Da “IL GIORNALE DI VICENZA” lunedì 26 maggio 2008


“Camera di Commercio, cambiamo il metodo di scelta”

- La proposta di Ettore Beggiato per uscire dall’attuale impasse –


Ho letto con particolare attenzione l’intervento del neo presidente di Assindustria,. Roberto Zuccato, relativo al rilanciodella Camera di Commercio.
Prendo spunto proprio da questo autorevole articolo per fare alcune riflessioni sull’istituto camerale.
Qual’e’ la trasparenza delle camere di commercio? Il sistema di designazione e nomina delle cariche governative camerali è davvero rappresentativo di tutte le aziende vicentine iscritte all’Ente?
L’articolo 12 della legge 580 del 1993 prevede al comma 5, la possibilità per i consigli camerali in carica di prevedere nel proprio statuto, modificandolo, l’elezione diretta degli organismi direzionali.
Elezione che verrebbe attuata con un sistema di voto democratico da parte dei titolari o dei rappresentanti legali di tutte le imprese iscritte nel Registro delle Imprese.
Il comma 6 avrebbe previsto anche l’emanazione di un apposito decreto del Ministero delle attività Produttive per regolarne le modalità, decreto che peraltro non ha mai visto la luce.
Lo statuto camerale attuale non prevede l’applicazione di tale opportunità; La composizione attuale del Consiglio camerale di Vicenza infatti, è stato determinato con il metodo della designazione da parte delle organizzazioni sindacali di categoria più rappresentative.
Se la legge lo prevede, anche motu proprio, perché non si vuole attuare una simile opportunità democratica di rinnovare i propri organismi mediante l’elezione diretta, cioè con un’assemblea generale di tutti gli iscritti al Registro Imprese della camera di Commercio di Vicenza?
Troppo difficile?
Troppo democratico e difficilmente controllabile?
C’è forse il pericolo di una sistematica perdita del controllo che le associazioni di categoria attuano attraverso le abituali designazioni?
Da notare che molte imprese vicentine non aderiscono a nessuna associazione di categoria, ma OBBLIGATORIAMENTE pagano la quota annuale di ISCRIZIONE al Registro Imprese, pena la decadenza o pesanti sanzioni.
A chi giova lasciare fuori forzatamente dall’espressione democratica queste migliaia d’imprese che avrebbero diritto di dire la loro attraverso il voto assembleare ?
Perché la scelta di una direzione così importante (pubblica) che gestisce sopratutto soldi pubblici, viene lasciata ai segreti accordi tra le (private ) organizzazioni di categoria e sindacali?
La CCIAA di Vicenza ha davvero un ruolo propulsore per l’economia vicentina?
O piuttosto, se ne parla solo in occasione del rinnovo dei propri vertici?
Non sarebbe opportuno che i “designati”al governo camerale presentino un programma gestionale di sviluppo dell’Ente camerale per gli anni di mandato?
Qualunque ente pubblico deve formare i propri consigli attraverso l’elezione diretta dei cittadini o dei membri delle relative comunità e gli stessi Ordini Professionali, che un tempo erano equiparati alle Camere di Commercio quali soggetti pubblici autoregolatori della propria categoria professionale, formano i relativi organi attraverso l’elezione diretta di TUTTI gli iscritti abilitati a svolgere una certa professione.
Perché non le Camere di Commercio che pur hanno interessi pubblici maggiori?
Non si deve dimenticare che associazioni e sindacati sono giuridicamente soggetti privati e la Camera di commercio è un Ente Pubblico!
Questa anomala situazione, anche di palese conflitto d’interessi, non ha effetti soltanto d’indirizzo politico e sui contenuti dei programmi dell’Ente, più o meno conformi all’interesse generale delle categorie e del sistema delle imprese nel suo complesso, ma può anche provocare decisioni gestionali non correttamente in linea con l’amministrazione del bene pubblico.
La presenza infatti di rappresentanti di associazioni (spesso gli stessi rappresentanti legali) non soltanto in consiglio, ma anche nella Giunta esecutiva ( eletta tra gli stessi appartenenti al Consiglio), potrebbe comportare il fatto che si preferisca ( anche se con l’astensione del voto del diretto interessato) l’accoglimento da parte dell’Ente camerale (pubblico) di richieste di finanziamenti ed agevolazioni provenienti dalle associazioni rappresentate (private) , piuttosto che da eventuali altri organismi terzi o dalle imprese direttamente interessate.
L’art. 13 della legge 580 si occupa troppo blandamente d’incompatibilità, tant’è che non ne prevede alcuna forma d’incompatibilità per amministratori di organismi che saltuariamente, ma a volte frequentemente e per importi rilevanti, ricevono finanziamenti camerali a vario titolo.
Il finanziamento ai partiti, considerato alla stessa stregua, in realtà ha, invece, norme e vincoli di legge ben precisi. Non si comprende perché Associazioni di categoria, sindacati ed altri organismi, che talvolta non rappresentano la maggioranza delle Imprese iscritte al Registro, possano decidere il posizionamento d’importanti finanziamenti diretti a se stessi.
Palese conflitto d’interessi o storpiatura di un mal costume generalizzato?
Non è solo il mondo della politica che ha bisogno di trasparenza, di rinnovamento e di un radicale cambiamento di sistema.
Al mondo economico vicentino, a questo mondo al quale tutti noi dobbiamo guardare con profonda gratiudine per quello che ha saputo fare, chiedo allora un po’ di coraggio: eleggiamo direttamente il Presidente della Camera di Commercio!

ETTORE BEGGIATO
Responsabile Enti Locali
Progetto Nordest
www.ettorebeggiato.org