Giovanni Gentile è sempre stato considerato dalla storiografia del dopoguerra come il filosofo del regime e il teorico dello Stato fascista, a discapito di altri che non furono mai sconfessati dal regime e che ebbero lo stesso rilievo di Gentile, come ad esempio Alfredo Rocco.
Di sicuro possiamo dire che fra tutti gli esponenti della cosiddetta "cultura fascista", Giovanni Gentile fu quello principale.
Fu Ministro della Pubblica Istruzione e fece una delle migliori riforme della scuola di tutti i tempi: una riforma che aveva come obiettivo preciso quello di formare il cittadino italiano dal punto di vista non solo culturale, ma anche morale e spirituale. La Riforma Gentile rispondeva all'esigenza del Fascismo di creare attraverso una tenace selezione una classe dirigente che avrebbe dovuto guidare un domani l'Italia fascista.
Avete presente "La Dottrina del Fascismo" di Benito Mussolini? Le prime bozze di quel documento furono scritte da Giovanni Gentile, che poi le sottopose a Mussolini, che a sua volta fece delle sue aggiunte personali.
Nonostante questo l'attualismo gentiliano venne molto discusso all'interno dell'ambiente culturale del Fascismo: Carlo Costamagna, Alfredo Rocco, Julius Evola, Antonino Pagliaro, in fondo gli stessi Michels e Panunzio.
L'accusa? Quella di essere legato ad una filosofia e ad una via di pensiero che, pur dicendosi anti-liberale, anti-comunista e anti-socialista, era ancora troppo legata agli schemi del razionalismo, dello storicismo e del liberalismo.
Famoso è l'articolo del dopoguerra di Julius Evola "Gentile non è il nostro filosofo", di cui trovate un estratto qui: http://www.centrostudilaruna.it/evolagentile.html , in cui, pur elogiando "l'uomo Gentile", ne critica aspramente il pensiero filosofico.
Voi cosa ne pensate di Giovanni Gentile e, di conseguenza, del suo pensiero filosofico e politico?
Le critiche che gli venivano mosse avevano un fondamento oppure l'attualismo gentiliano è quanto di meglio abbia espresso la cultura fascista?