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C@scista
"Fini guidi la sinistra"
La cantante scrive una lettera al Presidente della Camera. "C'è un vuoto, lei sarebbe il benvenuto".
La sdoganamento della destra non è cosa nuova nel tormentato e spesso virtuoso percorso della canzone d’autore. Francesco De Gregori fece gridare all’eresia i puristi della Resistenza con Il cuoco di Salò, più recentemente Antonello Venditti ha speso parole positive per il sindaco di Roma Gianni Alemanno (con vivo sdegno di chi era rimasto ai tempi di Compagno di scuola). Nulla di nuovo, dunque. E’ però destinata a fare notizia la lettera d’amore tardivo che Fiorella Mannoia, nume tutelare della sinistra e voce notoriamente preposta a cantare quello che le donne non dicono, ha dedicato a Gianfranco Fini. L’attiale Presidente della Camera ma, più che altro, l’ex segretario di Alleanza Nazionale (nonché delfino storico di Giorgio Almirante).
La lettera uscirà dopodomani ne L’ambasciata teatrale, pubblicazione (diretta da Sergio Passero) dell’associazione culturale fiorentina “Teatro del Sale”. Novantaduemila iscritti, molti dei quali illustri, dallo chef del ristorante Cibreo Fabio Picchi all’attrice Maria Cassi. Quest’ultima è grande amica della Mannoia, da qui la collaborazione. “Quando ci sentiamo”, racconta Picchi, marito di Maria Cassi, “la esorto sempre a scrivere qualcosa per noi. Ci ha detto che aveva in testa una lettera a Gianfranco Fini, ed eccoci qua. Fossi in Pierluigi Bersani, sarei contento del suo appello”.
Sì e no: leggendola, il neo segretario del Partito Democratico si renderà ulteriormente conto di quanto la disillusione a sinistra abbia ormai raggiunti livelli di guardia. Perfino tra i guru e i santoni. Fino a qualche anno fa, una lettera simile era impensabile. Lo ammette la Mannoia stessa, nelle prime righe di una missiva che i depositari fanno sbirciare col contagocce. “Onorevole Fini, non le nascondo, per onestà, che non mi sono mai trovata d’accordo con lei, anzi spesso le sue dichiarazioni mi irritavano, le nostre posizioni, evidentemente e naturalmente distanti, mi impedivano di trovare qualche argomento condivisibile”.
Non esattamente un’affinità elettiva. Poi però qualcosa – molto – cambia. Il crollo del secondo governo Prodi, la sciagurata esperienza dell’indulto, il martirio a cielo aperto di Walter Veltroni (amico fraterno della Mannoia). Da qui un ripensamento dei punti cardinali politici. “Ma da un po’ di tempo a questa parte alcune sue dichiarazioni”, scrive la cantante, hanno cambiato il punto di vista.
Il Presidente della Camera, tra uno strappo e l’altro con Silvio Berlusconi, per la Mannoia “sicuramente ha capito (e ahinoi non ci vuole molto) che a sinistra c’è un vuoto, e che gli elettori sono disorientati, arrabbiati, disillusi”. Da qui una convinzione, non esattamente inedita ma comunque impegnativa: il vuoto nell’opposizione è tale che
Gianfranco Fini assurge paradossalmente a unico leader credibile di sinistra. Con buona pace di passato, ideali e primarie. Secondo l’artista,
quelle di Fini non sono manovre di preparazione per il dopo-Berlusconi, capolavori di equilibrismo tattico e neppure tecniche per la costruzione del Grande Centro. Rappresentano, piuttosto, la testimonianza di un’evoluzione democratica dell’ex leader della destra italiana. Un’elaborazione politica spericolata, ma il finale della lettera non lascia spazio a fraintendimenti: “
Onorevole Fini, (...) dia il suo contributo a ridare dignità a questo paese che non si merita di essere rappresentato in questo modo, e
da sinistra, (facendo anche noi il nostro dovere di pulizia laddove ce ne sarà bisogno), le daremo il benvenuto”. Chissà se Fini lo prenderà come un complimento. E, soprattutto, chissà come la prenderà Bersani.
Mannoia la rossa*"Fini guidi la sinistra" - LASTAMPA.it