Originariamente Scritto da
L'idraulico
La lotta all’immigrazione clandestina è giusta se è una guerra contro i nuovi schiavisti, contro coloro che speculano sulla disperazione della gente ed utilizzano gli invasori come un’arma contro gli stessi italiani, ricattati sul lavoro, indeboliti nelle loro conquiste sindacali, lasciati alla mercé delle regole del mercato ultraliberista. Va bene un argine per difendere la nostra cultura, le nostre tradizioni e la nostra stessa identità nazionale dal meticciato globale
Non ci piace, invece, la piega che rischia di prendere in Italia. Non vorremmo, insomma, che la lotta all’immigrazione clandestina si trasformi in una guerra tra poveri, giocata solamente sui temi della sicurezza e facendo passare tra le righe sentimenti razzisti o discriminazioni religiose. Tutto questo senza minimamente intaccare il traffico di mano d’opera che serve a portare profitti agli imprenditori spregiudicati che utilizzano i nuovi schiavi perché più convenienti e sindacalmente più malleabili degli italiani. Rinascita da sempre porta avanti dalle sue pagine una lotta contro tutti i razzismi e tutte le forme di sfruttamento e da sempre trova scellerata la posizione di quella sinistra cosiddetta radicale che in nome di un falso egualitarismo vuole spalancare le porte all’invasione tanto cara al mondialismo, così come Rinascita ha sempre contestato il razzismo becero di chi vuole cacciare lo straniero solo perché diverso per religione o colore della pelle, salvo poi magari utilizzarlo, con retribuzione ridotta e in nero, come domestico o come lavoratore a cui affidare i compiti più pericolosi e pesanti. Per questo oggi ci sentiamo liberi di alzare la voce contro il governo Zapatero che critica l’Italia, ma in casa propria fa anche peggio. E non capiamo perché Frattini abbia atteso parecchi giorni prima di dare una risposta, fin troppo educata, a Madrid. Per questo oggi chiediamo che la risposta all’immigrazione clandestina venga dallo Stato e non dalle ronde di improvvisati sceriffi. Ed ancor meno ci piacciono le ronde anti immigrati fatte da quegli stranieri appena regolarizzati che oggi smaniano per diventare i nuovi mazzieri del regime. La guerra tra immigrati appena arrivati e quelli di seconda generazione assomiglia tanto a quella che si consumò in Italia ai tempi del boom economico. Allora i più razzisti contro “i terroni” che cercavano di fuggire la fame del meridione cercando un lavoro nelle disumane catene di montaggio delle fabbriche del nord erano i falsi “padani”, arrivati solo qualche anno prima ma completamente compresi nella nuova, falsa, identità. Magari gli stessi che oggi rappresentano lo zoccolo duro del Carroccio. Le guerre tra poveri non hanno colore della pelle, sono guerre infami e basta, come quella che si sta consumando in questi giorni in Sud Africa. L’aparthaid è ormai un ricordo, i bianchi sono stati ormai emarginati dal potere e lo Stato africano è diventato simbolo di tolleranza e di società multietnica tanto da ospitare i prossimi campionati del mondo di calcio. Le township, dove una volta vivevano i negri sudafricani sono ora abitate dai tanti immigrati che arrivano dallo Zimbabwe, da Malawi, Mozambico e Somalia. Contro questi disperati si è scatenata la rabbia dei sudafricani. Al grido di “cacciamo gli stranieri” orde inferocite da giorni razziano i sobborghi di baracche alla periferia di Johannesburg uccidendo, bruciando vive o bastonando le loro vittime fino alla morte, stuprando le donne e dando alle fiamme le baracche. La povertà porta odio, la fame porta disperazione: bisogna distribuire meglio la ricchezza sul pianeta, non si può cercare la tranquillità dietro un muro, ma nemmeno con la forza oltre quel muro. Il vero razzismo è quello senza colore è quello dello sfruttamento.
Paolo Emiliani