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A margine di un incontro a Roma alla fine del 2001, ospitato dal Sismi, cui presero parte funzionari Usa ed esponenti iraniani, fu discusso un progetto per un "cambio di regime" a Teheran, che prevedeva un investimento di milioni di dollari da parte degli Stati Uniti. Lo afferma un rapporto della commissione intelligence del Senato Usa, dopo anni di indagine su un evento controverso e per molti aspetti ancora misterioso. Il rapporto di 52 pagine, pubblicato oggi, ricostruisce i retroscena di un'iniziativa del Pentagono, che inviò due alti esponenti a Roma per tre giorni di incontri segreti nel dicembre 2001, mirati al passaggio di informazioni sull'Iran.
L'incontro fu gestito e ospitato da quello che il rapporto indica come «un servizio d'intelligence straniero», e che in ricostruzioni giornalistiche e giudiziarie negli anni scorsi è stato indicato come il Sismi. Il rapporto della commissione presieduta dal senatore democratico Jay critica duramente i vertici del Pentagono dell'epoca del ministro Donald Rumsfeld, per aver tenuto nascoste alla Cia e al Dipartimento di Stato informazioni raccolte negli incontri a Roma. Particolari responsabilità vengono attribuite agli allora sottosegretari alla Difesa Paul Wolfowitz e Douglas Feith e all'allora numero due (e oggi numero uno) del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Stephen Hadley, che secondo l'inchiesta non trasmisero alla Cia e ad altre controparti informazioni ricevute dagli informatori iraniani. Tra queste, l'esistenza di presunti nuclei militari iraniani inviati in Afghanistan a uccidere militari americani, e la presunta esistenza di una rete segreta di tunnel in Iran per nascondere armi o per muovere in segreto esponenti del regimi fuori dal paese.
Tra gli episodi inediti ricostruiti dalla commissione intelligence, c'è un piano per avviare un cambio di regime in Iran che Ghorbanifar descrisse in un bar romano - con appunti su tovagliolini di carta - agli inviati del Pentagono. Il piano prevedeva la distruzione simultanea di snodi-chiave nelle arterie che conducono a Teheran e una serie di altri interventi che creassero «ansietà» nel paese, da accompagnare con il finanziamento di attività di una serie di dissidenti pronti ad agire. Il piano, nel rapporto del Senato, prevedeva il coinvolgimento di un servizio d'intelligence straniero, la cui nazionalità è coperta da omissis, e il coinvolgimento di imprese straniere che, in cambio, avrebbero visto garantiti «contratti petroliferi e di gas naturale».