IL MONITO DEL PRESIDENTE


Prendendo spunto dall’esperienza che ognuno di noi può fare nel suo quotidiano, Massimo Gramellini, in un suo recente articolo su La Stampa, prova a spiegare che cosa sia la vergogna oggi.
Oggi, certo, perché si sa, tutto cambia e spesso ciò che in altri tempi ,magari anche relativamente recenti, era fonte d’insopportabile vergogna, può invece essere di questi tempi strafottentemente esibito (alludo a certe trasmissioni televisive in cui senza pudore si mostra ignoranza e/o miseria sbandierate come garanzia di autenticità). Data analisi porta alla conclusione che gli esseri umani provino vergogna solo per le cose che provocano la disapprovazione collettiva. Proviamo allora ad andare avanti chiedendoci quali siano le cose che provocano disapprovazione collettiva e perché, fino a provare ad indagare anche sul perché.
Di sicuro possiamo affermare che quello che viene “rimproverato” all’altro con più acrimonia, stabilendo conseguentemente il decalogo delle vergogne, è tutto ciò che per l’altro non è frutto di scelta: le cose ineluttabilmente stanno così e non si può fare niente per cambiarle.
Di questi tempi, per geografie variabili, si “perseguita” per il genere, l’identità sessuale, la religione d’appartenenza, l’etnia e il colore della pelle e anche il più inflazionato e banale degli insulti come quello di screditare l’altro in conseguenza dei comportamenti di un terzo, insomma l’ essere “cornuti” non è proprio una scelta… è ascrivibile a questo clima culturale. Ricordo molti anni fa quelle scritte sui muri in cui l’addebito insultante per un famoso calciatore dell’epoca scaturiva da una grave malattia contratta sicuramente non proprio per suo volere! Bettega TBC vi si leggeva…

Ne consegue che si possa morire o uccidersi se si è gay, se si ha la pelle nera oppure gialla, se non si è della confessione religiosa gradita ai più, insomma se si hanno le caratteristiche atte a far sì che la collettività, aliena al cambiamento, accanisca la propria ostilità contro l’inalienabile. Affinché non si debba interrogare e confrontare con l’individualità che di per sé sollecita risposte, la collettività, impunita, aggredisce anonima la diversità dell’altro e terrorizzata, per quanto tale diversità la interroghi, colpisce solo situazioni irreversibili
Sarà quindi sempre più facile sentire appellare l’altro come “sporco negro” che non cercare un confronto magari duro e serrato sulle idee che coinvolga le scelte operate delle quali inderogabilmente ognuno è responsabile per sé.
L’ottusità che è generata dall’ignoranza, quella spesso esibita e imposta come credenziale indispensabile per il successo, leggasi denaro a palate, è invece all’origine del degrado della nostra società. Dovunque ci siano problemi gravi, quelli che ci risultano insormontabili è la cultura in regressione a favorirli e una visione integrata ed ampia ne sarebbe la soluzione.
Accogliamo quindi l’invito rivoltoci da Napolitano quando ci dice di vegliare sul pericolo di quella che molto icasticamente definisce regressione civile . C’e’ una regressione civile in atto,cioè la civiltà sta cominciando a latitare? Forse ci stiamo imbarbarendo?
Prendiamo la giusta distanza privilegiando quello sguardo sulle cose che come quello dell’uomo del Colle, in una realtà contestualizzata, usando il valore dell’esempio, trovi le cause, quindi i rimedi e imponga nuove vergogne.

ANTONELLA SENSI