Dopo i 5 anni del governo post fascista di Berlusconi & Soci, l'Italia è in condizioni di indebitamento spaventoso, e la povertà è il nuovo spettro che aleggia sul paese.
I lavoratori hanno perso ormai ogni diritto e garanzia; l'articolo 18 è stato cancellato, inps ed inail ridotti a semplici strutture paramediche, i contratti nazionali di categoria aboliti. Il tutto sotto lo slogan "per la libertà".
La Costituzione, con la complicità di Veltroni, è diventata carta straccia: il Senato ormai non ha più alcun potere, la Camera fa e disfa a suo piacimento, e un dirompente federalismo di stampo Lombardo ha lasciato il sud senza fondi per scuole e ospedali.
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dopo gli indebitamenti da capogiro e le leggi antidemocratiche che tuttavia continuano la loro opera, l'Europa ha deciso di scaricare il paese.
Nasce così l' "Euro Italiano", la valuta nazionale che corre da sola nei mercati di Wall Street, afflitta, inutile dirlo, da un'immensa spinta inflazionistica.
"Meglio" rassicurava il premier a reti unificate "Meglio se siamo fuori dall'Europa; non abbiamo bisogno dei loro bavagli e delle loro leggi liberticide".
Il popolo, lobotomizzato dai nuovi reality, applaude ed urla a quella finta libertà.
Arrivano le elezioni.
Berlusconi ha ormai 76 anni, e non ce la farebbe più a guidare il paese per altri 5 anni. Sempre dedito al culto dell'apparenza che tanto bene gli ha fatto negli anni in politica, decide di candidare a capo del suo partito il figlio Piersilvio, e conservare per lui il ruolo di eminenza grigia del pdl, che nel frattempo si è concesso un nuovo restyling: "Per la Libertà" è il nuovo nome.
Fini, da sempre indicato come delfino, rimane deluso del comportamento dell'alleato, e decide di distaccarsene. Bossi, molto malato, ha lasciato la vita vita politica, e spera di essere un papabile senatore a vita con la presidenza della repubblica di Berlusconi.
Alleanza Nazionale, nel tentativo di ingraziarsi la Lega, imbraccia il tema del seccessionismo tra nord e sud, e attira elettori con la scusa di volersi liberare della zavorra per tornare in Europa. Nasce quindi la coalizione "Ripartiamo dal Nord", candidata, ovvio, solo al settentrione.
Al centro, Casini, Tabacci e un rinato Mastella formano insieme una loro coalizione, il tanto atteso "Grande Centro".
Il PD è dilaniamo dalle fratture interne: la componente teodem migra nella formazione centrista, mentre D'Alema subentra a Veltroni, incamerando anche le frange del Partito Socialista di Angius, e segnando una nuova tappa nel percorso del centrosinistra italiano. Il nome resta quello attuale, ma nel simbolo spicca ora una bandiera rossa.
Nella sinistra è il nuovo terremoto: Diliberto torna in ginocchio da Turigliatto e Ferrando, dando vita al "Nuovo Partito Comunista", mentre le ali più moderate dell'exArcobaleno si fondono con quel che resta del PS e con i Radicali, che intanto hanno abbandonato D'Alema nel suo brodo e cercano nuovi appigli per non sparire dal Parlamento, per creare la "Sinistra Liberale".
Dopo mesi di campagna elettorale, ti rechi sconsolato al seggio; chi voti?