E Rifondazione chiede la grazia «Compassione per la Franzoni»
Appello di «Liberazione». Russo Spena: niente vendette. Melandri: prematuro
Non bisogna vergognarsi della pietà. L’appello è comparso sulla prima pagina di Liberazione, il quotidiano di Rifondazione comunista, che ritrova voce politica dopo lo tsunami elettorale e riparte dal caso Cogne per invocare una Grazia d’ufficio. L’idea di quelli di Liberazione è che sarebbe «bello e saggio » se il ministro della Giustizia avviasse le pratiche per la grazia e che poi il presidente Napolitano la controfirmasse. E avvertono: «Noi non sappiamo se Anna Maria è colpevole o innocente, ma ora dovrebbe prevalere un sentimento di pietà, di solidarietà. Non è un sentimento ignobile, anche se negli ultimi anni, mesi e giorni, tutti stanno cercando di convincerci di questo».
E così adesso, che le porte del carcere si sono chiuse alle spalle di Anna Maria Franzoni, sembra profilarsi dietro di lei un nuovo partito, quello della compassione. Ma cosa ne pensano dell’iniziativa a Rifondazione comunista? «Io credo che la pena non debba mai essere vendetta. E sono quindi d’accordo con l’appello- provocazione del direttore Sansonetti per far marciare la grazia, ovviamente con una valutazione attenta da parte degli organismi giurisdizionali » dice Giovanni Russo Spena, ex capogruppo al Senato del partito. Anche Ritanna Armeni, la brillante conduttrice di Otto e mezzo vicina a Rifondazione, si dichiara d’accordo con l’ipotesi della grazia e sostiene che è più che legittimo avere un colpo d’ala, uno scatto in nome della pietà. «In fin dei conti nel caso Cogne rimane un forte elemento di incertezza, nessuno ha dimostrato la colpevolezza della madre, e nel dubbio pro reo. Il Tribunale ha deciso, è vero, e lo rispetto. Ma io introduco un elemento diverso, invoco una legge superiore, quella della compassione ».
E qui Armeni si riferisce al grande e complesso tema di Antigone, la sventurata figlia di Edipo che si ribella alle leggi dello Stato in nome di una legge superiore a quella degli uomini, quella morale che gli dei ci hanno dato. «E perché allora io dovrei prescindere dal dono della pietà, solo perché faccio parte della sinistra estrema?». Un conflitto che attraversa la storia dell’umanità e che quando raggiunge il diapason può essere risolto, secondo Armeni, solo con la pietas. Ma la soluzione di Armeni e di Liberazione anche se incrocia un sentimento diffuso nel Paese, apre a sua volta nuove divisioni, a sinistra, fra le donne, fra le madri stesse. Lidia Ravera, anche lei esponente di una sinistra non allineata, si rifiuta di saltare un passaggio a suo avviso fondamentale, e sostiene che «la grazia si concede quando il reo è confesso, e la Franzoni non si è pentita, anzi si è sempre dichiarata innocente».
Una situazione molto simile al caso Sofri: «E infatti a Sofri, che ha sempre sostenuto di essere innocente, finora nessuno ha dato la grazia». In più Sofri - ricorda Ravera - ha sempre tenuto un comportamento dignitoso «e non esibitorio come la signora Franzoni, che è andata in tv spesso, spettacolarizzando lei stessa il caso per raccogliere simpatie». Discorso non facile e oggi impopolare, che Ravera comunque sostiene con sofferta lucidità: «Il discorso sulla pietà è troppo importante; bisogna stare attenti a non inquinarlo ». Ravera ricorda di essere una madre e molto amorosa, si rifiuta di iscriversi al partito dell’accanimento, e difatti si indigna per gli insulti che la Franzoni ha patito dalle altre detenute: «Il rispetto prima di tutto. Ma mi sembrerebbe esagerato ora premiare la Franzoni con la grazia: potrebbe quasi essere visto come un privilegio, un riconoscimento a chi comunque ha visibilità, come se fosse una vip. Mentre se fosse una rumena sarebbe subito appesa a testa in giù». Molto perplessa sull’iniziativa di Liberazione anche Giovanna Melandri, ministro alla Comunicazione nel governo ombra: «Mi pare quantomeno prematura».
Vuol dire che forse è strano tentar di far ripartire la sinistra dal caso Cogne? «Dico solo che mi pare impropria. Non possiamo dimenticare che in uno stato di diritto esistono delle leggi alle quali nessuno può sottrarsi» sostiene, archiviando così anche la controversa questione antigonesca sollevata da Armeni. Più vicino semmai l’ex ministro alla Ravera quando mette in guardia dall’applicare due pesi e due misure a seconda della notorietà e del peso delle "vittime": «Non voglio farmi deviare dalla furia mediatica che ha avvolto Cogne, e perciò non dimentico l’atroce condizione di tutte quelle donne che sono lontane dai loro figli, anche piccolissimi, senza che abbiano ricevuto la medesima attenzione ». Per dire che la legge, umana e divina, deve prima di tutto essere uguale per tutti, e per tutte.
Maria Luisa Agnese
24 maggio 2008
http://www.corriere.it/cronache/08_m...4f02aabc.shtml