14/04/2010 - Intervista a Mario Carossa
"Case popolari e docenti: prima i piemontesi"
Il futuro capogruppo leghista in Regione: «Il concetto di fondo è: spazio ai nostri»
Maurizio Tropeano
Torino
C’è una Lega di governo e c’è una Lega di lotta. La prima occuperà il secondo piano del palazzo della Giunta di piazza Castello unita attorno a Roberto Cota. L’altra è a Palazzo Lascaris dove sotto la guida del capogruppo Mario Carossa svolgerà una «funzione di stimolo, pungolo e incitamento dell’azione amministrativa». Due gli strumenti: proposte di legge e ordini del giorno che serviranno per marcare il territorio e difendere il principio «prima i piemontesi».
Che cosa vuol dire prima i piemontesi?
«Significa, ad esempio, che nelle graduatorie per l’insegnamento scolastico dovrà essere garantito un punteggio maggiore a chi risiede nella nostra regione da alcuni anni. La residenza è una garanzia di conoscenza della storia e della cultura della nostra terra».
Niente insegnanti meridionali, allora?
«Priorità ai piemontesi significa che chi arriva dalle altre regioni, Lombardia, Liguria e anche dal Sud non potrà beneficiare del bonus punti per la residenza. Un criterio che noi vogliamo applicare in tutte le graduatorie pubbliche di competenza regionale».
Traduco: niente case popolari agli extracomunitari?
«Nessuno dei nostri deve essere escluso dal diritto alla casa. Modificheremo la legge regionale innalzando il limite di tempo di residenza in Piemonte necessario per fare la richiesta: dodici mesi sono pochi, troppo pochi. E credo si dovrebbe anche intervenire sui limiti di reddito».
La parola razzismo le dice niente?
«Sì, ma non è nelle mie e nelle nostre corde. Io non sono un talebano ma non c’è nulla di razzista nel mettere in pratica il concetto di prima i nostri. Noi abbiamo il diritto di difendere la nostra identità».
Vi definite paladini dei valori cattolici, valori che parlano di eguaglianza di razza, religione...
«Non vogliamo discriminare nessuno ma introdurre il principio di favor. Da questo punto di vista è evidente che per quanto riguarda le case popolari si dovrà individuare uno strumento per garantire di più la famiglia tradizionale, quella formata da un uomo e una donna».
In campagna elettorale la Lega ha definito sprechi i fondi regionali per l’integrazione dei nomadi. Adesso che siete al governo che cosa succederà?
«Abbiamo una sola parola e, comunque, che la legge sia da rivedere è un dato di fatto visto che si spendono milioni e le condizioni di vita nei campi nomadi peggiorano. E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona e comunque i fondi regionali per l’integrazione degli zingari sono troppi».
Nemmeno la parola xenofobia le dice qualcosa?
«Si, ma non è il nostro caso e la gente lo sa visto che chi ha usato queste espressioni in campagna elettorale, cioè Mercedes Bresso e la sinistra sono stati mandati a casa dai piemontesi».
Dunque chi vince ha le mani libere per agire?
«Chi vince ha il diritto di governare e di applicare il suo programma di governo. Il nostro dice: prima i piemontesi. E questo significa che dobbiamo anche garantire alle nostre imprese, cooperative sociali e artigiani di poter lavorare nei cantieri e nelle forniture che dipendono dalle amministrazioni piemontesi».
E la libera concorrenza?
«Perché nelle altre regioni succede e in Piemonte no? Perché tagliano l’erba dei giardini di Torino imprese siciliane e non le cooperative sociali? Evidentemente fuori dal Piemonte, senza violare la concorrenza hanno trovato il modo di far lavorare le imprese di quelle regioni. Noi vogliamo fare lo stesso, perché solo così si possono aiutare quelle cooperative sociali che impiegano soggetti a rischio ed ex detenuti. Così si favorisce il reinserimento e non con la creazione di un nuovo carrozzone come il garante dei detenuti voluto dalla sinistra e che noi aboliremo».
"Case popolari e docenti: prima i piemontesi"- Torino LASTAMPA.it