Originariamente Scritto da
Serendipity
No, furono respinti per mere questioni di ordine pubblico: chi avrebbe osato, a repubblica ottenuta, rimettere in discussione la forma dello stato?
Durante la seduta della Corte di Cassazione del 18 Giugno il presidente Giuseppe Pagano argomentò che Umberto II, nell'indire il referendum istituzionale, con le parole "maggioranza degli elettori votanti£ aveva voluto intendere un'altra cosa, del tutto diversa, ossia "maggioranza dei voti validi". Umberto II, insomma, secondo Pagano o si era sbagliato, o si era espresso male. Naturalmente l'ordinanza della Cassazione fu corredata da un'ampia motivazione. Ogni magistrato, specie a quel livello, è sempre in grado di dare una forma giuridica credibile a qualunque tesi venga deliberata, e così fu fatto anche in quel caso. Tutti sanno che i concetti di "elettori votanti" e di "voti validi" sono diversi ed inconfondibili. Come mai, allora, la Suprema Corte, fino ad allora scrupoloso baluardo della legalità, finì per avallare un "mostro giuridico" del genere? La risposta è semplice: questioni di ordine pubblico. Una soluzione "elegante", all'italiana, per legittimare un atto illegittimo, nella piena consapevolezza di compiere un'azione illegale. La miglior prova di ciò è rappresentata dalla Gazzetta Ufficiale, nella quale si diede atto che Alcide De Gasperi assumeva la carica di Capo Provvisorio dello Stato non dal 13 Giugno (la notte del colpo di Stato), ma dal 18 Giugno 1946.