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Il fatto avvenne a Trieste quando un gruppo di facinorosi aggredì l’eroe di Fiume. Il Vate gli scrisse di avere l’anima ribelle come quella di Cecco D’Ascoli
Il poeta fu sempre riconoscente all’Ardito ascolano morto giovanissimo in un incidente stradale


MARCOLINI SALVO’ D’ANNUNZIO


ASCOLI - Chi ricorda l'ascolano Luigi Marcolini? Cerrtamente non molti, forse se si collega il suo nome al simpatico e solenne banconista del Caffè Meletti, Giuseppe Pippo, che era suo fratello, è più facile.

Luigi Marcolini, nato in via dei Soderini nel 1895, dopo una vita intensa quanto breve, dai risvolti romanzeschi, venne a mancare, a soli 32 anni, in un tragico sinistro stradale con quella moto che era stata sempre la sua passione. Chiariamo però subito che il Luigi Marcolini, che interessa oggi l'amarcord, è soprattutto legato ad un suo generoso atto di coraggio: salvò la vita a Gabriele d'Annunzio.

Accadde nell'aprile del 1919. Luigi, già ardito della Grande guerra, decorato, si trovava a Trieste. Era un giovane alto, franco e robusto. D'Annunzio, che si stava preparando per la epica conquista di Fiume, si trovava a pochi passi da lui, quando un gruppo di facinorosi avversari del poeta-soldato, dopo averlo circondato erano pronti a...sacrificarlo. Ecco allora che il Marcolini, con tutta la sua forza, si lanciò incontro a d'Annunzio: prima gli fece scudo riparandolo dai primi colpi degli aggressori, poi lo sollevò letteralmente da terra e, facendosi largo con potenti spintoni, lo pose in salvo dentro l'androne di in palazzo. Nel frattempo, avvertita, era giunta la polizia che scortò il Comandante fino al suo albergo.

D'Annunzio non scordò mai quel gesto di indomito coraggio: lo abbracciò subito, riconoscente. Il 9 aprile 1919, gli mandò un suo biglietto con la scritta All'ardito Luigi Marcolini in una fede. Gabriele d'Annunzio fiamma blu. Eppoi, l'indomani, altro messaggio: All'ardito Luigi Marcolini mio salvatore!.

L'affettuosa fedeltà a Gabriele d'Annunzio non ebbe più soluzione di continuità: Luigi si unì a lui nel settembre dello stesso anno, nell'occupazione di Fiume come volontario, rimanendo poi al suo servizio. In seguito, ogni anno, partecipò ai raduni dei reduci fiumani che il poeta convocava nel suo Vittoriale di Gardone.

Luigi Marcolini rimase un affascinato fratello del Comandante. Riceveva spesso messaggi di saluto che, un anno, volle contracambiare con il dono di un piatto di ceramica ascolana della Fama, grandemente gradito dal poeta che, ringraziandolo, scrisse :Salutami Ascoli; chè sono acerrimo come il tuo Cecco.

Ma il grande letterato non venne mai af Ascoli. Nel 1882 era stato a Porto S.Giorgio con il suo amico poeta Adolfo De Bosis, di Ancona. Ancora, l'anno dopo, sempre a Porto S.Giorgio, stavolta però con la sua prima moglie Maria Horduin di Gallese, lei 17enne e incinta, lui 20 anni, inseguiti dal padre di lei, Duca Giulio ostile al matrimonio... Trascorsero la luna di miele in casa del marchese Trevisani.

Tornato borghese, Luigi fece il gestore del bar del Circolo cittadino, si diede alla pubblicità, riprendendo un gruppo di lillipuziani (nella foto) che alzavano bottiglie di Anisetta Luzi. Fece anche altri mestieri, ma senza mai dimenticare la sua carica di simpatia, di fantasia e di amicizia. Fondò l'Associazione ex Combattenti.

Motociclista appassionato, purtroppo trovò la morte proprio con la sua moto, il primo agosto 1927, a Porto d'Ascoli andò a cozzare contro l'auto di Vincenzo Marini, che poi lo trasportò all'ospedale dove non si riprese più dal coma fino ad esalare l'ultimo respiro.

D'Annunzio fu profondamente addolorato per la scomparsa del mio fratelllo; aiutò la vedova e i due figli che si trasferirono a Firenze. Uno dei due è morto, l'altro è vivente in Canada.

CARLO PACI