e raggiunta Zagabria, fu messo al sicuro dal colonnello Jendrasic che, a sua volta, non poté rimanere a lungo nell'esercito e nei servizi segreti, ma fu "costretto a congedarsi e a tenere la bocca cucita".
    Fino a oggi questa è la prima confessione in pubblico del colonnello Jendrasic, che denuncia: "Tutti i fili, nei bagni di sangue del 1991, li tirava Tihomir Oreskovic col totale appoggio politico dei gruppi estremisti ustascia appena rimpatriati, raccolti intorno all'Hdp (Movimento per lo Stato croato) sotto la guida di Nikola Stedul". Questi è un personaggio tuttora molto influente in Croazia, spesso presente sulla stampa con articoli di esaltazione dell'ustascismo.
    STRAGI/DOCUMENTO
    "Mandanti croati e Usa"
    Milan Levar, croato, ex combattente ed ufficiale a Gospic, testimone di alcune stragi, già interrogato dagli inquirenti del Tribunale internazionale dell'Aja, in un'intervista al Novi List di Fiume del 14 aprile, ha indicato nel colonnello Oreskovic e nel generale Norac i principali mandanti ed esecutori delle stragi compiute nella Lika, nell'autunno 1991, aggiungendo: "Non furono liquidati solo civili serbi ritenuti pericolosi, ma anche numerosi croati 'poco affidabili'. Le fosse comuni di Gospic non si trovano solo a Obradovic Varos, ma sono sparse un po' ovunque. Non posso dire la cifra esatta delle persone liquidate, ma ritengo che si tratti come minimo di alcune centinaia".


    Perry & Susak

    Per Levar, vi sono altri croati disposti a testimoniare al tribunale dell'Aja, nonostante le minacce di morte che ricevono dagli estremisti di destra. Tacciono invece i funzionari statali, già al servizio di Tudjman e lasciati al loro posto dal nuovo governo. "Personalmente so, perché ci ho lavorato, che i servizi segreti croati hanno esatte informazioni su chi, come, quando e dove fu coinvolto nelle stragi, i nomi di chi le ordinò e quelli delle vittime. E' strano che anche dopo la fine di Tudjman quei servizi continuino a tacere". L'attuale presidente dei veterani di guerra di Gospic, Ivica Cacic - dice Levar - "all'epoca guidava l'automezzo sul quale venivano portati via da Karlobag i serbi da liquidare e che vennero liquidati sul Velebit". Testimoni delle stragi furono pure Mira Jurjevic, Pavle Rukavina e Ivan Dasovic, attualmente presidente del tribunale di Gospic la prima, presidente della Procura di stato il secondo e capo della polizia della regione Lika-Senj il terzo. "Sotto i loro piedi e davanti ai loro occhi furono seppellite le vittime, essi sanno con precisione chi le uccise, furono presenti alle esecuzioni..." "Ma la responsabilità dell'occultamento dei massacri - continua Levar - risale ai massimi vertici dello stato, dove qualcuno fu anche il mandante delle stragi" a Gospic, Karlobag, a Sisak e altrove. "Costui fu Gojko Susak, amico di William Perry , l'americano che si servì di lui per telecomandare le cose in Croazia. Fu Susak a spingere i suoi commessi a compiere i massacri. Gojko Susak era un comune fuoriuscito ustascia che divenne quel che divenne (ministro della guerra di Tudjman per l'annessione dell'Erzegovina ndr) perché ebbe l'aiuto dei francescani erzegovesi e dei signori dei servizi segreti americani".



    30. 08. 2000.

    Un testimone di troppo Milan Levar era un accusatore fondamentale nelle indagini del tribunale dell'Aja sulle stragi nella Croazia di Franjo Tudjman ai danni della minoranza serba: aveva fornito prove e indicato i mandanti. E' stato assassinato con una bomba, lunedì scorso


    GIACOMO SCOTTI- ZAGABRIA


    All'epoca del regime di Tudjman fu più volte "avvertito": prima cacciato dall'esercito, poi perseguitato in vari modi, e l'anno scorso gli fu infine quasi distrutta la casa con il lancio di alcune granate. Con il governo democratico di Racan ha perso invece la vita, dilaniato dall'esplosione di un ordigno posto dai soliti ignoti nel cortile della sua casa a Gospic. Ha così chiuso la sua vicenda umana Milan Levar, testimone del Tribunale internazionale dell'Aja che aveva avuto il coraggio - uno dei rarissimi in Croazia - di denunciare prima all'opinione pubblica e poi ai giudici istruttori dell'Icty i crimini compiuti nell'autunno del 1991 a Gospic, il "buco nero" della Croazia, da bande terroristiche del partito di Tudjman che formarono poi i reparti "speciali" del nuovo esercito croato addetti alla pulizia etnica in varie regioni del paese. In qualità di sottufficiale, Levar era stato testimone diretto di alcune stragi. Su questo stesso giornale abbiamo più volte riportato le sue rivelazioni.
    L'esplosione che ha ucciso Milan Levar è avvenuta alle 15.45 di lunedì. Si è saputo soltanto che l'ordigno, insieme all'uomo, ha squarciato un'automobile che Levar stava riparando nel cortile dove aveva una officina automeccanica. Pur trovandosi poco distanti, sono rimasti illesi il figlio dodicenne di Levar e il suo cane.
    Il giudice istruttore al quale sono state affidate le indagini sull'attentato, Rukavina, fu uno dei perni del regime tudjmaniano, lo stesso che ha sistematicamente ignorato ogni richiesta di far luce sui crimini di guerra compiuti nella zona, dove gli inquirenti del Tribunale internazionale hanno rinvenuto recentemente alcune fosse comuni contenenti le ossa di una parte delle vittime dei massacri. Era stato Levar ad indirizzare gli inquirenti dell'Icty verso quelle fosse e a fare i nomi del colonnello Tihomir Oreskovic e del generale Mirko Norac(tuttora vivi, vegeti e attivi in Croazia) come mandanti e in certi casi esecutori. Con le sue rivelazioni Levar aveva puntato il dito anche su personaggi molto, molto in alto: il defunto ministro della difesa Gojko Susak, braccio destro di Tudjman e capo dell'ala neoustascia in seno al partito-regime del tempo.
    Per tutti questi motivi Levar aveva nemici potenti e ancora in grado di agire indisturbati.
    Insieme a Sisak, Karlobag, Zora, Karlovac, Pakrac ed altri luoghi in cui furono compiuti i primi massacri della guerra civile in Croazia nello scorcio del 1991 ed all'inizio del 1992 ad opera degli "specialisti" di Tudjman, Gospic è il "buco nero" di questo paese; vi predominano i neofascisti e vi regna l'omertà filomafiosa. La maggior parte della popolazione, dopo la cacciata di circa cinquemila serbi dai quartieri orientali della città, è stata costretta per anni a tacere fino a divenire corresponsabile dei massacri compiuti a fini "patriottici" per la croatizzazione della città e della Croazia. Pertanto considerava Milan Levar un "traditore nazionale" per la sua collaborazione con il Tribunale dell'Aja. L'uomo era dunque continuamente sottoposto a pressioni, intimidazioni e attentati di "avvertimento". Due anni prima del lancio di granate contro la sua casa, nel 1996, la sua auto uscì fuori strada in circostanze misteriose finendo in un burrone; l'uomo ne uscì con contusioni e leggere ferite.
    Nonostante ciò, Levar continuò a sfidare coraggiosamente i suoi persecutori affermando che "i criminali, anche quelli di parte croata, devono essere processati se si vuole evitare che il paese e il popolo finiscano per essere identificati con determinati gruppi criminali". Evidentemente, però, i gruppi criminali sono ancora forti e si sentono al sicuro.
    Non è un caso se l'assassinio di Levar avviene in questi giorni. Il momento è caratterizzato da un forte revival di neofascismo che impunemente sfida il nuovo governo democratico. Un governo debole, purtroppo, e troppo accondiscendente. Proprio due giorni addietro l'estrema destra nazi-ustascia croata, con alla testa Zvonimir Trusic , il fondatore del "Movimento per la verità e la giustizia" che riunisce una ventina di gruppuscoli neonazisti e di camice nere, ha avuto l'ardire, con l'autorizzazione del competente ministero, di fondare un "Comitato croato di Helsinki per la tutela dei diritti umani" (Hho) esattamente identico, nella sola denominazione però, alla già esistente organizzazione democratica che da anni si batte contro la pulizia etnica, denuncia i crimini di guerra ed altri, e lotta contro il neoustascismo in Croazia.
    Con la registrazione del Comitato Hho degli ustascia, il governo ha praticamente messo fuori legge il vero Comitato croato di Helsinki.
    Sintomatico è pure il fatto che, a un giorno dall'uccisione di Levar, tutti gli esponenti dell'Hdz ai quali è stato chiesto un commento hanno respinto il "tentativo di politicizzare" l'accaduto. Nulla hanno voluto dichiarare neppure il sindaco della città ed i leader dei partiti al governo presenti sul territorio della Lika di cui Gospic è il capoluogo. Ha fatto eccezione Josip Manolic , ex capo dei servizi segreti e primo ministro nel primo governo di Tudjman, da diversi anni alla testa di un partito democratico nato dalla scissione dell'Hdz.
    Da anni Manolic punta il dito sul "cancro" di Gospic, per cui venne a conflitto con il "supremo" Tudjman. La responsabilità morale dell'assassinio di Milan Levar, secondo Manolic, "ricade su coloro che negli ultimi sette mesi si sono dimostrati inetti e inefficaci nel governare". Ha aggiunto: "Se in sette mesi non hanno mosso un dito per portare alla sbarra gli uomini contro i quali Levar ha lanciato più volte le sue accuse e dei cui crimini da anni esistono documenti e testimoni, questi governanti non sono degni di stare al governo". La coalizione democratica al governo, secondo Manolic, ha fin troppo tentennato e non è ancora riuscita a creare quello Stato di diritto che Tudjman distrusse per instaurare un regime mafioso. Alla domanda "Chi ha ucciso Levar?", Manolic ha risposto: "Coloro i quali sono stati da lui accusati di essere criminali di guerra, è chiaro!".
    Sull'argomento è attesa una reazione anche da parte dei Paesi alle cui ambasciate a Zagabria, e ci riferiamo alle maggiori potenze militari e industriali, compresa l'Italia, Milan Levar consegnò la propria testimonianza sui crimini di guerra e con i cui ambasciatori mantenne soventi contatti, come rivelava ieri il quotidiano di Fiume Novi List .
    STRAGI
    I reparti "speciali" di Tujman a Gospic
    Come questo giornale ebbe a riferire in diverse occasioni negli scorsi anni ed anche nella primavera di questo, tra l'agosto 1991 e il febbraio 1992 Gospic (e il circostante territorio della Lika) fu teatro di orrendi massacri di civili di etnia serba da parte di reparti "speciali" dell'appena nascente esercito croato di Tudjman. Secondo i dati finora raccolti, i civili trucidati nella sola Gospic furono più di cento. Di 63 vittime dell'eccidio esiste anche un elenco nominativo, che fu inviato a Tudjman nell'ottobre '91 perché facesse cessare il bagno di sangue. Invece gli eccidi continuarono. Secondo uno dei leader della minoranza serba rimasta in Croazia, il prof. Milorad Pupovac , "nel periodo fra l'autunno '91 e la primavera '92, nelle varie città croate furono massacrati 700 civili di etnia serba", compresi bambini e adolescenti. Un altro leader serbo cittadino croato, il deputato al parlamento di Zagabria Milan Djukic , dice invece che "solo nelle città furono liquidati più di 3.000 serbi".
    Aggiungendo i massacri compiuti nei villaggi, sempre secondo l'onorevole, si arriva alla cifra di 5.673 civili serbi ammazzati. Nella sola città di Sisak "sparirono per sempre oltre 500 persone".
    TESTIMONIANZE
    "Levar mi ha detto: ci sono delle fotografie"
    Sul caso Levar ha rilasciato alcune dichiarazioni importanti il giornalista Zeljko Peratovic del settimanale zagabrese Fokus, uno dei pochi reporter croati che hanno seguito da vicino la faccenda degli eccidi di Gospic e di altri anche ai tempi di Tudjman, per cui ha subito - e continua a subire - pressioni e minacce. Con Levar ha avuto un lungo colloquio telefonico poche ore prima che l'uomo venisse dilaniato dall'ordigno. "Diceva di essere soddisfatto per come si stava sviluppando la situazione. Abbiamo parlato delle stragi di Gospic e poi dei massacri compiuti dall'esercito croato nella Sacca di Medak nel 1993. Di questo massacro si sta interessando Carla Del Ponte , capo della Procura del Tribunale dell'Aja. Levar mi ha detto che esistono fotografie sulle quali si vedono il generale Janko Bobetkoe il leader dell'Hdz Drago Krpina (ambedue in parlamento, ndr) accanto a un mucchio di cadaveri di civili e di prigionieri catturati e poi sterminati a Medak". Peratovic ha poi rivelato che, a causa di continue minacce, la sorella di un altro importante testimone croato del tribunale dell'Aja, Zdenko Ropac, si è gravemente ammalata.





    http://www.peratovic.net/levar/susak/susak.html



  3. #123
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  4. #124
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