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    Predefinito 2 giugno (31 maggio) - Beata Camilla Battista da Varano, clarissa

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Beata Camilla Battista da Varano, Clarissa Francescana

    31 maggio

    Camerino, 9 aprile 1458 - Camerino, 31 maggio 1524

    Figlia del principe Giulio Cesare da Varano nasce a Camerino il 9 aprile 1458 e all'età di 23 anni, il 14 novembre 1481, abbraccia la regola delle Clarisse di Urbino, prendendo il nome di suor Battista e potendo vestire l'abito dell'Ordine. Poco dopo fonderà a Camerino un monastero di cui diventerà abbadessa. Famoso fu il suo libro «I dolori mentali di Gesù nella sua Passione». Divenne un punto di riferimento per tutta Camerino. Morì il 31 maggio 1524, i funerali si svolsero nel cortile del palazzo paterno. Attualmente è beata per la Chiesa. (Avvenire)

    Martirologio Romano: A Camerino nelle Marche, beata Battista (Camilla) Varano, badessa del monastero delle Clarisse fondato da suo padre, che sperimentò grandi sofferenze e mistiche consolazioni.

    Figlia del principe Giulio Cesare Da Varano, signore di Camerino, sostenitore delle arti, abile nelle armi, buon diplomatico, generoso con il popolo, vendicativo con i nemici e dedito alle avventure sentimentali.
    Il principe a vent’anni si era sposato con la dodicenne Giovanna, figlia di Sigismondo Malatesta di Rimini, dalla quale ebbe successivamente tre figli, ma come già detto, non disdegnando altri legami amorosi, aveva avuto altri cinque figli illegittimi, i quali comunque furono educati a corte insieme agli altri tre.
    Ed è dall’unione con la nobildonna Cecchina di Mastro Giacomo che nacque Camilla il 9 aprile 1458, primogenita di tutti i figli. Cresciuta ed educata nel palazzo paterno, essa assimilò anche lo spirito guerriero del padre, dedicando il suo tempo alle gioie giovanili come suonare, ballare, cantare e fare pazzie, così come lo racconta lei stessa nella sua autobiografia.
    Aveva da bambina fatto un voto, dopo aver ascoltato una predica del francescano Domenico da Leonessa, ed era quello di versare una lacrima ogni venerdì in ricordo della Passione di Gesù. Ma questo voto mal si conciliava con la vita frivola e gioiosa che conduceva, perciò quando non le riusciva di versarla, ci rimaneva male per tutta la settimana, ma poi crescendo e leggendo libri spirituali, tale pratica le riuscì facilmente, tanto da essere punzecchiata dall’ironia degli altri.
    Diciottenne pensò di ritirarsi a vita religiosa, ma in lei si accese una lotta, perché si sentiva attratta anche dalla vita gaudente e mondana, ma passate e vinte le tentazioni, decise per il chiostro. Qui sorsero però le difficoltà da parte del padre, il quale negò con caparbietà l’assenso, Camilla si ammalò per sette mesi, non accettando la volontà paterna che la osteggiava in ogni modo.
    Passarono così due anni, ricevendo anche visioni celestiali, perché aveva ormai raggiunto una maturità e intensità spirituale verso Cristo; alla fine il principe acconsentì e il 14 novembre 1481, poté vestire l’abito francescano nel monastero di s. Chiara di Urbino, prendendo il nome di suor Battista. Il principe suo padre non si arrese alla lontananza e dopo aver comprato il monastero degli Olivetani, vicino Camerino, lo donò alle autorità francescane per farne un convento di clarisse, il cui nucleo doveva venire da Urbino.
    Suor Battista fu una delle nove suore prescelte e il 4 gennaio 1484, sotto una grossa nevicata, fecero il loro ingresso con il concorso del popolo e di tutta la corte del principe.
    Seguirono anni di grande misticismo, la Passione di Cristo continuò ad essere il suo punto di riferimento, specie sui dolori del suo Cuore umano-divino, i suoi elevati pensieri mistici, li scrisse in un libro “I dolori mentali di Gesù nella sua passione”, che divenne la guida per le meditazioni di futuri grandi santi.
    Nei 1502 Cesare Borgia, chiamato ‘duca Valentino’, nell’intento di unificare l’intero territorio pontificio sotto il governo del papa Alessandro VI, suo padre, attaccava con la forza quelle Signorie locali, che non si sottomettevano volontariamente.
    Il principe Da Varano mise al sicuro il figlio minore a Venezia con le donne, mentre con gli altri figli organizzava la resistenza di Camerino. Suor Battista, insieme ad un’altra consorella di nobile casato, dovette fuggire prima a Fermo e poi nel Regno di Napoli ad Atri, lì le raggiunsero le notizie che Cesare Borgia aveva fatto strangolare il padre a Pergola e il giorno dopo i suoi fratelli Annibale, Pirro e Venanzio nella rocca di Cattolica.
    Passata la bufera dei Borgia al potere, suor Battista ritornò a Camerino, in cui era stata ripristinata la Signoria Da Varano con il giovane fratello Giovanni Maria e lì rimase fino alla morte come badessa, divenendo un punto di riferimento per tutti, autorità civili e religiose ed elevandosi sempre più nell’unione intima con Dio.
    Morì il 31 maggio 1524, i funerali si svolsero nel cortile del palazzo paterno.

    Autore: Antonio Borrelli

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    Blessed Baptista Varani

    (Varano).

    An ascetical writer, b. at Camerino, in the March of Ancona, 9 Apr., 1458; d. there, 31 May, 1527. Her father, Julius Caesar Varano or de Varanis, Duke of Camerino, belonged to an illustrious family; her mother, Joanna Malatesta, was a daughter of Sigismund, Prince of Rimini. At baptism Baptista received the name of Camilla. Of the first ten and the last twenty-three years of her life little or nothing is known; our knowledge of the intervening years is derived almost entirely from her own writings. This revelation of herself was brought about through the influence of her confessor, Blessed Peter of Mogliano, provincial of the Franciscans in the Marches (1490). It seems to have been the eloquence of Mogliano that brought about the "conversion" of Baptista, who, for a time at least, appears to have been captivated by the glamour of the world. Her father did all in his power to force his daughter into a brilliant marriage, even to the extent of imprisoning her. But Baptista resisted his plans so firmly that after two years and a half he restored her to liberty, for fear, as he said, of drawing upon himself the Divine vengeance, and gave his consent to her becoming a nun. On 14 Nov., 1481, Baptista entered the monastery of the Poor Clares at Urbino. Not long afterwards her father founded a new monastery of that order at Camerino, and presented it to his daughter. Baptista introduced the primitive observance of the rule there, and thenceforth her vigorous and impressive personality found scope not only in the administration of this monastery, of which she became the first abbess, but also in the production of various literary works. These include the: "Recordationes et instructiones spirituales novem", which she wrote about 1491; "Opus de doloribus mentalibus D.N.J.C.", written during 1488-91 and first published at Camerino in 1630; "Liber suae conversionis", a story of her life, written in 1491, and first published at Macerata in 1624. These works have been edited by the Bollandists in connection with some of Baptista's letters. But most of her "Epistolae spirituales ad devotas personas" as well as her "Carmina pleraque latina et vulgaria" are still unpublished.

    As a whole the writings of Baptista are remarkable for originality of thought, striking spirituality, and vividly pictorial language. Both St. Philip Neri and St. Alphonsus have recorded their admiration for this gifted woman who wrote with equal facility in Latin and Italian, and who was accounted one of the most brilliant and accomplished scholars of her day. Baptista died on the feast of Corpus Christi, and was buried in the choir of her monastery. Thirty years later her body was exhumed and was found in a state of perfect preservation. It was reburied to be again exhumed in 1593. The flesh was then reduced to dust but the tongue still remained quite fresh and red. The immemorial cultus of Baptista was approved by Gregory XVI in 1843, and her feast is kept in the Franciscan Order on 2 June.

    Bibliography

    Acta SS., May, VII (Antwerp, 1688), 476-514; WADDING, Annales Minorum ad annum 1509, n. 25; IDEM, Scriptores ord. Min. (3rd ed., 1906), 36; SBARALEA, Supplementum, pt. I (1908), 113-114; LEON DE CLARY, Lives of the Saints and Blessed of the Three Orders of St. Francis, II (Taunton, 1886), 315-48; DE RAMBUTEAU, La Bienheureuse Varani, Princesse de Camerino et religieuse franciscaine (Paris, 1906); JORGENSEN, I det Hoje (Copenhagen, 1908), German tr. in Excelsis (Kempten and Munich, 1911), which contains a charming sketch of Baptista and gives us a glimpse of her poetic talent. For an appreciation of her poetry see CRESCIMBENI, Storia della volgare poesia, I, lib. 2, cap. xiii.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XVI, 1914, New York

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    Si apre il centenario della Beata Camilla Battista da Varano

    Modello attuale di fedeltà cristiana e amore al Cristo povero e crocifisso


    di Mirko Testa

    ROMA, giovedì, 13 marzo 2008 (ZENIT.org).- Nella Domenica delle Palme si aprirà a Camerino il centenario della Beata Camilla Battista da Varano – le cui spoglie sono conservate e venerate nel Monastero di Santa Chiara – in memoria del 550° anniversario della sua nascita (1458-2008).

    La solenne celebrazione, preceduta questo sabato da un incontro per i giovani, vedrà la presenza di monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, che presiedrà i Vespri.

    In questi ultimi tre anni, una tappa importante nel cammino verso la canonizzazione della religiosa è stata segnata dalla chiusura, il 12 luglio 2007, del processo “super miro”, ovvero dell'inchiesta diocesana sul presunto miracolo post mortem per sua intercessione.

    La scelta di questa giornata, per l'inagurazione delle celebrazioni, è stata suggerita dall'intimo legame che unisce Camilla alla vicenda spirituale di Chiara d’Assisi. Infatti, proprio in occasione della Domenica delle Palme, Santa Chiara lasciò la propria famiglia per raggiungere San Francesco alla Porziuncola e lì abbracciare come lui uno stile di vita evangelico.

    In una lettera scritta in vista dell'apertura del centenario, Suor Chiara Laura Serboli, Madre Abbadessa del Monastero di Santa Chiara di Camerino, sottolinea che l'evento sarà un'occasione “per approfondire la conoscenza di questa donna, per accostarci a piedi scalzi alla soglia della sua vita mistica, per entrare insieme a lei in quel deserto dove Dio si rivela, per scoprire nello 'Sfigurato' del Calvario, il Volto trasfigurato del Tabor”

    “È come se Camilla Battista volesse dire qualcosa proprio ai nostri giorni, a questo tempo tanto simile al suo – si legge –. E allora noi ci mettiamo in ascolto, cercando di scrutare nei suoi scritti il mistero della sua esperienza spirituale”.

    “Camilla Battista è entrata nello 'spelagato mare del cuore di Cristo' tracciando una via e consegnandocene la mappa, perché anche la nostra navigazione potesse giungere a un porto sicuro”, afferma la Madre Abbadessa.

    Per questa occasione sono previste celebrazioni solenni, assieme ad incontri aperti a tutti di carattere storico, con il corteo che sfilerà sabato 17 maggio, o musicale, con la Corale di Camerino che si esibirà domenica 13 luglio. Gli incontri saranno anche rivolti a religiosi e consacrati.

    Infine per suggellare le celebrazioni per il centenario, a novembre del 2009, si terrà un Convegno internazionale sul tema “La Beata Camilla Battista Varano e il Monastero Santa Chiara di Camerino”.

    Camilla nacque a Camerino il 9 aprile 1458. Suo padre, Giulio Cesare da Varano, fu duca di Camerino. Tipico signore rinascimentale aveva combattuto per vari Papi e in diverse città italiane, e per mezzo di una politica di matrimoni si era imparentato con le principali dinastie regnanti.

    La giovane Camilla, introdotta ed educata nello splendore della corte, studia il latino, legge i classici, impara a dipingere, a suonare e a ballare. Combattuta fino all’ultimo, e contro i disegni del padre che la vedeva già destinata a un matrimonio di nobile convenienza, matura la vocazione per la vita religiosa.

    Nel 1481 entra quindi nel monastero di Santa Chiara d’Urbino, uno dei luoghi più rappresentativi del movimento dell’osservanza. Il 4 gennaio del 1484, fatta la sua professione religiosa con il nome di Suor Battista, insieme ad altre otto Sorelle di Urbino fa ingresso nel nuovo Monastero di Camerino, fatto costruire da suo padre.

    Nel 1505 Papa Giulio II la invia a fondare un Monastero di clarisse a Fermo, e negli anni 1521-22 si reca a San Severino Marche, per formare le clarisse locali che avevano assunto in quel periodo la Regola di Santa Chiara. Muore il 31 maggio 1524, durante un’epidemia di peste.

    In un messaggio augurale per l'apertura del centenario, monsignor Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, esalta della religiosa la “continua oratione”, la “carità operosa”, la “compassio Christi” - famoso il suo libro “I dolori mentali di Gesù nella sua Passione” - e il “vissuto religioso tutto incentrato sulla mente 'sempre fissa e unita a Dio e sulla retta intenzione”.

    Additandola come “indirizzo sicuro per la santità di ogni credente e specialmente per la persona consacrata 'in castità e obbedienza e povertà'”, il presule auspica infine che il suo esempio di vita radicale improntata al Vangelo possa far “vibrare il cuore dei fedeli per i dolori del Cristo che vive in questa umanità sofferente, bisognosa di una speranza che salva, come ha detto Beedetto XVI nella sua enciclica”.

    [Per maggiori informazioni: Monastero Santa Chiara, via A. Medici n. 20, 62032 Camerino (Mc); tel/fax 0737.633305; e-mail: clarissecamerino@tiscali.it]

    Fonte: Zenit, 13.3.2008

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    Camilla Battista Varano, “maestra di umanità” per l'uomo odierno

    CAMERINO, martedì, 18 marzo 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la riflessione di suor Chiara Laura Serboli, Madre Abbadessa del Monastero di Santa Chiara di Camerino, sulla figura della Beata Camilla Battista Varano, di cui si commemora il 550° anniversario della nascita (1458-2008).

    * * *
    Camilla Battista Varano è una donna vissuta nel ‘500 ma non per questo manca di attualità profonda. E’ una maestra di umanità e di fede per l’uomo di oggi. Camilla, infatti, ha vissuto in un’epoca per tanti aspetti simile alla nostra: ha una personalità “moderna”, il suo itinerario presenta analogie con i nostri e la sua esperienza di Dio come donna consacrata, sulla via tracciata da S. Chiara e S. Francesco, è capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

    Principessa, cresciuta alla corte dei Varano, immersa nella cultura del Rinascimento, fa esperienza di quel culto della libertà individuale che anche oggi sembra dettare legge; del divertimento come regola di vita; della cosiddetta “famiglia allargata”. Basti pensare che lei e altri suoi fratelli sono figli naturali del padre Giulio Cesare Varano.

    Come noi, si trova a vivere in un’epoca di grandi movimenti, di rifiuto di ogni assolutismo e di dittatura del relativismo; di benessere e di edonismo; di allergia alle regole morali in nome di una pseudo libertà.

    Camilla ha vissuto, come noi, in un’epoca in cui non è scontato orientarsi. Questa ragazza intelligente, dalla personalità forte, capace di relazioni autentiche e assetata di assoluto, è una donna radicale, animata da grandi passioni che, immersa nel frastuono di mille voci, ha saputo riconoscere in Cristo la Stella polare e, docile alla sua Parola, ha lasciato che il Padre compisse in lei “cose meravigliose”.

    Attualità per le Clarisse

    Ciò che costituisce la perenne attualità dei santi, e quindi anche di Camilla, è il Vangelo che hanno saputo prendere sul serio. Francescana, formata in ambiente osservante, Camilla è donna della radicalità evangelica. Figlia di Chiara d’Assisi, il suo sguardo è polarizzato da Gesù: solo in Lui cerca e trova accesso al mistero di Dio e dell’uomo e della loro alleanza. Il suo è un cristocentrismo trinitario profondo e convinto.

    La Parola di Dio è la fonte immediata dell’intera avventura spirituale di Camilla. Nella predicazione, nei sacramenti, nella direzioni spirituale, nella lectio divina, nella meditazione dei misteri di Cristo, Camilla non ha mai cercato altro che la Voce e la Volontà dell’Amato.

    Questa è Camilla Battista Varano: una donna che, a distanza di 250 anni dalla nascita dell’Ordine delle Sorelle Povere di S. Chiara, è perfettamente e totalmente in sintonia con i desideri di Francesco e Chiara di Assisi. La vita di Camilla è, infatti, segnata dall’incontro con il Crocifisso, nella tipica linea della spiritualità francescano-clariana. Di Francesco e Chiara possiamo dire che non abbiano davvero desiderato altro, come S. Paolo, che “conoscere Cristo e questi crocifisso”.

    Entrambi riconoscono nel volto sfigurato del Crocifisso, un volto colmo solo d’amore. Le Sue ferite diventano per loro feritoie di salvezza, segni tangibili non di una sconfitta, ma di una vita più forte della morte. Egli si mostra a loro come Signore della vita, della loro vita.

    Come Francesco e Chiara, anche Camilla si lascia immergere totalmente nell’esperienza di Gesù Cristo. Tutta la sua persona viene coinvolta nella relazione col Crocifisso, niente ne rimane estraneo. Alimentati dal medesimo costante desiderio di conformazione totale a Cristo, Francesco, Chiara e Camilla vi giungono in modi diversi.

    L’itinerario di Francesco inizia a San Damiano – luogo in cui le ferite di Cristo crocifisso gli si imprimono nell’anima – e si compie a La Verna – luogo nel quale gli si imprimono nel corpo.

    Chiara, entrando nel segreto della sua cella per farsi compagna di Cristo, compenetra pienamente gli eventi della Passione, fino a fare l’esperienza mistica dell’essere inchiodata con Cristo sulla croce.

    Camilla, nella sua autobiografia, descrive in che modo abbia ricevuto il dono di vivere la medesima esperienza mistica. Dopo il grande travaglio affrontato per aderire a quelle “voci” che dentro di lei la invitavano a consacrarsi, racconta come Colui che è “il fiore del campo e il giglio delle valli, per darle un segno certo che era passato nell’anima sua, le lasciò tre gigli primaverili e profumati”: l’odio per la vita mondana, una profonda umiltà di cuore e un infuocato desiderio di “mal patire”.

    Stando ai piedi del crocifisso, sboccia lo splendido frutto della volontà dell’amante di stare con l’Amato del suo cuore, perché chi ama nient’altro desidera se non stare accanto all’Amato, ovunque egli sia: in un giardino fiorito o sulla croce, in un talamo nuziale o nel letto di un ospedale. Quanta fedeltà nell’ora del dolore! Se uno ama sul serio o condivide tutto, o non condivide fondamentalmente niente.

    Per questo Camilla sceglie di fare della sua vita un unico Venerdì Santo, non per vivere in lacrime continue come una vedova, ma per condividere fino in fondo la sorte dell’Amato. Camilla non teorizza sull’argomento; semplicemente si perde nella contemplazione del dolore di Gesù nel Getsemani, fissando lo sguardo sul Suo cuore nel quale scorge l’intera storia di Dio e dell’umanità fino a sperimentare la Passione di Cristo come “passione d’amore”.

    Qui scopre il centro, il senso, la casa dell’unico Amore capace di colmare la nostra sete. Perché allora stupirci che abbia deciso di abitarci una vita? Chi di noi non ha bisogno di piantare la sua tenda lì dove ha trovato il suo tesoro? Francesco, Chiara, Camilla Battista fanno parte di quella schiera di giganti dello Spirito che offrono ancora ai nostri giorni una scuola, una tradizione mistica eccezionale alla quale continuamente attingere.

    Madre Chiara Laura Serboli
    Abbadessa
    Monastero S. Chiara
    Via A. Medici, 20
    62032 CAMERINO – MC

    Fonte: Zenit, 18.3.2008

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    Predefinito Da "La Vita spirituale" della Beata Camilla Battista da Varano

    La vita spirituale (1481) in Le opere spirituali, a cura di Giacomo Boccanera, Iesi, Edizioni Francescane, 1958

    Reverendo Patre mio dilettissimo, per questa ve avviso che tutto questo mese de febraro so’ stata in grande agonia e battaglia mentale. E la cagione è stata questa: che ho avuta una veemente, calda e fervente inspirazione, alla quale ho fatta grande e forte resistenza, dubitando non fosse tentazione diabolica e che lo spiritu de la superbia e elazione non me volese vintillare, avendo tal potestà ricevuta da Dio sopra de me, per li mei peccati e iniquità comesse…
    Padre mio, la inspirazione che ho avuta è questa: che necessita per la salute mia, e perché meglio possiate intendere quello che ho a dire e de qual gravezza è quello che ve ho ditto, quello che mai disse né esplicai a persona, cioè la mia vita spirituale, como è principiata e como è passata fino al dì presente…
    O Patre mio, fine mo’ ho balbuziato con vostra Paternità, quando per lettere, quando per parole datove qual cenno e indizio de quella pena che me fa crepare el core. Ora è gionta l’ora e el tempo che bisogna, al mio despetto, che espute tutta la corata e mostre apertamente quella occulta piaga che me ha già quasi tre anni consumata questa affitta anima meschina…
    O Patre mio, non ve recresca e non ve sia tedio de ascoltarme… umilmente referirò la istoria della mia in felicissima felicità, poiché per li miei peccati, infelicità e ingratitudine m’è ritornata in tanto fele, veleno e amaritudine.
    Ma vui, diletto e caro patre mio, strettamente ve prego che, con l’occhio della vostra illuminata mente, paterno e comprensivo guardate, considerate e videte si est dolor sicur dolor meus.

    Avendo a parlare e narrare di tale e tanta materia, cioè de Dio e de le cose de Dio, secretamente per sola sua bontà e grazia nella anima mia operate, veramente me pare che lo core e tutti li sentimenti me tremeno; e con grande timore narro e scrivo.
    E perché so che tutto l’essere mio, quanto in me è, non è altro che falsità, mendacio e busìe,imperò con pietoso e cordiale affetto invoco e chiamo lo spiritu benigno de Iesù benedetto che se degne assistere et essere presente a questa mia narrazione; perché so che Esso, vero e summo bene, è spiritu verace e semplicissimo, senza nulla mistura…

    … Contemplando la sua trasfigurazione, tanto alte e grande cose in essa me forono promesse che mai sento nominare trasfigurazione che io non me allegre. Et seguitando l’ordine del profeta, el quale dice “gustate et videte”, da poi che l’ebbi gustato, me ne vene un desiderio tanto grande de vederlo, che tutto lo mio orare non era altro che un continuo languire per desiderio de vedere la sua serenissima et amorosa faccia.
    E tutte l’erbe, fiori, rose pareva che alla sua formosità me provocassero: e, quando vedeva el celo stellato, molto più forte languiva dicendo ne lo mio core “Coeli enarrant gloriam Dei et opera manuum eius annuntiat firmamentum”.
    O dolce Iesù mio, se tanto sonno belle l’opere delle tue mane, or che deve essere la tua risplendente faccia? Mòstramete, mòstramete, Sgnor mio benigno!
    Perché me fai tanto languire? Tu solo sei la vita mia, la speranza mia, tutto el amore del mio core e de l’anima mia.
    Perché me celi, perché me nascondi la tua santissima faccia?

 

 

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