Tratto da "Il Manifesto" anno 2003
di
ALESSANDRO MANTOVANI
Per Napoli è la soluzione migliore, Scajola e De Gennaro non potevano fare di più. Prima hanno messo in frigorifero Nicola Izzo, il questore coinvolto nella vicenda dei pestaggi dei no global alla caserma Raniero: sognava Milano ma è stato (promosso e) destinato a un’impalpabile direzione interregionale con sede a Roma. E oggi i poliziotti napoletani, in testa quelli della squadra mobile sotto accusa, festeggeranno Franco Malvano, ex questore di Bari. Era già stato spedito a Napoli per calmare le acque dopo l’arresto (poi revocato) degli otti poliziotti della Raniero, quei fatti gravissimi li definisce «fisiologici». Il 57enne Malvano conosce il territorio perché è napoletano e ha lavorato a Napoli e dintorni per 17 anni, prima a capo della «mobile» e poi al commissariato di Portici-Ercolano. E soprattutto aveva amicizie ovunque, camorra compresa: il Viminale lo allontanò nel `98 quando certe cose vennero messe nero su bianco da un giudice. Ma prima Malvano era stato lodato persino da Bill Clinton, che nel `97 disse di lui «is a strong man» e si fece fotografare al suo fianco mentre faceva jogging: il giorno prima il funzionario era stato ferito durante la manifestazione contro il famoso G7 degli avvisi di garanzia a Berlusconi.
Per carità, Malvano è sempre uscito pulito. Ma il gip Marco Occhiofino, che quattro anni fa archiviò tutto, constatò «un quadro indiziario inquietante» e ritenne «doveroso» informare il ministro e il capo della polizia, Napolitano e Masone. Perché? Malvano era accusato di aver simulato un’operazione antidroga (il sequestro di dieci chili di eroina in un autogrill e l’arresto di due persone poi risultate innocenti) perché era favorire i clan. L’operazione era molto strana (su dieci chili uno di eroina e nove di sostanze da taglio: difficile ipotizzare uno scambio simile) ma non era possibile - scrisse il gip - dimostrare la malafede dell’indagato.
I pm Giuseppe Narducci, Aldo Policastro e Gloria Sanserverino avevano ipotizzato un patto illecito tra Malvano e il clan Ascione, concluso tramite Cesare Bruno, ex consigliere comunale a Napoli per il Msi poi condannato per droga e camorra ed espulso dall’ordine degli avvocati. Ad accusare Malvano erano pentiti e poliziotti, tutti usciti indenni dalle accuse di calunnia.
«Appare ormai provato - scriveva infatti il gip - che la sezione narcotici della squadra mobile e il il commissariato di Portici-Ercolano hanno stipulato accordi delittuosi con questo gruppo camorristico». E Malvano? «Ha mentito palesemente - si legge ancora nel decreto - circa i suoi rapporti con Cesare Bruno perché ha asserito di averlo incontrato solo in due occasioni. Sul punto, però, è stato smentito in modo netto e preciso dai poliziotti Nicola Manzo, Pasqualina Pacelli e Antonio Ilardi, che hanno riferito in modo concorde che esistevano rapporto tra Malvano e Bruno e che i due, più volte, si appartavano nell’ufficio del commissariato a parlare tra loro. La ostinata negatoria del Malvano è da collegare evidentemente alla volontà di tacere sui rapporti avuti con il camorrista, con il quale è risultato essere in estrema confidenza». Per lo strano sequestro mancava la prova del dolo, di qui l’archiviazione. Ma i rapporti con un noto camorrista non sono un po’ troppo per un aspirante questore?
Venne archiviata anche l’accusa di ricettazione. Malvano era entrato in possesso di un motorino sequestrato, lo fece dissequestrare e se lo fece cedere gratis per regalarlo al figlio. «Non sussiste prova certa che l’indagato abbia ricevuto il mezzo consapevole che lo stesso proveniva da un reato», concluse Occhiofino; e l’incauto acquisto - annotò - era prescritto. A Malvano va sempre bene. Gli era andata bene già nel `91 quando l’assolsero dall’accusa di falso, calunnia e droga per la vicenda di un grammo e mezzo di cocaina ritrovato («fatto ritrovare», secondo il pm Domenico Zeuli che chiese tre anni e quattro mesi) nella pasticceria di un tossicodipendente.